Recensioni per
Pagine di uno spirito distrutto
di Watashiwa

Questa storia ha ottenuto 61 recensioni.
Positive : 60
Neutre o critiche: 1 (guarda)


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Recensore Junior
27/01/18, ore 15:06
Cap. 17:

Ciao! Poesia molto esplicativa e piena di un'angoscia che pian piano si libera di quella nebbia di delusione che ha circondato chi è padrone di questi versi sinceri, volenterosi di rivalsa e una nuova vita, che sia meno egoista e ricca di persone di questo altrettanto stampo, sicuramente nocivo e dolente.
La struttura della poesia mi sembra elegante come se vestisse un abito molto formale e questa cosa che ho notato mi è piaciuta perché è come se avesse voluto dare un tono all'idea, suggerendo però di andare oltre l'apparenza e di leggere ciò che si ha da dire tra le righe... spero sia chiaro il ragionamento e che sia sensato per te.
Il tono della poesia è secco e perentorio, la persona che parla vuole dire basta a persone che non fanno altro che dare attenzione unicamente a se stesse o che feriscono calpestando i sentimenti, poi c'è una riflessione personale che aggiunge un po' di malinconia e fragilità, con quel miserere che è quasi un canto pieno di tristezza che serve per alleviare tutto ciò che è passato e ha provocato malessere e solitudine.
Si è pensato di smettere a fare qualcosa che si faceva in continuazione proprio per i fallimenti (l'interpretazione presumo sia personale e non così scontata) ma si è deciso di andare avanti per cercare un punto d'equilibrio che dovrebbe dare un senso al percorso fino a ora vissuto, crescendo e facendo l'esperienza in modo da non ricadere di nuovo in trappole così affascinanti come tempo prima..
È un bel messaggio di indipendenza ma anche di sentimentalismo celato, più verso se stessi che per forza per gente altrui, che spesso regala sorprese spiacevoli di questo tipo.
Per quanto mi riguarda è promossa e degna di uno spirito distrutto, che a volte si rende conto che esserlo non è solamente una sconfitta ma anche imparare e poi ritornare in piedi e in superficie.
Bravo!

Recensore Master
12/06/16, ore 00:39
Cap. 17:

Eccomi anche di qua, stasera intendo saldare tutti i miei debiti meglio che posso.
Sinceramente non capisco la scelta di un carattere così piccolo, fossi in te non lo avrei usato, ma come al solito sono scelte stilistiche che sta all'autore stesso decidere e sono incontestabili – certo, a meno che non si parli di cose inappropriate tipo pasticci di colori o eccessività, ma non è questo il caso. Solo, un piccolo appunto che mi è subito saltato all'occhio ancor prima di leggere.
Mi ritrovo di nuovo a catapultare tutto ciò nel contesto scolastico, laddove avvengono sempre cose di questo tipo. Ossia persone che cercano a tutti i costi di mostrarsi più furbe e migliori degli altri che, ancora più sciocchi e privi di carattere, si lasciano abbindolare con uno schiocco di dita.
E forse sì, è vero, quando qualcuno ti prende in giro usa quel tono da finto ingenuo, appunto ricollegabile al candore, mentre in realtà sta dicendo parole intrise di stupidità e veleno. Si sentono forti, invincibili, perché si sono creati questa forza immaginaria tirando fuori un po' di spavalderia, ma in realtà le persone davvero forti sono quelle che sopportano e si distinguono, non volendo partecipare a quello squallido teatro – che avviene appunto nelle scuole, di frequente, nell'età dove si cerca morbosamente l'approvazione degli altri per non sentirsi emarginati dal gruppo.
L'aggettivo crudo è perfetto per descrivere l'assenza di affetto: un'assenza di cui si può fare a meno anche per lunghi periodi, ma farà sempre male dentro per quanto si cerchi di negarlo, perché noi esseri umani abbiamo bisogno dell'affetto anche in piccole dosi e non si riuscirebbe a vivere sereni.
A volte si può pensare a delle parole cattive anche per ore, chiedendosi perché ci sono state rivolte, ma senza mai trovare una risposta che non sia un'accusa verso noi stessi. Quella frase pensata non credo di poterla comprendere in quanto riguarda la tua soggettività rivolta a quel momento in particolare.
Non sapevo che Miserere fosse una canzone – o almeno così ho trovato – e stavo quasi per segnalartela come errore. Comunque concordo in pieno con la fine: per uscire da un tunnel di depressione spesso bisogna solo crescere, con la voglia di cambiare e di ignorare le cattiverie. Un po' cliché il paragone del mare di lacrime – se non ricordo male in un videogioco a cui avevo giocato c'era un luogo con questo nome – ma adatto alla situazione come sempre.
Anche la frase a destra ha il suo perché. L'anima di un ragazzo che si rialza e decide di vivere meglio pensando a se stesso e non agli altri.
Mi è piaciuta molto e stavolta ho potuto comprenderla facilmente. Per cui non penso di avere altro da dire, se non che credo nasconda molto più di quanto noi lettori possiamo immaginare.
Alla prossima!
-H.H.-

Recensore Veterano
29/10/15, ore 23:41
Cap. 17:

Caro Watashiwa, la trovo un'interiorizzazione portata dall'esperienza piuttosto "cruda" ma terribilmente reale. Quel "miserere" ripetuto due volte da un tono grave all'opera, un tono di ricerca di speranza e di una serenità cercata nel profondo, scosso dal sisma dei sentimenti. Tuttavia il verso finale, la consapevolezza dell'esistere, "l'esser reale" non più come ricerca ma come punto fermo dal quale ripartire, lascia quel gusto di vittoria in bocca, cancellando l'amaro della negatività e dell'autodistruzione ( o della distruzione indotta ). trovo l'opera scorrevole, piena, la paragonerei ad un fiume tracimante sugli argini, nella quale prima si è in balia della corrente e poi ci si salva, materialmente diventando consapevoli del dono ricevuto, della possibilità ottenuta per un nuovo inizio e, soprattutto, di esistere. grazie per questa perla. Con affetto. Mauro