Recensioni per
Il Libro dell'inquietudine
di SherryVernet

Questa storia ha ottenuto 79 recensioni.
Positive : 79
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
28/01/17, ore 22:50
Cap. 14:

Il ragazzo degli ossimori. Il pennino nuovo e già consumato, il foglio immacolato su cui il mondo ha pensato di lasciare traccia del proprio passaggio. Caça è sì se stesso, ma è anche parte di ciò che riesce a carpire dalla mente e dall'anima di chi gli sta attorno.
Tutti i libri sono libri aperti, per lui, così come lo sono le menti di coloro che lo corcondano. A che gli serve uno sfoglia carte?
A vederla dall'esterno - senza sapere cosa passi davvero nella testa di Caça, cosa accade quando i suoi occhi si posano su qualcuno - sembrerebbe la protesta del ragazzino che si ritrova tra le mani un oggetto di cui non percepisce il reale valore. Sì, è bello. Sì, ha una buona fattura. Sì, avrà anche la sua utilità. Ma lui non la comprende; ancora. Il nonno, che c'è già passato, sa che un giorno quell'oggetto potrà tornargli utile, nella piissima speranza che suo nipote si interessi alla lettura (così da tramandare a qualcuno i propri volumi); peccato che le cose andranno in tutt'altra direzione e che se Caça userà sì quell'oggetto, non lo farà certo nel modo sperato da suo nonno.


Nota di colore: a Roma lo sfogliacarte è quel ditale di gomma che i commessi delle copisterie utilizzano per contare le pagine fotocopiate. Lo sfogliacarte come lo intendi tu - arma del delitto così classica che più classica, quasi, non si può - è il tagliacarte. Lo stesso che in Cluedo è diventato un improbabile pugnale. E a tal proposito, ecco la mia dichiarazione: Caça, nello studio, col pugnale.

Recensore Veterano
28/01/17, ore 22:41
Cap. 14:

Qualcosa mi dice che Caça non è tipo da apprezzare i classici - libri che tutti quelli venuti prima di lui hanno già letto, che molti altri leggeranno.
Un libro già aperto è un libro già letto, già toccato, già vissuto. Caça vorrebbe libri chiusi, che stia a lui aprire per la prima volta.
Tutto il resto è noia, come ha detto qualcuno.

Le scrivanie troppo ordinate mi danno senso di vuoto tanto quelle troppo disordinate mi danno senso di affanno. Sono una forte sostenitrice dell'ordine personale, dove le cose sono esattamente dove devono essere ma con la giusta dose di noncuranza e di leggera tendenza alla sedimentazione - per la serie, mettere una carta sulla scrivania e lasciarla lì per un paio d'anni, ma almeno si è sicuri che è lì... poi passa la mamma a mettere ordine e non sai più dove sono le cose.
Il nonno di Caça doveva essere un uomo d'altri tempi, tutto d'un pezzo. Di quelli che ai nipoti fanno 'regali da uomo' - una scatola di sigari, un orologio da taschino, o un tagliacarte. E lo fanno con una solennità che quasi stona con la normalità del gesto o la semplicità del dono.
Credo ci sarebbe rimasto male a sapere che quello sfogliacarte sarebbe diventato un'arma impropria, in pieno stile di giallo a puntate.

Fra l'altro, il termine 'sfogliacarte' si riferisce al fatto che fino all'Ottocento i libri avevano le pagine attaccate e bisognava tagliarle per poterli sfogliare? Sono confusa...
JudithlovesJane

Recensore Master
28/01/17, ore 22:40

Ora, tu non prendermi per pazza e non desumere dalle parole che seguiranno che il mio cervello sia evaporato a causa di una brutta infreddatura, ma leggendo queste righe, mi è balzato alla mente il testo di Il Pescatore di De André.

E fu il calore di un momento
poi via di nuovo verso il vento
davanti agli occhi ancora il sole
dietro le spalle un pescatore.

Dietro le spalle un pescatore
e la memoria è già dolore
è già il rimpianto di un aprile
giocato all'ombra di un cortile.


Non lo so, sarà l'Oro, l'abbandono dell'Oriente (non come lo intende Shaka), sarà la barca che scivola pigra sull'acqua, senza una meta precisa. Sarà che Caça ha in sé il rimpianto dell'assassino della canzone, con la differenza che mentre De André aveva in simpatia l'assassino (ché forse non era nato con queste velleità, ma vi era stato costretto dalla necessità), io non riesco a giudicare Caça. Né nel bene, né nel male. Mi lascio condurre, come la barca che se ne va, senza nocchero e senza remo.

Recensore Veterano
28/01/17, ore 22:21
Cap. 14:

Quel coltellino ci stava come un cavolo a merenda, hai ragione. E faceva fare una ben meschina figura a Caça. Qui gli dai una storia e un senso, una certa bellezza alla luce della lampada del nonno. Mi piace il tuo Caça. A questo punto lo dico anche senza provare orrore né sentirmi a disagio. Dai profondità e spessore ad un cattivo che è viscido e sghignazzante. Gli dai una storia e umanità, nel mostrare la sua ricerca dell'umanità e il suo disagio.
"un libro che va solo consultato"... mi fa tenerezza e pena Caça bambino.

Recensore Veterano
23/01/17, ore 19:17

Caça focalizza l'attenzione su Krishna e noi con lui, continuando a far la conoscenza degli abitanti degli abissi. Forse focalizza l'attenzione non è l'espressione giusta: si lascia scivolare nei suoi racconti e nei suoi pensieri, ci si rilassa. La fotografia che viene in mano a noi di Krishna è bella come una cartolina di viaggio. Sembra che Caça abbia quasi un amico in quest'uomo coerente e calmo. O almeno una mente rilassante in cui sguazzare.

Recensore Veterano
20/01/17, ore 22:00

Le prime tre righe della drabble descrivono alla perfezione il mio rapporto con praticamente il novantanove per cento delle località di questo mondo. 
Anche se sono andata pochissimo in giro, al punto che persino dell'Italia posso dire di conoscere granché, provo nostalgia per posti che non ho mai visitato - che sia la Grecia o la Polinesia, mi trovo a sognare ad occhi aperti, nostalgica come se ci fossi stata per mesi.

A questo punto m'immagino Krishna come l'ancora di tranquillità tra le turbe mentali di tutti gli altri - lui medita, ritorna con la mente al suo Sri Lanka, si sogna il suo the e i suoi templi dorati, e per Caça dev'essere una meraviglia, ogni tanto, rifugiarsi in una mente così placida, come addormentarsi su un materassino in mezzo al mare in bonaccia.

JudithlovesJane

P.s.: quando ho letto il titolo mi è partita istantanea la canzone d'apertura di Aladdin, quanto male sto messa?

Recensore Veterano
19/01/17, ore 20:38
Cap. 12:

E così, Caça arriva al mare.
La sensazione di affogare è la più vera che abbia percepito, a quanto pare. Non ci sono illusioni nel bruciore dell'acqua salata in gola, dello spasmodico bisogno d'aria che diventa letale se non si riesce a risalire. Il peso della morte si mescola al richiamo che per tanto tempo l'aveva avvicinato alle onde.

Poi l'oceano gli parla. Vuole cullarlo, tranquillizzarlo - perché per arrivare ad Atlantide bisogna affidarsi completamente alle acque. L'affogamento non è morte, per un Generale, per chi appartiene al mare. L'oceano li accoglie, li protegge. Perché agitarsi? E' così facile lasciarsi andare...
Caça lo fa. In quello che potrebbe essere l'ultimo atto della sua vita, crede in qualcosa. Crede nella voce delle onde. 
Si lascia andare.
Chiedendosi se il fondo del mare arriverà prima del fondo del suo animo.

JudithlovesJane

Recensore Veterano
19/01/17, ore 20:09
Cap. 12:

Il piccolo Caça, che non si fida di niente, si affida alla voce del mare e si lascia annegare confidando di non morirne. Fa male, ma Caça sente il richiamo di qualcosa di divino.
"Ma, mentre sprofondava, anche si chiese se un fondo, in fondo, lui non ce l'avesse."
È tutto lì il nocciolo della questione, in mezza riga. Ed è bellissimo.

Recensore Master
18/01/17, ore 23:55

Che belle le strade letterarie.
9, Washington Mews.
27, Craven Road.
221 B, Baker Street.
918, 35W Street.
36, Quai des Orfèvres.
132, boulevard Richard-Lenoir.
Esistono e non esistono. Ci sono; ma siccome sono letteratura - sono diventati letteratura - non esistono più. È come se questi luoghi vivessero una meravigliosa doppia vita, un lato A, che è quello che conosciamo noi, simile alla facciata di uno specchio a figura intera; e poi c'è il lato B, quello che sta dall'altra parte dello specchio. Anche lì, se e quando rigiriamo lo specchio, lui c'è. Ma siamo noi che non possiamo essere in due posti contemporaneamente. O fronte, o retro. Il miracolo della letteratura è questo: donarci uno scampolo di ubiquità, il tempo necessario per terminare la lettura. E magari tornarvi, col pensiero, di quando in quando.

Recensore Veterano
18/01/17, ore 23:26

Atlantide ha qualcosa della finzione o della letteratura. Caça, finzione, miraggio e letteratura, le vede dappertutto, anche nella sua Lisbona. E questo gli fa sembrare Atlantide più vera. Bellissimo che anche Kanon si lasci andare talvolta all'incanto del mare, anche se non può durare.

Recensore Veterano
18/01/17, ore 21:27

Amo illudermi che Atlantide fosse bellissima, dopo che Kanon aveva rotto il sigillo. Che fosse bastato lo sblocco di Poseidone per ridare vita alle colonne, ai palazzi e alle vie sottomarine.
Che sia stata una casa, oltre che una roccaforte da difendere per i Generali.

Thetis la considera il mondo perché l'acqua per lei è tutto - indipendentemente che la si veda come sirena o come Nereide.
Per i ragazzi è come l'obiettivo della vita, la forma solida di un sogno di gloria, la conquista di un'indipendenza.
Caça, che vede illusioni dappertutto, che forse è pure un pelino troppo cinico, vede solo l'ennesimo miraggio nella cittadella dell'Ennosigeo - e la chiama, con una certa nostalgia, come una strada della sua Lisbona, una strada che è più letteratura che realtà - un po' come dire il numero 221B di Baker Street.
E Kanon, Kanon. Lui più di tutti avrebbe potuto trovare un posto, una casa, sott'acqua. Il Drago del Mare a riempire il vuoto dei Gemelli, l'oricalco a far le veci dell'oro.
Ogni tanto, dev'essersi sentito così. Tredici anni sono un periodo lungo per sentirsi sempre fuori posto.
Ma chissà, forse l'oscurità nel suo cuore e nella sua mente hanno vanificato questa possibilità...

JudithlovesJane

Recensore Master
18/01/17, ore 19:01

Ciao e ben trovata.. I pensieri su Atlantide prima del suo crollo.. Come la caduta dello zarismo, paragonata a quel crollo.. Divina raccolta. J

Recensore Veterano
13/01/17, ore 21:54

Thetis è bella. Ed è circondata da maschietti giovani e pimpanti, che a quell'età pensano a una cosa sola. Anche Kanon pensa ad una cosa sola, un'altra, più ardente, più triste.
Bellissima la descrizione delle fantasie dei generali: sporche, indistinte, ed anche goffamente romantiche, come dici tu, con quei baci ricambiati che hanno un qualcosa di più tenero delle fantasie sensuali dettati dagli ormoni. Anche Caça, che chissà da quanto tempo ha avuto in testa quegli stessi pensieri, senza capirli, ed ora invece sono suoi tanto quanto sono dei suoi colleghi. E allora il silenzio che sente nella bella testolina di Thetis è una novità sorprendente, che lo ammalia. In fondo Thetis resta una sirena.

Recensore Veterano
13/01/17, ore 21:28

UUUUUH, i Generalucci che si fanno i sogni a luci rosse su Thetis! Birbantoni arrapati!
Sono proprio degli adolescenti sbavoni, veh... anche se mi fa troppo strano immaginarmi Sorrento con l'ormone galoppante, sarà che pure lui è una sirena, anche se di tipo diverso! 

Il Drago qui fa la figura della persona responsabile - dopotutto è lui l'adulto, e Thetis è 'il suo pesce rosso' e l'unica donna del circolo, un po' di spirito protettivo ci sta. Ho quest'immagine di lui che quando uno dei giovincelli comincia a diventare troppo bavoso lo piglia per un orecchio e lo spedisce a fare le flessioni in fondo alla Fossa delle Marianne, 'perché che razza di Generale sei se non resisti a 100 atmosfere?' e 'vediamo se così ti calmi un attimo'... *___*
Bello Caça che è affascinato soprattutto dalla mente senza contorsioni di Thetis, che è come una tela bianca su cui si può assistere all'aggiunta di ogni pennellata con ogni nuovo pensiero. Decisamente rinfrescante, per uno come lui...

JudithlovesJane

Recensore Master
13/01/17, ore 19:38

OK .. Sei divina ..raccolta divina. Il pensiero va a Ulisse e al canto delle sirene, qui ne abbiamo solo una .. E C. ascolta ma non ode.. Raccolta perfetta e coesa. Un inchino.. PS mi viene in mente kiki quando affronta Thetis .. Lui non sente alcun richiamo e la provoca.. Come kanon
Varia la forma ma non il risultato.