Recensioni per
De profundis
di _Maeve_

Questa storia ha ottenuto 1 recensioni.
Positive : 1
Neutre o critiche: 0


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Nuovo recensore
23/01/16, ore 14:17
Cap. 1:

Ed eccomi qui :3
Comincio con il dirti che è stata una lettura decisamente emozionante.
Già l'inizio in medias res coinvolge, ti scaraventa dentro la mente di Stiles e contemporaneamente ti lascia osservare da fuori il suo fragile corpo umano che cerca di aggrapparsi, invano, a qualcosa che non è più alla sua portata. Il lettore osserva il dipanarsi di pensieri tetri senza la possibilità di intervenire, e forse provando anche il desiderio di scuoterlo, di confortarlo, immedesimandosi in quella sorta di confusa, furiosa consapevolezza tipicamente adolescenziale dei propri limiti, di quando vorresti urlare contro ai luoghi comuni propinati a memoria, come preghiere, dagli adulti che sembrano non ricordare più come ci si sente a vent'anni, senza un programma, senza strumenti per chiudere fuori quel dolore. Nemmeno gli amici sembrano confortarlo, quegli amici troppo grandi e diversi rispetto al piccolo, fraglie, umano Stiles, e nemmeno Derek, ormai lontano e dimentico dei propri sentimenti – se mai ne avesse avuti di sinceri – capisce il disagio che lo dilania.
Dolce, povero Stiles. Cammina sul baratro tra la voglia di urlare il proprio disagio ed il silenzio che cela il desidero che siano gli altri a capire. Stiles vuole sentirsi amato, vuole che gli altri vedano la crepa nella maschera, la verità del dolore dietro alla menzogna di un sorriso. Stiles vuole il dolore, anela ad un qualsiasi contatto con la realtà, con la vita, ma non sente nulla.
Chi è, Stiles? Il vuoto non definisce. Persino il dolore, nella sua scomposta esplosione, definisce per contrasto, ma il nulla è semplicemente nulla. La sofferenza fine a sé stessa è la peggior nemica dell'uomo, come ci insegnano filosofi, uomini di scienza e di religione.
Ed ecco Stiles sul fondo dell'inferno, un inferno dal quale sembra non poter più emergere, ed è qui che mi arriva la voce di Dean Winchester, implacabile e disilluso, quasi crudele nella sua feroce ironia, che lo informa delle conseguenze della discesa, della chiusura di quella porta metaforica che descrivi così bene. Il loro dolore, per quanto diverso, li rende simili. In fondo, sono sempre due fragili umani in un mondo pieno di mostri, entrambi preda di un'oscurità che è esterna solo in apparenza, ma che ha in loro radici molto più profonde di quanto non si veda ad una prima occhiata distratta. Entrambi con un fratello la cui comprensione arriva solo fino ad un certo punto, entrambi con un amore frustrato e frustrante, entrambi meravigliosi specchi della condizione umana.
Questo il curioso paragone che le tue storie hanno costruito nella mia testa, e ti ringrazio per gli spunti interessanti che questi scritti mi hanno dato. Mi dispiace per questa riflessione un po' sconclusionata e disordinata, ma è ciò che mi ha suscitato la lettura e, come tu stessa hai detto, riordinare pensieri ed ispirazioni darebbe un senso di forzatura che voglio evitare anche in questa recensione.
Mi auguro (e ti auguro) che la tua fase di ispirazione duri a lungo, e spero di poter leggere presto qualcos'altro :3
~ Tua, C. <3