Recensioni per
Tu ed io, contro il Mondo, contro il Tempo
di Lory221B
Evviva gli happy ending! Dopo la fine della storia in cui Sherlock era un androide, mi sono accostata a questo capitolo con trepidazione, temendo un altro colpo al cuore. |
Ed ecco l'ultimo capitolo di questa storia molto particolare. Anche qui temevo che tu mi uccidessi qualcuno, perché c'è stato un attimo in cui ho avuto paura che Sherlock... e invece è andato tutto per il meglio. E poi, dai, il filone principale non poteva assolutamente andare a finire male. Quindi ho fangirlato parecchio, lo confesso. Anche quest'ultima mi è piaciuta molto. In particolare, ho amato l'idea che Sherlock pensi a John come prima cosa appena apre gli occhi mentre è a terra e ferito. Ho amato che John, per una volta, se ne rendesse conto. Su tutto, però e sarà che ho un debole per lui, ho adorato Mycroft. Il suo essere manipolatore, ma per scopi nobili. Il suo essere deciso nel voler salvare il suo adorato fratellino da John e dall'amore che prova e che potrebbe portarlo di nuovo alla droga se John non lo ricambiasse. Mycroft fa già altre comparsate qua e là nel corso delle varie storie, ma questa è l'apparizione che più ho apprezzato. Decisamente molto IC, seppur "sul piatto" ci fossero tematiche ben diverse dalla sicurezza nazionale o dal natale con i parenti. |
Rispondo subito alla domanda che fai nel tuo “angolo dell’Autrice”. Il "viaggio" nel tempo (e nel cuore) che mi è piaciuto di più è stato quello dell'androide Scott, anche se non c'è l'happy end e si finisce nell'angst puro. Infatti, pur dominando uno scenario malinconico e spietato contro l’espressione di una “non” umanità, quella del robot, che desidera provare le emozioni più intense dell’animo che (sembra) non avere, è stato quello il capitolo che mi ha coinvolto di più. Per quanto riguarda l'avventura del porto, hai fatto chiaramente emergere il problema principale che ha causato tanto dolore ed ha impedito il manifestarsi di una situazione sentimentale che, ormai, non era più possibile nascondere (“…dire a Sherlock le uniche due parole che sarebbero contate…”). Intenso il dialogo tra Sh e John, che si ritengono finalmente liberi di dirsi cosa provano l’uno per l’altro perché, paradossalmente, sono quasi sicuri di trovarsi alla fine della loro vita e quindi scompaiono la vergogna, la disistima di se stessi, le paure che da sempre li hanno accompagnati. Ma la conclusione li vedrà, per fortuna, sani e salvi e…insieme. Si chiude così il grande cerchio spazio-temporale che hai tracciato attraverso epoche e luoghi diversi, mantenendo la rotta verso il vero significato di quella che, sicuramente, non è solo una bella amicizia. Spicca, in questo capitolo, un Mycroft deciso, ruvido e, senza dubbio, interessato al bene del fratello minore che è quello di non soffrire più per “inutili strette di mano”. Breve ma significativa la frase in questione. Quando una bella storia, che tu definisci “strana”, finisce c’è sempre un po’ di rimpianto ma, intanto, ti ringrazio per la piacevole lettura. |
Mi dispiace davvero che questa storia sia già finita! |
Oddio! Questo capitolo è meraviglioso!! Sono rimasta con il fiato sospeso fino alla fine! Per un attimo ho temuto che Sherlock non ce la facesse! Meno male che si è ripreso, perché la scena nel magazzino è stata straziante! Non riuscivo a trattenere le lacrime! Se avessi potuto, avrei preso John a bastonate, per essersi accorto di quello che prova per il detective solo in punto di morte! |