Recensioni per
Frammenti di storie
di Herondale7

Questa storia ha ottenuto 13 recensioni.
Positive : 13
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
14/03/18, ore 14:14
Cap. 4:

Grammatica

La grammatica va rivista un attimo, soprattutto perché ti è scappato qualche verbo. Devi fare più attenzione al congiuntivo, e a quando usare il passato remoto o l’imperfetto, perché l’uso di uno o l’altro cambia il modo in cui il lettore percepisce la narrazione. Il problema più grande, però, è la sintassi, alla quale dovresti fare molta più attenzione. Molte volte colleghi coordinate e subordinate a principali con cui non c’entrano niente; altre, perdi di vista il soggetto della frase e il tutto appare confuso e insensato.
Di seguito gli errori che ho trovato:

scombinandogli leggermente i capelli → (Per questo, non tolgo punti, ma considero più corretto usare il termine “scompigliandogli”, scombinare è più qualcosa che si riferisce a cose, mentre si usa l’altro per quello riferito a una parte del corpo.)
«Mi raccomando, è la pima volta che ti lascio a casa solo e non ti porto dalla nonna, non farmi pentire di questa decisione, chiaro?» Disse con il solito tono autoritario. → -0.8 PENALITÀ GENERALE (È un errore che commetti in tutto il testo. Quando utilizzi i verbi dicendi, come ʻdireʼ, o verbi che ne fanno le veci, allora il verbo va in minuscolo.) -0.1 (prima volta)
non voglio la casa a soqquadro.» → -0.2 (Credo che qui tu ti sia dimenticata il verbo “trovare”.)
tanto da convincersi che il disgusto che gli altri provavano nei suoi confronti avesse un qualche fondamento, ma abbastanza rispettoso di se stesso da non farglielo intendere. → -0.3 (Questa frase non ha alcuna logica, credo che tu abbia perso di vista il concetto principale di partenza.)
Uno dei pochi amici che aveva, Alessandro, lo stava rincorrendo l’ennesima volta per il cortile → -0.3 (per l’ennesima volta)
Come tutte le altre occasioni in cui questa scena si ripeteva, il suo compagno ne aveva combinata un’altra delle sue. → -1 PENALITÀ GENERALE (si era ripetuta. È un errore che commetti altre volte)
«Hai ragione, non ha un senso stare qua.» → -0.3 (non ha senso)
La maggior parte sosteneva anche che era da vigliacchi non voler provare quelle emozioni che ti smuovono da dentro, positive o negative che siano. → (che fossero)
Eppure Jacopo riusciva a solo pensare che dimostrare agli altri i suoi sentimenti avrebbe cambiato il suo modo di essere → -0.3 (solo a pensare)
e inoltre gli consentiva di non alterare quelle che per lui erano certezze → -0.2 (In questo caso, o cambi la frase oppure utilizzi “consentiva a lui” perché c’è un cambio di soggetto rispetto alla principale)
chi stava ai vertici era incapace di adottare misure speciali per coloro che venivano chiamati “transitati”, una nuova specie che mostrava DNA umano fino all’adolescenza, età in cui si manifestava nei ragazzi da un giorno all’altro → -0.3 (È l’anomalia che si manifesta non il DNA. Devi quantomeno inserire il soggetto, ovvero “la mutazione”))
I malcapitati, o fortunati che siano, ottenevano → (che fossero)
Quei posti pullulavano di gente desiderosa di conoscenza, e che l’avrebbe voluta ottenere a qualunque costo. → -0.3 (Immagino che il soggetto della seconda parte sia “gente”, ma la frase è ancora una volta sintatticamente scorretta)
Arrivato al terzo anno alcuni ragazzi del quinto avevano preso a minacciarlo giornalmente, fargli scherzi molto pesanti e umiliarlo in pubblico. → -0.3 (Devi inserire anche nelle coordinate la preposizione.)
Fece un bellissimo sorriso di ironia, mettendo piede fuori il territorio scolastico. → -0.3 (Di norma, dovresti scrivere “fuori del territorio scolastico”, ma puoi sostituire “fuori” con “oltre”)
indirizzò tutta la sua frustrazione e rabbia repressa → -0.3 (la sua rabbia repressa)
Se così fosse stato, doveva ammettere a se stesso → -0.3 (con se stesso)
Non voleva uccidere anche quella ultima parte → -0.2 (quell’ultima parte)
Nell'ultimo anno la caccia all'uomo era andata avanti senza sosta, e senza altrettante conclusioni → -0.3 (senza soluzione. Non ha senso il modo in cui è scritta questa frase)
La ragazza si aspettò tutto tranne che quello strano invito. → (si aspettava)
di certo non pensò di vedere la videoregistrazione del quarto compleanno di Jacopo. → (non pensava)
L'altra parte non riusciva a far a meno di pensare che, se ciò fosse accaduto, avrebbe dovuto dare conto e soddisfazione in primis a se stesso, a tutte le emozioni che aveva accantonato, ma successivamente anche a lei, che si era impegnata tanto per scorgere il vero Jacopo e che molto probabilmente, si convinse, sarebbe rimasta delusa da quello che avrebbe trovato dietro i detriti della sua muraglia cinese.
Non gli importava quanto tempo ci sarebbe voluto per trovare altre persone che lo avrebbero schernito o che si sarebbero arrese al solo conoscerlo, era abbastanza sicuro che quella sarebbe stata la scelta giusta. → (che lo schernissero; si arrendessero)
infondo non sapeva nemmeno lui se fosse possibile, ma lo intuiva → -0.1 (in fondo)


Stile

Lo stile è acerbo, non ha una sua personalità o caratteristica che lo renda tuo. Non ha ancora una sua dimensione, per questo è difficile classificarlo o riconoscerlo. È stato difficile anche giudicarlo, invero.
Credo che tu non abbia avuto ben chiaro il tipo di narratore da utilizzare, perché sembra che lungo la narrazione ne utilizzi uno a focalizzazione zero, onnisciente; poi, però, quando ti concentri su determinati eventi ne utilizzi uno a focalizzazione interna. Fai anche l’errore di passare dai pensieri di un personaggio a quelli di un altro, soprattutto in due occasioni: una è durante il momento in cui litiga con il suo amico, il tutto dovrebbe essere reso dagli occhi di Jacopo ma poi c’è di mezzo un pensiero dell’amico; l’altro è nella parte del cinema, che inizi con la focalizzazione della ragazza per poi passare ai pensieri del protagonista. Il tutto è molto confuso e disomogeneo.
Ho trovato il testo poco scorrevole, inoltre, ostico alla lettura. Alcune frasi sono troppo lunghe, i periodi eccessivamente complessi, resi difficili dagli errori di sintassi. Ed è stato un peccato, perché ho trovato una pulizia in alcuni punti che mi ha fatto percepire che l’esposizione può davvero migliorare, devi solo prestare molta più attenzione alla fluidità di pensiero, alla ricchezza del registro linguistico e soprattutto ci vuole più personalità e carattere nella narrazione. Infatti, laddove i periodi sono chiari e logici, la punteggiatura è usata in maniera corretta e pulita, senza sbavature. Soprattutto lodo la metafora della ragione che comincia a bersagliare ogni punto del corpo tranne il cuore, se non alla fine, pur di sradicare da lui ogni tentativo di relazionarsi e ogni possibilità di essere ferito.
Come appena accennato, il registro linguistico non è arricchito da termini particolari, soprattutto le parti descrittive sono molto infantili e poco curate. Usi termini semplicistici, descrivi l’aspetto fisico dei personaggi senza personalità, come se fosse la lista della spesa, inoltre hai l’abitudine di evitare di usare i nomi propri per riferirti ai personaggi e li sostituisci con aggettivi, tipo “il biondo” o roba così. È un metodo acerbo e privo di limatura, che denota uno stile ancora senza definizione. Un’altra cosa che mi ha infastidito è stato trovare termini troncati, cosa che è ammessa solo nel gergo colloquiale, non lungo una narrazione. Avrei capito se lo avessi adoperato con un narratore interno, per caratterizzare la “voce” del personaggio, o al massimo con una focalizzazione interna con molto carattere, ma non con un narratore esterno a focalizzazione zero: la voce del narratore, in questo caso, non deve subire influenze da parte del registro linguistico dei personaggi.
Anche l’introspezione presenta tratti semplicistici e troppo diretti, poco elaborati. Serviva una cura maggiore nel modo di esporre ciò che passa nella mente del personaggio, nel modo di trattare le dinamiche degli eventi e l’evoluzione dei comportamenti. O, però, apprezzato, l’espediente utilizzato per passare dalle informazioni che dà il narratore alla vicenda vera e propria, effetto creato lasciando la frase in sospeso con i puntini e partendo con il discorso diretto.
A causa dei punti negativi messi in evidenza qui sopra, la storia non presenta un tono narrativo definito. È senza identità, anonimo. La tematica del “diverso” è stata trattata con superficialità, non è stata approfondita né analizzate nelle sue varie parti. Non hai sviluppato l’argomento, non ha definito una scaletta da seguire, e questo ti ha portato alla deriva. Non c’è un vero e proprio equilibrio tra le parti: narrazione e descrizioni si susseguono senza un vero lavoro di editor. I dialoghi sono semplici, banali, non trasmettono come dovrebbero i sentimenti e le ragioni di chi le pronuncia.
Purtroppo, per tutti questi motivi, non posso darti la sufficienza. Ci sono spunti interessanti, c’è una conoscenza delle regole grammaticali ma un approccio troppo inesperto alla forma di scrittura, che può migliorare senz’altro, secondo me, continuando a scrivere e a leggere, perché il piacere di fare questo non deve mai venir meno.


Originalità e Trama

Partiamo dall’attinenza al bando. Sicuramente rientra nella seconda categoria, ovvero il personaggio principale ha una caratteristica (chiamalo codardia o scontrosità) che cerca di sopprimere per amore verso questa ragazza; ovviamente, alla fine, la sua vera natura esce a galla e Jacopo non riesce a superare la paura di venire nuovamente ferito. Sei stata brava nel rispettare le direttive del bando, non è stato affatto difficile trovare il nesso in questa storia, e posso dirti che non tutte hanno tenuto conto di questo.
Passando all’originalità della storia, qui mi trovo un po’ in difficoltà, perché anche per quanto riguarda la trama e i generi trattati questa storia perde in carattere e definizione. Intanto, ti dico subito che per quello che ho letto sarebbe stato più corretto inserirla nel genere principale “fantascienza”, perché col fantasy non ha proprio nulla da spartire, secondo me. Temo che il tratto peculiare e innovativo della storia – dei giovani che nella loro adolescenza subiscono, per ragioni ignote, modificazioni al loro DNA, e questo provoca cambiamenti sia fisici che comportamentali – non sia stato approfondito. Anzi, ti dico che sembra quasi inserito lì a caso, come scusante per il genere scelto, tra l’altro errato. Non lo hai sviluppato, non lo hai preso in esame: hai solo speso due righe per dare una caratteristica in più al protagonista, e finisce lì. Eppure, se tu pubblichi la storia in un genere “fantasy”, magia e eventi fuori dall’ordinario devono essere i protagonisti della storia, il motore che insieme ai personaggi mette in funzione la trama. Qui, persino la scena del pestaggio passa quasi sottobanco, da sola non è in grado di dare concretezza. L’elemento originale non è approfondito o reso di spessore: è solo un accessorio, al momento.
Ho poi trovato delle incongruenze tra le cose che dici. Il più evidente è che non si è capito da quanti anni Jacopo conosca Sirah: quattro o sei? Nella storia usi entrambi i numeri, il che mi ha confuso un po’. Tra l’altro le dinamiche del loro incontro non sono chiare. Un’altra cosa, nella scena finale dici che Jacopo si è mostrato mentre piange quand’erano al cinema, mentre nella scena propria del cinema specifichi che non ha versato lacrime. Al cinema, piange o non piange?
La trama, nel suo complesso, è confusa e poco sviluppata, non ci sono particolari eventi che metti in evidenzia; anche il rapporto tra Sirah e Jacopo sembra un evento in mezzo agli altri, non riesci a farlo esaltare. Non c’è una vera e propria spartizione degli spazi: un incipit chiaro che immetta nella storia, uno sviluppo che chiarisca gli argomenti; la fine, seppure abbia più sostanza rispetto al resto, arriva brusca e in maniera un po’ ingenua.
In definitiva, credo tu debba lavorare molto di più sulle dinamiche che possono muovere una trama, imparare a creare un’ambientazione (il fatto che certe scene fossero ambientate a scuola non ha avuto rilevanza, non c’è carattere) e a dare una dimensione spazio-temporale al mondo in cui ambienti e dove i personaggi si muovono.


Titolo e Impaginazione

Il testo non è giustificato, il che fa risultare l’impaginazione poco pulita e curata.
Per quanto riguarda il titolo, credo che miri dritto al punto del problema: Jacopo. Jacopo è l’unico protagonista, sono gli eventi della sua vita che vengono trattati. Il titolo, di per sé, richiama fin da subito il protagonista, ma un titolo che contiene solamente un nome proprio poco dice a un lettore che della storia non conosce niente.
Trovo il titolo poco accattivante, anonimo e incapace di invogliare il lettore a leggere la storia.


Caratterizzazione dei personaggi

Di personaggi dovrebbero essercene quattro, ma due sono mere comparse nonostante le reputo fondamentali nella vita di Jacopo, mentre le altre due presentano più che altro i tratti essenziali e non riescono ad acquisire una dimensione reale e propria.
Partendo dal padre, che insieme alla madre assente rappresenta la macchia che influenza il modo di essere di Jacopo: di lui non sappiamo nulla, a parte che lavora sempre e poco si occupa del figlio. Nella cassetta il padre sembra felice con la sua famiglia, un padre che ride e batte le mani in direzione del piccolo figlio, quindi mi chiedo cosa lo abbia fatto diventare il padre assente e sconosciuto che viene mostrato all’inizio della storia.
Anche Alessandro è una comparsa sfuggente e inafferrabile: lo descrivi come l’unico amico che Jacopo ha, sempre a cercare di stargli dietro e a rimproverarlo per quegli attacchi insensibili che Jacopo dimostra; e poi sparisce, puff. Lo vediamo sullo sfondo al momento della rissa, ma non si riesce bene a inquadrarlo né a capire che ruolo abbia all’interno della trama. È troppo indefinito.
E veniamo al protagonista e alla co-protagonista. Entrambi sono descritti fisicamente, dai minuziosi dettagli del loro aspetto fisico; del carattere invece si fa più fatica a inquadrare. All’inizio, quando Sirah non lo conosce, cosa la spinge a cercare di avvicinarlo, cosa non la fa scappare davanti al suo brutto carattere? Com’è Sirah? Gentile e premuroso, una grande chiacchierona… e poi? Che passato ha? Ha vizi particolari? Tic, espressioni peculiari, segni che la distinguono?
E Jacopo? È scontroso, ferito dall’abbandono della madre, emarginato e in qualche modo è stato cambiato dalla mutazione genetica. Ha paura di essere ferito, è un codardo, uno che preferisce distruggere piuttosto che farsi distruggere. Ma poi? Cosa pensa della rinuncia di Alex, che non può essergli del tutto indifferente? A qualche comportamento, a parte l’essere asociale? Per caratterizzarlo, devi anche mostrarlo all’interno della società: non ha amici ed è preso di mira dai bulli. Ma gli altri? Gli insegnanti, per esempio? Il comportamento scontroso è l’unica caratteristica che ha? Il suo essere codardo è l’unico tratto del suo carattere? E nelle relazioni è un disastro, questo lo si può intuire, ma devi dare una dimensione più concreta e realistica a tutti questi particolari, inserirli in una caratterizzazione più tridimensionale, meno restrittiva.
Una caratterizzazione non è fatta solo da descrizioni fisiche, ma anche caratteriali, comportamentali, sociali e relazionali. Se la prima c’è, delle altre ci sono solo accenni incompleti, unidirezionali e poco sviluppati: ognuna di queste voci non può essere rappresentata da un singolo elemento.


Gradimento personale

Purtroppo, questa storia non mi ha trasmesso emozioni, non mi ha saputo coinvolgere. Mi è parso un miscuglio di diverse scene poco organizzate e malamente sviluppate. Non ho avuto modo di immedesimarmi nei personaggi, nelle dinamiche; ma ancora peggio non ho capito come è stato possibile il cambiamento genetico, perché e cos’è, cosa fa il governo e come questo abbia influenzato Jacopo. Soprattutto, per tutto il tempo non ho capito se il suo atteggiamento scontroso e vigliacco nei confronti dei sentimenti sia una questione genetica, come a un certo punto dici tu, una conseguenza delle vicende familiari. La madre perché se ne va di casa? Perché capisce che qualcosa in lui non va oppure è un altro il problema? Insomma, hai avuto troppa fretta di arrivare al sodo. Ti faccio un esempio: quando introduci l’atto finale, ovvero Sirah che si confessa, sembra avvenire di punto in bianco, solo perché tu, autore, non avevi più idee e allora hai voluto chiudere il tutto. E tutto quello che hai accennato prima, dove lo spieghi?
L’idea della mutazione genetica, per quanto già vista, era una buona base da sviluppare e personalizzare, ma è un semplice accenno per giustificare il genere fantastico, ma è una promessa che mi ha solo illuso, e questo mi ha un po’ infastidito, per dirla tutta. Io amo il fantasy, ho alte aspettative quando qualcuno mi propone qualcosa di questo genere. Ma per tutto il tempo, andando avanti nella lettura, ho cercato di capire cosa ci fosse di fantasy. Ho finito la storia chiedendomelo.
Secondo me, è mancata una certezza su ciò che volevi veramente ottenere da questa storia: era l’elemento fantascientifico o quello sentimentale che volevi enfatizzare? L’idea di impreziosire la codardia di un ragazzo che ha paura di essere ferito con un elemento sovrannaturale non era male, però dovevi sviluppare l’idea, non buttarla semplicemente nella mischia.

Per quanto riguarda il bonus, direi che c’è poco da dire: lo ottieni senza problemi. Jacopo ha cercato di cambiare per Sirah, di sparare verso qualunque cosa che non fosse il suo cuore, perché sapeva che una volta colpito quel bersaglio avrebbe perso l’ultimo barlume di speranza che lo potesse far relazionare con il mondo esterno. Eppure alla fine colpisce, il “nemico” è stato messo alle strette, e io direi che anche la ragione sia stata costretta a colpire, ormai non poteva più ignorare il cuore, poiché stava diventando problematico. Jacopo mostra la sua vera natura, incapace di farsi coraggio e esporsi verso l’amore che Sirah gli dichiara.

Recensore Junior
11/12/17, ore 12:10
Cap. 4:

Cara Herondale,
questa storia è molto interessante. Il personaggio di Jacopo è complesso e la sua sventura durante l'infanzia insieme alle sue doti e al suo carattere difficile lo hanno reso evidentemente una persona fredda e poco disposta verso i sentimenti. Mi sono parzialmente immaginata Jacopo come Sheldon Cooper, molto intelligente e anche dissociato dalla realtà dei sentimenti e delle emozioni.
Ci sono alcuni punti che, a mio parere, dovrebbero essere rivisti.
Il primo è un'errore di battitura: "la pima volta", mentre la seconda è un insieme di cose legate alla cronologia della storia.
Il litigio con Alessandro, per come l'hai inserito nei paragrafi, sembra essere ambientato tra la fine delle elementari e le medie e credo che sia irrealistico che una studentessa "ha sbagliato a farsi il prof per avere il mio stesso voto". Potrei capirlo al liceo o all'università, non alle medie... Se, invece, era ambientato alle superiori allora credo dovresti dare qualche indicazione più precisa delle loro età o del contesto.
Sempre riguardo alla cronologia nelle prime descrizioni di Sirah affermi che lei "Nel corso di ben sei anni non si era mai arresa con lui"; sembra quindi che siano passati sei anni dal primo incontro nel momento che descrivi, ma anche se fosse tutto il tempo che hanno trascorso insieme fino alla dichiarazione di lei i conti non tornano.
Nell'ultimo paragrafo, durante la dichiarazione, Sirah afferma di "Aveva capito di provare qualcosa per lui dal secondo anno che lo conosceva circa. Ne erano passati altri due"; quindi erano passati quattro anni e non sei.
A parte questi problemi credo che avresti dovuto approfondire di più il personaggio di Alex o eliminarlo perchè al momento sembra solo una comparsa senza troppo significato.
Ti faccio comunque i miei più sinceri complimenti per l'introspezione di Jacopo e per lo stile con cui scrivi. Credo che sia un personaggio molto interessante che potrebbe essere utilizzato anche per qualcosa di più complesso di una one-shot.
Complimenti e alla prossima,

Sel