Recensioni per
Sherlock Holmes e Il Caso Marlowe
di Blablia87
Capitolo molto carino e concentrato sui cari Johnlock :) |
Ciao :) continua ancora più interessante questo racconto! Hai ben reso la signora Hudson :P e John che cerca di rimproverare Sherlock ma sorride- innamorato cotto-Watson è dolcissimo. Anche qui, come nel precedente capitolo, hai ben fatto un John più emotivo che ad esempio riterrebbe utile una spiegazione alla signora Hudson per il fatto delle note e Sherlock che ignora bellamente non essendo ciò logico per lui, ben fatto! Anche la riflessione di John sul dimostrare affetto a Sherlock mi piace molto. |
Ciao :) finalmente inizio a leggere sto racconto! Dico così poiché mi pare su Twitter lo pubblicizzasti tramite AO3 e già mi aveva attirato ma ho avuto anche io un blocco da s4, e dunque non riuscivo a leggere di Sherlock e tantomeno Johnlock ma sono contenta di averlo inziato ora, alle due di notte è un buon orario per cominciare un racconto ahah |
Eccomi in ritardassimo. Mi spiace che questa storia non abbia nel fandom l'attenzione che merita. È ben scritta, curata, molto Canon e non utilizza i vari cliché delle ff |
Concordo pienamente con Sh sulla suggestione che un paesaggio invaso dalla nebbia può provocare: quel bianco lattiginoso diventa quasi uno schermo accogliente su cui proiettare, per liberarsene, le produzioni invasive di una mente che lavora troppo, fossero anche limitate a semplici supposizioni o ipotesi, pane quotidiano di un meccanismo razionale perfetto e ad alta funzionalità come la testa di Holmes. Ma io penso che non sia solo quel tipo di pensieri che Sh consegna alla campagna inglese che scorre “…oltre i vetri della carrozza…”: comprendiamo che, nella mente del consulting, s’intrecciano fittamente le riflessioni preparatorie sul caso che stanno andando a risolvere ma anche tutto ciò che riguarda Watson. Infatti, nei rari dialoghi che intervallano il silenzio durante tragitto sul treno, c’è qualcos’altro che si esprime in una sotterranea ma costante attenzione in Sh (“…È il fatto che intrattenga une liaison con un uomo, a destarle un giudizio tanto severo…”). John è già, di per sé, preso da un “devastante e profondo turbamento” che s’intromette nei suoi pensieri ed a cui, fino ad ora, non ha saputo, o voluto, attribuire un nome ed un volto. Pertanto le allusioni di Sh su di lui, riguardanti il suo carattere o le sue opinioni, lo incuriosiscono ma non sono ancora inquadrate precisamente in un contesto emotivo chiaro. In questo capitolo, che mi è piaciuto molto, forse perché perdermi con lo sguardo in un paesaggio nebbioso, a me ispira un senso di tranquillità e di libertà. Sulla scena c’è un John positivo, che ritrai caratterizzandolo come principalmente impegnato nell’espressione di opinioni che trasudano senso civile ed equilibrio, senza la formulazione di facili giudizi (“…non sia mia abitudine valutare un uomo, o una donna, dalle compagnie che sceglie per sé…”). Ma a me rimane negli occhi, a fine lettura, il consulting, tanta è la precisione con cui lo descrivi. É uno Sh che hai delineato magneticamente in gesti eleganti e misurati, come quel chiudere la sua “redingote”, l’indossare il cilindro, l’infilare gli inseparabili guanti ed il liberare il bastone da viaggio dai fermi metallici. Tutto questo sotto lo sguardo di John che, secondo me, comincia ad avere la percezione di aver intrapreso una strada dalla quale, difficilmente, potrà deviare. Parole, le tue, che scorrono fluide ed affascinanti come il paesaggio fuori dal finestrino. |
Ciao carissima! |
“…Holmes non le presta cortesie inerenti alla vostra età perché né lui né io…”: ritorno sullo stile che hai usato in questa storia e di cui già ho scritto nella precedente recensione, complimentandomi con te per l’aderenza del modo di scrivere al contenuto. La frase che ho riportato sopra, è solo uno dei numerosi esempi che potrei enucleare dal testo per confermare questa tua caratteristica che mi fa sentire di fronte a qualcosa di finemente cesellato e che rende più credibile, anche dal punto di vista tecnico, il contesto storico e sociale in cui agiscono qui Sh, John ed i personaggi che li circondano. Hai rappresentato in modo leggero e piacevole il loro dialogo sulla signora Hudson, immersi nella quotidianità della loro abitazione e, leggendo, mi è sembrato, quasi di trovarmi di fronte ad una bella partita di tennis, con botte e risposte che si rincorrono con un ritmo sostenuto. Ma le parole che rimbalzano dall’uno all’altro nascondono un diverso scenario, secondo me: ed è tutto in quegli sguardi attenti ed indagatori con cui Holmes studia il volto e le reazioni di John. Quest’ultimo, comunque, è consapevole che la sua attenzione è impegnata ad analizzare le sue emozioni e sicuramente l’effetto che Sh ha su di lui. Quindi quel dialogo, così vivace e rapido nello scambio di impressioni su un argomento, tutto sommato, un po’ banale, mi appare come un alibi usato dai due per osservare meglio il rispettivo interlocutore nelle sue più nascoste intenzioni. Fai emergere efficacemente la brillante mente di Sh nell’escogitare sistemi per indagare e scambiare informazioni con John in modo non sospetto, mettendo anche a repentaglio la sua salute, e la tenace lealtà che, mista ad un sentimento non ancora ben definito e valutato nella sua vera natura, porta Watson a seguirlo incondizionatamente. È anche vero che li accomuna la stessa dipendenza da adrenalina e da situazioni pericolose, perciò il medico, anche se discute, non lo fa con troppa convinzione. Infatti, dopo lo scambio di opinioni sulle allergie e sull’opportunità di salvaguardare la salute, sia pure su posizioni diverse, egli cede e si adegua ai piani investigativi del suo coinquilino. “…Sarò affiancato da un ottimo medico... Sono certo di non correre alcun rischio…”: questa frase, che Sh rivolge a John, mi ha tanto ricordato quel “sarei perduto senza il mio blogger” di moderna memoria. Sul fatto che la tua storia trasmetta una sensazione di calma, hai perfettamente ragione, leggerla è molto rilassante. Per quanto riguarda, poi, la lunghezza dei capitoli, sei tu che devi scegliere il “quanto”. Io sono disponibile sempre a leggerti, senza alcun problema di maggiore o minore sviluppo del testo. Vai tranquilla come meglio credi. |
Ciao cara! Bellissimo capitolo, complimenti!! Che dire.. Adoro i loro battibecchi, soprattutto quando Holmes stuzzica il caro Watson!! Fa bene quest'ultimo a preoccuparsi per la salute del suo amico; provocarsi degli attacchi di allergia non mi sembra il massimo, ma Holmes sa quello che fa, giusto? Non vorrei che questa cosa gli sfuggisse di mano! Watson gliele darebbe di santa ragione!! |
Questa storia mi ha catturata fin dalla prima lettura del primo capitolo. |
Ma no, la calma è la virtù dei forti :-D e poi stai preparando con la giusta attenzione il caso è la scena. Si alza il sipario per il prossimo capitolo. |
Ciao e ben trovata in questi vecchi confortanti lidi. |
Ben ritrovata qui, ora posso tirare fuori il servizio migliore per delle tazze di buon tè per accogliere il tuo ritorno. Volentieri, lo sai, condivido questo viaggio, da fare in carrozza, ovviamente: permettimi di portare qui lo stesso bagaglio con cui ti ho seguito volentieri in altri lidi, a cui ho aggiunto qualcosa che mi mancava. La tua storia è ad ambientazione vittoriana, quindi doppiamente dovevo leggerla. “…il punto di mezzo della propria esistenza…”: è solo un breve esempio, di come tu abbia saputo rendere flessibile la tua lingua scritta in modo da adeguarla alla forma in uso in quel tardo Ottocento, in cui le strutture espressive erano più articolate e complesse, con frequenti indugi sul circostanziare ampiamente sia gli ambienti, i personaggi ed i pensieri, possibilmente sempre rigorosamente nel pieno rispetto del conformismo dilagante. A tal proposito hai espresso, rendendo così tutto estremamente credibile, dando l’ “imprimatur” di un preciso contesto storico, sociale e culturale, la preoccupazione, o meglio, la tristezza che coglie John, mentre ascolta il problema del cliente, nel pensare alla situazione sua e di Sh (“… non ci sarebbe potuto essere una sola lacrima a solcare i nostri volti alle esequie dell’altro…”). Infatti il loro legame, unico e inestinguibile, lì, in quell’epoca passata, oltre a soffrire del perenne “non detto” e “non espresso” a noi contemporaneo, viene ulteriormente soffocato dalla pesante condanna moralistica che la società vittoriana riservava a chi era sospettato di omosessualità. Procedendo nella lettura mi sono sempre più resa conto che il tuo eclettismo linguistico non è una fantasia: il tuo percorso, tracciato dalle ff che ho letto e gustato, presenta caratteristiche tali da convincermi della tua capacità indiscussa di saper scrivere, anche per la fruizione di un lettore vittoriano, in questo caso, e nel modo più efficace che si possa pensare. Con questa storia è come se io avessi tra le mani un ricamo prezioso, davvero. |
Ciao! Finalmente sei tornata a scrivere su questo sito! Tu e le tue storie mi siete mancate tantissimo!! Trovo il primo capitolo di questa tua long molto intrigante!! Poi adoro le storie ambientate in epoca vittoriana! Sono sicura che il caso che i nostri eroi si accingono a risolvere, li scuoterà profondamente, soprattutto John.. O almeno lo spero!! Non mi aspetto delle scene erotiche, ma qualche tenerezza tra i due ci sarà, vero? Dimmi di sì, ti prego!! Ne ho bisogno, anch'io non mi sono ancora ripresa dalla quarta e forse ultima (sigh) stagione!! Solo una cosa della tua storia mi ha fatto storcere un po' il naso: il vero nome dell'uomo che Sherlock e John devono proteggere è Victor! Non si tratta di quel Victor, vero? :) Sai cosa penso di lui.. Meno male che nella serie lo hanno fatto subito fuori! È una delle poche cose che ho veramente apprezzato! Sono crudele, lo so eheh |