Recensioni per
Il Libro dell'inquietudine
di SherryVernet
Approdo qui con grande ritardo, ma in fondo al tuo mare c'è la stessa musica. Anche Caça ha la tentazione di infischiarsene. Degli dei. Del Primo Generale. "So chi sei, e non me ne importa." Non so se Kanon lo lascerebbe partire sulle proprie gambe dopo un'ammissione così. Ma Caça ha sempre saputo e non ha mai parlato, almeno da quello che hai raccontato tu. (Sto rileggendo cose. Mi hai contagiata con la tua nostalgia.) Perché non gliene importa, di chi sia al secolo il Drago di Mare. È una ragione migliore di altre. |
Ciao cara! Scusami per il ritardo: fra trasloco, fine trimestre, laboratorio e burocrazia in questo periodo arrivo a casa la sera e mi addormento sul divano con la birra in mano (tristezza teutonica!). |
Quelle di Caça sono buone domande. Perché proprio Kanon a dare il via al concertino in fondo al mare. Ottime domande davvero. Quello che non abbiamo ancora è una risposta alla domanda che mi faccio io: perché Caça sa e non fa niente? Forse la risposta è complicata e la stai mostrando un po' per volta. |
Qui ti stai connettendo alla mitologia de La rosa, giusto? La prendo come assunzione e dunque leggo questo leggere di Caça anche dentro a Poseidone come un essere a parte dei fatti (della tua versione) invece che di quella indorata che ci dà il mito: un sopruso troppo umano, un abuso imbellito, poi trasfigurato dal mito. Già il mito è pieno di aberrazioni e piccolezze tutte umane, ma nobilitate. Allora che brutture vedrà Caça nei fatti? |
Una delle prime cose che si notano quando si comincia a 'studiare' la mitologia greca (nel mio caso, quando ho iniziato a sfogliare il dizionario di mitologia per puro sfizio infantile) è che gli déi sono... fallibili. Ne combinano di tutte le forme e colori, portano all'estremo qualunque difetto e nefandezza umana, con la differenza che, in teoria, coi loro poteri potrebbero rivoltare la Terra come un calzino da lavare. |
È bello il rapporto che instauri fra Kanon e Thetis, l'affetto quasi paterno o l'amore per un animaletto domestico che lui le porta, "così come può". E come possa Kanon, che deve avere i suoi bei traumi, è un bel paio di maniche: è già una manifestazione d'affetto enorme che non la voglia morta! |
Kanon è il solito bastardo che buca lo schermo e ruba la scena a tutti. Basta nominarlo anche solo di sfuggita che BAM!, l'attenzione si sposta. E' un magnete, quel ragazzo. <3 |
Al "ma chi gli sorrideva riconosceva sempre qualcun altro", mi hai fatto spezzare il cuore. Per Caça. Capisci?! Caça. Non hai mai nascosto quanto sia viscido e inquietante, eppure mi fai sentire tenerezza per questo butto cattivone. |
Thetis che fa da fashion counsellor a Caça per creare la sua 'identità mostruosa'? |
Tu sai che io incoraggio i tuoi entusiasmi teutonici! |
Non è uomo di profezie, Caça. Ha più l'attitudine dello psicanalista, che scava nell'inconscio fino a scovarne gli antri più nascosti, le ragnatele più piccole nei vicoli ciechi più bui. Osserva il passato per trovare le cause che originano gli effetti del presente - da cui, forse, si potrà dedurre il futuro, se uno avrà tempo, voglia e pensiero critico da perderci dietro. |
Alla faccia del timore! |
Un mare senza nient'altro da bagnare, ché le acque han sommerso le terre emerse; ma allora, io mi chiedo, avremmo lo stesso lo sciabordio delle onde? Voglio dire, il battere e levare dell'acqua di mare ha senso se si ha un qualcosa contro cui battere, una linea di costa, seppur spezzettata, il bordo di un atollo che galleggia lì dove l'acqua è più blu, un gommone che se ne va alla deriva. Anche perché, una volta che hai sommerso i continenti (e ti ci voglio vedere, a sommergere l'Antartide!!), prima o poi l'acqua dovrà ritirarsi. Poseidone riteneva che l'umanità fosse corrotta e abbisognasse di una lezione; ma, secondo me, non avrebbe coperto le terre emerse per sempre, ché il mare - e lui lo sa - altro non è che l'acqua che riempie i crepacci che separano i continenti. E senza un contenitore che le dia un volume, l'acqua cosa fa? Sguscia via. |
Mi piace che Baian e Caça abbiano qualcosa in comune: un che da acqua di foce o di laguna, una certa indolenza e la stessa nostalgia per due città al confine fra un fiume e il mare. Bellissima l'immagine della nostalgia leggera e molesta come una zanzara. E Baian va e non vuole tornare, ma poi torna lo stesso perché casa adesso è il mare. Questo lo rende forse ancora più di foce. |
Le foci sono un posto strano. Non sono più fiume, non sono ancora mare. A volte sono lagune, con l'acqua che cambia tra dolce e salato a seconda della marea, e con quell'odore misto tra salso (quando va bene) e alghe marcescenti (quando va male) che c'è solo lì. Sono un luogo di passaggio, un po' come una stazione dei treni. Sospeso, tra chi parte e chi arriva, tra chi va e chi resta. |