Recensioni per
Cuore armato
di daimler

Questa storia ha ottenuto 11 recensioni.
Positive : 10
Neutre o critiche: 1 (guarda)


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Nuovo recensore
29/01/16, ore 18:49
Cap. 1:

Ero seduta sullo stesso sgabello da due ore, da quando avevo smesso di aprire gli scatoloni nel nuovo appartamento. Avevo sistemato tutte le mie cose finché non ce l'avevo più fatta. Esplorare il nuovo quartiere si era rivelato molto più interessante, soprattutto in quella sera incredibilmente mite malgrado fosse l'ultimo giorno di febbraio. Mi stavo godendo la mia nuova indipendenza, con il beneficio aggiunto di non avere nessuno a casa che pretendesse un resoconto della mia giornata. Il cuscino dello sgabello che stavo scaldando era di finta pelle arancione e, dopo avere speso in cocktail la giusta parte dell'incentivo al trasferimento che il Federal Bureau of Investigation mi aveva generosamente versato sul conto quel pomeriggio, direi che me la stavo cavando bene nel restarci sopra.
Finii il quarto Manhattan, che dall'elegante bicchiere mi fluì in bocca bruciandomi la gola. Il bourbon e il vermouth dolce sapevano di solitudine: quello almeno mi faceva sentire a casa. Casa mia era a migliaia di chilometri, e più stavo su uno di quei dodici sgabelli attorno al banco ricurvo, più la distanza aumentava.
Però non mi ero persa. Ero in fuga. Il mio nuovo appartamento al quarto piano era invaso da pile di scatole che avevo fatto con entusiasmo mentre il mio ex fidanzato, Jackson, se ne stava imbronciato in un angolo della nostra vecchia casa a Chicago.
Accettare i trasferimenti era fondamentale per fare carriera nel Bureau, e io ero diventata in breve molto abile a riguardo. All'inizio, quando gli avevo annunciato che mi avrebbero trasferito a San Diego, Jackson non aveva fatto una piega. Eppure all'aeroporto, poco prima che partissi, mi aveva assicurato che avremo ancora potuto farcela. Jackson non era capace di mollare. Mi aveva minacciato di amarmi per sempre.
Sollevai il bicchiere da cocktail con un sorriso. Il barista mi aiutò a posarlo saldamente sul banco e me lo riempì. La ciliegia la buccia d'arancia fluttuarono lente tra la superficie il fondo, un po' come me.
"Questo è l'ultimo che avrai, tesoro", disse pulendo il banco ai lati.
"Non serve che ti dia tanto da fare. Non do mance così buoni".
"I federali non lo fanno mai", replicò senza tuttavia alcun tono critico.
"È così evidente?" chiesi.
"Molti di voi vivono in zona. Parlate tutti nello stesso modo la prima sera lontano da casa vi ubriacate. Comunque non ti preoccupare: non ce l'hai stampata in fronte".
"Grazie a Dio", esclamai alzando il bicchiere. Non dicevo sul serio. Amavo il Bureau e tutto il suo mondo. Avevo perfino amato Jackson, un agente come me.
"Da dove vieni?" domandò il barista. La maglia nera a V troppo attillata, le unghie ben curate i capelli perfettamente acconciati con il gel sottolineavano il suo sorriso provocante.
"Da Chicago" risposi.
"Allora dovresti festeggiare" osservò increspando le labbra e sgranando gli occhi.

__Jamie McGuire, Un indimenticabile disastro__


E non vado ad analizzare anche la parte dell'incontro perché se no facciamo notte.







È davvero un peccato, perché nel complesso potresti diventare anche brava, ma non ci riuscirai mai se scopiazzi in giro.

Almeno scrivilo quando prendi spunto da qualche libro.
(Recensione modificata il 29/01/2016 - 06:50 pm)
(Recensione modificata il 29/01/2016 - 06:54 pm)