Recensioni per
Saraan Sul
di Hi Fis

Questa storia ha ottenuto 8 recensioni.
Positive : 8
Neutre o critiche: 0


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Recensore Junior
01/05/16, ore 20:31
Cap. 3:

Hi Fis,
non osavo sperare in un nuovo capitolo ma non mi dispiace affatto che tu lo abbia scritto. E così quella che voleva essere una semplice one-shot si è trasformata in una raccolta di tutto rispetto; non trovo che tu sia stato “cattivo” nel concludere in questo modo. Se devo essere sincera, quando ho visto iniziare il viaggio di Coda Spezzata, Lydia, Uthgerd e Jenassa mi sono detta “ma come, c’è anche lo scontro col drago?” mi sembrava un’esagerazione, un allungamento eccessivo della storia, quindi è stato un sollievo vedere che ti sei fermato prima. Come hai detto tu, questa raccolta non vuole raccontare le avventure e le gesta eroiche del dovahkiin: è più una presentazione, un prologo di quella che poi diventerà una leggenda. Ammetto anche di aver temuto che questo capitolo non riuscisse a reggere il confronto con gli altri due, che erano già molto ricchi a livello di trama, ambientazione e accuratezza. E invece ti sei superato anche stavolta (Strunmah batte decisamente Sul Ahrk Vulon), il che già è un motivo per farti i complimenti.
Ma andiamo con ordine.
Una cosa che ho sempre ammirato di te, e che anche stavolta hai confermato di saper fare, è il riuscire a inserire stacchi temporali che non risultino fastidiosi: ogni cambio di scena è fluido, per niente forzato, e non dà l’idea di un taglio brusco ma di un collegamento tra due parti del racconto, e infatti la one-shot, nonostante sia divisa in più parti, non sembra un insieme di pezzi cuciti insieme, ma un unico componimento, piacevole e scorrevole da leggere. Questo vale per tutto il capitolo tranne forse per il flashback della spedizione alle torri di Valtheim: è la parte più zoppicante della storia non perché sia raccontata male, ma perché a causa della sua lunghezza avrei preferito vederlo più all’inizio del capitolo. Va a toccare tasti molto interessanti, cita alcuni eventi della storia di Black Marsh e delle abitudini dei suoi abitanti, ha un’atmosfera molto cupa che si distacca notevolmente da quella delle scene antecedenti e successive, che si svolgono a Whiterun.
Whiterun, che acquista sempre più particolari man mano che la narrazione va avanti: Ulfberth combattuto, che non sa se rivolgere o no la parola a Coda Spezzata e intanto si chiede cosa stia leggendo (mi ha strappato un sorriso quando, più avanti, sbircia la copertina del libro per poi restituirlo con nonchalance al proprietario), i bambini (con il piccolo cameo su Braith e la sua famiglia), le voci che girano, gli uomini affacciati alla porta di Breezehome, la scena alla locanda.. tutti piccoli pezzi che si incastrano a formare un quadro generale della città. Le considerazioni di Coda Spezzata, che a volte non capisce i nord come loro non capiscono lui, sono utili sia per capire come funzionano i suoi ragionamenti sia per alleggerire il testo con un po’ di comicità (le donne che si devono cacciare e non corteggiare e via dicendo). Tra i tre capitoli questo è quello dove l’argoniano è più aperto, anche se rimane sempre misterioso e imperscutabile. Sarà perché parla più spesso e non solo per raccontare qualcosa a Lydia o perché il suo modo di esprimersi contrasta di più con quello dei nord, le cui voci si sentono più spesso. Adoro la parlata di Coda Spezzata, quei “si dovrebbe”, “si potrebbe” etc a inizio frase, l’abbondanza di virgole che gli dà una particolare cadenza e soprattutto i sibili incomprensibili (mi ha fatto quasi ridere il “Msh… shm… mmhh” quando parlava con Carlotta); contribuisce a sottolineare la sua già evidente diversità e a dargli più carattere. Forse il motivo per cui mi piace tanto è che credo che, come i khajiit, anche gli argoniani nel gioco avrebbero dovuto avere un modo di parlare molto diverso dal normale.
Altra cosa che mi è piaciuto veder sottolineare, l’importanza e l’uso della coda del Sangue di Drago, che è una parte del corpo che io davvero non saprei come fargli usare e che tu invece hai gestito molto bene (non è che magari la hai anche tu? A questo punto non mi stupirebbe). In particolare il momento in cui ha stretto Uthgerd alla gola, perché sottolinea quanto possa essere utile come arma, e quello dove solleva i bambini da terra. Adorabile
Lydia è rimasta la stessa ragazza un po’ ingenua dei primi due capitoli, che si ostina a chiamare Coda Spezzata “mio thane”, non riesce a comprendere alcune cose e si stupisce se gli uomini la fissano mentre indossa abiti femminili. Ma c’è una piccola crescita in lei, si parla di letture che ha fatto per informarsi sulla terra del dovahkiin, di cose che ha ormai imparato, e si vede come è meno titubante di accompagnarlo o difenderlo (gran coraggio, come dice lo stesso Coda Spezzata, quando si para davanti all’Indomita, o Invincibile come la hai chiamata tu qui, per bloccarle la via). Dà l’impressione che in futuro crescerà ancora, fino a diventare il vero e proprio Scudo del Drago.
Altro contrasto con Coda Spezzata, che invece sembra già bello che formato; viene naturale chiedersi quanto possa imparare dall’avventura a Skyrim, escludendo le nozioni sulla Voce e sui draghi. Posso chiederti se hai in mente quanti anni abbia sulle spalle? Si è parlato del suo passato poche volte, ma nominando molte cose, una nascita a Black Marsh con una lamia, poi un insegnante di alchimia dunmer (da cui immagino derivi anche le conoscenze di Morrowind che mostra), un periodo da mercenario a Cyrodiil.. difficile quindi indovinare quanti anni abbia.
Mi avvio verso la conclusione di questa chilometrica recensione con una perplessità su Jenassa. Il fatto che diventi molto più amichevole, “felice, quasi” di seguire Coda Spezzata così in fretta mi lascia dubbiosa. Dici che “era cominciato tutto dopo quella strana conversazione attorno al fuoco di qualche sera prima.”, ma lì Coda Spezzata ha sì dimostrato di conoscere Morrowind, ma ha anche praticamente deriso il culto degli antenati che hanno i dunmer, dicendo che da loro si può ottenere al massimo una saggezza effimera e quindi quasi liquidando la faccenda. Forse l’ho intesa male io, ma detta così non sembra molto lusinghiera.
Concludo con dei complimenti extra sulla gestione dei dialoghi: mi sono piaciuti molto, realistici e immersivi al punto giusto, e sempre adatti al personaggio. “Ma a lui lo chiami sera” è stupendo.
 
Insomma, non mi dispiace che la raccolta sia finita. Al contrario delle altre volte non sento il bisogno di un nuovo capitolo: il Sangue di Drago è in gioco, si è fatto inquadrare, e si appresta a percorrere la strada che lo porterà al compimento del suo destino, iniziando dal percepire residui di lingua dov. Davvero un ottimo lavoro, che non mi dispiacerà rileggere in futuro.
 
Curse

PS: Questa è la recensione più lunga che abbia mai scritto in vita mia, ma non mi stupisce che sia su una tua storia. Continua così
(Recensione modificata il 01/05/2016 - 08:36 pm)