Recensioni per
Cuore di Drago
di TotalEclipseOfTheHeart

Questa storia ha ottenuto 11 recensioni.
Positive : 11
Neutre o critiche: 0


Devi essere loggato per recensire.
Registrati o fai il login.
Recensore Master
17/08/17, ore 09:01

Eccomi di nuovo^^
colpone di scena! Quindi lo zio di Ryu è in combutta con l'imperatore degli Oni?
Peraltro, bellissimo personaggio l'imperatore, ambiguo e fascinoso.
Si potrebbe dire però che a questo punto Ryu trova, o ritrova, se stesso, capisce qual è il suo dovere, e decide di rischiare tutto per compierlo. Molto bello lo scontro, molto ben descritto, e bellissime anche le descrizioni dell'ambiente demoniaco, dotato di una sisnistra bellezza che non manca di colpire il nostro eroe, sebbene sia una creatura di luce.
Corro a leggere l'ultimo capitolo!^^

Recensore Master
03/07/17, ore 17:57

Tuttavia, col cavolo che gli avrei permesso di fare i propri porci comodi, quindi sorrisi, prendendola per mano e portandomela ancora più vicina. In parte, per rassicurarla (come se ce ne fosse bisogno, non ci pensavo nemmeno a farmi mettere sotto da un dannato ermafrodito), e in parte per chiarire, indirettamente, come fossi già impegnato (almeno in teoria).
L’altro sorrise, divertito, per poi constatare, con un tono che, sin dall’inizio, mi fece letteralmente immobilizzare dal terrore: “Vostro zio aveva perfettamente ragione. Siete proprio come vi aveva descritto: sfrontato, sciocco ma anche incredibilmente affascinante … sfortunatamente per voi, mio giovane RYUJIN, temo che non potrò godere molto della vostra indubbiamente gradevole compagnia. Perché la vostra permanenza nel Naraka finisce ora.”, sorrise, alzandosi pigramente in piedi.
Mi bloccai, fissandolo senza realmente capire.
Osservai interdetto Hitomi, ma anche lei pareva non comprendere di cosa stesse parlando, ed era sconvolta almeno quanto me.
Lo osservai, scettico e diffidente, quasi a carpire dove stesse la menzogna. Eppure, mentre scrutavo quelle iridi color ametista, fu con mio immenso dolore che non riuscii a scorgervi nemmeno una più pallida scintilla d’inganno.
Deglutii, scoppiando a ridere.
Per la verità, il suono che ne uscì fu fin troppo forzato, segno indelebile del nervosismo che, subdolo e letale, si stava facendo strada nel mio animo: “Quello che state dicendo è totalmente assurdo, Shenlong non avrebbe avuto alcun motivo per entrare in contatto con voi.”
L’altro sorrise, e per poco non avrei voluto staccargli la testa a morsi, nel vedere il tono quasi compassionevole con cui mi aveva guardato.
“Principe Ryujin, la vostra ingenuità mi sorprende. E si che, in tutti questi anni, avreste ormai dovuto comprendere come vostro zio disprezzi la vita a cui voi Naga siete costretti … dopotutto, non avete condiviso lo stesso modo di vedere le cose, in questi anni?”, sorrise, riprendendo, con tono laconicamente triste, “Una specie così splendida e magnifica, che avrebbe dovuto essere destinata a regnare sui mortali, e invece si trova a doverli servire, proteggendoli come cani da guardia! Non ditemi che non lo avete mai pensato, anche se per un solo istante, da quando avete vissuto al Palazzo di Giada.”
Tremai, incapace di credere a quelle parole. Era vero, avevo sempre saputo del disprezzo che mio zio aveva per la vita di corte, e per la situazione in cui ci trovavamo, ma mai, nemmeno per un istante, avrei potuto immaginare che potesse ordire una trama simile. Contro la sua famiglia, contro la sua specie e contro l’umanità intera.
Lui era sempre stato, per me, l’ancora di salvezza, l’unico cenno di comprensione in quel mondo altrimenti monotono e distante, il solo in grado di comprendere i miei pensieri e desideri. Aveva rappresentato tutto ciò a cui ambivo e che desideravo essere, era stato un amico, un mentore e un padre, laddove Tianlong aveva fallito più volte. E la fiducia, cieca e assoluta, che avevo sempre avuto nei suoi confronti m’impediva anche solo di IMMAGINARE che potesse tradirmi in quel modo. Non dopo tutte le ore passate assieme, non dopo tutti gli sguardi complici, i viaggi compiuti, le giornate passate a chiedergli delle sue avventure.
Era stato, laddove tutti gli altri avevano fallito, il solo in grado di comprendere il mio disagio. Il solo che, seppure silenziosamente, sapesse cosa mi passava per la testa, e condividesse i miei stessi pensieri e preoccupazioni.
Mi morsi il labbro, mentre lo sguardo indeciso di Hitomi si posava sul mio.
Era vero … io avevo sempre considerato gli esseri umani come niente di più e niente di meno che delle creature deboli e inferiori. Non l’avevo mai nascosto e, anzi, non perdevo certo occasione per far sapere al mondo come la pensassi ma … ma …
La guardai, terrorizzato mentre, per la prima volta, un’ombra di dubbio si faceva strada in quelle iridi color acquamarina. Come poteva veramente credere che avrei mai potuto appoggiare un tradimento simile? Che desiderassi realmente solo e soltanto la distruzione della sua specie? Che li disprezzassi a tal punto?
Mi morsi il labbro, guardandola supplice, consapevole di come, in tutti quegli anni, non le avessi mai realmente dato modo di pensare il contrario.
L’avevo sempre maltrattata e denigrata, continuando a rimproverarla ogni giorno che passava, vessandola in ogni modo possibile e immaginabile. E standomi a fianco, aveva potuto vedere bene come, con gli altri suoi simili, non fossi certo più gentile.
Mi voltai a osservare l’Imperatore, furioso, sbottando in preda a un’ira a stento trattenuta: “Q-questo … non è affatto vero! Non avrei mai potuto desiderare la distruzione della razza umana, né mi sarei mai sognato di tradire in questo modo la mia specie!”
Quello sorrise, bonario, per poi rispondere, perfettamente pacato: “Davvero? Non hai mai desiderato poterli vedere svanire, cosicchè non fossi costretto a prendere il tuo posto come Imperatore, passando la tua esistenza a difendere una guerra non tua? Hai mai sperato che se fossero svaniti nel nulla, senza lasciare traccia, tu saresti stato finalmente libero? Ti sei mai chiesto, anche se solo per un minimo istante, come sarebbe stata la tua esistenza senza di loro?”
Mi bloccai, incapace di rispondere.
Perché si, in cuor mio, lo avevo desiderato.
Forse non in modo conscio, forse non con l’intento di esternare tale mio pensiero … ma lo avevo fatto.
E mi sentivo un verme per questo.

Assottigliai gli occhi, per poi sorridere, impavido, ed estrarre Yoosenmaru.
Guardai appena Hitomi, sussurrandole: “Stai indietro … questa cosa non deve riguardarti.”
Mi osservò, ancora indecisa.
Potevo chiaramente percepire come, dopo le infide (ma brutalmente veritiere) parole di lui nemmeno lei fosse più realmente sicura su cosa pensare al mio riguardo.
Sospirai, chiudendo appena gli occhi, prima di voltarmi e alzarle il mento, osservando assorto quelle iridi imperlate di lacrime, così dannatamente magnifiche e struggenti da farmi stringere il cuore nel petto, di fronte alla consapevolezza di averla ferita in quel modo orribile e crudele. Sorrisi, tristemente, consapevole di come, dopo tutto ciò che avevo fatto, non meritassi certo il suo perdono, o la sua comprensione: “Hitomi … guardami, ti prego.”, alzò il capo, fissandomi spaurita, tremava e, in fondo al cuore, non potevo certo biasimarla per questo, “Lo so. Ti ho delusa, non sono mai stato un padrone, o un compagno, che si potesse definire responsabile. Ti ho biasimata, per le tue origini mortali e per la natura debole della specie a cui appartieni, e per questo non sono mai stato capace di dare, a te o ad altri, il reale valore che meritate.”, mi morsi il labbro, deglutendo appena, per poi riprendere, la gola che quasi mi doleva nel pronunciare quel fiume di parole che, in tutto quel tempo, non avevo mai avuto il coraggio di dire, “E me ne pento. Me ne pento amaramente, perché so di averti ferita e sfruttata, nonostante la tua dedizione, nonostante il tuo coraggio e nonostante la tua gentilezza. Io sono stato cieco, e non potrò mai perdonarmi per questo.
È vero”, ammisi, abbassando il capo colpevole, “Io ho sempre pensato, in fondo al cuore, che non valesse realmente la pena di proteggervi. Ho biasimato il mio stesso fratello per essersi unito a un’umana, rinnegato mio padre per il suo amore verso di voi e abbandonato te, che mi eri sempre rimasta fedele, per le tue origini. Vi credevo una razza debole e inferiore, perché non possedevate la nostra stessa forza, la nostra durata vitale o i nostri poteri. Ma, mentre attraversavamo assieme il Naraka, ho visto in te qualcosa che prima non ero mai riuscito a vedere, una forza unica e differente che per anni ha permesso alla tua specie di rialzarsi, sempre e comunque, anche di fronte alle difficoltà apparentemente più insormontabili. Forse, non sarete come noi, ma possedete, senza ombra di dubbio, una grandissimo potenziale che, spero, potrò un giorno vedere trasformarsi in qualcosa di nuovo e unico, in grado di cambiare il mondo.”, le sorrisi, mentre vedevo quei bellissimi occhi da cerbiatta sgranarsi, e le lacrime smettere di imperlarle le gote candide e perfette.
“Ryu …”, si limitò a dire, mentre le sfioravo leggermente, e con una dolcezza quasi reverenziale, le labbra. Sorrisi, accarezzandole il viso, consapevole di come, se avessi fallito, avrei potuto non rivederla mai più: “Tranquilla, nessuno ti farà del male. Finché avrò vita, non permetterò che gli esseri umani possano soffrire. Ho già fallito troppe volte, commesso troppi errori e perso troppe persone care … ora che finalmente posso comprendere le motivazioni di mio padre, voglio poter reggere a dovere quel compito che mi è stato affidato.”

Non mi ci volle molto per comprendere come, se per tutti quegli anni non era mai stato ucciso, ci dovesse essere necessariamente un buon motivo dietro.
E infatti un motivo c’era.
A dispetto del fisico effeminato e ben più esile del mio, quel tipo possedeva una potenza a dir poco impressionante, oltre che dei riflessi e un’agilità ben superiori anche a quelli di un Naga adulto ed esperto.
Si muoveva con una grazia che, altrimenti, avrei creduto impossibile all’interno di uno scontro come quello, ma non per questo le sue movenze erano meno precise, o letali.
Si spostava, colpiva e parava con un precisione e una puntualità estreme, senza smuoversi nemmeno di un millimetro di fronte alla mia carica affiatata e senza nemmeno curarsi troppo di rispondere ai miei continui assalti. Si limitava a evitare, tranquillo e pacato, oltre che con un sorrisino decisamente molto irritante in viso, tutti i miei colpi, giocando con me come il gatto fa col topo, e col chiaro intento di stancarmi e farmi arrivare al limite.
Così da potermi infliggere il colpo di grazie senza troppe difficoltà.
Ovviamente, se credeva sul serio che glielo avrei permesso, allora si sbagliava di grosso.
Nonostante fosse un ottimo guerriero, e i miei attacchi continuassero ad andare a vuoto, la situazione non era nemmeno così precaria. Seppure a fatica, anch’io riuscivo a reggere ai suoi assalti, e grazie alla determinazione che avevo acquisito, ero tutt’altro di che disposto a perdere … anzi, da quando avevo iniziato ad apprendere l’arte della spada, potevo dire con assoluta certezza che mai, come allora, raggiunsi simili livelli di forza.
La consapevolezza di trovarmi con le spalle al muro, e il sapere che tutta l’umanità si appoggiava ora sulle mie spalle, mi spinsero a dare il massimo di me stesso, superando di gran lunga quelle che sarebbero state le mie naturali capacità e facendomi procedere spedito, rialzandomi sempre e comunque.
Lo scontro procedeva spedito, senza esclusione di colpi.
Io, spinto dall’ardore e dalle determinazione, cercavo in tutti i modi possibili di penetrare nella difesa del mio avversario ma, purtroppo, l’arma a medio raggio di cui disponeva mi metteva in una naturale posizione di svantaggio. La naginata è un’arma ad asta, contro cui, notoriamente, una comune katana può ben poco, vista la possibilità di tenere lontano l’avversario e controllare il gioco senza problemi … e se non potevo avvicinarmi troppo, ferirlo sarebbe stato ancora più complicato.
Lu, d’altro canto, come potei notare col proseguire dell’incontro, pareva iniziare a infastidirsi sempre di più. Era riuscito a farmi un paio di graffi, ma ogni volta che cercava di prendere in mano la situazione, mi spingevo con le spalle al muro, verso quella zona della sala in cui la sua arma a medio raggio avrebbe avuto maggiori difficoltà a essere maneggiata facilmente. E allora ritornava alla sua posizione di base, osservandomi sempre più irritato da quel naturale fervore che gli impediva di darmi il colpo di grazia.
Tuttavia, ero ben consapevole come, di quel passo, avrei finito immancabilmente con l’essere ucciso.
Il braccio sinistro era già stato ferito, e sebbene il graffio non fosse eccessivamente profondo, trattandosi della mia mano portante fui costretto a continuare a combattere con la destra, cosa che rese immancabilmente più impacciati i miei movimenti. Inoltre, era riuscito anche a farmi un taglio alla gamba, anche questo lieve ma comunque doloroso e in grado di rallentarmi non poco, e quello che avevo sulla fronte mi offuscava la vista, col sangue che gocciolava fastidioso sull’occhio sinistro. Potevo anche muovermi, ma era chiaro che, così continuando, avrei seriamente rischiato di rimanere ucciso.
Fu allora che mi venne l’illuminazione.
Non potendo avvicinarmi troppo al mio avversario, mi condussi con le spalle contro una delle colonne in onice nera, così da dargli l’impressione di avermi messo con le spalle al muro.
Quando questo si slanciò in avanti, mi scansai di lato, lasciando che la lama di Seshamaru penetrasse nella colonna, restando bloccata, giusto il tempo per afferrare una delle torce ivi appese e scagliarla con precisione contro il mio avversario.
L’Imparatore Oni fu costretto a indietreggiare, lasciando l’arma conficcata nella colonna, ma finendo comunque con l’essere ustionato dalle ceneri e dai lapilli verde smeraldo provocati dalla torcia, che si conficcarono letali negli occhi, facendoli sfrigolare in modo decisamente sinistro mentre, con un grido di agonia, si portava le mani al viso, accasciandosi a terra dal dolore.
Mi fermai, annaspando stremato, e portandomi istintivo una mano alla gamba, che, a dispetto della ferita lieve, continuava a sanguinare, e in modo anche abbastanza insistente e fastidioso.
Lo osservai, avvicinandomi a lui lentamente, e osservando disgustato quell’essere prima così arrogante e pieno di sé.
Il volto, ridotto ormai a un ammasso scuro e fumante, era totalmente deturpato. Le fiamme avevano scavato la carne senza pietà, fondendola senza fermarsi e bruciando in larga parte anche la chioma prima magnifica, per poi procedere letali lungo tutto il busto.
Ormai, non rimaneva che l’ombra della figura bellissima che era un tempo.
Fissai, serio, quella creatura ormai sconfitta, al che dissi: “E’ finita. Siete stato sconfitto.”
Quello mi fissò, le orbite vuote che mi sondavano l’animo, quindi sorrise. In mezzo a quella pozza di sangue nero e rappreso, sentii quasi il cuore gelarmisi nel petto, mentre la risata roca e disperata di lui riecheggiava nella stanza, mentre rispondeva, in preda al delirio: “Certamente, uccidimi pure, giovane principe. Ma non uscirete MAI di qui. Pensavi veramente che fossi così sciocco da non avere un piano di riserva? Le Porte del Naraka sono sigillate, puoi anche ammazzarmi, ma per quanto potente possa mai essere il tuo Karisuma, non tornerai mai a Shukai – Shi e, con la tua scomparsa, alla fine la razza umana sarà comunque condannata!”
Mi bloccai, fissandolo, incapace di credere a quelle parole.
Digrignai i denti, mentre l’ira prendeva possesso del mio animo.
Lo osservai, carico di disprezzo poi, senza attendere oltre, conficcai Yoosenmaru nel suo cuore.

Eccomi qua! Allora, andiamo con ordine.

1. La prima parte l'ho citata perchè mi è piaciuto tantissimo come dialogo, il senso di colpa di Ryujin davanti a quelle parole talmente vere era talmente reale che mi sembrava di percepirlo, dico davvero. Ha scoperto una cosa che nemmeno si sarebbe immaginata, ovvero che lo zio che tanto ammirava è un traditore ma il colpo più duro è stato che anche lui come suo zio la pensava in quel modo, senza però rendersene davvero conto, ma di fronte alle parole dell'Imperatore ne ha ricevuto l'amara consapevolezza, soprattutto quando guardava Hitomi, giuro, mi sono sciolta come neve al sole.

2. La seconda parte perchè ho apprezzato moltissimo come Ryujin abbia parlato a Hitomi cercandole di farle capire quanto in verità tenesse a lei, deve essere stata dura dirle tali parole, ma alla fine il loro rapporto è tornato come prima. Ho apprezzato anche come ha l'ha definita così come la sua specie, e anche qui mi sono sciolta! Che dolce che è stato!

3. Lo scontro migliore di sempre, così realistico che mi sembrava di essere li. E alla fine Ryujin seppur con difficoltà l'ha avuta vinta. Sul serio, l'Imperatore Oni mi ricordava tanto Aphrodite di Saint Seiya, il famoso pesiolino che tanto detesto (e qui molte mi lincerebbero viva). Spero che si concluda per il meglio.

Passiamo infine al capitolo in generale, tutto il complesso a parte qualche piccolo errore di battitura è davvero fenomenale non c'è che dire, mi è piaciuto un sacco, soprattutto le descrizioni che sono il tuo punto forte. I miei più sinceri complimenti e alla prossima!
Baci baci EF