Io non ho proprio parole, ma non pensare male: man mano che scriverò, queste verranno, quindi preparati ad una lunga recensione, condita con qualche considerazione sulla festa di San Valentino.
Voglio iniziare a parlare di Andrew, che pare davvero tanto frivolo e superficiale - e anche molto sciocco - quanto carino. Mi ricorda, solo per l'aspetto fisico, il ragazzo conteso dai protagonisti del film 'Les amours imaginaires' (2010) del giovane talento canadese Xavier Dolan. Te lo consiglio, è film davvero interessante, per quanto la trama possa sembrare scontata, impreziosito da una colonna sonora perfetta - e la celebre 'Bang Bang' di Dalida è la classica ciliegina sulla torta -.
E pare essere anche abbastanza benestante, visto che va in giro con una carta di credito e che, immagino, l'avrà praticamente svuotata con tutto lo shopping che ha fatto. Sicuramente, non è ipocondriaco, visto quanto ha già scoperto del suo nuovo grande amore, NIgel, in un bagno di una discoteca, sicuramente non così tanto pulito. Non voglio entrare nel dettaglio su quello che la mia mente pensava nel leggere di quel rendez-vous romantico, ma sappi che il terrore ha avuto la meglio su ogni altra emozione o sensazione. Sono ipocondriaco, ecco svuotato il contenuto del mio sacco.
A proposito di Nigel: solo io l'ho immaginato di carnagione molto chiara, con un velo di barba, gli occhi di un intenso blu scuro e con capelli rosso rubino, di una tonalità scura tendente al violaceo sotto la luce giusta? Mi sa che sono andato troppo in là con la fantasia...
Dorothy me la immagino come la sorella zitella ma di tanto in tanto sposata di Marge Simpson, Selma, solo molto più bella, con un gusto raffinato e démodé, come piace a me, e senza la sigaretta sempre accesa in bocca, ma circondata - una sorta di sublimazione - da una colonia di gatti. Mi chiedo solo come possa piacerle l'accento inglese, a mio parere il più insopportabile di tutti, anche se la maggior parte lo considera romantico. Fastidioso, semplicemente fastidioso.
La gatta è particolare tanto quanto il suo nome... Ophelia? Ma come ti è venuto in mente? Ci sta, però, ci sta davvero molto bene. Mi sa che te lo ruberò nel prossimo futuro.
Già dalla prima riga ho capito che eri davvero un abile burattinaio e col pieno controllo della trama e dello stile e, arrivato alla fine della storia, ne ho avuto la piena conferma. Solo per l'aspetto tecnico - descrizione dei personaggi, uso e abuso, ma sempre controllato e adeguato, dei clichés, e i dialoghi, sempre divertenti e sempre molto naturali, nella loro assurdità (in alcuni momenti, nella parte centrale e verso il finale) - la storia merita un 10 e lode. Senza dubbio. E voto analogo lo meriti per l'uso del doppio senso: superbo, non saprei come altro definirlo.
Ma, ora, vengo alla trama. Ed è un altro 10 e lode per averla pensata e poi per averla scritta nero su bianco, per noi lettori in stato di bisogno di una sana risata e di una riflessione sugli effetti negativi del consumismo moderno e sulla mercificazione di ogni festività al puro scopo di raggirare i più deboli, intesi come facili alla persuasione.
Tutto questo - la satira sull'aspetto consumista della società moderna, scanzonata ma con un velo di tristezza, di rassegnazione, di convinzione ch'è ormai una strada a senso unico - è concentrato nel scena centrale, nel negozio di articoli "magici" e "propiziatori" e nel modo di fare delle commesse. Mi è dispiaciuto per Andrew, inerme di fronte a quel duo che al posto delle pupille aveva stampato il simbolo del dollaro, con tanto di scintillio.
Sentivo puzza di bruciato già in quella scena, ma direi che si è trattato di un altro tipo di puzza alla fine... Ed ecco l'ultimo 10 e lode: il finale. Mi sono piegato in due dal ridere, immaginando i viaggi mentali di Andrew e quello più breve e realistico di Nigel, in preda ad un'intossicazione alimentare, verso il bagno. Ho sempre gradito come un'immagine romantico-fiabesca, preparata con molta fatica e con particolare cura, venga distrutta nel giro di un attimo da un qualcosa di non previsto quanto realistico.
Infine, arriva la telefonata e scopriamo com'è andata a finire: male, per non di merda. Una chiusura degna di lode, in linea col resto del lavoro.
Penso sia la satira più feroce con protagonista il giorno di San Valentino, un giorno che considero pari a qualunque altro, non certo quel momento dell'anno in cui sprecare denaro in sciocchezze che poi o vanno a finire nella spazzatura il giorno dopo oppure non sortiscono alcun effetto. Andrew per un verso e Nigel per l'altro sarebbero d'accordo, dopo il fattaccio.
Sarebbe un episodio perfetto per una sit-com, senza alcun dubbio. Pensaci. Il materiale è ottimo, divertente, ricercato e sagace, ma mai pretenzioso, ed è già pronto.
In conclusione, ti faccio i miei più sentiti e sinceri complimenti e ci si vede presto. ;-) :-) |