Non ho ancora giocato a Unity, e ti dirò di più, mi hanno anche regalato il libro e non l'ho ancora letto... (forse perché non volevo farmi troppi spoiler del gioco?)
Però, lo stesso, guardando i trailer (in particolare proprio quello con Élise è proprio bello) e scuriosando qua e là su internet, mi sono affezionata anch'io a questa coppia. Che, ovviamente, in perfetto stile assassin's creed, si conclude tragicamente.
Inizialmente non avevo capito che la tua storia fosse ambientata post-morte di Élise. Effettivamente, se fosse stata contestualizzata prima della morte di Élise, l'idea sarebbe stata forse un po' forzata. Invece così credo che sia semplicemente perfetta. Hai avuto un'idea perfetta, molto significativa per la coppia e parecchio densa di significati e analogie. In un altro contesto sarebbe parsa forse un'idea troppo artificiosa, un po' implausibile e favolistica: un assassino che decide di adottare una bambina (anche solo i problemi logistici sono parecchi).
MA, in questo contesto, tutt'altro! Certo, i problemi logistici rimangono (anche se non so se Arno abbandoni un po' la sua vita di assassino, alla fine, perciò parlo senza cognizione di causa), ma tutto il resto è perfettamente congeniale.
Arno che si rispecchia in quella bambina, disperata e spaesata di fronte all'inspiegabilità della morte. Arno che rivede in lei il sé stesso del passato. Arno che, con la voce di Élise che gli echeggia nelle orecchie come fosse una mantra, si ricorda di un debito. Un debito d'amore.
Decide di adottare la bimba così come lui è stato adottato dalla famiglia di Élise. Una sorta di risarcimento a posteriori, un'azione di bene che ritorna, che si ripete.
Ma non solo, è anche un omaggio alla loro storia d'amore. Come se questa bimba fosse una sintesi tra Arno ed Élise, come fosse la figlia che non hanno avuto. Il nome di lei, il cognome di lui. I capelli rossi come quelli di lei, un passato simile a quello di lui.
E poi in ultimo, ma solo in ultimo, Arno che adotta una bimba e che ritrova un motivo per vivere è LA Dolcezza con la D maiuscola. Però ripeto, non è questo il motivo per cui questa idea è così perfetta. I motivi sono tutti quei parallelismi e analogie che ti ho citato, che rendono molto bene l'idea della storia che si ripete (un espediente narrativo che adoro, a dir poco).
La frase finale dalla doppia valenza (si può riferire sia alla compianta Élise, sia può tradursi come una promessa di prendersi per sempre cura della "nuova" Élise) è il top per chiudere questa storia. E, poche righe prima della fine, "l'ultimo eco" di Élise, le parole di commiato con le quali si congeda da questa storia: Questo è l'Arno che conosco.
Quasi mi piacerebbe sapere cosa ne sarà della bambina, ma forse è meglio che resti sottinteso. Hai scritto un perfetto epilogo per questo personaggio. Un epilogo dolceamaro che sa di speranza, ed è bello soltanto immaginare cosa verrà dopo, senza bisogno di saperlo per davvero.
Bene, prima di chiudere mi scuso per il ritardo, e spero di trovare il tempo di passare anche dall'altra storia che hai scritto su loro due, mi ispira davvero tantissimo, soprattutto perché mi sembra ambientata nella loro infanzia. Tuttavia ho deciso di leggere prima questa, banalmente perché avevi meno recensioni :)
Bien, ci sentiamo presto, appena riesco a districarmi un po' dagli impegni dei contest ♥
Silvar |