Dato il mio noto amore per il rapporto padre/figlio non potevo proprio non leggere questo bellissimo omaggio alla festa del papà <3 Inoltre, è davvero tanto che non leggevo qualcosa di tuo, per cui il piacere è stato doppio!
Mi rammarico di non essere al passo con le tue storie, perché avrei sicuramente potuto godere meglio di questi già meravigliosi pensierini scolastici. Mi hanno colpito tutti, anche se in modo profondamente diverso. Vato mi rapisce sempre il cuore, non importa l'età che abbia: la sua dolcezza è un dato assoluto. Il modo in cui pala di suo padre riempie il cuore di un calore che non ho sentito in nessuno degli altri scritti. È vero, il rapporto di Jean con suo padre è sicuramente il più idilliaco, forse anche perché viene da una famiglia più umile rispetto alle altre. Non ci sono padri che lavorano lontano dai figli, che pretendono il meglio o hanno atteggiamenti rudi verso di loro: c'è un padre che svolge un mestiere semplice, con una famiglia e una casa altrettanto tali. Vato, invece, è già inserito nello stesso tipo di ambiente che diventerà la sua vita. La figura di suo padre è sì positiva, ma sempre circondata da un alone di serietà e da valori che non possono permettergli di lasciarsi andare completamente al figlio. Penso che per un mestiere come quello del poliziotto, specialmente se di grado elevato, sia necessaria una certa vocazione, e di conseguenza sia automatico dedicare la maggior parte della vita a quello, mettendo al secondo posto le altre cose, come la famiglia. Un rapporto che mi è sembrato simile è quello di Kain con suo padre. Anche lì, l'amore che li lega è indiscusso, ma c'è sempre un lieve distacco causato dal peso che il lavoro ha sulla vita dell'adulto. È molto bello vedere come i figli siano tuttavia consapevoli di quanto il lavoro sia importante per i propri genitori, e come non lo sentano un nemico, ma anzi: una realizzazione a cui loro stessi aspirano. Vato dice "Da grande vorrei diventare un poliziotto come lui," e Kain: "desidero davvero somigliargli tanto." - sono frasi che parlano da sole, esprimendo alla perfezione l'idea che questi due bambini hanno della propria figura paterna.
Invece, non ho potuto non essere un po' triste quando ho letto lo scritto di Breda. Brothers in arms traccia un quadro chiarissimo della sua situazione familiare, e a distanza di anni ne sento ancora la pesantezza. Triste, ma al contempo significativo come questa sia stata l'unica insufficienza della sua vita. Altrettanto amaro è stato il pensiero di Roy. Ho sempre pensato che fosse stato cresciuto da Madame Christmas (a proposito "Christopher" Mustang l'hai scelto apposta?), e vedere uno scorcio della sua vera famiglia è stato tanto interessante quanto triste. Anche lui accenna che vorrebbe intraprendere la stessa carriera del padre, ma come spiegavi anche nelle note si capisce benissimo che c'è un obiettivo diverso dietro. Al contrario di Vato e Kain, Roy è in sfida con suo padre. Lui non è guidato dall'ammirazione, quanto da una voglia di rivalsa che deve bruciargli dentro da tutta la vita.
Peccato non aver potuto leggere nulla di Riza. Non ho capito bene quale tipo di rapporto ci fosse fra lei e BERTHOLD Hawkeye (mi sono appena ricordata che si chiama così xD) e non mi sarebbe dispiaciuto capirlo un po' meglio. Certamente lui non le ha fatto una cosa bella, ma penso che in fondo le volesse davvero bene...
Sono proprio contenta di aver letto questa meraviglia <3 mi ha scaldato il cuore in una giornata molto fredda e piovosa: ti ringrazio.
A presto!
Strato. |