Secondo capitolo…splendido. Ho potuto apprezzarlo maggiormente rispettivo al primo.
Procediamo gradualmente.
“Purgatory” penso racchiuda e rappresenti nel migliore dei modi il significato e l’essenza del locale in cui Sasuke e Suigetsu si incontrano. Il giusto mezzo fra gli estremi, il perfetto crocevia fra situazioni e contesti che probabilmente nuocerebbero, per diverse motivazioni, al proprio umore. Un ambiente sobrio a livello sociale, architettonico e stilistico. Non pacchiano ma nemmeno minimalista, essenziale nella sua natura cyberpunk e capace di donare al cliente quella sensazione che solo un piccola oasi potrebbe suscitare. Un rifugio in cui consumare in tranquillità un drink, lontano dalla frenesia della modernità, dalla luce artificiale dei neon e dal suoni quasi nefasti di cui le metropoli sono piene. Ho apprezzato molto la descrizione del contesto, breve ma diretta ed estremamente soddisfacente. Anche il soffermarsi sulle razze presenti aiuta a ricordare lo status quo in cu versa la razza umana, ormai mischiata e condividente il cosmo con altre specie.
Significativo il soffermarsi di Sasuke, che rimembra Sakura, nell’osservare una danza nel locale. Significativo perché, nonostante il suo evitare ogni rapporto umano o quasi, Sasuke dimostra che forse non è la quantità di questi a fare la differenza bensì la qualità. Il suo amore per Sakura è rimasto, ancorato nelle profondità de suo animo, al di là dei tentativi di inaridirsi.
Bene la prestazione di Suigetsu. Breve, ma capace di ricordare perfettamente quello del manga pure nel tornare sui suoi passi dopo aver incrociato lo sguardo con quello minaccioso di Sasuke.
Veniamo a Naruto. Ho apprezzato il graduale iter con cui l’I.A. ha esplorato e si è adattata al nuovo ambiente e alla sua nuova “forma”. Un bambino che si ritrova in luogo mai visto e sente il bisogno di esplorarlo, di conoscerne i limiti e gli angoli più nascosti; il tutto però mantenendo un comportamento coscienzioso e pragmatico perfettamente in linea con la sua natura artificiale.
Singolare il suo essere incappato in un film il cui leitmotiv verteva su esseri simili a lui che, in modo nemmeno troppo inatteso, sono finiti col divenire disprezzati e denigrati dall’uomo. Percettibile l’empatia generata e provata, così come l’intenzione di trasmettere al lettore la possibilità che pure Naruto faccia la stessa fine. Alla lontana mi ha ricordato diversi numeri di PKNA basati sulle A.I. e sul loro posto nel mondo.
Graditissimo poi il riprendere il tema “Ramen”, facendolo divenire il fulcro di una breve ma “gustosa” conversazione che riprende la genesi del nome dell’ I.A..
Dulcis in fundo veniamo alla parte finale. La scoperta su ciò che è a capitato Sakura mi ha sorpreso. Ho continuato a pensare che i due si fossero lasciati, magari malamente. Invece la verità si è rivelata ben diversa, più traumaticamente drammatica. Il twist funziona a dovere e mi permette di riprendere quando stavo dicendo sul rapporto dei due. A Sasuke forse non sono mai serviti dei rapporti umani bensì dei specifici rapporti umani. Ciò che per individui come lui risulta davvero importante, se non fondamentale, non è la quantità ma la qualità del rapporto. Nel suo specifico caso, probabilmente, tale concetto assume tinte e sfumature estreme. Nonostante lui ammetta di aver tentato di liberarsi di ciò che gli ricordava Sakura non ci è riuscito del tutto; qualcosa è rimasto, qualcosa ha continuato a rimanere per ricordargli quello che avrebbe potuto essere. Nascosto ma presente, invisibile agli occhi ma non dimenticato.
Questo “qualcosa” poi non è un oggetto qualsiasi, ma si rivela essere un “set di piatti”. Piatti che rappresentano il mezzo attraverso il quale ci si ciba, incarnano un momento di condivisione, un momento in cui solitamene la vita si prende una pausa per fornire all’uomo la possibilità di riprendere fiato affianco a qualcun altro.
Il sopito amore per Sakura sembra tornare ad ardere, anzi, probabilmente non ha mai smesso di farlo: Sasuke è solo stato capace di nascondere perfettamente le fiamme. Il tutto però, non si limita a queste fiamme sagacemente nascoste all’occhio altrui: l’amore per Sakura, infatti, pare venire affiancato da un’effimera speranza; una fiamma di diversa tipologia riguardante il poter sfruttare nuovamente quel set di piatti. Sasuke, evidentemente, non ha mai smesso, inconsciamente, di ricercare un altro legame, simile, magari uguale, a quello instaurato con Sakura. Invano. Il tempo non sembra avergli concesso nulla.
Un’ultima digressione: come nel primo capitolo mi pare che Sasuke, in momenti e contesti diversi, si senta imprigionato. Il luogo in cui si trova, indipendentemente dalle dimensioni reali di questo, si rivela troppo stretto per lui, quasi soffocante, costringendolo a dover cambiare location. A mio parere un chiaro segno di irrequietudine, domata, solo ed esclusivamente, durante la sua permanenza nel propria abitazione.
Infine due parole sul comparto sonoro: sempre in tema BR…penso che “Rain” da BR2049 sia perfetta per il frangente in cui Naruto esplora l’appartamento di Sasuke, mentre “Love Theme”, con le sue note malinconiche da BR, si adegui decisamente bene al racconto di Sasuke.
E ovviamente i rimandi ai Pink Floyd sono sempre ben accetti e graditi. |