Recensioni per
Fish don't cry
di _Akimi

Questa storia ha ottenuto 2 recensioni.
Positive : 2
Neutre o critiche: 0


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Recensore Veterano
04/01/18, ore 12:10

Di Arthur conosco solo la versione cinematografica e le varie versioni che appaiono nelle serie e nei film d'animazione. Però la caratterizzazione che gli hai dato qui mi è piaciuta molto e l'ho trovata in linea con quella del film, che per forza di cose non ha esplorato i personaggi come avrei voluto.
Il rapporto che hai descritto con Diana è ben delineato e mi piace come tu abbia sottolineato le piccole cose che hanno in comune.
Insomma, mi sembrano entrambi IC e la fic è scritta bene.
Condivido il tuo headcanon su Arthur e il metal, sarebbe troppo carino da vedere!
Alla prossima :)

Questa recensione aderisce all'iniziativa "10.000 recensioni in un anno" del gruppo Facebook Il Giardino di Efp.
(Recensione modificata il 04/01/2018 - 12:17 pm)

Recensore Master
20/12/17, ore 15:19

Duuuuunque.
Aquaman è un supereroe che, secondo me, ha - avrebbe - un grosso potenziale, ma è mal sfruttato; o, almeno, non ha mai suscitato nella sottoscritta alcun interesse. Gli ho sempre preferito Namor, ma questa è un'altra faccenda che non è il caso di analizzare qui.

Aquaman, dicevamo. Arthur Curry. L'hai definito un bastardo, ed è quello che è: un sanguemisto, un essere metà uomo e metà atlantideo che non è né carne, né pesce - e mi si scusi il gioco di parole degno delle peggiori freddure in circolazione. Ma così è. In Justice League il fatto è appena accennato nello scambio tra lui e Mera, e fa piacere vederlo sviluppato qui. Fa piacere vedere come la tua prosa dipinga un uomo che appartiene a più mondi: è un uomo semplice, Arthur. Un uomo che capisce e accetta e decide di fare qualcosa. Perché lui può. In questa storia Atlantide è un'eredità ingombrante con cui dover fare i conti; un luogo a cui Arthur deve tornare, per tutta una serie di ragioni, prima tra tutte la responsabilità che ha nei confronti del suo popolo. Ma emerge, dalle tue parole, il fatto che ad Arthur piace vivere sulla terraferma; vicino al mare, ché quando uno ha il mare nel cuore si sente soffocare lontano da esso. Però, sotto sotto, Arthur non si sente più parte di questo mondo emerso. E sì, l'unica che poteva dirgli che qui ci sarà sempre un posto per lui è proprio Diana, è solo Diana. Perché lei è come lui; vive in questo mondo, ma il suo elemento è quella Themyscira da cui è stata esiliata. Sono due esuli, se vogliamo, che si ritrovano per necessità e che decidono di esserci, l'uno per l'altro, per scelta.
Diana è una costruttrice di ponti; qualcuno che getta una fune all'altro - al diverso, allo straniero, allo socnosciuto - per intessere un legame fatto di reciproco ascolto e comprensione. Diana è un'ambasciatrice che non unisce gli altri per ragioni politiche, ma è lei quella che tiene unito il gruppo.
La caratterizzazione sia di Arthur che di Diana ti è riuscita benissimo: lei, comprensiva, ma non materna - o almeno, materna ma non chioccia; lui sbruffone e spavaldo (ho adorato la battuta finale! Mi è sembrato quasi di vedere il viso di Jason Momoa con un accenno di sorrisetto sfrontato), ma con la necessità di sapere che c'è un posticino per lui, sulle terre emerse, un altro posto oltre ai villaggi dei pescatori norvegesi dove sbronzarsi a colpi di whisky; un posto che magari non chiamerà casa, ma che assomiglierà ad un porto sicuro nella tempesta, questo sì.