Tu, ormai, dovresti aver chiaro il concetto che, con me, la prontezza della recensione è una chimera irraggiungibile ed i miei epici ritardi, nel far giungere prontamente a chi ci regala momenti di relax, almeno un ringraziamento e delle osservazioni, sono ormai conclamati. Basti pensare ai tempi biblici con i quali mi sto occupando della tua bella "Advent Calendar"...
Con l'anno nuovo voglio impegnarmi a darmi una mossa, se non altro per riconoscenza nei confronti di chi spende il proprio tempo per chi legge.
In questa 5+1 ho trovato, con grande soddisfazione, un percorso evolutivo, riguardante la Johnlock, che è davvero convincente, in quanto perfettamente IC, con la caratterizzazione dei protagonisti delle Stagioni "d'oro" ed assolutamente credibile. Credibile anche come sviluppo e progressivo rivelarsi di ciò che,veramente, unisce quei due che non è un semplice rapporto tra persone che condividono un appartamento ed esperienze adrenaliniche.
Secondo me, infatti, visto il non consueto quadro psicologico individuale della coppia di "coinquilini", un'evoluzione "normale", probabilmente, sarebbe apparsa efficace ma non completamente coerente con le potenzialità comportamentali insite in quello che hanno pensato i Mofftiss.
John è un uomo buono, onesto ma il suo atteggiamento, accogliente e comprensivo, nasconde una vena di propensione alla disistima ed al profondo rancore; Sh sappiamo chi è, soprattutto quando si tratta di sentimenti.
Ecco perché mi è piaciuta questa tua raccolta: infatti hai creato delle situazioni possibili in cui il sotteso, “non detto” e “non fatto”, ha potuto trovare una via di uscita dal buio del malinteso e dell’incomprensione.
Naturalmente, trattandosi di John ma, soprattutto, di Sh, il nucleo esplosivo non poteva certamente esprimersi in situazioni “normali”.
Geniale, come al tuo solito, l’invenzione narrativa di far sì che il tarlo sentimentale, che rode il cuore di Holmes, si liberi nella ricerca di creare appositamente situazioni tali da permettere alla tortuosa razionalità del consulting di mettersi a tacere per liberare la forza dei sentimenti.
Ed è un percorso caratterizzato non dall’irruenza e dall’urgente bisogno di sentirsi, in due, sul serio, ma da un progressivo avvicinamento, all’insegna della dolcezza e del rispetto dell’altro, che mette radici, finalmente, sulla riconquista della fiducia, da parte di John, e sul sentirsi accettato, da parte di Sh.
Non mancano i momenti di divertimento, giocati in gran parte sul loro comico battibeccare da vecchia coppia sposata da tempo immemorabile (“…Però continui a rinfacciarmi la mia scomparsa…Non è vero, non l’ho mai fatto…Ventidue volte.”). Grandioso.
Tra i motivi che ritornano nei vari momenti della raccolta, come il filo di una trama, è il concetto di “copertura per un caso”, che rimbalza tra loro, come un’ultima barriera a separarli dalla verità, ma il suo ruolo di “diversivo” diventa sempre più debole e sfilacciato di fronte al rivelarsi di chi sono davvero l’uno per l’altro.
Voglio citare una frase che, secondo me, anche se inserita in un contesto che è lontano dalla vita reale, come quello dei videogames, racchiude tutta l’essenza del loro essere perfettamente complementari e reciprocamente necessari: “…l’avatar di Sherlock è impegnato ad aprire una porta o sbloccare un meccanismo segreto, l’avatar di John gli copre le spalle sparando ai nemici…”. Sono così, Sh e John, come le tessere di un puzzle che riproduce l’immagine più bella del mondo, quella dell’essere in due ma in un’unica invidiabile realtà, quella di un grande amore. Un meccanismo perfetto in cui s’incastrano ingranaggi unici al mondo.
Tra i vari elementi che costituiscono la tua raccolta, è difficile isolarne qualcuno perché sono tutti validi ma, in particolare, ho trovato particolarmente intenso quello della seduta di psicoterapia per coppie, in cui si staglia uno Sh statuario, solo e silenzioso di fronte al vetro di una finestra, in attesa che la riunione finisca. Quella seduta che l’ha evidentemente sconvolto perché ha fatto affiorare il nodo oscuro del risentimento di John, nei suoi confronti, per la sua finta morte. Comprende, inoltre che, senza accorgersene, ha spesso lasciato indietro Watson, nella sua corsa per l’affermazione di se stesso. L’ha dato troppo per scontato, il suo blogger che, comunque, ora è consapevole di cosa li stia veramente legando.
Non mi soffermo sul tuo modo di scrivere perché è un fatto ormai indiscutibile che tu sappia farlo, in maniera egregia, con la mente e con il cuore. |