Ciao Losiliel!
Inizio a recensirti questa storia in ritardo, in enorme ritardo, è passato più di un mese…
Tra vari impegni e la mia costante lentezza nel recensire sono riuscita a ritagliarmi solo ora il tempo per commentarla come si deve.
Voglio commentarla capitolo per capitolo, perché davvero, è una storia talmente bella, interessante e ricca di dettagli che voglio recensirla per bene, con calma e con tutta l’attenzione che merita.
Lo ammetto, appena l’hai pubblicata l’ho letta tutta subito, non sono riuscita a trattenermi: non sapevo quando sarei riuscita a riprenderla per bene per recensirla, e una volta letto il primo capitolo, ormai mi aveva già catturata.
E’ stato un bellissimo regalo di Natale poter passare la vigilia a leggere la tua storia!
Ma veniamo al dunque, perché già solo in questo primo capitolo ci sono talmente tante cose che voglio dire, e so già che mi dimenticherò qualcosa XD.
Prima di tutto, l’episodio che hai deciso di raccontare: non solo il salvataggio di Nelyo, che è già da solo uno dei momenti che amo di più del Silmarillion, ma anche tutta la convalescienza, una parte che, secondo me, è una delle più difficili da raccontare, e che tu sei riuscita a descrivere in maniera perfetta!
Il fatto che il punto di vista è quello di Nelyo poi rende il tutto ancora più complesso: per quanto io non ami per niente Feanaro e figli, Nelyo, insieme a Kano e a quella santa donna di Nerdanel, sono quelli della famiglia che apprezzo di più.
Maitimo è un personaggio di una complessità incredibile, e raccontare dal suo punto di vista immagino sia stato complicatissimo…
Ho amato il modo in cui lo hai reso, davvero, è assolutamente lui!
Ho adorato come hai reso i suoi pensieri e le sue sensazioni mentre è appeso ai picchi del Thangorodrim.
IL modo in cui non ha più la percezione del tempo che scorre, di ciò che gli succede intorno, in cui il confine tra ciò che sta succedendo davvero e ciò che è solo una sua immaginazione non esiste più. Nelyo non si è accorto del sorgere del sole e della luna, della sfida lanciata dalla schiera di Fingolfin appena arrivata dallo Helkaraxe. O forse se ne è accorto, ma non ha compreso ciò che ha visto, o non ci ha creduto.
Può essere consapevole realmente solo del dolore, che è diventata una costante,ma il resto sono solo lampi, sensazioni a cui non può, o non riesce, o non vuole dare peso.
Penso che questa sia la migliore descrizione di ciò che sente Nelyo, dopo tanti anni di prigionia e di torture, e soprattutto dopo così tanto tempo appeso a quella roccia.
Si sente tutta la solitudine, la sofferenza che sta provando Nelyo, e soprattutto si sente quanto lo ha logorato, tanto da lasciargli solo due cose a cui aggrapparsi: l’odio e il desiderio di morire.
L’odio, per sé stesso e per tutto, l’odio che è l’unico sentimento per cui crede di avere ancora spazio nel cuore, perché gli altri sono stati spazzati via dal tempo e dal dolore, oppure è lui stesso che sta cercando di seppellirli per impedire a Morgoth di raggiungerli.
Il momento in cui Morgoth distorce quel ricordo d’infanzia in cui Nelyo aveva cercato sollievo per un attimo è devastante: credo che all’epoca dell’episodio che Maitimo stava ricordando vedere il padre che lavorava con Curvo e non con lui gli avesse provocato solo dispiacere, che magari era anche riuscito a superare, ma Morgoth ha ingigantito quel dispiacere e lo ha fatto diventare risentimento, rabbia, collegando quel ricordo a quello, veramente personalissimo e intenso, dell’affetto del padre rivolto a lui e solo a lui, senza gli altri fratelli… Mamma mia, è una cosa veramente orribile!
A questo punto non sorprende che, assieme all’odio, a Maedhros resti solo il desiderio di morire, che però resta una speranza quasi vana, dato che nessun tentativo di Nelyo è servito.
Almeno finché non arriva Findekano.
Questa prospettiva ha reso la tua descrizione del salvataggio qualcosa di incredibile, Losiliel, sul serio:
Mi è piaciuto tantissimo come hai reso il modo in cui Nelyo percepisce tutta la scena: come all’inizio non crede a ciò che sente, dato che per quel che ne sa Findekano non può essere lì in Endore, e come poi riesce a rispondere al canto, prima stupito di essere ancora in grado di cantare e poi convinto che se smetterà non sarà più in grado di chiamare il cugino.
Ho amato profondamente come ti sei soffermata sul canto di Finno e come lo hai descritto: mi è sempre rimasto impresso, e penso che tu ne abbia dato una descrizione perfetta, sia delle sue origini, sia del tema del canto.
Poi il fatto che Nelyo può solo intuire i tentativi e i gesti di Finno mentre cerca un appiglio per raggiungerlo, come sia terrorizzato all’idea che i servi di Morgoth arrivino primae catturino Fingon prima che l’amico riesca a fuggire.
E’ meraviglioso e straziante il modo in cui hai intrecciato il salvataggio in sé con gli orchi che danno l’allarme e che si avvicinano sempre di più…
E’ veramente angosciante seguire i tentativi di Findekano che falliscono, uno dopo l’altro, addirittura per poco non sembra fallire anche l’ultimo, quello che invece sarà definitivo, mentre Nelyo continua a supplicarlo di ucciderlo e di fuggire, e intanto i rumori dei servi di Morgoth che aumentano,..
Mi ha veramente trasmesso tutto il terrore di Nelyo e di Finno, tutta la frenesia di riuscire ad andarsene in tempo, frenesia che arriva a trasmettersi persino a Thorondor, che costituisce l’unica via di fuga…
Non solo poi sei riuscita a mostrare tutto questo, ma sei anche riuscita a rendere la determinazione di Findekano, disposto a tutto, ma veramente a tutto pur di portare via Nelyo da quel picco, e il modo in cui Nelyo, già sicuro di morire, si consola pensando che almeno ha potuto rivedere Fingon… Finno vuole che Nelyo sopravviva, mentre Nelyo già è pronto a morire, e ne è felice, e questo penso sia uno dei dettagli più strazianti di tutta questa situazione.
Veramente, è una scena straziante, terribile, e raccontata in maniera perfetta!
Sei riuscita a renderla talmente intensa, vivida,realistica in ogni dettaglio, da quelli più particolari a quelli più crudi, hai colto talmente tanti dettagli che mi è rimasta davvero profondamente impressa.
Complimenti!
Ho lasciato il flash-back per ultimo, perché merita uno spazio tutto per sé: innanzitutto, ho adorato come l’hai inserito nella straziante scena raccontata nel capitolo, come diventa in parte una resa ai ricordi, non importa se sono ancora autentici o già corrotti, e in parte, forse, un modo di Nelyo di gioire di quella speranza che porta il canto di Finno che lo cerca.
E’ stato commovente vedere i due cugini in Aman, ancora giovani, e soprattutto felici, convinti che quella pace e quella gioia sia e sempre sarà la normalità, anche se già le cose stanno iniziando a cambiare.
Mi è piaciuto come hai accennato all’inquietudine di Nelyo, a Feanaro che già parla di andarsene da Aman, di forgiare armi, e che già accusa Nolofinwe di volerlo spodestare. Sono i primi veri dissidi, le prime vere inimicizie che i Noldor abbiano mai vissuto, e per quanto siano preoccupanti, si sente che ancora c’è la speranza che si risolveranno, prima o poi, e che spariranno per lasciare il posto alla felicità e alla pace che c’era prima, e leggerle alla luce di ciò che sta succedendo nell’episodio principale, e sapendo ciò a cui hanno portato quei dissidi fa veramente male al cuore!
Ma tornando a Nelyo e Finno, io li immagino leggermente diversi, almeno per quanto riguarda la loro vita in Aman:
imagino Nelyo più sereno e meno costretto a recitare la parte del figlio perfetto: penso che, nonostante le aspettative del padre e tutto, non avesse problemi ad essere sé stesso. Sono d’accordo però che l’essere il primo di sette fratelli e il primogenito di Feanaro avesse il suo peso, e non dubito che in certi momenti della vita questo a Nelyo sia pesato….
Finno invece è più complicato: io adoro infinitamente il suo personaggio, anzi: dopo Finrod, che è il mio preferito, Fingon è il personaggio che amo di più, assieme a suo padre Fingolfin.
Eppure non saprei dirti come me lo immagino: penso anche io che fosse allegro e spensierato, e pronto a gettarsi in un’avventura o in un’impresa, però forse lo vedo… In qualche modo piùriflessivo. Magari era un essere riflessivo che gli serviva solo a fare in modo che le imprese in cui si buttava riuscissero, e non serviva assolutamente a farlo desistere.
Quello che immagino buttarsi nelle cose senza nemmeno pensarci tre secondi è Arakano, lui si cheveramente rischiava di ammazzarsi un giorno si e l’altro quasi, altro che XD!
In ogni caso, sono mie sensazioni personali riguardo questi personaggi, ho comunque sentito sia Nelyo che Finno, mentre leggevo.
Soprattutto, ho amato come hai curato la loro evoluzione!
In particolare i loro caratteri una volta giunti in Endore penso siano veramente ben descritti.
Tornando al Flash-back, Nelyo che chiede aiuto a Finno per riparare allo scherzo degli Ambarussa (oddio, ma come è venuto in mente a quei due di combinare una cosa del genere? Poteva veramente creare un danno più grave di quello che era in partenza…), è stata un’idea fantastica!
Adoro leggere queste scene di quotidianità ambientate in Aman, e ho la sensazione che, visto quanti fratelli minori a Nelyo e quando erano giovani lui e Finno, cose simili succedessero spesso…
La scena del recupero della gemma mi ha tenuta col fiato sospeso, perché penso che gli incidenti in Aman potessero capitare, per quanto forse non fossero mai veramente gravi, e vedere Findekano in pericolo mi ha angosciata parecchio… Per fortuna non era solo!
Però sapevo che avrebbe recuperato quella cavolo di gemma nonostante tutto, ne ero sicura già da quando si era messo a spostare quelle pietre.
Il modo in cui hai fatto scoprire a Nelyo i veri sentimenti che prova per il cugino mi ha colpita tantissimo: niente pensieri smielati, niente lunghe riflessioni, è semplicemente il suo corpo che reagisce, e il suo spirito che comprende la verità.
Una maniera semplice e naturale, e proprio per questo ancora più intensa.
Già prima si sentiva tutto il legame tra i due, attraverso i dialoghi, i gesti, la vicinanza, i ricordi di Nelyo che ripercorre il modo naturale con cui è nata questa amicizia.
Dopo questo, quel passo fatto da Nelyo… E’ come se si inserisse naturalmente.
Io non ho mai visto Maedhros e Fingon come una coppia, perché li ho sempre percepiti come amici, anzi, ho sempre adorato profondamente la fortissima amicizia che li lega, tanto forte da non spezzarsi mai, nemmeno difronte alla separazione, al tradimento, alla morte.
Inoltre li ho sempre immaginati crescere come fratelli, e quindi l’idea che si innamorino in questo modo mi sembra ancora più lontana, perché mi viene da considerarla praticamente un’incesto…
Eppure nella tua storia sono riuscita, come mi è successo solo pochissime altre volte, a mettere da parte per un momento la mia idea e lasciarmi coinvolgere anche da questa coppia.
Il modo sincero e delicato con cui li descrivi mi ha colpita veramente tanto!
Un primo capitolo veramente meraviglioso, Losiliel, sul serio: intenso, vivido, curatissimo in ogni dettaglio, dall’introspezione dei personaggi ai dettagli del legendarium, che ho adorato scoprire in ogni riga, in ogni episodio.
MI sono veramente persa in questo capitolo, e mi sono goduta ogni scena, dalla prima all’ultima.
Davvero tantissimi complimenti!
A prestissimo con i prossimi capitoli! (almeno spero…XD)
Tyelemmaiwe
P. S. Ripensando alla famosa pietra recuperata da Finno, ho adorato come Nelyo, alla richiesta del cugino di descriverla prima pensa all’elenco infinito delle caratteristiche della pietra e poi conclude con un “verde”... Ahhaha, fantastico! |