Ehi.
Sono la prima a recensire questo bellissimo, profondo e sincero scritto, yeeee!
Comunque, ora torno seria e giuro che scriverò una recensione decente.
Innanzitutto, come ti ho detto per mail, sei stata molto coraggiosa a voler pubblicare queste righe talmente personali, intrise di quello che, almeno in parte, provi. Leggendolo, hai dato la possibilità a me, che ti voglio un bene dell'anima, di capire megliocome ti senti. Con queste parole, così profonde, che entrano nell'anima di chi legge, hai fatto comprendere al lettore che cosa senti. Credimi, sei da ammirar per aver deciso di pubblicare questa storia.
Hai descritto benissimo la tua ansia, ma soprattutto quanto quei "Devi reagire" ti diano non solo fastidio, ma ti facciano anche male.
"Se avessi il potere di reagire, di opporti a ciò che lentamenteti sta uccidendo , non ti troveresti in questa situazione."
Sì, quello che dici è verissimo. Alcune persone a cui teniamo credono che non vogliamo reagire, che sia più facile e più comodo rifugiarci e crogiolarci nella ristezza, nel dolore, nel vuoto; ma non è così. Non lo è affatto! Parlo al plurale perché, come ai, provo anch'io, molto spesso, questa sensazione, che non è per niente piacevole. E quando qualcuno dice le solite cose, sul fatto che bisogna reagire, che si deve stare su, mi sale una rabbia pazzesca! Rabbia che anche tu hai espresso, con questo scritto. Una rabbia che non riesci ad esternare, o che non vuoi buttar fuori, probabilmente per paura di ferire coloro a cui, nonostante quelle parole, vuoi bene. Hai ragione a scrivere:
"Forse loro non se ne rendono conto."
E' vero. Le persone agiscono per il nostro bene, in questo caso per il tuo, pensano di fare tutto a fin di bene, di aiutarti, quando in realtà fanno solo peggio. Ti affossano ancora di più.
Io non arò mai una cosa del genere. Non l'ho mai fatto con nessuno, credo, perché è un atteggiamento che odio con tutta me tessa; e, se per qualche motivo dovessi farlo e questo ti dovesse ferire, ti prego di farmelo notare.
"Ci sono persone che, non si sa come, credono che tu stia male perché lo vuoi, lo desideri."
Anche questo è verissimo; ed è una cosa che mi fa inca***** di brutto! So che non bisogna augurare nulla di male a nessno, perché è una cosa cattiva e ingiusta, ma desidererei che quelle persone provassero, per un po', quello che prova chi soffre. Forse, allora, si renderebbero davveroconto. O magari si comportano così perché, boh, se sono persone più grandi di noi, adulte insomma, reagiscono in modo diverso, più consapevole, più maturo, avendo più esperienza. O magari si tengono dentro il dolore, non ne parlano ocn nessuno, ma in realtà stanno male pure loro. Con questo non voglio assolutamente giustificare tali atteggiamenti, ma solo dire che ognuno ha un modo diverso di reagire alle situazioni dolorose. Un modo che, se rivolto a chi è più sensibile, fa un male cane!
Sul fatto che non si vuole davvero farla finita... sì, probabilmente ècosì. NOn lo so, onestamente. Da persona che ha sperimentato questa cosa, posso dire che in quel momento pensi solo avolerti lasciar andare, come dici tu. E forse, se si è abbastanza lucidi, si pensa che in realtà non lo si vorrebbe. Schopenhauer (spero di averlo scritto giusto), un filosofo, diceva che il suicida non vuole morire, ma che in realtà desidera la vita più di ogni altra cosa. E probabilmente è davvero così. Non lo so... penso sia qualcosa di molto soggettivo, che dipenda da persona a persona. Comunque è vero, chi vuole farla finita, o anche solo provarci, in realtà grida aiuto. Un grido che però non riesce a buttar fuori, che rimane muto e sordo agli altri e che urla con tutta la sua forza solo dentro di lui.
"L'ansia ti distrugge, ti divora senza pietà, prosciugandoti di forza, energia. Nemmeno capisci a cosa sia dovuta, dopotutto, ma non ti interessa scoprirlo.
Quell'ansia che ti blocca, ti fa sentire male, ti fa perdere il fiato e la lucidità. Come quando hai l'impressione di estraniarti dalla realtà, dal tuo corpo, che neppure risponde ai comandi della tua mente, non si coordina coi tuoi pensieri, semplicemente ti abbandona, mentre tu annaspi e arranchi per rimanere a galla, respirare, riacquistare la razionalità.
È tutta una questione di controllo, quindi. In quegli istanti, quando vieni sopraffatto, investito, calpestato dall'agitazione e dal panico, perdi il controllo e ti sembra di perdere anche la mobilità. La tua testa vaga chissà dove, come se vi vorticassero centinaia, migliaia di pensieri, e invece non ne percepisci uno, non c'è niente di concreto, di tangibile; la testa è ovattata, all'interno rimbomba, come il tuo cuore nella cassa toracica, che batte, batte, batte ad una velocità e potenza così elevate e dolorose da mozzarti il respiro."
Come ti capisco! Provo anch'io queste senazioni, da anni ormai. Forse io descriverei l'ansia con parole diverse, ma il senso resterebbe comunque quello. Non è affatto semplice descrivere cosa si prova in quei momenti, ma tu ci sei riuscita alla perfezione. Del resto, sai descrivere così bene le emozioni, in questa come in altre storie, che non avo nessun dubbio a riguardo.
Per quantoconcerne la pate successiva, non posso comprendere come sia non riuscire a rispondere, a parlare. L'ansia che provo io è forte, ma non a quel punto. Comunque, credo sia qualcosa di orribile.
"Eppure sei convinto che dopo tutto quest'incessante lottare, questo strisciare le unghie sulla lavagna per rimanere in piedi, sopportandone il suono stridulo, rabbrividendo, non potrai mai accettare che sia necessario lasciarsi semplicemente andare, rassegnarsi.
Perché quello, di certo, non varrebbe la pena.
Stai combattendo, anche se gli altri non lo vedono. Continui a tentare, a sperare. E dici, cazzo, dopo tutto ciò che è successo, che hai passato, sei ancora qui. Forse appari fragile, stremato, apatico. Però non te ne sei andato. E questo varrà pur qualcosa, no?"
Sì, certo che vale! Vale molto, anche se tante persone non lo capiscono, come tu stessa hai scritto. Vale tantissimo! Te l'ho già detto ma te lo ripeto, tesoro mio, tu sei forte. Un giorno supererai tutto questo. Non so quando, non so come, non so quanto tempo ci vorrà. Ma penso proprio che ce la farai, che ne uscirai. Meriti di essere felice e di stare bene e ripeto, non sarai sola. Ci saranno i tuoi genitori, ci sarò io e tutte le altre persone che ti vogliono bene. Ci saremo in futuro e ci siamo adesso.
Questo scritto è di una profondità straordinaria; e inoltre, mi ritrovo molto nell'ultimo passaggio.
Ancora complimenti davvero, perché sei stata sincera con te stessa, ma hai deciso di condividere una cosa tanto profonda e personale con noi!
Ti voglio tantissimo bene!
Giulia |