Devo essere sincera, non so bene come iniziare questa recensione. Io mi ricordo di te, non so se tu ti ricordi di me (e questa cosa sta diventando inquietante), e francamente ci speravo che tu scrivessi una IwaOi. Non hai affatto deluso le mie aspettative *w*
Procederò a mo' di scaletta, perché ci sono davvero un sacco di cose da dire:
1. Loro due in bicicletta: già di per se la scena è esilarante, se ci aggiungiamo anche il fatto che sono inseguiti da un energumo e che Oikawa non la smette di infastidirlo - lanciandogli dei mochi, MA COSA! -, abbiamo dato vita alla scena perfetta. Oltretutto, inizialmente credevo che fosse ambientata durante il liceo, e questo dimostra quanto Oikawa Tooru in realtà non sia cresciuto per niente: ottimo, dieci punti per aver mantenuto il personaggio IC.
2. I sentimenti di Iwaizumi: adoro il modo in cui li descrivi. Fai sembrare tutto così delicato e... importante, non so se mi sono spiegata. Ogni parola racchiude un singolo particolare di quello che prova il ragazzo, e allo stesso tempo sei riuscita a descrivere tutto perfettamente. E la scena sulla bici, con Oikawa che gli poggia la fronte sulla spalla e lo sente ridere, AHHHH!
Pardon, ho l'headcanon che Iwaizumi ami la risata del setter :')
Oikawa sfrega le labbra contro il suo collo e Iwaizumi trasalisce, colto improvvisamente da un calore che si propaga per tutto il corpo, fino a rendergli i palmi sudati. “Mi sei mancato così tanto” mugugna Tōru dietro di lui, facendo strusciare il labbro inferiore umido sulla pelle sensibile sotto l’orecchio. “Te lo avevo detto che dovevamo farlo in macchina” continua, totalmente serio, mentre lascia che i mignoli delle mani gli sollevino l’orlo della maglietta e si infilino sotto, solleticandogli la pelle nuda del ventre contratto. Hajime ingoia.
“Chi ti dice che sarei stato d’accordo?”
Oikawa ride piano e infila entrambe le mani sotto il cotone ruvido della maglietta, accarezzando gli addominali e risalendo fino ai pettorali. Il tocco dei polpastrelli è fresco sulla sua pelle e Iwaizumi si ritrova a soffiare fuori un respiro troppo forte, ma continua a pedalare imperterrito.
“Non ti sono mancato anche io?”
Sì che gli è mancato, certo che sì. Avrebbe voluto sbatterlo contro il letto già quando gli aveva aperto la porta di casa, in pigiama e con una maglietta troppo larga a lasciare scoperta buona parte delle clavicole. Durante il tragitto in auto si era dovuto trattenere più volte dal non farlo accostare, afferrargli la testa e baciarlo. Le sue labbra erano sempre state così piene? Forse era il fatto di non averlo mai visto guidare, con gli occhi concentrati e la lingua a passare sopra la carne tenera delle labbra, di tanto in tanto. Due anni senza vedersi lo avevano mandato fuori di testa, perché gli sarebbe andato bene anche nei bagni del minimarket, ad afferrargli i glutei e spingerlo contro le pareti sporche.
“No.” Risponde, per la seconda volta, troppo fedele a se stesso per ammettere quello che è già ovvio.
Ah, questi tre sono la rappresentazione del fluff, dell'angst e dello smut. Santa Trinità, levati, che noi ci siamo votate all'IwaOi (??)
3. Il flashback: l'idea del contenitore mi ha ricordato, non so perché, una poesia di Montale: "Non recidere forbice quel volto". La poesia a un certo punto cita il momento in cui la cicala perde il guscio e questo rimane sul terreno, vuoto.
Il fatto che Iwaizumi sia una contenitore per Oikawa, mi ha fatto pensare a questo. Alla fine, senza di lui non sarebbe veramente nulla. Sarebbe come un guscio vuoto.
Entrambi considerano l'altro come una casa, e a mio avviso penso che sia una cosa bellissima.
(e poi adesso I need to scrivere una fanfic di loro al matrimonio di Hanamaki, NCLPF! *la menano*)
4. La scena davanti casa dello sposo: oltre al fatto che amo quando uno scrittore inserisce particolari, tipo il colore del furgone; non sono una che ama le descrizioni minuziosissime, ma ste cose mi fanno impazzire :')
E amato letteralmente il modo in cui, non solo hai descritto le lacrime di Oikawa come se fossero pioggia, ma anche il modo in cui hai descritto i primi giochi di luce del mattino che si riflettono su di lui. E niente, questa é poesia pura.
“Non mi hai mai abbandonato”, un pugnetto sul petto che gli fa perdere l’equilibrio per un attimo, “per questo sei stupido e non capisci niente! Non ero arrabbiato con te perché te ne sei andato per un anno e mezzo in missione umanitaria, quello non significa abbandonarmi!”. Oikawa ha quella sua solita voce alta fastidiosa e muove la testa, concitato. Nel mentre Iwaizumi gli ha afferrato i capelli, li tiene stretti nel palmo, mentre continua a non respirare e vedere solo quella luce arancione dell’alba che si infila tra i ciuffi di capelli di Tōru e lo rende, in qualche modo assurdo, il centro assoluto di quel cielo. È così che stringe di più la presa sulla sua nuca e mentre quello “bastava che appena tornato venissi da me subito, perché mi mancavi da morire e-” sta ancora blaterando, lo tira verso di sé e “sta zitto” grugnisce, impaziente. Fa in tempo a sentirlo farfugliare un “mai” di protesta, prima di far scivolare la lingua nella sua bocca e zittirlo.
Dopotutto, due anni senza respirare sono troppi.
Qua, hai reso palesi i sensi di colpa di Hajime e hai fatto vedere quanto Oikawa lo capisca - e che comunque lo perdona.
E boh, sta storia é bellissima e io ho fatto una recensione un po' scema :')
Ti rinnovo i miei complimenti. Continua a scrivere su di loro, il mondo ne ha bisogno <3
_Lady di inchiostro_
P.S: c'è una cosa che mi turba. Come diavolo sono riusciti a far finire la macchina DENTRO A UN FOSSO? |