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Autore: _Akimi    16/12/2017    2 recensioni
Post-canon
"«Ci sarà sempre un posto per te qui, Arthur. Voglio che tu lo sappia.»
Appoggia una mano sulla spalla del compagno, pare delicata, ma il tocco fa capire al futuro re dei mari che quelle parole non sono uno scherzo; la sua gentilezza non è data dalle circostanze, Diana è sincera e vuole solo il suo bene perché, in fondo, lo comprende."
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Arthur Curry, Diana Prince
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fish don't cry
 
{He’s just a loner.
He never says hello.
A friend to no one.
He’s got no place to go.}

Sulla spalla porta un sacco con qualche abito logoro, robacce regalate da marinai disperati che, pur non avendo nulla, hanno sempre cercato di ringraziarlo a modo loro.
Arthur si è affezionato a quelle quattro cose che si porta appresso, qualsiasi altra persona le avrebbe buttate nella prima discarica vicina, ma sì, si sente legato a quei vestiti come se valessero più di una qualsiasi bottega di alta moda.
Sono un simbolo, un segno che indica il suo passaggio, la sua presenza sulla Terra; li indossa perché in fondo è in parte umano, non può rinnegare la sua appartenenza, anche se non si può definire un animale sociale.
Come dicono gli uomini, non è né carne né pesce, dovrebbe sentirsi un fiero atlantideo, ma il mare è per lui una necessità, più che una casa dove tornare.
Non crede di essere neanche un buon umano, insomma, ha dimostrato la sua forza di volontà durante la lotta contro Steppenwolf, ma il lavoro di squadra non lo mette ancora completamente a suo agio.
Lo ammette non come critica ai suoi compagni di battaglia, anzi, deve pur confessare di essere rimasto stupito dalle prestazioni dell'uomo di latta o del pipistrello, ma il suo tempo sulla Terra per ora può dichiararsi concluso.
Deve tornare ad Atlantide, il posto sommerso che dovrebbe chiamare casa; deve tornare ad Atlantide perché il suo popolo lo sta aspettando e sa bene che fuggire dalle proprie responsabilità non lo renderebbe un poi così grande guerriero.
E Arthur è un bastardo che non rinuncia al suo orgoglio facilmente, Arthur Curry è un uomo in cerca della strada giusta e se non dovesse trovarla, sarebbe pur sempre disposto a costruirsene una dal nulla.

«Già in partenza?»
Una voce pacata lo allontana dall'oceano di pensieri in cui si era immerso, riempe i polmoni di aria come se fosse realmente tornato in superficie e, senza abbandonare i suoi modi strafottenti, si volta in direzione delle parole appena pronunciate.
«Non mi sono mai fermato, cara mia.»
I suoi occhi viaggiano sul corpo dell'amazzone, ne percorre le forme, ma il suo sguardo si ferma a lungo solamente sul suo volto.
Diana di Themyscira, figlia di Ippolita, regina delle Amazzoni – è una presentazione maestosa, persino sfiancante, ma che Arthur trova adatta alla donna che ha di fronte.
Lo ha trovato subito, lì nelle sue iridi, l'orgoglio ferreo di una semidea; il fascino pericoloso di una guerriera, ma anche la dolcezza – screziata da una punta di malinconia – di una donna che ha dato tutto il suo animo per la pace sulla Terra.
E Arthur la invidia, lei ha trovato un posto nel mondo, quest'ultimo è diverso dall'isola paradisiaca dove è cresciuta, ma adesso vive alla luce del sole e la sua bellezza inizia esattamente dalla tranquillità che la sua figura emana.

«Ci sarà sempre un posto per te qui, Arthur. Voglio che tu lo sappia.»
Appoggia una mano sulla spalla del compagno, pare delicata, ma il tocco fa capire al futuro re dei mari che quelle parole non sono uno scherzo; la sua gentilezza non è data dalle circostanze, Diana è sincera e vuole solo il suo bene perché, in fondo, lo comprende.
Sì, poiché Diana sa cosa significa essere una straniera in un mondo così intricato, essere diversa dagli altri, avere un potere così forte nelle proprie mani che le permetterebbe di distruggere tutto, se solo lo volesse.
Anche per lei è stato difficile, lo ha capito solo dopo anni: nascondersi non era la scelta giusta, non poteva lasciarsi abbattere dalla tristezza quando altri avevano bisogno del suo aiuto.
E Diana c'è ancora, per lui e per tutti i loro compagni; con quel semplice contatto vuole esprimere che non andrà via e che sarà un faro in mezzo ad un mare tempestoso, se Arthur ne avrà mai bisogno.

«Non sono un uomo che si emoziona, Diana.»
Ma apprezza le sue parole; forse è orgoglioso per dirlo, troppo testardo per ammetterlo, ma è grato di tutto ciò e si rende conto che sulla Terra non è solo, almeno, non più.
«I pesci non piangono, giusto?»
Domanda lei in risposta, un sorriso sarcastico ad illuminarle il volto e un'occhiata rassicurante a lasciar intendere che le insicurezze non sono sinonimo di debolezza, ma qualità che rendono Arthur solo più umano.
«La stupidità del pipistrello contagia tutti, poveri noi.»


 
Angolo dell'autrice -
DIG IT. Ho amato Arthur Curry in JL, c'è da dire che era molto più selvaggio rispetto all'Aquaman del fumetto, ma essendo ancora più un solitario che un re ci stava tutta.
La frase di inizio è presa dalla canzone dei Black Sabbath - Loner perché da quando ho visto una foto di Jason Momoa con la maglietta degli Slayer ho l'headcanon di Aquaman come un metalhead che si sfoga bevendo whiskey (al posto di mangiare gelato, capito?)
Diana da brava eroina fa sentire tutti a casa; nella scena del lazo della verità aveva un'espressione sul volto che sembrava dire "Ah, ma anche Arthur ha un lato dolce e sentimentale."
Comunque buh, sinceramente Arthur e Diana non li vedrei neanche così male assieme, ma in questa fanfic c'è solo tanto rispetto reciproco e amicizia, nulla di più.
Addio.
  
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