Ciao!
Come promesso, la storia l'ho letta ieri, e avevo tutta l'intenzione anche di recensirla ieri, però ho voluto prendermi una notte di sonno per pensare.
Potrei ammirare in silenzio il tuo lavoro, venerarlo, inchinarmi e andarmene (tecnicamente è quello che ho fatto ieri seraXD). E' questa è la mia recensione per te! Cos'altro dovrei aggiungere, di grazia? Cos'altro ti serve sapere, perdinci? Ma non è nel mio stile, e poi io ho così tanto da dire che qualcosa la scordo sicuro, però qualcosa la dico anche.
Iniziamo dicendo a chiare lettere: ho vinto facile scegliendo te, sapevo già che avrei letto qualcosa che valeva la pena. Però non avevo fatto i conti con il quantitativo di qualità che mi hai servito, ed è... crea dipendenza, più leggo e più ne voglio.
Non ci sono errori grammaticali, e le uniche due virgole che ho visto fuori posto possono benissimo essere considerate una scelta stilistica, quindi manco te le segnalo qui. Il tuo stile è sempre così fluido che sembra di bere acqua, è leggiadro, PULITO, di una semplicità di fondo che nasconde una simbologia scenica e visiva che fa accapponare la pelle per quanto è stata curata e ben pensata. Credo di aver notato ogni più piccolo dettaglio, a partire da come hai creato ogni scena, ogni battuta costruendola intorno al personaggio e al suo IC originale; hai reso l'ambientazione esternazione della sua natura; persino l'elemento Au è stato pensato per enfatizzare le caratteristiche dei protagonisti. Sicuramente qualcosa dimenticherò di accennarla, ma sappi che ho notato tutto. E adesso procedo scena per scena.
Sandor! Per lui hai pensato a una fiaschetta che non si svuota mai e un guanto che si trasformi nella cosa in cui tocca (voglio vederlo in azione questo guanto), ma non gli permetti di avere le donne. Uno penserebbe, ubriaco e con una mano che si emula ciò che tocca, perché non cerca di ottenerle in qualche modo? Con la forza, e per un attimo ci pensa pure... eppure no, non lo fa. Ed sei stata bravissima in questo gioco! Sandor è un omone grande e grosso, deturpato da una violenza del fratello, e quella cicatrice sul volto è l'emblema della sua natura. Perché l'anima di Sandor, così come tu sei stata brava a dipingere, è quella di un bambino fedele e buono a cui è stato posto un marchio addosso, e quella fedeltà e bontà sono state storpiate, deformate. Questo cambiamento esterno, voluto proprio per indurirlo, ha lasciato un dolore su di lui, che egli combatte con alcool e altri piaceri materiali, lo affoga nei vizi e in cantilene di menefreghismo dove non smette mai di ripetere che non gliene frega nulla di nessuno né delle conseguenze delle sue azioni. Quindi si viene a formare quasi uno sdoppiamento, dove due entità opposte devono contemporaneamente esistere: da un lato l'uomo insensibile e brutale, rozzo e spietato; dall'altra il cuore di un uomo fedele e compassionevole, con una coscienza. Questa esistenza è praticamente impossibile, allora lui affoga, affoga tutto, anche se stesso.
Sansa! La sognatrice, colei che incarna la bellezza e la raffinatezza, le cose gentili, delicate, per bene. Emblematico è il giardino, ma ancor di più è questa intera frase: Peccato che sprechi tutto il suo tempo in quel giardino. Fiori, rose che potrebbero pungerla… [...] Distruggi il suo giardino! Questo passaggio racchiude la vita di Sansa. Il giardino è la sua famiglia, i suoi affetti, i suoi sogni, la sua innocenza. Quel giardino è l'amore con cui l'hanno avvolta i suoi genitori. E Ditorcorto (di lui parlerò alla fine) glielo porterà via. Qui, come in tutta la storia in realtà, sei stata bravissima a metaforizzare la trama originale. Ditocorto sancirà la morte di suo padre, quella di tutta la sua famiglia, la condannerà al matrimonio con Bolton e la costringerà a uscire fuori, deturpandola però, trasformandola nel suo più bello e prezioso gingillo.
Ecco perché il fatto che lei rinunci a ciò che più vuole (vedi quando rifiuta l'aiuto di Brienne, l'ultimo dono di sua madre), per cercare la sua vendetta. Sansa impara cos'è la vita vera, e la vera vita è fatta di ferro (inteso come spada che come sangue). La sua fiducia in chi le porge una mano è l'ingenuità di una sognatrice, ed è il male che di solito producono gli stolti. Che male può fare un segreto di cui altri sono a conoscenza? La distruzione di una famiglia.
Tutto questo mi ha fatto pensare: fino a che punto l'egoismo di un uomo può spingersi? Cosa si è disposti a sacrificare, anzi cosa non si è disposti a sacrificare per ottenere ciò che più si desidera?
Jon (io lo adoro, spero che sarà davvero l'eroe senza macchia in questa storia, anche se nessuno vince senza sporcarsi un po' le mani)! Lontano da tutti e tutto (hai ripreso perfettamente il suo background: figlio bastardo, arruolato nei guardiani, ect...) ma sempre pronto ad aiutare la sua famiglia. Un militare dovrebbe pensare al bene comune, ma quando il sangue chiama i vecchi torti e dissapori vengono cancellati. Tipico di Jon diffidare e non desiderare nulla da Ditocorto. E bada bene: questo non vuol dire che lui non desideri, ma più che altro che ha paura dei suoi desideri. Jon scappa dal negozio di Ditocorto, ha paura di ottenere ciò che vuole, ma anche se accettasse di inseguire i suoi sogni, io credo che lo farebbe con le sue forze, perché è il personaggio che insegue il piacere del sudore, del merito, e anche questo rispecchia il suo passato, il suo voler essere sempre apprezzato e accettato, e l'accettazione, la fiducia degli altri, non è un dono che qualcuno può darci.
E finalmente arriviamo a lui, il Diavolo! Non potevi trovare associazione migliore per Ditocorto. Ma prima lasciami elogiare un dettaglio che si è ripetuto molto bene lungo la storia: la puzza di zolfo. In alchimia è il principio generatore maschile, e simboleggia ciò che si eleva al di sopra della Luce, e per appunto Lucifero. Lui ha un ruolo molto simile a quello di Tremotino in "Once upon a time", ed è un ruolo che gli calza alla perfezione, direi molto meglio dell'originale. Perché se c'è qualcosa di cui ho la convinzione, e non mi importano i fatti, è che per quanto, da qualche oscura parte, ci dev'essere stato un gigantesco torto che ha cancellato la sua bontà (l'ha mai avuta o è sempre stato il primo a desiderare ciò che non poteva avere) questo non giustificherà mai il male che fa. Mi piace che sia lui ha realizzare i sogni impossibili degli altri, perché in realtà è lui che, nella trama di GOT, desidera qualcosa che non potrà mai avere. Questo capovolgimento del suo ruolo, quasi complementare o a specchio, è stato geniale e mi levo il cappello davanti alla tua pensata.
La trama di questa storia è geniale, sei stata bravissima nell'idearla. Sembra di stara assistendo all'apocalisse. Ed è questa confusione, dove tutti uccidono e attaccano tutti, che Ditocorto si sente più a suo agio, passa quasi inosservato, come un fantasma in mezzo ai fumi tossici della città, galleggia sopra tutto con sguardo maligno. Il contesto e quindi lo sfondo è stato ben reso: i bambini che attaccano, i grandi che sghignazzano e pettegolano, razziano, la natura bestiale dell'uomo che prende il sopravvento, l'indifferenza generale di fronte alla violenza. Sembra quasi che Sandor sia l'unico a provare un profondo e soffocato dolore per l'impiccagione di Loras, ed è tutto dire visto che è lui la mano utilizzata per aprire le porte dell'inferno.
Il titolo? E' l'unico possibile. Accattivante, seducente in alcune sfumature, coerente con la trama, ma sopratutto calzante con il personaggio del Lucifero della situazione.
Vorrei concludere citando l'altra mia frase preferita, insieme a quella già sopra citata (preferite tra le preferite, perché sennò dovrei riportare l'intero testo).
- Un altro sorso per Sandor. Solo che ora sembra aver perso tutto il suo sapore.
Complimenti! A presto! |