Ciao Fan!
Mi sembrava un peccato farti aspettare così tanto per una recensione, quindi ho fatto un salto veloce in questo primo capitolo prima del tempo, sperando di poter lasciare un commento come si deve nel poco tempo che ho a disposizione. Mi scuso per eventuali errori.
Trovo un'ottima idea non menzionare o dare troppe spiegazioni su elementi così vicini e normali agli occhi della protagonista, è la giusta tecnica da adottare quando si scrive un libro fantasy: primo, perché non rischi pesanti infodump; secondo, perché un mondo che sa lanciarti al centro della vicenda deve saperlo fare senza dover spiegare passo per passo ogni passaggio, il che lo renderebbe anche noioso.
In questo caso, sei stata molto brava in quanto a catapultare il lettore all'interno del racconto; inoltre ho trovato che d'informazioni sei riuscita a infilarne parecchie, senza scadere in blocchi di spiegazione noiosi. Hai dato un ampio margine alla vita sociale, e soprattutto al Culto degli "ermafroditi". Il loro tipo di religione mi intriga parecchio, soprattutto perché l'hai mostrata dagli occhi di questa vispa ragazzina, che tutto pensa e dice al lettore allo stesso tempo. C'è una celebrazione della vita piuttosto ipocrita, una rinnegazione verso la morte e i defunti, quasi che il Culto li temesse. Il controllo "felice e compassionevole" che maschera "sottomissione e controllo di massa" di questi uomini sembra potente e ben stabile, talmente radicato nel popolo - nella massa che è facilmente aizzabile - da risultare molto pericoloro sfidarlo.
In 300 anni sono cambiate molte cose, cambiate tutte per volere del Culto. Sembra molto importante per loro far sviluppare i talenti delle persone, oltre ovviamente alle motivazioni pratiche esposte da Choqo. La parte iniziale con la vendita della ragazza, come se stessero decidendo termini per un passaggio di proprietà, è stata molto a effetto. Ho trovato molto divertente i continui interventi della mente di Choqo, anche se personalmente avrei utilizzato un metodo più pulito e ordinato per separarli dalla narrazione. All'inizio, soprattutto, c'è un uso smodato dei puntini, che tu utilizzi per segnare il passaggio tra il narratore e il pensiero della protagonista. Uso stilistico personale, ma non molto corretto grammaticalmente. Avresti potuto usare un corsivo, però, in definitiva, la lettura è comprensibile e a parta un po' di confusione iniziale ho saputo seguire la narrazione.
Questo personaggio inviperito e incatenato da società e obblighi familiari è stato molto ben costruito. La sua mente è fresca e indisponente - la ragazza non è una santa né fa nulla per assumere un atteggiamento simpatico nei confronti delle schiave o di chi le sta attorno - schietta e molto libertina quando si tratta di marachelle e pensieri non proprio gentili. Con lei hai fatto davvero un ottimo lavoro.
Mi è piaciuto molto anche come hai gestito il dialogo tra i genitori. Il primo sembrava serio e seccato allo stesso tempo, un uomo pratico che sa di aver potuto fare il migliore affare con la merce che aveva per le mani; la madre, invece, è più una donna civettuola, mi ha dato l'impressione che desse molto spazio all'aspetto e alla ricchezza, alle cose che luccicano e danno prestigio, lei si ostina a voler ostentare le sue discendenze e ha controllare il mondo secondo le sue volontà, tanto che non accetta l'idea di non aver potuto educare la figlia al talento che lei preferiva. Questa storia dei talenti mi ha fatto pensare, in effetti, parecchio. Mi è sembrata una specie di metafora con quello che accade tutt'oggi nelle famiglie: c'è chi lascia che le attitudini del figlio vengano fuori; e c'è chi inculca i suoi desideri, forgiando la vita del bambino secondo ciò che più desidera e sogna lui. Questo concetto è stato spiegato molto bene.
Interessantissima l'idea della cornice narrativa: Choqo fungerà da tramite con la storia vera e propria, ovvero quella di Corinna e Simay. Non vedo l'ora di iniziarne la lettura.
Una sola cosa mi ha poco convinto, ed è stata la realizzazione del diario. Hai detto che quando Corinna l'ha scritto era già una donna di mezz'età, quindi doveva avere già una mente molto adulta e una padronanza di linguaggio e di modi molto più "saggia". Il diario sembrava, invece, il continui dei pensieri indisponenti e dispettosi di Choqo: era come se il diario mettesse per iscritto ciò che pensava lei. In altre parole, anche se è un diario ed è personale, l'imperatrice l'aveva scritto per essere letto da qualcuno, quindi credo che dovesse avere una forma più consona a esprimere concetti quasi con rassegnazione e odio e rimorso. Invece tra le righe ho letto solo un dispetto e un fastidio verso il culto. Forse ne dovresti rivedere un po' "la voce del personaggio", come la chiamo io.
Ho notato anche che hai usato termini piuttosto moderni, non molto adatti per il tempo che sembri sfruttare come contesto per la tua storia, come "dribblare" e "serial killer". Infine, ci sono alcuni errori di battitura, dettati sicuramente dalla fretta, nulla che una lettura non possa correggere.
In definitiva l'idea mi ha preso: hai creato un'ottima base, inoltre alla fine hai presentato l'idea di personaggi molto curiosi che credo rivedremo presto, come la Dama Azzurra, il capo della guardia e l'amica della regina spodestata. Ho molte domande, e questo è un bene, perché mi invoglia a continuare per saperne di più. Sicuramente, appena possibile, continuerò con la lettura. Al momento però ti lascio.
A presto! (Recensione modificata il 03/09/2017 - 10:10 am) |