Recensioni per
La pianista senza talento
di Lau33

Questa storia ha ottenuto 5 recensioni.
Positive : 5
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
12/03/19, ore 15:25

[ Recensione Premio per il contest  "Cento parole di ieri, di oggi e di domani", indetto sul forum di EFP ]
Della storia, la cosa che più mi ha colpita è stata sicuramente il titolo. Semplice e senza alcuna pretesa, ma è così raro trovare nei titoli un’accezione negativa che mi ha colpito – perché normalmente si sarebbe portati a trattare di qualcuno che il talento ce l’ha, perché una persona senza talento è una persona qualsiasi e… non so, mi ha colpita.
E dunque eccomi qui a recensire.
Mi era capitato di dirlo durante il contest, ma la prima persona non è tra le mie scelte preferite nel mondo delle fiction; che sia una fan fiction o un libro, tendo sempre un po’ a storcere il naso e riempirmi di pregiudizi. Sono una persona orribile, lo so. Ma nonostante i miei gusti che mi rendono sicuramente limitata nel riuscire ad apprezzare appieno una storia in prima persona – la tua narrazione fatta di frasi brevi, intervallate alle riflessioni introspettive della protagonista e il tuo stile pulito e delicato, hanno dato vita a qualcosa di molto gradevole.

Mi piace molto il modo in cui si è espressa una delle ragazze che ti ha recensito. Ha detto che si entra nella tua storia in punta di piedi e parola dopo parola ci inviti nella vita e nelle vicende della protagonista; non potrei trovarmi più d’accordo.
Dato che tutto è vissuto attraverso gli occhi della protagonista, ci svegliamo insieme a lei, con gli stessi dubbi che lei si pone e le stesse domande che si affacciano alla nostra mente e poco alla volta iniziamo a farci un’idea di chi sia, dove sia e “perché” sia lì.
Una cosa per cui ho un po’ fangirlato è il realizzare che siamo a Milano. Il Duomo, la Scala, la galleria dorata… yosh, la mia città! XD
Ma mentre iniziavo a orientarmi (se così posso dire) tra le vie percorse dalla protagonista e nella tua storia, iniziavo anche a farmi un’idea più precisa del cosa le sia successo – sarà anche che il genere sovrannaturale un po’ lo suggerisce e tu pure lasci indizi ben visibili nel fatto che nessuno “casualmente” la spintoni, che si ritrovi il biglietto in mano e il controllore non glielo controlli.
E poi le parole di Zimerman.

Ciò che più mi rattrista, non è l’ansia che mano a mano inizia a crescere attraverso i ricordi della protagonista, ma il modo in cui quella bambina affascinata dalla musica, divenga adolescente e scopra di avere sì tanta passione, ma mancare di talento. Il pezzo “collezionava solo fallimenti” mi ha davvero rattristata.
Per non parlare di quando “piango con gli occhi disperati di chi ha compreso la vita solamente da morta”. Hai caricato di feels tutta la parte precedente, in un crescendo di emozioni che vanno di pari passo alla musica di Zimerman (e a quella di Ambra quando anche lei inizia a suonare) e quella è stata la frase che mi ha fatto cedere alla commozione.
È davvero una storia deliziosa e malinconica. Soprattutto è una storia Vera, che non parla di un genio della musica, ma di una persona normale che si è ritrovata ad amare qualcosa così tanto, fino ad autodistruggersi e rendersi conto solo dopo di quello che ha perso. E nonostante tutto è dopo la sua morte che Ambra riesce finalmente a ritrovare la sua felicità.
Complimenti davvero!

Un ultimissima cosa però mi sento di aggiungerla.
Si vede che conosci bene l’argomento di cui tratti. Io come profana ho trovato interessante tutti questi riferimenti a termini tecnici e specifici, anche se avrei gradito a fine storia uno specchietto illustrativo con le varie spiegazioni. Il lettore medio *saluta* è pigro e il più delle volte non ha voglia di scartabellare tra i link di google XD
(Recensione modificata il 15/03/2019 - 03:11 pm)

Recensore Master
26/07/18, ore 08:48

SESTO POSTO PARI MERITO, CON UN TOTALE DI 46/50
La pianista senza talento, di Lau33

Grammatica e Stile: 9/10 (4,5/5 di g. e 4,5/5 di s.)
Per il parametro della grammatica non ho segnato tutti gli errori; inoltre non ho tolto punti per l’uso improprio della D eufonica e per errori che sono indubbiamente di battitura (spazi mancati, ecc.)…
La grammatica è molto buona e la struttura che hai dato alle frasi, brevi e incisive, riesce a rendere perfettamente i sentimenti della protagonista. Ho trovato pochissimi errori, per la maggior parte virgole di troppo che cambiano il significato di alcuni incisi; inoltre c’è una concordanza errata che ti segnalo qui di seguito:
***mi avvicinò a quell'arte così complessa e variegata che, a distanza di alcuni anni, sarebbe diventato (dovrebbe essere “diventata”, perché si riferisce ad “arte” che è femminile) tutto il mio mondo.***
Ho apprezzato moltissimo anche lo stile, così delicato e a tratti tragico nel delineare la situazione in cui Ambra si rende progressivamente conto di trovarsi. Essendo un “pianista” anch’io, inoltre, ho apprezzato veramente molto la scelta di inserire i termini specifici del linguaggio musicale (crescendo, cantabile, scherzo…) e le varie marche dei pianoforti (Kawai, Steinway…), che fanno comprendere al lettore quanto la pianista sia veramente legata a questo mondo. L’unico problema che ho rilevato è il fatto che sei andata a capo troppe volte, soprattutto all’inizio, spezzando in continuazione il filo della trama.

Trama e Originalità: 10,25/12
Non c’è, alla fine, una vera e propria trama: la storia segue il flusso introspettivo di Ambra durante i momenti di quell’ultima giornata che, in una dimensione surreale, trascorre vivendo finalmente la musica come un modo di esprimere ciò che prova. È molto bello il modo in cui esprimi il fatto che Ambra capisce che le sue piccole imperfezioni sono solamente dei caratteri distintivi del suo modo di essere, è una scena dall’alto tasso di drammaticità e rassegnazione. Hai reso in modo estremamente vivido la scena in cui, nel finale, il suo piccolo codino appare vicino al grande pianoforte di Zimerman e tutti sembrano accorgersi di lei che, inesorabilmente, scompare: questo è il principale tocco di originalità, in quanto solitamente in questo genere di storie la presenza sovrannaturale si limita ad osservare il mondo che va avanti senza che essa possa intervenire. Bisogna tuttavia ammettere che la storia non è originalissima: nella letteratura si trovano molti esempi di storie di fantasmi che scoprono la vita solamente dopo il loro tragico gesto; tuttavia il modo in cui, un po’ per volta, Ambra capisce i segnali che alcuni lettori avevano già colto dà un po’ di freschezza alla narrazione, anche se non si può definire innovativo soprattutto per il fatto che il “vedo e non considero” sia una cosa già vista.

Utilizzo del Pacchetto Urano: 8,5/9
Genere - Introspettivo/Malinconico: la tua storia è indubbiamente introspettiva e il flusso di pensieri è costruito in modo molto coerente; emerge inoltre un lato malinconico, ciò che Ambra prova quando si rende conto di aver compreso la vita solamente troppo tardi. 3/3
Prompt/Oggetto – Violino o Pianoforte: Hai scelto di usare il pianoforte e l’hai reso protagonista, quindi meriti assolutamente il punteggio pieno. 3/3
Obbligo – Qualcuno deve soffrire per amore: Qui la questione è indubbiamente più complicata: quando ho costruito il pacchetto avevo pensato che la sofferenza fosse dovuta a una persona, ma leggendo la tua storia mi sono accorto che Ambra soffre ugualmente per amore, soffre per l’amore della musica che pare incompreso, a causa di alcune piccole imperfezioni, da tutti coloro che la ascoltano suonare. 2,5/3

Caratterizzazione e introspezione dei personaggi: 9,5/10
Ho trovato, come già detto precedentemente, l’introspezione molto ben sviluppata: nella tua storia il lettore riesce a seguire lo scorrere degli eventi solamente attraverso il flusso dei pensieri e delle emozioni di Ambra. L’unico problema di questo aspetto è il fatto che ti sei fermata solamente al suo rapporto con la musica e con ciò che la riguarda, senza toccare gli altri aspetti della sua vita: ho capito questa scelta (perché comunque è questo ciò che l’ha portata a togliersi la vita), ma devo ammettere che non l’ho condivisa del tutto. Ho trovato molto ben delineati, nelle loro brevi apparizioni, anche e soprattutto altri due personaggi secondari, che hai caratterizzato con naturalezza in pochi gesti: l’insegnante di Ambra e Zimerman. Il primo, mantenendo la testa alta nonostante le lacrime, ci fa capire molto sia di sé che dell’affetto che provava per quella ragazza scomparsa troppo presto; il pianista, invece, è scosso da mille emozioni ma, nonostante tutto, riesce a incanalarle nella sua musica (come un vero professionista qual è), che diventa un armonioso canto di malinconia e addio. La scena dell’”apparizione” di Ambra al pubblico, inoltre, svela molti retroscena drammatici della vicenda, chiarendo ulteriormente la parte emozionale dal punto di vista dei ricordi della protagonista.

Titolo: 1,75/2
Il titolo è adatto alla storia, anche se non può essere definito ad effetto; forse avresti dovuto puntare su qualcosa in grado di attirare di più l’attenzione dei lettori. Ma alla fine, anche se è duro da accettare, esso rappresenta la realtà: non sempre le nostre passioni coincidono con i nostri talenti, nonostante il grande impegno che ci possiamo mettere. Ambra non ha potuto sopportarlo e si è arresa al destino.

Gradimento Personale: 7/7
Le prime due volte che ho letto questa storia non sono riuscito ad arrivare alla fine senza commuovermi. Sappi che mi sono innamorato subito della tua storia, grazie alle sue tematiche e alla profondità dell’introspezione. Ha influito sicuramente anche il fatto che anch’io suono il pianoforte (senza talento ), quindi mi sono “ritrovato” nel mondo della tua storia. Ho apprezzato anche l’elemento “soprannaturale”(nonostante tutta la storia abbia questo alone di mistero intorno), cioè la sua comparsa, e penso che tu abbia fatto bene a segnalarlo tra i generi della tua storia.

Recensore Master
11/07/18, ore 18:17

Ciao Lau...
sono Yonoi e anch'io, come te, partecipo al contest "Raggio di Luna"... che dire... una storia che chiunque ama la musica e ne conosce la fatica, l'impegno e lo studio necessario per riuscire a suonare in maniera empatica e corretta anche solo una nota non potrà che apprezzare. Io non suono, pur amando la musica: sia quella contemporanea che la classica, che amo in particolare tenere in sottofondo mentre scrivo. E mentre la "musicaccia" rock mi esalta e mi lancia, quando ascolto la classica posso veramente fare esperienza del sublime: qualcosa in me si ridesta e sa riconoscere, in quelle note, un'esperienza e un insieme di emozioni che non sono di questo mondo. Qualcosa che ti cattura e ti spalanca le porte del soprannaturale e del divino, senza mezzi termini.
Poi ci sono le fatiche della musica, e pur non avendo affrontato personalmente questo tipo di studi, so che sono inenarrabili: una mia compagna del liceo frequentava il conservatorio parallelamente al ginnasio, e io mi chiedo ancora come riuscisse a conciliare due studi pesantissimi come quelli, due scuole severe, esigenti, dove si seleziona senza mezzi termini e senza risparmio. Poi ho avuto l'esperienza di una mia cugina, anche lei diplomata in pianoforte al conservatorio, e lei stessa mi ha raccontato dei suoi pomeriggi e delle giornate intere trascorse a studiare, ristudiare e riprovare ancora un brano... né mia cugina e neppure la mia amica hanno poi intrapreso una carriera concertistica, entrambe hanno perseguito una realizzazione professionale più o meno riuscita in altri settori, ma posso immaginare quali prove e delusioni attendano al varco chi desideri dedicare allo strumento e alla musica la propria vita, per intero. Il mondo dell'arte non risparmia, non conosce mezze misure: essere bravi non basta, spesso non è sufficiente neppure il talento. Immagino che per superare concorsi e graduatorie occorra anche quel pizzico di fortuna che porta a creare una fortissima empatia tra chi suona e chi ascolta e, di seguito, giudica. Vedere tante ore di studio, tanto tempo della propria vita affogare in quello che può sembrare un fallimento, ed è sicuramente vissuto come tale, dev'essere straziante. Ed è esattamente quello che è capitato ad Ambra, che non ha retto all'ultima ed ennesima delusione e che al Teatro ha deciso di donare infine tutti i giorni che restavano da vivere, in senso stretto...
Una storia, questa di Ambra, veramente struggente che si dipana e si scopre a poco a poco, sulle note altrettanto struggenti della musica di Chopin. Il lettore inizialmente è convinto di avere di fronte un personaggio vivo, una ragazza come tante che si ridesta da un regolare riposo notturno. Poi compare subito il dato irreale/surreale, che immette in un'atmosfera onirica ed inquietante: cosa ci fa un pianoforte, un "codino" del tipo usato presumibilmente per gli esercizi quotidiani, nella sua stanza da letto?
A un tratto, quasi volando come in sogno, senza toccare terra, siamo trasportati lungo il tragitto che ci conduce alla Scala, per assistere all'esibizione di un grandissimo pianista: e qui, sulle note di Chopin, siamo rapiti dai movimenti stessi della musica fino all'imprevedibile e commovente finale. Una sonata a quattro mani e’ un sogno che si realizza, anche se troppo tardi.
Forse per chi non è esperto di musica e non riesce ad associare alcuni termini tecnici a ben precise sensazioni ed emozioni, alcuni passaggi del racconto possono risultare un po’ faticosi, ma in ogni caso la scena che si delinea dinanzi gli occhi di chi legge è densa di suggestione: il grande maestro suona in omaggio di colei che ha donato al teatro la sua vita, in termini di lunghe ore di studio ma anche nel senso più tragico e letterale del termine.
Ti faccio un grande in bocca al lupo per il contest... la delusione di non riuscire malgrado tutti gli sforzi, le speranze e le fatiche riposte in un sogno è purtroppo un'esperienza che a molti, se non a tutti, capita prima o poi di vivere. Per questo possiamo sentirci tutti un po’ Ambra, e capire perché a certe delusioni può essere difficile sopravvivere.

Recensore Veterano
16/04/18, ore 14:52

Si entra in questa storia in punta di piedi, si entra nella vita e nel vissuto della protagonista piano piano, parola dopo parola. Affascinato.
Il lettore intuisce assieme a lei che cosa ata succedendo, anche se è sempre un passo avanti. Troppe stranezze, a partire dal fatto che lei è uscita in pigiama.
A tratti mi ha lasciata perplessa, perché l'espediente di descrivere qualcosa e poi dire "non ci faccio caso" a volte mi sembra assurdo: se non ci fa caso perché lo descrive? (Questo non sarebbe accaduto se avessi usato la terza persona, ad esempio.) Dall'altro lato riconosco fosse indispensabile ai fini della trama.
Anche il fatto che qualcuno riesca a sentirla mentre suona mi ha lasciata perplessa (poco realistico?), ma quello fa parte del gusto personale ^^"
Molto bello l'aver deciso di far riportare alla mente i ricordi alla protagonista attraverso la musica: molto, molto bello. Interessante lo stress e la pressione provati dalla protagonista, che la conducono ad un gesto estremo: è un aspetto della musica (e anche di tanti altri ambiti, penso magari allo sport) a cui poco si pensa. Uno su mille ce la fa, ma gli altri?
Mi hai molto colpita.
Alla prossima!
Gio

Recensore Master
15/04/18, ore 16:59

Buon pomeriggio.
Il racconto appare ordinato e curato fin dalla prima riga.
Complimenti, un buon lavoro, frutto di grande impegno.
Buona domenica :)