Ciao!
Mi soffermo subito sulla prima frase, perché non posso non approfittare di quest'occasione per ribadire che il tuo stile mi piace, nonostante le divergenze che abbiamo su alcune virgole (parlo di quelle tra soggetto e verbo).
Sherlock aveva un piano. Come sempre del resto. Ne aveva diversi per qualsiasi cosa facesse, pertanto trovò logico il doverne preparare almeno uno adeguato alla situazione. Per quanto insolita fosse. -> Mi piace come tu abbia creato questa "ridondanza stilistica" (voluta e piacevole) con questo costrutto, perché pone dei punti fermi per esaltare le parti importante del periodo. Sembra di sentire proprio l'inflessione di voce del narratore marcare quei due passaggi, effetto esaltato poi dal punto fermo inserito prima dell'ultima frase, che quindi viene messa in evidenza.
Adesso che ho visto fino a due terzi (mi si è bloccata la puntata! >.<) dell'ultima puntata della terza stagione, posso apprezzare ancora di più questa similitudine che Sherlock fa tra l'amore e il campo di battaglia. Anche per il matrimonio di John, se non sbaglio, fa un paragone simile al momento di dover indossare il vestito. Ed è un paragone che, se non sbaglio di nuovo, fa in diverse occasioni, ma in questo caso la similitudine tra l'evento del matrimonio e quello di questo piano mi sembra ancora più sottile e diretta.
Una cosa che mi piace dell'IC di questo personaggio, e che tu riprendi alla grande, è il suo soffermarsi sui dettagli, dettagli a cui la gente comune non penserebbe (e un po' anche in questo provo empatia). Quando qualcuno mi racconta qualcosa, io vorrei fare mille e più domande, su cose anche stupide, per esempio: che espressione aveva? che sorriso ha fatto? Quali sono state le sue esatte parole? Perché ha detto proprio così? E si grattava il naso oppure i capelli? Insomma, ho la mania di volermi figurare ogni più piccola cosa e capire ogni più piccolo dettaglio. Solo che non è socialmente consentitoXD Sembrerei un maniaco, o risultare impiccionaXD
Insomma, quello che voglio dire è che mi piace ancora una volta come funziona la mente di Sherlock. Ha la curiosità di un bambino, ha lo spirito di osservazione di un genio però. C'è questo suo desiderio di capire John e ciò che sta intorno a John sotto ogni più piccolo punto di vista, a partire dall'osservare e studiare il suo comportamento nei confronti del Natale. Eppure Sherlock, e in questo capitolo credo che sia un dettaglio protagonista, è umano, quindi anche lui è soggetto all'errore umano. E Sherlock nota l'abbigliamento elegante, il profumo, la cravatta, e il suo giudizio viene annebbiato dalla sua gelosia, dalle sue paure e insicurezze; perché se fosse obiettivo, capirebbe cosa significa un John Watson vestito di tutto punto, che tipo di nodo è stato fatto alla cravatta, così come dedurrebbe che un bacio sulla guancia alla fine di una cena romantica non è proprio indice di una serata andata a segnoXD
Molto bella anche la costanza con cui hai descritto in più capitoli l'arrivo di un nuovo mese. Il tempo fuori dalla mente di Sherlock trascorre sempre alla sua normale andatura, ma uno che segue il filo dei pensieri del personaggio non se ne accorge; e allora ecco che Dicembre sorprende anche il lettore, che si ritrova catapultato tra la neve, le luci e i preparativi per Natale. E mi piace.
Questa sarà la recensione delle ripetizioni, forse perché il momento della confessione si avvicina e la cosa mi fa ballare sulla sedia.
Quindi, ti faccio ancora una volta i complimenti per il modo in cui riesce a rendere IC Sherlock anche nei comportamenti, come il suo balzare all'improvviso dalla sedia e correre a vestirsi, come se gli fosse appena arrivato un messaggio mentale che gli diceva che era giunto il momento. E a John dice che è un caso, e uno si potrebbe domandare "come, se eri fermo due attimi fa?" E' il suo modo di fare, e tu lo hai trasportato su carta alla grande!
Mi viene naturale un altro paragone: Sherlock e le sue ricerche su ciò che la gente reputa banale, o comune. Sherlock che compra il libro per fare il suo discorso e spunta tutti i vari punti della lista (parte commovente, annedoto divertente, brindisi agli sposi, non troppo lungo il discorso); e qui Sherlock che fa ricerche su come si fa una sorpresa. Sempre originale il tuo modo di creare collegamenti con il canon.
Qui c'è un errore di battitura:
Si fidava talmente poco di se sesso…
Anche qui bello del "dentro" e "fuori" la mente di Sherlock: riesci a dilatare perfettamente senza annoiare il tempo che John impiega per scendere le scale, inserendo mille e più pensieri di Sherlock; così come riesci, nella frazione sempre di questo tempo irrisorio a inserire mille e più reazioni di uno Sherlock che in realtà rimane immobile.
E poi c'è la battuta di John, che fa scorrere il tempo di nuovo in maniera normale.
E questo stesso effetto viene ripreso al momento del ballo, dove è molto scenografica l'apparizione di John nel corridoio buio e i pensieri di Sherlock che vengono attratti, quasi ne fiutassero l'odore, dalla sua figura appena distinguibile. E bravissima nell'accompagnare questo passaggio con uno stile adeguato, con il presentare prima la reazione di Sherlock e solo dopo svelare che c'è John; eppure il lettore capisce che l'unico motivo per cui Sherlock si fermerebbe e avrebbe un palpito è proprio questa. Insomma, bella questa scena. Sublime il momento in cui John azzerra le distanze. E poi c'è questo stacco, molto cinematografico ancora, in cui li ritroviamo a ballo finito, con la musica di sottofondo e una specie di tensione nell'aria che li divide.
E finalmente la confessione! L'aspetto da capitoli e non potevi crearla in maniera più semplice e coinvolgente allo stesso tempo. Perché è sempre così: uno si fa mille pensieri, mille piani elaborati, cerca di trovare il bandolo della matassa e poi... "falla semplice"!
E Sherlock agisce nel modo più istintivo, romantico e sconvolgente.
Un bellissimo capitolo, complimenti!
A presto! |