Ciao.
Anche se trovo molto interessanti leggerle, non mi considero la persona più esperta e indicata per recensire poesie in maniera concreta, ma spero apprezzerai il mio parere sincero e più emotivo.
Questa poesia ha un linguaggio che si sposa bene con l'eleganza e la voglia di esprimere nostalgia, tristezza e speranza tra di loro concatenate, per tenere alta la memoria di qualcuno che durante la sua vita ha regalato qualcosa di talmente unico e prezioso che nessun altro potrà ridare indietro.
Tu che racconti sei consapevole che i sentimenti non spariscono nemmeno con la morte e non si mantengono attivi solo ricordando, ma anche dimostrando che tutto quel turbinio di emozioni provoca sempre qualcosa che mantiene vivi e ispirati.
Difatti la mia parte preferita è la quartina finale perché si respira tutta l'introspezione che il vostro rapporto ha portato alla luce e continuerà a illuminare il tuo cammino in un modo o nell'altro.
Sono dell'idea che ognuno di noi potrebbe avere un proprio "Fabrizio", indimenticabile e indimenticato per la propria quotidianità: tuttavia dopo una terza rilettura la convinzione che sia una poesia tributo al grandissimo Fabrizio D'André è fortissima.
La cadenza delle parole, lo schema delle rime, la mia parte preferita della poesia che ho già citato che usa parole della canzone "La guerra di Piero" ("Ninetta mia || crepare di maggio || ci vuole tanto, troppo coraggio")... la mia ipotesi non è così bizzarra credo.
A ogni modo è un componimento pervaso di genuinità e profondo rispetto per i ricordi e una storia che ha saputo lasciare un'impronta visibile e onestamente mi ha colpito per il suo romanticismo personale e la ricercatezza nel dare senso a ogni parola, dal suo esordio onirico al suo finale più terreno e crudo, come l'esistenza in generale. |