Pace è una parola grossa.
Pace è qualcosa di lontano, a cui pensiamo - diciamo - di anelare, ma ne siamo poi pronti a pagare il dazio?
Tutto ha un prezzo e anche la pace non è a buon mercato, soprattutto con noi stessi.
Non poteva chiudersi in maniera migliore questa raccolta, perché dice tanto - di Milo e Camus, di tutti noi che abbiamo attraversato il 2017 pieni di speranze, timori, ansie, piccole gioie e battaglie.
Racconta di un anno che sta volgendo al suo termine - l'ultima curva, appunto - e di un 2018 al quale ci affacciamo armati delle migliori intenzioni.
Pace, propone Maman, che i vasi incrinati sanno cosa vuol dire cadere e per questo resistono - comprendono.
I barili vuoti sono quelli che producono più rumore, diceva invece Rémy.
Si arrende, Camus, perché alla fine questa è la pace: una resa con la nostra stessa rabbia - i nostri rimpianti, i nostri rimorsi e i nosti veleni - ancor prima che con gli altri.
Auguri di buone feste - anche se in ritardo - e di un meraviglioso 2018. Ce lo facciamo un caffè corretto insieme? |