Recensioni per
Bella stagione
di _Maeve_

Questa storia ha ottenuto 1 recensioni.
Positive : 1
Neutre o critiche: 0


Devi essere loggato per recensire.
Registrati o fai il login.
Recensore Veterano
25/04/16, ore 21:45

Proprio quel sole, inaspettato (eppure era così prevedibile il suo arrivo, con tanto di fanfara al seguito), immotivato, troppo splendende e troppo bello perfino per chi vorrebbe dire che è un sole da buttare in una giornata da buttare. Sembra così fiero di ergersi in cielo, sembra quasi non debba tramontare - per fortuna, invece, tramonta come tutti gli altri soli che l'hanno preceduto (è solo uno dei tanti direbbe qualcuno).
Sì, la bella stagione è arrivata, le giornate corte e buie si sono trascinate lontano e stanno in disparte mentre proprio ora ci avvinghiamo ai cambi d'orario forzati, giunti insieme alle primavere con sentenze definitive della Cassazione, sentendoci più belli solo perché l'inclinazione terrestre rispetto al piano ortogonale all'eclittica ce lo permette, complice anche l'afelio - a proposito, le cose sono destinate a cambiare, c'è la precessione in corso. Curioso come quella parola sia così simile alla più familiare processione, più comune e più popolana. Una processione avrebbe più chance di rendere credibile agli occhi dei più un cambiamento tanto radicale, non trovi?
La smetto, la smetto. È che il tuo peccare di superbia mi ha contagiato, è che l'astio e la tua altezzosità mi hanno preso, è che il tuo sincero fastidio è diventato disappunto pure in me: è stato spiacevole e quasi imbarazzante immaginare quelle frivole contentezze, urlate senza troppo ritegno, la loro banalità spiazzante eppure per nulla nuova, tanto banale quanto il ripetersi delle stagioni, ecco. (Siamo stati un po' cattivi.) E quelle contentezze così lontane, così diverse dal tuo stesso modo di essere, l'origami di una personalità troppo distante da quella poco parca personalità a forma di barchetta. Quelle contentezze non ti sfiorano: emotivamente non ti toccano, intellettualmente sono vuote e imbarazzanti. Meriteresti un abbraccio, nonostante il tono che sembrava farsi quasi arrogante - ma no, era solo onesto, schietto, consapevole della realtà. E del rapporto che intercorre tra chi ti ha generato e la complessità del tuo languire.
È ben diverso il tuo modo di gioire, sono d'altro tipo le contentezze alle quali ti rivolgi, sesto senso - di vita. Così dici, niente di più vero. Eppure quel tono severo non lo abbandoni: in questa poesia sei altrettanto severa con te stessa, altrimenti non sarebbero beffarde, altrimenti non saresti a terra (gettata).
Come ne si esce? La forma corretta ed elegante della domanda. D'altra parte, ci sono dei problemi che viaggiano lungo una linea sotterranea di questa tua metropolitana poetica: è evidente già quando parli di reticenze e poi di ringraziamenti; quando mai si potrebbe (okay, sì, si potrebbe; ma perché mai lo si dovrebbe?) ringraziare qualcuno d'esser stato reticente? Si fa confusione tra la legittima omissione e il fingere spudoratamente. E ogni volta che manchiamo qualcosa, ogni volta che diciamo una cosa per un'altra, manchiamo il bersaglio. Falliamo. La reticenza è un fallimento per chi, come te, è vita allo stato puro. Non ti senti una peccatrice, nelle tue (sono proprio tue? O più sue? O, meglio ancora, loro?) reticenze?
Sì, certo. Vuoi uscirne, d'altra parte. Quantomeno, sarebbe bello che qualcuno (non a caso) ti imponesse di non essere reticente - se non fosse che forse è comoda la reticenza, è una rete facile che blocca qualunque pericolo, per qualcuno è comoda. Facile come non parlare del niente che non si vuol sentire. E come le maree che sono tali solo perché il cielo è attraente, così tu non sei tu, ma le circostanze; non c'è un voi di coppia, ma la circostanza sfavorevole; non c'è un legame materno, ma una sequenza di dna che combacia. La stranezza è che c'è del vero, in quelle apologetiche circostanze.

Non pensarci a domani che piove. È solo un'altra reticenza, non sarà quella a far traboccare il vaso di pandora. Dico bene?

Bentornata, Maeve. E brava, brava (per i versi).