Recensioni per
La danza di Kalì
di Nemainn

Questa storia ha ottenuto 23 recensioni.
Positive : 23
Neutre o critiche: 0


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Recensore Junior
17/03/16, ore 20:41
Cap. 3:

Bella ambientazione futuristica, idea del sole malato (già letta altrove e così verosimile da mettere paura) ed evoluzione dell'umanità, che è rimasta comunque la stessa, disinteressata perlopiù alla terra. Rapporto tra i due intenso, piaciuta idea del bracciale per mostrarlo, e situazione tragica di Candra. Mi chiedo se nome di lui , Shiva, sia significativo come quello di Candra.

Ciao! Causa impegni universitari, non sono stata veloce a recensirti come avrei dovuto, ma eccomi a qui a rimediare per il rotto della cuffia. XD

Partiamo col dire che si tratta indubbiamente di un concept complesso, verosimile per quanto riguarda l'ambientazione - che ho adorato. L'idea di un sole maligno, reso tale dall'irresponsabilità dell'Uomo, è qualcosa che apprezzo sempre nelle mie letture, e che mi fa passare i brividi (per una lettura simile, ti consiglio "Sirene", di Laura Pugno: anche lì l'ambientazione è distopica, ed è un libro crudo che a giudicare dalle tue storie potrebbe piacerti, se non lo hai già letto). La descrizione che ne hai fatto, la scelta del paese, il concetto degli "dei della guerra" ripresi dal lore: mi è piaciuto tutto, e sei riuscita a tenere sempre in pugno l'atmosfera, creando un contrasto tra l'estrema povertà del mondo e l'oasi della città di Kalì, lussureggiante, pulita e sana.
Un bel contrasto, perché se la Terra che, come hai svelato, è stata la stessa Kalì a devastare definitvamente, ha ben poco da offrire, ormai, è resa quasi ricca dal rapporto tra i due fratelli, sviluppato benissimo e ottimamente simboleggiato dal bracciale scambiatosi nel capitolo uno. Sei riuscita a creare due identità differenti e ben caratterizzate e la loro relazione spicca come spicca quella tra Kalì e le sue sorelle - preponderante rispetto all'amore per Shiva, che pure menzioni più e più volte. D'altro canto, abbiamo la pura oasi intoccata di Kalì, che però è "vuota", come vuota si sente la divinità - soldato (L'IDEA E' MERAVIGLIOSA) ora che è privata di ogni affetto.

Ho trovato le descrizioni della vita di Shiva e Candra verosimili e ben fatte, straziante la consapevolezza della prossima morte di lei e il modo di lui di affrontarla, e la loro fuga all'inizio del secondo capitolo. Nonostante da quel punto in poi Kalì prenda il centro della scena - nei capitoli seguenti, il punto di vista è soprattutto il suo - restano comunque due presenze forti e motore della storia che si incastra ottimamente con l'anfetatto guerresco che narri in seguito.

Kalì e la nascita di quelli come lei - come ho già detto, l'idea mi è piaciuta tantissimo, anche se avrei voluto vedere più approfondito il momento della distruzione degli altri "esemplari" da parte degli scienziati. Sicuramente è un personaggio affascinante, umano nella sua rabbia e nella sua follia omicida, e umano anche nel lento perdono a cui Shiva la spinge, prima di perdere la propria lucidità - anzi, che i ruoli si siano scambiati, alla fine, è stato assolutamente coinvolgente. Il rapporto con le sorelle, come detto, è ottimanente rappresentato e così il loro dividersi Shiva nel legame ineffabile che li lega, tutti e quattro. A livello di trama, posso farti solo i miei complimenti: ho apprezzato ogni singolo snodo.


A livello narrativo ho notato che, vedendoti costretta a concentrare una trama piuttosto complessa in un breve numero di capitoli, per quanto corposi, fai un uso massivo di tell. E' un peccato, perché i brevi flash sul rapporto tra Shiva e Kalì che mostri soprattutto nel terzo capitolo, lasciano la voglia di vedere in atto certe dinamiche, soprattutto perché i rapporti che descrivi sono estremamente complessi. Nonostante il poco show per quanto riguarda la parte del passato, riesci comunque a caratterizzare i personaggi, dando a ciascuno la propria individualità: Shiva, che perde la propria fiducia nell'Umanità, Saraswati e il suo desiderio di vedere le stelle; Shakti e la sua indole mediatrice. Fossi in te, se volessi mai ampliare la storia, scriverei un bel prequel mostrando la loro storia così come si è svolta per intero: da lettrice, amerei vedere i loro risvolti.
Per il resto, la trama che hai creato è immensa e ne tieni bene le redini: non ho trovato buchi e tutto fila senza però apparire finto, troppo strettamente nel pugno del narratore. Ogni scelta è parsa una naturale conseguenza di quella precedente, ma senza che le svolte sembrassero forzate. Ho apprezzato che la somiglianza fisica tra i due Shiva fosse ridotta, e che Kalì non se ne sia in qualche modo invaghita: l'incontro con i fratelli ha del fatidico, ma non nel modo scontato che ci si sarebbe potuti aspettare. Inoltre, Ho trovato una buona complementarietà tra le due parti della storia narrate dai due schieramenti, che sono arrivati a comprendersi, cambiarsi, aiutarsi a vicenda: Kalì, che aveva già cominciato ad espiare, ha fatto un altro passo avanti donando loro la salvezza.

Per quanto riguarda lo stile, penso che si adatti alla materia che hai scelto di narrare, non essendo troppo aulico ma neanche piatto e basico. Tuttavia, a causa di piccole imprecisioni (che mi sono permessa di farti presente più sotto, nella speranza di risultarti utile), la lettura non si è rivelata totalmente scorrevole - dovuto soprattutto alla presenza di virgole quando sarebbero occorse delle pause più incisive, dato che tendi a fare frasi molto lunghe; a volte, il lettore si ritrova ad accelerare un po' troppo, quando occorrerebbe prendere un respiro e dare più incisività a certi periodi. A parte questo, ti rifaccio l'appunto che ti ho già lasciato nella storia precedente - e a cui hai già risposto, ma che ti ripropongo comunque per correttezza: si tratta della tendenza a ripetere più volte i concetti, dovuta alla tua "sfiducia" nella memoria del lettore. Penso che dovresti dosare di più questi richiami al passato (ad esempio, nel capitolo tre si fa continuamente menzione della follia, tanto da sembrare quasi ossessiva), concedendo il beneficio del dubbio a chi legge. ;) Ne guadagnerebbe la storia, anche dal punto di vista della gestione della narrazione, così che i vari sbocchi narrativi si susseguano più agilmente tra loro.

Detto questo, ti ringrazio per la lettura piacevole, ti lascio le mie notine e una bandierina verde! ^^

Prologo:

pezzi - pezzi - pezzi --> Ripetizioni un po' troppo ravvicinate.
20 --> Sarebbe più corretto scrivere la cifra in lettere.
insieme --> Dato che stai parlando di tubi sovrapposti, un termine più efficace potrebbe essere "intreccio".
quell'- quelle
occhi - occhi --> Ripetizioni ravvicinate.
occhi - occhi --> Come sopra. Quando parli del colore, potresti sostituire con "iridi".
Asciugò gli occhi del fratello, lei aveva quasi diciannove anni, --> La virgola è una pausa un po' troppo breve per dare ritmo a questa frase; per questo, sarebbe più corretto aumentarla con i due punti.
Assassini, ladri, banditi della peggior specie, e --> Anche qui manca una dovuta pausa. Sostituirei la congiunzione con i due punti, che permettono al lettore di "respirare".


- I - :

Shiva fece i passi che la separavano dalla sorella --> Refuso: "lo" al posto di "la".
zona - zona --> Piccola ripetizione.
videro - avevano visto --> Anche qui c'è una ripetizione.
uno, il problema --> Per allungare la pausa, sostituirei alla virgola un trattino.
persone, erano --> Più corretti rispetto alla virgola sarebbero i due punti.
Almeno, lei sarebbe sicuramente morta, alla fine, era malata --> La virgola dopo "morta" andrebbe sostituita con i due punti o con un trattino.
tracce - tracciatore --> Varierei un poco sostituendo tracce con un sinonimo.
Ma Shiva la fissò caparbio e lei avanzò ancora, trovando la forza in qualche modo, per lui, al di là della stanchezza e del dolore ai muscoli, di quella specie di ovattato nulla che l'avvolgeva per via dello sfinimento, proseguì. --> Dopo "per lui" la virgola andrebbe sostituita con i due punti, in modo da dividere in due la frase e giustificare la presenza dei due predicati verbali. "Ma Shiva la fissò caparbio e le avanzò ancora, trovando la forza in qualche modo, per lui: aldilà della stanchezza e del dolore ai muscoli, di quella specie di ovattato nulla che l'avvolgeva per via dello sfinimento, proseguì."
sentiva - sentendo - sento --> Ripetizioni ravvicinate.
durato - durato --> Come sopra.
tornare - tornò --> Altre piccole ripetizioni.
Era l'anno 3100, aveva dormito per circa ottocento anni. --> Alla virgola sarebbe più corretto sostituire i due punti.
umanità --> In quanto ne parli come di una specie, andrebbe in maiuscolo.
videro - vedendo --> Piccola ripetizione.
uno all'altra --> "Gli uni agli altri".
Passarono anni in cui si erano preparati, --> "Erano passati molti anni", in quanto parli di un periodo continuativo nel passato.
La ragazza si morse il labbro, la voce --> Per le solite motivazioni, i due punti andrebbero sostituiti alla virgola.
in cui le luci non erano mai mancate. --> Non ho ben capito cosa intendessi, qui: forse che le luci non si sono mai spente durante tutta l'ibernazione? Così messa, pare che ti riferisca alla quantità.
luce rossa - luce rossa --> Il secondo "luce rossa", in quanto l'hai menzionata appena prima, risulta superfluo.
quasi opposta --> Refuso: opposte.
parevano --> Siccome parli di un momento preciso nel passato, più corretto sarebbe usare "parvero", in quanto l'azione è conclusa.
«Vieni, dobbiamo riposare un po', non c'è fretta, vediamo se c'è dell'acqua, mi sembra di vedere un rubinetto in fondo, magari funziona ancora!» --> Rallenterei un poco la frase, cambiando la punteggiatura: "Vieni, dobbiamo riposare un po'. Non c'è fretta: vediamo se c'è dell'acqua, mi sembra di vedere [...]. Magari funziona ancora!"
Proseguirono, il corridoio --> Anche qui, i due punti sarebbero più corretti della virgola.
spezzare - spezzandosi --> Piccola ripetizione.

Fine:

dolore, eppure--> Per mettere uno stacco più significativo tra i due concetti (il dolore che ottenebra Kalì ma la sua lucidità di fronte al cambiamento di stato dei ragazzi), potresti sostituire la virgola con un punto e virgola.
incerti nel credere --> Incerti se credere.
«Una donna saggia, è morta?» --> Per dare più enfasi, potresti sostituire alla virgola un punto fermo (E poi... X°D Che tatto LOL).
Era stato un processo lungo e complesso, dove -->
Quell'apocalisse era stata causata da lei, tutto quello era causa sua. La perdita di ogni legge, di ogni giustizia, e Kalì non se ne faceva una ragione, soffrendo, desiderando imporsi per portare pace e armonia, ma non era quello il loro compito, l'uomo aveva una strada, le diceva Shakti, e doveva imboccarla da solo. -->
il tono --> Dato che segue la chiusura della caporali, andrebbe utilizzata la maiuscola.
Shiva, il suo volto --> Anche qui, al posto della virgola sarebbero più corretti i due punti.
fece --> Stesso discorso di "il tono".
sorriso - sorriso --> Piccola ripetizione ravvicinata.

Recensore Veterano
05/03/16, ore 22:26
Cap. 3:

Ciao!
Beh, direi che e' evidente quanto la storia mi abbia presa visto che l'ho letta tutta d'un fiato.
Le domande che avevo alla lettura del prologo si sono in parte risolte, ma hanno lasciato spazio ad altre. Leggendo ho capito come la guerra abbia distrutto il mondo cosi' come ora lo conosciamo, come si sia scatenata a causa della bramosia dell'uomo. E' brutalmente vero che a un punto del genere si potrebbe arrivare fra poco, la sete di conoscenza e di crescita ha gia' portato il mondo e l'uomo verso la distruzione, esempio ne sono le due guerre mondiali. Da tempo si fantastica sul creare umani perfetti, cio' non puo' fare altro che portare l'attenzione su questa realta'. Quanto manca a quello che sara' il punto di non ritorno?
Esperimenti o meno meritavano la vita per il solo motivo di essere stati creati, come puoi tu uccidere qualcosa che con tanta fatica hai creato?
Oltre a questo, io non conosco bene la cultura indiana, quindi non posso sapere se ci sono riferimenti alla storia "originale", pero' ho trovato il tutto decisamente veritiero. Chi si vede portare via tutto senza un motivo logico e' facile che inceppi nella follia e nella distruzione.
Questa fine che lascia entrambe le possibilita' aperte fa riflettere, uno puo' immaginarsi un mondo che merita di essere salvato o un mondo che ormai ha raggiunto il fondo.

Recensore Veterano
29/02/16, ore 21:14
Cap. 3:

E sulle note di Digital World, finalmente sono arrivato anche alla fine di questa storia talmente tanto epica che in confronto, l'Iliade e l'Odissea sembrano degli album da colorare. No, non sto usando mezzi termini: per me esistono le storie belle, le storie bellissime e le storie epiche. Poi ci sono le storie ancora più epiche ma a quel punto ci è arrivato soltanto Grandia, e purtroppo nemmeno io se mi impegno ed ottengo l'ingegno di Aristotele riesco a raggiungere un simile traguardo, percui morirò felice sapendo di non raggiungere livelli che non mi merito. Comunque sia, come stavo dicendo, ho notato che tu sei un'amante di storie brevi, ma che in se hanno tipo tanata di quella trama da riempire diciotto libri di Stephen King. Inoltre, diciamociela tutta, sei decisamente più brava di me in qualsiasi cosa: la narrazione, l'originalità, la stesura e mi chiedo quando sono fortunato ad averti avuto come recensionatrice, siccome non mi aspettavo una tua visita tanto presto ^^ ma che dire? Bhe, sta storia è talmente tanto figa come tutte le altre che ti ho letto che una recensione normale non servirebbe a spiegare nemmeno la metà minima della sua figaggine. Percui, come è il mio solito fare, direi sia arrivato il momento per me di parfafrasare anche l'ultimo capitolo della Danza nel migliore dei modi possibili: allora, la capitolazione riprende stavolta a pochi millisecondi dalla fine dell'altro capitolo finale, ovvero con la nostra ormai diventata simpaticissima Lady Kalì che va a fare una visitina di cortesia ai due fratelli post apocalittici appisolati. Inutile dirlo, al risveglio, il ritorvarsi davanti ad una divinità cinetica sconosciuta e dagli occhi più rossi di quelli di un cocainomane non è proprio la cosa più aspettata di trovarsi al risveglio, nonostante i due sappiano meglio di me di trovarsi all'interno di una gigantesca città sci-fi sotterranea, e per cui mi sembra abbastanza disonesto per loro due prendersi tanto male. Comunque sia Kalì, che a differenza di millenni prima non è più la stessa divinità vendicativa e desiderosa di farsi un brindisi di sangue, budella e apparati respiratori, invece di utilizzare le loro teste come soprammobili decide di accoglierli con un sorriso caldo e gli offre del cibo, tutto per loro e solo per loro, nonostante la portata per dodici persone che se ci fosse veramente la possibilità di avere tanto cibo così anche nel mondo reale la denutrizione sarebbe un problema meno importante del brufolo che ti cresce sulla fronte. Shiva, siccome è un moccioso testa di minchia, è preso benissimo e si abbuffa come un bufalo che non vede cibo da millenni, mentre tuttavia Candra, la più responsabile tra i due, è un pochettino più diffidente nei confronti della mezza dia mezza gnocca, e per questo le chiede chi è. Kalì, che nel frattempo si è fatta un viaggio nelle memorie in cui lei e gli altri esseri semidivini giravano per il mondo a fare i miracoli peggio di Gesù Cristo - PS, adoro il fatto che tutta questa storia sia un intero flashback (più o meno) sopratutto perché è tutto collegato in modo talmente mega epico che non trovo nemmeno un sostantivo per descriverla tutta l'epicità. capiscimi, non sono un maestro nell'originalità con i complimenti, ma spero comuqnue di mostrare il mio apprezzamento :D - e mentre intanto Shiva diventava sempre di più la divinità piena di cazzimma che tutti conosciamo ed amiamo, decide di raccontare la storia sua, di Shiva e Lucy, sopratutto di come con delle cazzo di braccia invisibili sia in grado di spezzare ossa e parti del corpo con la stessa precisione chirurgica di una spada laser. Neanche il tempo di dire 'Ma come diavolo ci riesce' che Shiva comprende chi è Kalì, senza però far capire all'esterno se sia spaventato a morte o se voglia farsi autografare la maglietta. Candra calma il fratellino dal suo fomento, e poi parla della nonna colpida dal morbo della muerte, dicendo che lei era saggia e sapeva un sacco di cose sul conto degli dei distruttori. Kalì si prende piuttosto bene scoprendo che quei bimbi non sembrano proprio uguali agli esseri umani che ha conosciuto per tutto il tempo in cui ha vissuto l'eternità. percui decide di fare un passo avanti e di andare a mostrargli il corpo ibernato dell'amato. I due rimangono estasiati, sopratutto vedendo che il tizio dalla pelle blu di Avatar e particolarmente uguale al moccioso che porta il suo stesso nome. Altri discorsi da lacrimoni che non ti dico, e kalì si fa venire la bruschetta nell'occhio vedendo come il piccolo gli ricordi Shiva e come i due fratelli si vogliano bene. Così, tanto per buona volontà, decide di fare un regalo epico alla sorella, guarendola dal cancro della polvere malvagia. Se magari esistesse un potere del genere al giorno d'oggi, ci sarebbero tanti problemi in meno. Nel frattempo, i due fratelli si fermano a pregare innanzi al tipo ibernato, e la cosa lascia talmente tanto perplessa Kalì dallo costringerla a sedersi da qualche parte per non stramazzare al suolo come un sacco di patate. E infine, con l'ultimo flashback, si viene a sapere come Shiva a perso la testa e, di seguito, come l'abbia fatta perdere a Shakti. Ovviamente la cosa non viene presa molto bene da Kalì, e i due combattono con cantivveria. Poi però la lady si ricorda di come erano amici in modo più i due. Lei parla di come non sono dei, lui parla di come vuole prendere a pugni sulle orecchie tutti gli umani, colpo mortale, Shiva sviene e mannaggia al diavoletto che ci ha fatto litigà, tutto è perdonato. Shiva viene portato in spalla dall'amata e ibernato, poiché sveglio è peggio del Nemesis di Resident Evil 3. Alla fine della storia, Kalì decide di non prendere subito la scelta che significherà la fine o l'inizio di ogni cosa, in una scena talmente epica che mi avvilisco soltanto a pensare di esserne all'altezza. La storia in generale, nonostante la brevitudine, mi è piaciuta talmente tanto che non credevo nemmeno di stare leggendo una FF. Mai pensato di scrivere un libro per davvero? no, perché se qualcuno come te scrivesse qualcosa probabilmente sarebbe tradotto in diciotto linque diverse, tra cui anche il marziano. Questo per dire che ho adorato da impazzire la tua storia, così come tutte le altre che ho aviuto la fortuna di leggere. Percui, che dire? se non i miei più vivi complimenti *inchin* senza indugiare oltre, oggi dovrei essere in grado di recensiare anche le tue altre storie, sicuramente. Percui mi attenda, milady. Tornerò, e lei non si libererà tanto facilmente della mia anima... oscura.

VK

Recensore Veterano
23/02/16, ore 14:58
Cap. 3:

Ciao!

Eccomi qui.

Questa storia volevo leggerla da un po' di tempo, in verità. Prima di tutto a colpirmi è l'ambientazione: di storie collocate in India ne ho trovate poche e in uno scenario post moderno ancora meno.
Nel primo capitolo facciamo conoscenza sia di Shiva che di Candra, che della situazione davvero terribile in cui vivono: questo mondo indiano in cui la tecnologia è qualcosa di quasi dimenticato, dove si vive di stenti e dove c'è questa malattia che è davvero agghiacciante.
Devo dire che questa atmosfera di pericolo con cui cominci il secondo capitolo mi ha ricordato Mad Max, i primi film specialmente, in cui la civiltà è tornata molto indietro, alla legge del più forte, dove i predoni spadroneggiano in un questo mondo che via via sta tornando a una situazione pre industrializzazione.
Tutta la parte del risveglio di Kalì è una FIGATA PAZZESCA. La questione degli uomini che creano gli dèi è meravigliosa, è uno dei temi che più mi stanno a cuore quello della perdita di limiti e della creazione di creature superiori al creatore stesso (che siano esseri modificati o androidi o addirittura qualcosa di più ampio come una sorta di entità cybernetica capace di controllare la tecnologia).
La cosa che mi piace di più è la fusione tra tecnologia e la mitologia indiana, che è vastissima, ma che è stata reinterpretata in una chiave fantascientifica davvero coinvolgente.
Il tema della vendetta degli "esseri superiori" come li chiamo io, è tra i miei preferiti (non nego anche di averlo usato e lo riciclo più e più volte) perché è un monito che molti scrittori e poi anche registi hanno cercato di dare a una tecnologia che si sviluppa sempre più velocemente e che da una parte però sembra non avere alcuna pietà per le questioni umane. La scienza di per sè è una cosa che deve esistere e che deve essere usata per scopi nobili, che ci possano essere sacrifici per questo è quasi scontato, ma non è giusto che per giustificare il progresso si uccidano altri esseri umani e si riduca l'ambiente e una spazzatura globale. La Terra è una e noi siamo ospiti, non padroni.
La storia di Kalì è davvero sentita, toccante, piena di spunto di riflessione e di dolore, l'idea dell'interpretazione di Shiva il Distruttore è molto ben azzeccata e anche della veglia che lei deve fare su di lui. La speranza per un mondo migliore è rappresentata da i due fratelli Candra e Shiva e dagli altri dèi che hanno deciso di aiutare e custodire la conoscenza per aiutare quelli rimasti.
Ho davvero divorato questa storia, perché ha tematiche a me carissime e il finale aperto non mi ha disturbata, mi piace immaginare che cosa Kalì deciderà di fare, ma soprattutto mi piace di più pensare a quanto fanno pensare questo genere di storie, perché si spera sempre che il lettore acquisisca un po' di coscienza in più, perché non sono solo i "potenti" a rovinare il mondo, ma ognuno di noi attraverso le sue scelte.

Una storia davvero meravigliosa, che va dritta dritta nelle mie preferite e che mi sento di consigliare come lettura davvero matura e anche istruttiva oso dire.

Ti ringrazio davvero di aver scritto una storia così bella ed emozionante.

Alla prossima.

Selene.

Recensore Master
17/02/16, ore 20:44
Cap. 3:

Prima di tutto, lasciatelo dire: sono ammirata da molte cose per quanto riguarda il tuo modo di scrivere. Il tuo stile incisivo, la tua capacità di passare da generi diversi pur conservando il tuo stile e con molta naturalezza, e soprattutto il numero di storie che riesci a scrivere in poco tempo, io invece tendo a concentrarmi esclusivamente su una per volta.
La fantascienza non è molto il mio genere, ma quando si creano questi AU distopici, la cosa mi affascina molto, così come tutte le tematiche sull'intelligenza artificiale e i problemi che pone la questione (sono una fan di Matrix e Cloud Atlas <3).
Ora, i dei-robot: sono una creazione assolutamente geniale, l'uomo che crea gli dei, magari per poi distruggerli, o per nutrire altri uomini di illusioni, le macchine che prendono coscienza e che distruggono la razza umana in tre giorni di ecatombe. La parte di Shiva e Carma e il loro incontro con Kalì è quella che mi è piaciuta di più, in particolare l'ultimo capitolo, che è quello delle rivelazioni, l'ho trovato molto intenso e intellettualmente 'carico'.
Il rfierimento agli "idioti sapienti" che non sanno più fare niente di globale e generalizzato e stentano a sopravvivere perché le competenze sono sempre più settoriali e specializzate l'ho trovato molto credibile, la cosa che più ho amato però è sicuramente l'umanità di Kalì che emerge, i suoi sentimenti contrastanti. lei vuole proteggere l'umanità che la sua razza ha contribuito a distruggere, ma ama anche Shiva e spero che un giorno possa risvegliarlo, il fatto poi che si leghi all'omonimo Shiva, il ragazzino umano con cui trova delle similitudini nello sguardo e nel carattere, è dolce e mi ha davvero sciolto. Anche il rapporto tra i due fratelli è stato molto interessante, mi piace quest'attaccamento di Shiva alla sorella, la luna che lo guida e che però è malata come la terra che abitano; il riferimento al sole malato e l'introduzione dark del primo capitolo, di un'umanità ormai sempre più alla deriva e letteralmente in pezzi, mi ha immerso subito in un mood davvero dark e angst, di lotta per la sopravvivenza. Il finale, però, mi ha lasciata con una lieve speranza.
Complimenti poi per i riferimenti al pantheon indiano e per essere riuscita a mantenere l'IC degli dei indiani (che ho ricercato per una mia storia) pur creando qualcosa di assolutamente originale! Leggo sempre con piacere ogni tua storia.
A presto, Delia :)

Recensore Junior
30/12/15, ore 22:03
Cap. 3:

Contest: "Romeo e Giulietta: un amore impossibile"

QUARTO CLASSIFICATO

“La danza di Kalì”
di Ynis/Nemainn

Grammatica: 12/20
Stile e lessico: 14,5/20
Sviluppo della trama: 12,5/15
Caratterizzazione dei personaggi: 14/15
Ambientazione: 14,5/15
Tematica del contest: 6/15
Punteggio totale: 73,5/100


La grammatica in linea generale è più che sufficiente, nel senso che non ho notato errori gravissimi, a parte alcuni. La storia fila e si legge bene. 
Gli errori maggiori li ho riscontrati nell'uso della consecutio temporum. Dal momento che scrivi la storia al passato remoto, quando racconti avvenimenti antecedenti, fai un po' di confusione con i tempi: passi bruscamente dal trapassato prossimo al passato remoto, altre volte fai uso addirittura del tempo presente. 
Ho notato imprecisioni per quanto concerne la punteggiatura, soprattutto quella inerente ai dialoghi. A volte eccedi con le virgole, separando tra loro periodi che necessiterebbero di pause maggiori. Ci sono errori minori, quali piccoli refusi, che sicuramente verrebbero eliminati con un'ulteriore lettura del testo. 
Ti faccio alcuni esempi pratici di quanto appena detto per amor di chiarezza: 

«Non è vero!» il ragazzino dinoccolato incrociò le braccia al petto magro, fissandolo «Sai benissimo... 
La frase che fa seguito al discorso diretto è una principale, per cui va scritte con la lettera maiuscola. Dopo 'fissandolo' va inserito un punto. 

«Shiva?» la ragazza magra quanto lui che gli venne incontro aveva gli occhi speranzosi.  
Stesso discorso anche qui: 'la ragazza magra...' è una principale, va scritta con la lettera maiuscola. Ti consiglio di separare l'inciso 'magra quanto lui che gli venne incontro' mediante due virgole. 

Con un sorriso venato sia di gioia che di tristezza Candra abbracciò il fratello. 
Anche qui l'inciso 'venato sia di gioia che di tristezza' andrebbe isolato tramite delle virgole, per separarlo dalla principale, ovvero: con un sorriso Candra abbracciò il fratello. 

Stavano depredando delle rovine di quello che pareva essere stato un agglomerato di case per metà sepolte da una valanga o, almeno, quello era ciò che sembrava loro. Sopra quei declivi di terra erano cresciute piante di ogni genere, alberi ormai alti e robusti tanto era il tempo trascorso. Pensavano di essere in una zona sicura, mentre scavano tra quei resti, alla ricerca di tecnologia ancora utilizzabile e che potevano vendere. 
Alcuni verbi errati durante il flashback: la narrazione è già al passato, quindi, per raccontare avvenimenti antecedenti devi avvalerti dei tempi composti e mantenerli tali durante tutto il flashback. Corretto: 'che era sembrato loro... avevano pensato.... scavavano... avrebbero potuto (condizionale passato, forma più corretta per indicare il futuro nel passato). 

Era stato Shiva a sentirli, un suono simile a un sibilo l'aveva messo in allerta e si era lanciato contro la sorella. 
Dopo 'sentirli', invece della virgola, sarebbe più opportuno inserire i due punti. 

Presenti uno stile di scrittura più che discreto; hai un buon vocabolario e un lessico consono, né troppo aulico né eccessivamente semplicistico. Ciò che più rovina il tuo stile, a parte la punteggiatura a volte mal dosata, è dato dalle numerosissime ripetizioni, non solo dello stesso vocabolo riproposto in modo ravvicinato, ma anche su un livello concettuale e di trama narrativa. Mi spiego meglio: tendi a ripetere concettualmente delle cose che hai già espresso, forse con l'intento di rimarcarle, ma così facendo tendi a rendere il testo un po' ridondante. Ti faccio un esempio pratico: Quell'apocalisse era stata causata da lei, tutto quello era causa sua. 
Come noterai, in questa frase rimarchi due volte uno stesso concetto; la seconda parte si potrebbe tranquillamente omettere. Tale aspetto l'ho riscontrato in maniera più ampia relativamente alla trama: ci sono pezzi di essa che vengono menzionati tra i ricordi di Kalì e poi riespressi quando la dea narra la sua storia ai due fratelli. 
Il punto di forza che caratterizza il tuo stile è la tua capacità di descrivere con dovizie di particolari luoghi e azioni e ciò permette al lettore di calarsi nella storia; questa non è caratteristica di tutti. 

La trama da te narrata rientra perfettamente nel genere fantascienza, dove ci presenti un futuro distopico non così improbabile. Alcuni temi che hai proposto sono davvero attuali, così come alcune riflessioni che hanno un ché di filosofico. Forse non è nemmeno un caso che tu abbia voluto ambientare la vicenda in India, culla di una civiltà piena di miti, leggende e storia. A tal proposito ho apprezzato particolarmente l'ambientazione: sei stata brava ad attingere alla cultura indiana nelle sue molteplici sfaccettature – riti, religione, cibo... Si vede che c'è uno studio dietro e su questo punto meriti senz'altro un punteggio alto. 
Ho apprezzato molto la trama narrata. Hai una buona fantasia e la sai sfruttare. Forse l'idea di base non è molto originale: nel genere fantascienza c'è spesso la ricerca, quasi spasmodica, da parte dell'uomo di creare esseri perfetti, che poi si ribellano ai loro stessi creatori. È un grande cliché del genere, è vero, ma tu l'hai saputo usare bene. 
Le vicende narrate si susseguono a un ritmo discreto, un po' smorzato, come già ti ho detto, da alcune ridondanze. Se devo essere del tutto sincera, forse avrei adottato una struttura narrativa leggermente diversa, in quanto ci sono ampi ricordi di Kalì semplicemente raccontati, ma non mostrati al lettore. La famosa regola dello show, don't tell! Ne risulta, di conseguenza, una narrazione un po' piatta, che tende a volte ad annoiare, perché non coinvolge quanto dovrebbe. Peccato, perché alcune vicende, come la famosa guerra dei tre giorni, mi sarebbe piaciute viverle più direttamente attraverso dei flashback mostrati appieno. 

La protagonista assoluta della tua storia è sicuramente Kalì. Ne fai un'ottima descrizione e, attraverso i suoi ricordi, il lettore è in grado di provare empatia nei suoi confronti. Ho amato l'associazione dei nomi delle divinità ai loro aspetti, sia fisici che caratteriali. È quasi un gioco di specchi: l'uomo che crea il dio a immagine di come lui stesso raffigura il dio... Dio che in fondo dio non è. 
Anche le figure dei due fratelli, Shiva e Candra, sono discretamente caratterizzati. Magari le loro personalità sono leggermente più nebulose, fatta eccezione per piccoli dettagli messi qua e là. Gli altri personaggi – la nonna, le sorelle di Kalì, l'amante Shiva, i ricercatori – fanno da cornice, ma anche di loro dai delle descrizioni sufficienti affinché il lettore sia in grado di figurarseli. 
Sicuramente dei buoni personaggi, con le loro peculiarità che li contraddistinguono. 

Arriviamo ora al punto dolente: la tematica del contest. 
Allora, so che non avevi scritto questa storia appositamente per il mio contest e ti avevo detto che mi andava bene che l'amore tra i due personaggi non doveva essere per forza l'unico argomento, ma... Ma qui è fin troppo in sordina. 
Ciò che emerge di più, a mio dire, è l'amore di tipo fraterno – tra Shiva e Candra, tra Kalì e le sue sorelle gemelle – e davvero meno quello romantico. Vero, c'è un certo struggimento, c'è una situazione difficile, ma qui le tematiche sono tante e nessuna preponderante. Un punto a tuo favore c'è di sicuro: ho trovato molto interessante l'amore che lega Shiva e le tre gemelle; penso che sia la prima volta che io legga di un rapporto a quattro. Questo aspetto, però, andava decisamente affrontato e approfondito meglio. La dinamica tra i quattro rimane molto vaga, tanto che il mero racconto non basta – almeno a mio dire – a essere partecipi di un affetto così particolare. 
Bisogna anche fare un'ulteriore considerazione: non trovo il cosiddetto amore impossibile. Nel senso che Kalì, insieme alle sue sorelle, ha potuto tranquillamente amarlo Shiva; non c'erano veri e propri ostacoli al loro amore. L'impedimento è sorto dopo, ma causato dal susseguirsi degli eventi, da decisioni prese liberamente dai personaggi. Non so se riesco a spiegarmi. 
Questo è sicuramente il punto che più ti ha penalizzato, se vogliamo vedere il tutto in base alla mera classifica. 
Al di là del contest, comunque, si tratta di una storia buona, con ottime descrizioni, una trama a suo modo originale e un'ambientazione interessante. Ecco, ammetto che è l'ambientazione che più mi è piaciuta; sarà che io amo l'India e ovviamente ciò influisce sul piacere della lettura, sarà che si nota che anche tu ti sei calata appieno nell'atmosfera. Le pecche maggiori le ho riscontrate nella struttura narrativa e nelle ripetizioni che appesantiscono il testo. Ti consiglierei di rileggere e correggere i vari refusi ed errori, sfoltendo qui e là, in modo che ne risulti una storia ancora più bella da leggere.

 

Recensore Junior
18/11/15, ore 11:39
Cap. 3:

... No aspè: e mo che cazzo ha scelto?
Mi viene da pensare che non lo abbia più risvegliato alla fine, però....
Passando alla recensione vera e propria, in verità non ho molto da dire. Siamo su un livello straordinario, tanto che confermo la mia opinione precedente: è una delle migliori storie che abbia letto su EFP. Mi schifi dialoghi quasi onirici di Kalì con con un ambiente duro e post-apocalittico. L'unica piccolissima nota che posso fare è che talvolta sei leggermente troppo prolissa, finendo anche con il ripetere le cose.
Meraviglioso, per altro, il concetto secondo cui diventando tutto specializzato e complesso nessun uomo era più in grado di sapere fare diverse cose, che poi ha giustamente portato alla perdita delle conoscenze. È un pensiero tuo? Se si complimenti, è veramente molto profondo.
Detto questo, chiudo. Vivissimi complimenti ancora :D Ciao ciao!
-Laky099

Recensore Junior
18/11/15, ore 02:34
Cap. 3:

Originalità: Hai creato una distopia notevole, dove affronti temi attuali proiettati nel futuro. Dove gli oumini vengono completati da macchine, dove l’umanità è a conoscenza di meccanismi complessi senza comprenderne il perché. 
Dove sopravvive il più forte, in un deserto arido che è il mondo, ormai distrutto da una guerra divina. 
È notevole, davvero. 
Forse troppo colma di fronzoli, per il mio contest, ma te lo spiego avanti. 
Non conosco la cultura indiana, conosco solo uno dei nomi degli “dei” quindi parlo da vera ignorante, dicendoti che ho trovato il tutto ben congeniato, con una sua logica, con un suo fine e con un suo stile particolare. 
Il tutto sembra una danza, esattamente come quella di Kalì, la stessa danza che ha distrutto milioni di vite. 
18/20 

Cannibalismo: Ahimè qui c’è il tasto dolente. Nonostante la tua sia una storia stupenda, senza nemmeno un errore, è decisamente poco cannibale. 
Lo è per pochi dialoghi, lo è per l’ambientazione, lo è per il tema dell’uomo. Per il creatore che vuole distruggere il suo creato sentendosene minacciato, ma non è cannibale nello stile. 
Nelle descrizioni e in gran parte dei dialoghi. 
Chiedevo uno stile crudo, schietto, che facesse rabbrividire e che ti lasciasse con l’amaro in bocca. 
Chiedevo una sorta di pugnalata alle spalle, qualcosa che non ti aspetti. 
Scrivi benissimo, sia chiaro, ma non posso darti un punteggio alto. 
Storia fantastica per il contest sbagliato. Apprezzo il modo in cui hai interpretato la fra, in ultimo. 
Il futuro che ormai è presente. Il presente che è una minaccia. 
5/10 

Personaggi: I due fratelli non sono personaggi cannibali, lo sono gli Dèi, invece. 
Shiva in particolare. Un dio così umano. 
Una creazione così perfetta da avere sentimenti contrastanti. Da avere una doppia faccia. 
Il cerchio amoroso creato tra le tre sorelle e lui è un elemento che o apprezzato particolarmente, perché nel cannibalismo i sentimenti sono viscerali. 
Sono vissuti come se fossero fondamentali, come se si trovassero nel sangue che scorre nelle vene. 
Shiva le ama tutte allo stesso modo e loro sono dedite a lui e fra loro stesse. 
Queste emozioni contrastanti li rendono tutti indispensabili, li rendono parte integrante di un sistema perfetto. 
Non è forse nell’indole dell’uomo distruggere il perfetto perché lui stesso è imperfetto? 
10/15 

Godimento personale: 4/5 ti ripeto che l’ho trovata una storia fantastica, non completamente centrata sul contest. Lo stile in particolare era ciò a cui tenevo. Hai uno stile tuo che non si rispecchia in quello dei cannibali. 



Totale: 37/50 

Recensore Master
17/11/15, ore 15:52
Cap. 3:

Ed eccoci al fatidico incontro tra Kalì e i fratelli... devo dire d'aver letto sentendomi sulle spine, per l'ansia divorante di arrivare alla fine - mi fa sempre questo effetto, quando una storia mi "acchiappa" così tanto!
"Mi hanno chiamata Kalì"... quando dolore, quanto solitudine, quanta "diversità" in quattro parole! Tecnicamente, siamo tutti stati chiamati - non scegliamo noi il nostro nome - ma conoscendo i retroscena, questa frase risulta davvero straziante. E i ragazzi lo percepiscono e, confusi, chiedono spiegazioni, ma Kalì tergiversa perché la storia è davvero molto, molto lunga, e soprattutto molto, molto dolorosa: meglio raccontarla loro a piccole dosi, o ne potrebbero rimanere schiacciati.
E così apprendiamo il resto della storia, di come Shiva sia riuscito a fermare Kalì prima che distruggesse completamente il mondo, e poi di come questi esseri quasi divini si siano impegnati a riparare al danno, arrivando a conoscere meglio coloro che avevano ritenuto - e che in parte erano - loro nemici mortali, e a ritenerne almeno una parte degna di vivere; per quella parte, anche l'altra, quella indegna, deve vivere, perché l'essere umano è duale, perennemente in bilico tra Bene e Male, tra Giusto e Ingiusto. Il disastro ha causato una spirale in discesa di soprusi e violenze, eppure ci sono quelli che ancora caparbiamente lottano per migliorare il mondo e la condizione di tutti.
Tutto questo è talmente pesante da sopportare che i compagni di Kalì iniziano a lasciarsi morire o - come Shiva - impazziscono.
Il racconto di Kalì ai ragazzi mi ha tenuta col fiato sospeso; mi chiedevo come avrebbero reagito, se avrebbero accettato l'accaduto provando compassione per lei e gli altri, o se avrebbero rifiutato e provato soltanto orrore e paura. Scelgono la prima e Kalì si trova davanti all'ultima scelta: il suo Shiva, o i resti dell'umanità.
Al termine rimaniamo con la domanda senza risposta: cosa sceglierà Kalì? La propria felicità in cambio della distruzione dell'essere umano, o la salvezza del genere umano contro la propria eterna infelicità? Questo finale in sospeso è frustrante e sublime ad un tempo...
Complimenti vivissimi, è una storia straordinaria, perfetta nello svolgimento, nel ritmo, nell'alternanza tra accadimenti attuali e ricordi, nell'equilibrio tra azione e analisi psicologica.
Dire che AMO questa storia è dir poco. Mi inchino.
Un abbraccio
Lady Angel

Recensore Master
13/11/15, ore 18:44
Cap. 3:


Eccomi qui.
Finale molto particolare, che rende ancora più preziosa questa storia assolutamente non banale, imprevidibile e di un'intensità paurosa.
Kalì è divisa tra due strade, e qualunque sia la scelta che farà, soffrirà: eppure, penso che alla fine sceglierà l'umanità, e seguirà quella stilla di speranza che palpita nel suo cuore e negli occhi dei due piccoli fratelli.
Il gesto che fa per Candra sembra rivelarlo.
Non mi dispiacerebbe leggere ancora di questi personaggi e di questo mondo, magari una long.
Chissà.
Comunque sia, brava e ancora brava.
Mi hai fatto venire i brividi, e finisci direttamente tra le preferite.
A presto!

Manto

Recensore Master
13/11/15, ore 09:49
Cap. 3:

Come ogni tua storia, anche questa va nei preferiti. L'ho amata tantissimo dall'inizio alla fine. E dire che l'avevo iniziata solo per l'attesa del capitolo 13 di Moneta! Invece in tre capitoli mi hai coinvolta così tanto che adesso sono senza parole. Nonostante sembra che il mondo del futuro sia governato solo da odio e distruzione, l'amore è ancora lì, ne fa parte e tocca le anime dei fratelli, semplici umani, così come le menti degli dei. È una storia malinconica, a modo suo, ma che da grandi speranze per il genere umano e Kalì vive per quella speranza che viene rinsaldata dall'amore e dal legame di Candra e Shiva. Non ti nascondo che avrei voluto saperne di più e che il finale mi ha lasciata un po’ così ( non mi trovo bene con i finali aperti, come ti ho detto tempo fa per me la verità in un libro sta solo nel pensiero dello scrittore) ma ciò non toglie che tu mi abbia ancora una volta lasciata con il fiato in sospeso. Per un monento avevo pensato che i due potessero essere in qualche modo legati a quella razza, visto l’empatia della sorella nei confronti di Kalì e la somiglianza di Shiva al suo amato, ma forse queste informazioni sono state date per rendere i due ancora piú vicini alla dea e ciò mi porta a pensare che alla fine la scelta di Kalì ricadrà sugli umani. Un continuo non mi dispiacerebbe affatto, ma anche se la storia finisce qui farò mettere un po’ in moto il cervello per immaginare cosa potrebbe accadere.
Grazie per quest’altra meravigliosa perla.
A presto!