Sì, alla fine sono qui. Sì, sto / davvero / recensendo (nonostante io sia incapace, quindi voglio un biscotto solo per il tentativo). E ti sto guardando anche molto male, direi — perfino Rapunzel, che di solito è abbastanza amichevole, ha cominciato a sbuffare rumorosamente quando ha letto / quella cosa /. Ma non perdiamoci in chiacchiere, perché questa [ non ] è un'area adatta ai commenti, quanto piuttosto un [ angolo recensioni ]. Perciò, qui ci dovrebbe essere una recensione. E quindi dovrei decisamente cominciare a scrivere.
"Say something". Dì qualcosa. E noi sappiamo bene cosa devono dirsi, quei due, no? — coff coff. Per fortuna che, verso la fine del prologo, esaudisci uno dei miei / desideri più oscuri e ambiti /; ma arriviamoci con calma, com'è giusto che sia. Innanzitutto, complimenti per l'ottimo lavoro — come sempre, d'altronde! Ma adesso la smetto perché poi dici che ti riempio di troppi complimenti e blablabla (noiosa).
L'insicurezza di Dominique è palpabile, e sarà che ormai io mi sia affezionata alla tua pupa, ma vederla così — cavolo, se è / angst /. Perché lei non vuole far soffrire i suoi genitori, non vuole che James soffra, ma non vuole nemmeno rinunciare a lui. E magari si sente un po' in colpa per avere quel piccolo, minuscolo lato da egoista. Non può rinunciare a lui — sono fatti per stare assieme, perbacco. E quei due, assieme, sono qualcosa di bellissimo (anche se James è un po' pervertito, diciamoci la verità...).
James e Dominique sono cugini. Sono innamorati. È poi così sbagliato? Credo sia questa la domanda che questo prologo si porti dietro. Eppure ti fa anche domandare se, al posto loro, ne valesse davvero la pena: "avrebbero dovuto pensarci meglio". Ti chiede se si tratti davvero di egoismo, quanto piuttosto di una forza più grande — quella che è, appunto, l'amore. Quella grande forza che gli adulti si limitano a dimenticare, scuotendo la testa e lanciando loro sguardi taglienti più di pugnali affilati. E a Dominique, quest'ultima parte, risulta tanto assurdo quanto inverosimile — perché non vuole credere, non può concepire che i loro genitori, coloro i quali erano stati i primi, nell'infanzia, a impartirle lezioni riguardo l'amore, adesso siano gli stessi che li stanno rinnegando — e forse è proprio per questo che, nonostante la sua mente abbia accarezzato con cura la proposta di James, il corpo si ostini a non cedere — almeno finché non vede le iridi acquose del Potter. Ed allora crolla, quasi rimproverandosi di essere nata sotto il suo stesso tetto — "un altro nome, un altro cognome [ ... ]; per James lo farebbe". Gli dice quelle due piccole paroline, fugaci, sì, ma forti — che anche James, a suon di baci, ricambia. Eppure... Eppure, quando le dice lui, hanno quasi un suono diverso. Più lugubre. Come se le avessero ricordato quale tipo di / peccato / stavano compiendo, l'una nelle braccia dell'altro, e impedendo al lettore — in questo caso, me; avendo tutti una percezione diversa della lettura, ad altri potrebbe essere capitato e ad altri no — di godersi appieno quel momento d'intimità tra i due cugini; rendendo presente, appunto, il rapporto di sangue.
E poi, personalmente, qui mi è venuta una stretta allo stomaco.
̶Q̶u̶e̶s̶t̶a̶ ̶d̶o̶v̶r̶a̶i̶ ̶a̶g̶g̶i̶o̶r̶n̶a̶r̶l̶a̶ ̶p̶i̶ù̶ ̶v̶e̶l̶o̶c̶e̶m̶e̶n̶t̶e̶ ̶d̶e̶l̶l̶e̶ ̶a̶l̶t̶r̶e̶,̶ ̶p̶r̶i̶m̶a̶ ̶c̶h̶e̶ ̶t̶i̶ ̶v̶a̶m̶p̶i̶r̶i̶z̶z̶i̶ ̶e̶ ̶p̶o̶i̶ ̶t̶i̶ ̶i̶n̶f̶i̶l̶z̶i̶ ̶u̶n̶ ̶p̶a̶l̶e̶t̶t̶o̶ ̶n̶e̶l̶ ̶c̶u̶o̶r̶e̶.̶
[ Dato ciò che ho detto sopra ], buon lavoro! :) :) :) :) |