Quinta classificata
e
Vincitrice del Premio "Rana"
Disposto a tutto
di fiore di girasole
Grammatica: 3.25/10
Ci sono diversi errori ortografici, che hanno fatto la loro parte per penalizzare il testo. Ricordo che la d eufonica va usata solo tra vocali uguali. Inoltre ho trovato un modo errato di riportare i dialoghi: a dispetto dei vari metodi, ricordo che i verbi dicendi vanno sempre in minuscolo e che in loro presenza il discorso diretto non vuole il punto.
Altro problema: i verbi. Ci sono alcuni casi in cui è stato adoperato un’errata concordanza; non sono molti, però ci sono. Una cosa importante: fai più attenzione a quando usi il presente nella narrazione. Fin quando lo fai per pensieri indipendenti e generali, va bene, ma se il pensiero è qualcosa legato all’introspezione o al modo di pensare del personaggio, questo dev’essere espresso con il tempo portante della narrazione, che sia l’imperfetto o il passato remoto, a seconda delle circostanze.
Di seguito gli errori trovati (è possibile che io non abbia riportato tutte le d eufoniche o gli errori di dialogo presenti nel testo):
se almeno l'avesse tradito con una persona in carne ed ossa → -0.5 PENALITÀ GENERALE (togli la d eufonica)
ma essere rimpiazzati da un morto!? → -0.25 (“ma rimpiazzare un morto”, perché credo che sia Eric che debba provare a rimpiazzare Alan, ovvero il morto)
Quale soluzione si può mai trovare? → -1 PENALITÀ GENERALE (“si poteva”)
La loro prima sera insieme c'era stato un momento in cui poteva arrendersi e lasciarsi ammazzare però aveva lottato per vivere → -1 PENALITÀ GENERALE -0.3 (“Durante la loro prima sera insieme”, “avrebbe potuto arrendersi”)
adossarsi tutte le colpe → -0.1 (addossarsi)
Yellow se ne stava comodamente steso lungo, sul divano e oltre → -0.2 (Togli la virgola)
«È un ricordo del primo omicidio.» Gli aveva risposto. → -0.8 PENALITÀ GENERALE (non va messo il punto all’interno del discorso diretto, inoltre in presenza dei verbi dicendi la battuta va inizia in minuscolo)
Ho ammazzato lei e mi son preso lui → -0.1 (“sono preso”, non si tronca il verbo davanti alla “p”)
Il giorno che si apprestava ad iniziare sarebbe stato San Valentino → (togli la d)
«Dai, vieni qui, dove vuoi andare a quest'ora?» Gli disse con la voce impastata mentre cercava di trattenerlo a sé. → (stessa cosa di prima: va in minuscolo)
quegli uomini testosteronici → -0.1 (non esiste come termine)
Sperò che essendo un uomo alto e incazzato nessuno gli avrebbe dato corda. → (La forma “spero che” vuole il congiuntivo, quindi: “gli desse corda”)
Ad essere sincero → -0.1 (togli la d)
«Ho capito, sei in cerca di compagnia.» Rispose lei, sedendosi sulle sue gambe. → (stesso discorso di prima)
«Ho capito, ma non c'è bisogno di offendere.» Disse lei stizzita mentre già si allontanava. → (stesso discorso di prima)
follia andavano sempre in coppia e che, anzi, quasi certamente la follia è il grado più elevato dell’intelletto. → (Anche questa frase è da intendere all’interno del contesto, e non come massima generale, quindi va usato l’imperfetto: era il grado)
Dev'esserci un limite invalicabile tra le due cose, nelle persone "normali" è così, Christoph però quel limite lo aveva scavalcato da tempo e lui, che l'aveva fatto per amore, un po' folle doveva esserlo diventato a sua volta. → (era così, stesso discorso di prima)
Stavolta fu egli stesso a prendere ciò che restava del pacchetto di sigarette e stritolarlo tra le mani → -0.3 (e a stritolarlo, la preposizione va ripetuta)
attorniato da Yellow a scaldarsi l'un l'altro → -0.3 (per scaldarsi, al fine di scaldarsi. Scegli tu quale delle due)
una passeggiata extra per non tornare a pranzo dal suo uomo, e il lavoro fino al tardo pomeriggio → -0.2 (togli la virgola)
«Ad essere conquistato?» → (togli la d)
«Ok.» Si limitò a rispondere. → (stesso discorso di prima)
anch'io posso mostrarmi educato ed impegnarmi a fare bella figura → (togli la d)
sentì il cuore riemprsi di malinconia → -0.1 (riempirsi)
Per la prima volta non era sicuro che uccidere deliberatamente qualcuno fosse la cosa giusta, specie se quel qualcuno è un fanatico della Gratitudine → (era un fanatico)
«Più meno... → -0.1 (più o meno)
E perché mai una persona che potrebbe avere chiunque, sceglie di soffrire dannatamente per un figlio di puttana che non merita il suo amore? → (va portata tutta all’imperfetto, in concordanza con le altre, a meno che non le fai diventare pensiero del personaggio; in questo caso, o le metti tra le caporali come hai fatto con l’altro pensiero o, ancora meglio, in corsivo)
«Se andiamo via subito sì, visto che non avevo mai mentito.» → (non ho mai mentito, errore di concordanza)
Il quartire di Travis → -0.1 (quartiere)
Poco doop → -0.1 (dopo)
e ora mi trovo in questa situazone di merda → -0.1 (situazione)
ma uno che mi tenesse legato a sé per egoismo in più mi trattasse di merda → -0.3 (ma se uno…)
Se fossi disposto a morire, o ad uccidere per lui → (togli la d)
Se continui ad essere gentile, io poi come faccio con te?» → (togli la d)
lo rifarei altre mille volte per qunato mi è piaciuto → -0.1 (quanto)
Dopo avergli sussurrato Ti voglio bene → -0.2 (il “ti voglio bene” ma scritto in minuscolo e chiuso tra virgolette)
Aveva guardato Travis in volto mentre lo colpiva a morte; fissato i suoi occhi finché non si spensero → (“si erano spenti”, errore di concordanza)
Quando ebbe preso quel cuore tra le mani, quasi si commosse per tutto ciò che quella piccola conquista aveva rappresentato per lui. → (“prese quel cuore”, “rappresentava”, errore di concordanza)
L'ultima cosa che fece Eric prima di lasciare quell'appartamento fu quella a cui Cristoph → -0.1 (Christoph)
ma credeva che ad unirli → (togli la d)
Il ragazzo prese il coltello che aveva con sé, e se lo puntò contro. → -0.2 (togli la virgola)
Gli tirò un ceffone così forte che il ragazzo cadde e sbattè la testa → -0.1 (sbatté)
non sarebbe riuscito ad impedirgli → (togli la d)
Stile: 6.5/10
Ci sono diverse imperfezioni nello stile, purtroppo. A partire dal narratore: ne usi uno esterno a focalizzazione interna. Sei stata brava nella prima parte, dove segui attentamente un unico POV, ovvero quello di Eric; poi, lentamente, inserisci pensieri e singole frasi appartenenti ad altri personaggi, per poi, dopo la metà del testo, perdere completamente il controllo del narratore e del POV.
Ti riporto i primi esempi:
A Christoph sembrò che volesse picchiarlo, ma per fortuna quello si trattenne. → Fai sembrare che il POV sia di Chris, invece è di Alec, e quindi questo pensiero dovrebbe essere dal suo punto di vista, ovvero diventare qualcosa tipo “Christoph doveva avergli letto in viso la voglia di picchiarlo, ma Eric trattenne comunque i suoi istinti”, dev’essere Eric a intuire o a immaginare le reazioni e i pensieri di Chris, e non il contrario.
L'uomo sembrava contento della prospettiva di potersi dedicare a lui in modo più esclusivo. Conosceva la gente e notò che Eric nonostante si mostrasse tranquillo aveva il volto velato di tristezza. → La stessa cosa qui. La prima frase va bene, perché è un’impressione che Eric, guardandolo, può intuire; ma dopo non puoi passare a ciò che nota Travis.
Con una focalizzazione interna, poi, non puoi inserire senza presentarlo un personaggio con il proprio nome, come fai per Travis; prima del lettore, dev’essere il personaggio POV a scoprirlo. Quindi dovresti eliminare l’uso del suo nome e usarlo dopo che Travis e Eric si presentano.
È stato un peccato, perché, ripeto, all’inizio lo avevi controllato molto bene, tanto che immedesimarsi nel protagonista era risultato piacevole e facile. L’uso di un POV salterino, oltre ad aver reso più acerbo e meno curato lo stile, ha anche ostacolato la narrazione.
Un altro effetto poco gradevole, secondo me, è dato dall’uso dell’aggettivo dimostrativo “questo. Per distacco dalla scena, io userei “quello” invece di “questo”. Non posso considerarlo errore grammaticale, ma stilisticamente crea un contrasto un po’ brusco tra la distanza resa dal passato remoto e la vicinanza che l’uso di “questo” crea.
La punteggiatura è a tratti ostica e usata in maniera molto arbitraria. Ti faccio un esempio:
Aveva guardato Travis in volto mentre lo colpiva a morte; fissato i suoi occhi finché non si spensero, e dopo avergli fatto un'ultima carezza si mise al lavoro per estrargli il cuore dal petto, concentrato come un orologiaio intento ad assemblare minuziosamente degli ingranaggi. → Se usi il punto-virgola in quel punto, è meglio riportare anche l’ausiliare, perché la pausa che si viene a creare è più forte di una semplice virgola; ma non è questo il punto. Secondo me, hai gestito male l’uso del punto-virgola in generale, usandolo nei punti sbagliati. Per esempio, in questa frase andava usato prima di “e dopo”, e non dopo “morte”, perché è la congiunzione, usata dopo due coordinate, che chiede un respiro al lettore che legge; mettendola dove ti dico io, il testo guadagna in scorrevolezza.
Questo è uno dei casi in cui la punteggiatura ostacola un po’ la lettura, anche perché un uso arbitrario della stessa cambia il tono della narrazione e influisce sul modo in cui un lettore percepisce il senso delle frasi. Credimi, una punteggiatura corretta fa la differenza quando si legge. Sono segni grafici che, come il linguaggio, hanno un codice più o meno comune per tutti, proprio al fine di trasmettere al lettore esattamente ciò che l’autore vuole fargli provare. Se la usi in maniera personale (e la punteggiatura non è un’opinione, come pensano alcuni, ma ha le sue regole) il lettore si confonde e ha problemi con il testo.
Una cosa che mi ha diviso mentre leggevo è stato l’uso del lessico: se da una parte l’ho trovato attinente con il protagonista, visto che all’inizio ne seguivi molto attentamente il POV, dall’altro l’ho trovato in alcuni punti, soprattutto nel finale, poco adatto al genere trattato: a volte hai esagerato, rendendolo troppo colloquiale e “caratteristico”, tanto che il tono della narrazione ne ha subito gli effetti. In questa maniera, il tono angoscioso, horror e drammatico si è perso verso toni più blandi e leggeri, un effetto che mi ha infastidito, soprattutto in presenza di tematiche così importanti.
Le tematiche come “follia”, “omicidio seriale”, “istinti compulsivi”, “traumi” richiedevano una ricerca più approfondita e una sensibilità maggiore. Sei stata brava ad analizzare il rapporto tra i due, ma credo sia mancata quell’esperienza e padronanza dell’argomento, che in questo caso ti ha portato a esporre queste tematiche in un contesto troppo semplicistico.
Anche i discorsi subiscono questo effetto “diluito”, un po’ ingenuo, soprattutto dopo la prima metà della storia, risultano poco incisivi, troppo pieni di spiegazioni e privi di pathos. Le persone che parlano tra di loro non si perdono in tante chiacchiere, quando uno parla non fa mai così tanti lunghi monologhi. Le frasi andrebbero spezzettate, alcuni pensieri snelliti e sintetizzati; alcune battute riviste completamente.
Hai prediletto una narrazione quasi spoglia di descrizioni, se non in punti mirati; e questo, per il tipo di testo, così introspettivo soprattutto, va bene. Il tipo di testo, secondo me, non richiedeva grandi descrizioni; se non fosse stato che in alcuni punti hai abusato dell’introspezione (proprio perché il POV è salterino) il bilanciamento tra narrazione e introspezione sarebbe stato molto piacevole e ben equilibrato, tanto che nel suo insieme la storia risulta continua e senza grossi buchi.
Nel complesso, lo stile è a tratti troppo semplice e ingenuo, paga per colpa del narratore e del tono, ma, per quello che ho comunque intravisto nell’incipit, può migliorare sicuramente: va semplicemente limato.
Originalità e Trama: 8/10
Parto, come sempre, dall’attinenza al bando.
Direi che questa è una delle poche storie che, da questo punto di vista, mi ha soddisfatto appieno. Hai esaltato molto bene la natura di questo rapporto di coppia e di questi due personaggi, soprattutto di Eric. C’è una natura che insita in loro, che si nasconde al mondo esterno, ma che comunque sembra emanare un odore, chiamiamolo così, che persino Travis, invaghito del nostro protagonista, percepisce; questo lo mette in allarme, a disagio, gli lascia un’impronta addosso che lo conduce alla morte, perché purtroppo la natura di Eric è qualcosa che si nasconde al di sotto della sua pelle, sotto la faccia di quella faccia d’angelo, come la chiava la povera vittima.
Un doppio complimento, in questo caso, lo devo fare anche per la doppia ambivalenza con cui hai interpretato la seconda categoria, per intenderci quella in cui vi chiedevo di far combattere al personaggio la sua vera natura, una lotta che è destinato, obbligatoriamente, a perdere. E i complimenti te li faccio perché non solo Eric per un attimo lotta per non uccidere Travis, si abbandona alla dolcezza e alla gentilezza dell’altro, ma soprattutto perché Eric per un attimo cerca di scappare da Christoph, di rinunciare al suo amore malato per lui, per poi fallire miseramente, poiché non ne può fare a meno, come più volte egli stesso sottolinea, quasi fosse una droga o una dipendenza, o ancora meglio un’affinità che non può ritrovare in nessun altro; perché la sua natura, come egli stesso dice, non smetterebbe di esistere in questa forma dopo aver ucciso Christoph, sarebbe solo questione di tempo e la stessa fine la farebbe anche Travis. Si tratta solo di decidere se ucciderlo prima o dopo.
Passando alla trama vera e propria, nel complesso è stata ben ideata, ma purtroppo presenta delle incoerenze e degli errori di base, che credo siano dovute alla poca ricerca dell’argomento, o forse sono io che ne so troppo poco per giudicare; ma prima parliamo della trama.
Ho apprezzato moltissimo l’incipit, l’ho trovato stimolante per un lettore, invoglia a continuare: abbiamo un uomo che viene svegliato dai gemiti del compagno e che comprende che il sogno è eccitante proprio perché egli sogna l’amante morto. Si entra quindi in un primo momento in cui si pensa a un amore travagliato, a un defunto che non si può rimpiazzare; poi, pian piano, vengono inserite le altre tessere del puzzle, prima tra tutte il serpente. La sua presenza, e ovviamente con la spiegazione che lo segue, immette all’interno del contesto un’aura più oscura e macabra, l’ho trovato perfetto per esaltare la parte più contorta e folle della loro natura e del tipo di rapporto che li lega.
Lo svolgimento della trama, nel suo complesso, ha il suo perché, soprattutto ho apprezzato molto l’espediente del regalo e l’idea di questo “San Valentino”: cosa può regalare un serial killer al suo compagno di omicidio, se non un cuore ancora caldo di una persona bella e pura? Ho trovato quest’idea, macabra, oscura e densa di significati. Ma è nei particolari più tecnici che ti sei persa, secondo me. Stai parlando di due ragazzi giovani – se non ho capito male, Christoph, addirittura, va ancora a scuola, mentre Eric ha appena ventitré anni – che non sono stati ancora catturati dalla polizia, la quale non sa che pesci prendere. Mi aspetto quindi due menti brillanti e attente, scrupolose, ma la realizzazione del tutto mi fa pensare tutto tranne a questo. Io non me ne intendo, però, Eric strappa un lenzuolo a mani nude e vi ci scrive sopra con del sangue, tocca a mani nude i vestiti della vittima, si avvolge nel lenzuolo dopo aver fatto sesso, e tutto questo non lascia DNA e impronte digitali? Poco, ma davvero poco credibile! Inoltre se ne torna a casa con la moto della vittima (certo, se ne sbarazzerà, ma immagino un contesto moderno, dove le vie sono tappezzate di videocamere), e ancor prima adesca la vittima in un locale affollato, viene accompagnato da un barman super-richiesto, e quindi tenuto d’occhio, nel retro… e nessuno li vede? E gli amici che si è portato dietro? Lo avranno visto, si è portato dappresso testimoni che comunque lo conoscono e lo tengono d’occhio (se esco con qualcuno, ogni tanto gli lancio un’occhiata per vedere dov’è o cosa fa). Ecco, tutto questo ha smontato un po’ la credibilità di ciò che accade.
La fine, soprattutto per la resa di pathos e angst (che mi aspettavo) ha dato poco: mi aspettavo più tormento, indecisione, espressioni più fanatiche, dialoghi più incisivi e macabri, ma il tutto è finito in toni smorzati e in uno svolgimento di finale continuo, senza climax o capacità di aumentare la tensione, il battito cardiaco del lettore. Anche la fine, dove lui torna dal suo amante, ho trovato semplice e priva di quel pathos che richiedeva una simile trama. Questo perché il genere horror, seppur trattato nel pieno dei suo argomenti peculiari, non è stato messo in mostra nel modo giusto, nel finale quanto meno. Ed è stata la pecca di questa trama davvero interessante.
Titolo e Impaginazione: 5/5
Il testo è giustificato, quindi va benissimo. Credo che, seppur a volte ci siano troppi spazi, nell’economia della storia siano stati usati correttamente.
Il titolo è semplice, dipende con che tono lo si legge può dire tutto oppure niente, ma usato con un genere horror e un rating rosso fa tutto un altro effetto, soprattutto dopo aver letto la storia. Il titolo è perfetto per il contesto sviluppato, per la psicologia del personaggio soprattutto, il quale mette in atto davvero un gioco perverso e alquanto seducente, nelle sue sfumature macabre, nel giorno più romantico dell’anno. Ed ecco che il titolo acquista toni allo stesso tempo drammatici, macabri e romantici, quest’ultimo portato davvero all’estremo, proprio come richiama il significato del titolo.
Eric è davvero disposto a tutto pur di strappare al fantasma di Alan il suo amato; e quel disposto a tutto significa non solo sacrificare un innocente, ma soprattutto sacrificare la gentilezza che era stata rivolta a lui e i sentimenti che lui in prima persona aveva provato per la prima volta nella sua vita. Eric sacrifica un qualcosa che lo ha fatto star bene dopo tanto tempo pur di alimentare il suo amore malato. Davvero accattivante come titolo.
Caratterizzazione dei personaggi: 8/10
Tutti i tuoi personaggi hanno del potenziale, sono molto originali, dove con originale non intendo che possiedono caratteristiche uniche, ma indico il grado di personalità con cui si presentano nella storia. E la partenza, per ognuno di loro, è davvero interessante. Il problema però sta nell’insieme, dove i difetti vengono a galla, e con essi i vuoti e le domande lasciate in sospeso. Il grado di caratterizzazione tra personaggi principali e secondari cambia, è giusto dare più complessità e maggiori caratteristiche a un personaggio principale piuttosto che a una comparsa, però non bisogna mai dimenticare che ci sono delle informazioni che si devono comunque dare per coinvolgere appieno il lettore. E qui, alcune mancano.
Ma procediamo con ordine! Direi che i personaggi erano tre e mezzo (e con mezzo mi riferisco ad Alec).
Travis ha un suo ruolo ben definito: è la vittima ma anche la tentazione che mette alla prova il protagonista. Ne dai alcune caratteristiche fisiche – non esageri, e questo è un punto a favore, perché lo rendi definito ma comunque un personaggio in cui è possibile immaginare, non limiti la fantasia del lettore con tratti rigorosi e precisi – che sono importanti anche per la trama, come il tatuaggio (anche io l’ho trovato singolare e con un significato molto originale); ne dai anche una dimensione caratteriale (gentile, premuroso, a tratti un po’ ingenuo, scherzoso, il tipo che evita le risse, ed è tutto dire visto che lavora in un locale, al bancone); non ci sono azioni comportamentali specifiche però attraverso i suoi gesti (come la preparazione del drink o della bevanda a casa sua) ne definisci molto bene le tendenze, nel senso che per lui il suo lavoro è anche uno stile di comportamento e di vita, lo rispecchia; e poi ne dai anche un riferimento sociale-lavorativo (è un barman che ama andare in moto e vive lontano dal luogo di lavoro, il che mi fa capire che è un tipo che ama rilassarsi, godersi la vita e viaggiare, respirare il mondo). Travis, a dirla tutta, è il personaggio che paradossalmente caratterizzi meglio. Della sua caratterizzazione, però, c’è una sola pecca: la voce. Probabilmente volevi far capire che gli piace parlare, conversare, ma i dialoghi devono anche esprimere la personalità in modo incisivo. Quando lui parla dà troppe spiegazioni di sé, a volte le ho trovate più infodump nascoste piuttosto che parte del suo carattere.
Parliamo adesso di Eric, il protagonista: fisicamente un angelo, mi par di capire che è anche un rugbista anche se del suo lavoro non sappiamo nulla (o forse mi è sfuggito) il che è una pecca perché soprattutto di un serial killer il tipo di lavoro e la sua capacità di relazionarsi nel quotidiano avrebbero detto non poco su di lui e la sua psiche. Caratterialmente è un tipo focoso e impulsivo, anche se non sembra provare nei confronti dell’omicidio una foga o un bisogno per sfogare ciò che prova (al contrario, per quello che ho capito, di Christoph, che invece si fa coinvolgere molto da ciò che fa, ne ha proprio bisogno, per lui è un rituale legato molto a ciò che gli è successo, anche se è poi lui quello che sta più attento ai dettagli, forse perché è quello che non può farne a meno) ma che, trasportato dal suo amore assoluto e incontrollato e possessivo di Crhistoph tende a fare più pazzie dell’altro. Lui è stato più difficile da immaginare, anche a livello fisico direi rispetto a Travis, e questo già un piccolissimo difetto; ma quello più grande è quello caratteriale, perché è, sì, dato ma non è supportato da un background chiaro. Forse anche qui mi è sfuggito qualcosa, ma non ho ben capito quando Eric entra nella vita di Crhistoph, prima o dopo la morte di Alec, cosa lo spinge all’inizio a seguirlo in questo suo rito e come o perché il primo lo abbia accettato al suo fianco. Eric è combattuto dal suo bisogno di Crhistoph e la sua attrazione per un compagno più calmo, gentile; e questa dualità non riesco a spiegarmela. La presenti come un tratto di lui, però senza la presenza di tutto quello che indirettamente concorre alla sua realizzazione è davvero difficile comprenderne le motivazioni.
E lo stesso avviene per Christoph: lui è il calcolatore, ma è anche quello che tra i due ha la nomea di folle e serial killer, da lui parte tutto (ma come?); lui è quello che ha bisogno di uccidere, è il suo rituale in cui poi fa accedere anche Eric (perché e come?). Va ancora a scuola (liceo o università? Sembra essere più giovane, quindi opto per la prima), ha avuto problemi con la famiglia, ha ucciso la madre e preso il serpente (si deduce che non doveva essere una grande madre, forse parlava e rompeva troppo, visto che il serpente come animale è piuttosto silenzioso oltre a essere un animale “domestico” piuttosto macabro e pericoloso). Il suo ruolo è importante ma marginale, e va bene per il tipo di storia che hai voluto raccontare, sul tipo di focus usato, però è altrettanto indispensabile comprendere il suo ruolo nell’economia del protagonista, perché sennò c’è un tassello mancante che supporta la loro caratterizzazione. Manca un tassello importante.
Secondo me, l’errore è stato dovuto al fatto di non dare più informazioni su Alec, perché è lui la chiave del loro rapporto, di ciò che lo frena e di ciò che paradossalmente li unisce. Quindi, mi chiedo: chi è Alec, che ruolo aveva e come è morto? Questo vuoto avrebbe riempito molto di più del semplice posto di questo personaggio, avrebbe fatto da collante tra i tasselli che compongono anche gli altri due.
Soprattutto, però, sono state le “voci” dei personaggi a convincermi poco, a non essere coerenti fino in fondo con i loro caratteri. A volte danno troppe spiegazioni quando parlavano – come Travis o Eric quando ci prova con lui – altre sono piene di informazioni, e non era necessario, altre, invece, sono anonime, non esprimono la loro personalità. Insomma, ricorda che quando un personaggio parla, dice di sé più di quando il narratore descrive o analizza. Una personalità nei dialoghi e una buona base comportamentale fanno molto più di descrizioni fisiche e caratteriali. Sono i dettagli che fanno la differenza, e qui vanno limati; una volta fatto questo, la caratterizzazione sarà un buon punto solido e forte.
Gradimento personale: 3/5
Non mi intendo molto di omicidi, ma guardando spesso serie tv come Criminal Mind o NCIS non ho potuto non trovare inverosimile il modo in cui si svolgono gli eventi nella tua storia. Ci sta perfettamente che un serial killer giovane e inesperto tenti imprese sfrontate e un po’ istintive come l’adescare la sua vittima in un locale strapieno, che si faccia tirare dalla foga del momento; ma non ho potuto fare a meno di pensare che se il livello di accortezza che ha dimostrato Eric in questo frangente è lo stesso che hanno mantenuto negli altri omicidi, in cui dici che la polizia non sa che pesci prendere, allora io ho qualcosa da ridire. La stanza di Travis a questo punto sarà piena delle sue impronte digitali, come minimo. Ci sono molti altri punti che non mi hanno convinto, altre cose che dici come il fatto di avere un rapporto e farsi sottomettere per non lasciare tracce sul suo corpo, che anche qui trovo inverosimili. Quindi, se l’idea di fondo - San Valentino, omicidi, regalo macabro – l’ho trovata geniale e molto intrigante, la resa e lo sviluppo del contesto non è stato all’altezza: troppo semplicistico.
Altrettanto poco coinvolgente è il livello emotivo che si respira, secondo me. Le loro conversazioni non mi hanno coinvolto, l’angst e i dubbi di cui dovrebbe essere preda il protagonista non sono stati prorompenti quanto dovevano essere. Questa storia doveva spaccare, in tutti i sensi, doveva colpirmi al centro dello stomaco, ma anche il livello di efferatezza è stato un po’ “leggero”; il rituale, per esempio, io cui gli strappa il cuore doveva avere un significato per Eric molto profondo sentito, ma tu ti sei concentrata più sulla parte tecnica della faccenda e non mi hai fatto sentire cosa doveva significare per lui quel gesto. Davvero, un grandissimo peccato, e la delusione è maggiore proprio perché lo scheletro della storia mi ha intrigato non poco.
Per quanto riguarda i punti bonus (il commento non ha valore per la voce “gradimento personale”, lo inserisco qui per comodità), te li sei guadagnati in pieno, perché credo che tutta la storia ruoti proprio sul contrasto e la doppia voce che c’è dentro questo personaggio, da una parte il rapporto di cui vorrebbe poter fare a meno ma non può, dall’altra una attrazione che potrebbe tirarlo fuori dai suoi demoni ma non ci riesce. La natura del personaggio vince.
Totale: 33.75+2/50+2 |