Recensioni per
Leggiadre note di un canto selvaggio
di Nirvana_04

Questa storia ha ottenuto 25 recensioni.
Positive : 25
Neutre o critiche: 0


Devi essere loggato per recensire.
Registrati o fai il login.
Recensore Master
14/06/18, ore 00:39
Cap. 4:

Tesoro eccomi qui,
Tra le difficoltà incontrate, l'incredulità della chiusura del giardino, che alla fine era un modo come un altro per venire a leggere qualcosa di tuo e farmi ammaliare dai tuoi mondi sfruttando l'obiettivo dello scambio recensioni perché sono pessima a tenere un ritmo ma non voglio abbandonare questa storia, come non voglio abbandonare la lettura delle tue storie (non sei tra i miei autori preferiti così, per sport... insomma, è una cerchia strettissima quella e sinceramente averti inserita mi ha dato una certa soddisfazione) voglio solo riuscire a trovare lo stesso ritmo che ci mettevo quando c'era il nostro appuntamento settimanale, riuscendo a gestirlo senza il bisogno di un promemoria e siccome a questa storia ci tengo particolarmente perché sono innamorata persa dell'amore di questi due, specie provo un amore viscerale per Adelaya che ormai è diventata la mia... waifu (NON CREDO DI AVER MAI USATO QUESTO TERMINE IN VITA MIA XDDDD mi sento un po' idiota, ma Adelaya è bellissima) e siccome voglio vedere cosa hai in serbo per loro, cominciamo questa recensione sulla quarta e ultima parte di questa tua storia *__*

Cominciamo il capitolo con Arket. Non sapevamo che fine avesse fatto, solo c'era questo alone oscuro su di lui, questa paura di vederlo perdersi durante la ricerca della sua amata e quelle sue descrizioni, di lui che è così corroso e ma forte nelle convinzioni equesta differenza tra Adelaya che cerca di tendere le corde dello strumento alla fine del capitolo precedente e qui invecequelle di Arker che tengono un arco... mi è piaciuta tantissimo questa... similitudine? Questa affinità, anche quando non sono insieme entrambi che combattono per rivedersi!

Questo Arket così coraggioso che ancora non teme gli Dei, che ancora li affronta perché dopotutto di per sé non ha nulla da perdere e soprattutto ce l'ha a morte con loro per quello che gli hanno fatto, sia a lui che a Adelaya... e se posso sfogare la mia frustrazione visto che è l'ultimo capitolo: FAI BENE, ARKET! FAI DANNATAMENTE BENE!!! LI ODIO, NON FANNO CHE GIOCARE CON I VOSTRI SENTIMENTI ç____ç UCCIDILI TUTTI.

Okay, dopo il delirio di onnipotenza dove non ho ancora detto praticamente nulla della trama, andiamo avanti XD

Abbiamo questa bellissima immagine molto cupa del Dio Corvo che invita Arket a seguirlo e questa pioggia scrosciante che li inonda e che infierisce sullo stato d'animo già nero di Arket ma che non gli lava via la decisione. L'atmosfera calma del momento in cui aveva la freccia scoccata (quindi pieno di concentrazione) si scioglie con la pioggia e ora tutto muta di nuovo.

La descrizione delle sensazioni che Arket prova durante quel momento di inseguimento sono veramente toccanti. pecca di ogni tipo di peccato ma forse è ancora questo che lo fa sentire umano. Questo fango in cui si sente rappresentato, perché c'è anche consapevolezza ora, dato anche che vivendo due vite, due dolori, due tempi forse ha anche maturato abbastanza da "invecchiare" come un saggio e quindi si rende anche conto degli errori commessi e l'unica cosa che non cambia è questo ardente e implacabile amore per Adelaya e quando arriva di fronte al luogo prestabilito, ho letteralmente adorato il modo di distruggere completamente odori, suoni, persino sensazioni.
E' l'entrata per un luogo morto, dove non c'è né una strada, né un segnale.

Ovviamente sa di aver raggiunto il punto di non ritorno e ho apprezzato molto il dialogo tra lui e il corvo: c'è questa stanchezza in Arket, che non ce la fa più, che vuole solo finire lì quell'agonia e chiede senza troppe cerimonie "quanto?". Sa esattamente gli è rimasto poco, che quello che ha addosso è solo l'ultimo frammento di se stesso e la sua unica paura non è quella di morire, ma di non riuscire ad arrivare da Adelaya in tempo e questo è veramente... STRUGGENTE.

Mi sono commossa non solo per l'idea ma anche per le parole di Arket che sa di non poter dare più nulla a gli dei, che non si prenderanno più niente perché non ha niente da dargli!! E' veramente stupendo, tutto ciò.

«Vuoi che io la raggiunga, ma anche tu devi accettare il fatto che questo non ha da essere. Sono troppo lontano, e troppo tempo hai perso a giocare con me. Vi siete illusi che fossimo noi a soffrire, ma siete voi che non conoscerete consolazione. Siamo troppo piccoli e troppo sciocchi, io per primo da quando ho pensato di potervi sfidare. Ma la nostra piccolezza, la nostra ignoranza, ci permette di dimenticare, di mutare, di provare gioia dopo il dolore, di fermare l’odio con il nostro amore. Voi siete condannati a non conoscere la consolazione di mani fragili, la gioia di una vita che potrebbe finire in un istante. Voi ricorderete questo.»

niente, qui ti cito perché questa frase mi ha fatto venire i brividi. Abbiamo avuto prova della noia e cattiveria degli Dei e Arket li ha praticamente zittiti riguardo ogni cosa. Lui morirà, okay e anche Adelaya forse ma loro... vivranno per sempre umiliati da quella sconfitta e forse questo significa godersi la vita da mortale e aver vinto. mi piace molto questo concetto!

Stupendo ancora il discorso di Arket, le sue suppliche, ormai il suo ultimo desiderioe questi dei che si lasciano andare e... scenografica da morire, la scena in cui l'arpa squarcia la muraglia di nebbia e questa carezza che è così dolce e che commuove. Si può quasi percepire la pace interiore di Arket, che finalmente ha smesso di vivere una vita di ricerca e dolore.

Poi c'è questa parte, la parte finale che è decisamente toccante.
C'è finalmente questo brevissimo ricongiungimento e poi la morte insieme. Dopotutto è ciò che volevano, lo hanno avuto. La solitudine di Adelaya è stato un prezzo che ha pagato volentieri per rivedere Arket e lui, pur avendo abbandonato ogni forma umana e aver vissuto due vite in una, forse lo rifarebbe per lei e questa leggenda che nasce, questi dei che continuano a ricordarli pur avendoci giocato per troppo tempo.

Ho adorato questo racconto, sono felice davvero che tu me l'abbia passato, "stuzzicando" la mia voglia di leggere qualcosa. Certe storie emozionanti e drammatiche sono quelle che preferisco, specie se scritte così bene con una cura nei dettagli disarmante, e questo stile così innovativo, diverso dal solito, che la fa scorrere come se nulla fosse.

Mi ha lasciato svariate emozioni nel corso della lettura e pur avendo un piccolo e oscuro punto di tristezza nel cuore, sono felice che abbiano trovato la pace che malgrado tutto non abbiano mai smesso di combattere e alla fine hanno vinto, sfidando gli dei.

Meravigliosa piccola perla che va tra le ricordate, per forza! Me ne sono innamorata follemente.

Complimenti ciccia e alla prossima!
Miry

Recensore Master
21/05/18, ore 18:47
Cap. 4:

Ciao Nirvana ^.^
eccomi qui subito subito a leggere anche quest'ultimo capitolo!
Devo ammettere di esserne rimasta molto sorpresa, non mi aspettavo un finale del genere proprio per niente... Penso che in questa storia, oltre al raccontare le peripezie di Arket e Adelaya, tu abbia voluto raccontare di questi dei, anzi sopratutto di loro! in questo capitolo finale sono proprio gli dei ad esserne i protagonisti: Not, Yara, Zeptum e Sefta, e Puèsigath, loro che hanno tirato i fili tutto il tempo nel vano tentativo di divertirsi, ma che qui quasi rimangono "fregati" dal loro stesso gioco. Non ci sono ne vinti ne vincitori, sono tutti rimasti incastrati in questo groviglio disperato di sentimenti, di amore, odio e forza d'animo che Arket e Adelaya hanno dimostrato nell'affrontare una prova così difficile per loro che non sono altro che dei coraggiosi felichi (l'ho scritto bene?) in balia di forze troppo grandi. Tutto si conclude proprio come un antica leggenda che si perde nel tempo e nel vento, dopo questi eventi epici il mondo dei felichi e degli dei è cambiato inesorabilmente. Che questi eterni abbiano imparato qualcosa da tutta questa storia? probabilmente si, sicuramente non sono più gli stessi di prima.
Come sempre la tua scrittura è impeccabile, hai creato delle atmosfere trasportanti, ricche di dettagli che sono state tangibili tutto il tempo. Ogni istante era pieno di sentimenti, si sensazioni, di emozioni che mi hanno fatto entrare in sintonia con questo racconto come non mai!
Non penso che questa storia sia imperfetta, anzi la trovo molto calibrata e ben studiata, parla di cose grandi e quindi penso sia normale trovarla un po "fuori dai canoni" ma penso anche che questo sia solo che positivo ^.^
ancora complimenti!
a presto
Earth

Nuovo recensore
16/05/18, ore 21:39
Cap. 4:

Ciao!
Eccomi qui per lo Scambio Libero del Giardino. :)

Dunque… sinceramente, stento ancora a credere che questa storia sia finita.
Davvero, avrei voluto tanto leggere ancora riguardo Arket, Adelaya e tutte le divinità presenti in questa storia - Zeptum in particolare.
Ti dirò, ero già partita col presupposto che sarebbe stato un racconto composto da tanti capitoli, non so il perché ma avevo questa convenzione.
Ma nonostante sia finita così "presto", questa storia l'ho adorata ugualmente e questo finale mi ha lasciata così vuota ma al contempo così soddisfatta dopo aver letto l'ultima parola che non so spiegarmelo nemmeno io.
Forse perché è stato un concentrato di pathos e suspense incredibile e sono emerse delle cose alle quali non avrei mai pensato.

Qui posso dire di aver visto Arket nella sua completezza umana.
Perché Arket potrà anche essere un valoroso guerriero animato dalla passione, ma in confronto alle divinità resta solo una pedina, una creatura mortale nata dal fango.
E nella sua umanità comprende che aver sfigato gli dei più di dieci anni prima ha comportato non solo una straziante vita per lui, ma anche e soprattutto per Adelaya.
Il modo in cui implora le divinità di donare i suoi ultimi istanti di vita alla donna che ama è stato bellissimo e straziante al tempo stesso: bellissimo perché ancora una volta è stato messo in luce l'amore infinito e incondizionato che prova per Adelaya, straziante perché si sentiva quanto fosse disperato non tanto per la sua vita, ma proprio per Adelaya stessa.
Arket ha compreso che sfidare gli dèi non è una "competenza" degli esseri umani perché sono due mondi totalmente opposti ma, al contempo, continua con ciò che ha iniziato più di dieci anni prima proprio perché altro non riesce a fare.
E li sfida ancora una volta, parla loro senza risparmiarsi e senza riserva alcuna.
E tutto questo lo fa solo ed esclusivamente per Adelaya.
Posso dire, in tutta onestà, che dopo quest'ultimo capitolo sono riuscita ad apprezzare ancora di più il personaggio di Arket.

Le divinità, ancora una volta, mi sono piaciute molto. Anzi, le ho amate.
Una tra le cose che più ho amato in questo capitolo è stata sicuramente la descrizione della "distruzione" della terra per mano loro, così come il momento in cui Arket, compiendo un gesto simbolico, lancia la lama nel fuoco di Sefta.
Zeptum è stato… non so nemmeno come descriverlo. Meraviglioso.
Niente, sono totalmente innamorata di quella divinità e non so quanto questo possa essere positivo, ma davvero, lo amo troppo.
Così come ho avuto modo di apprezzare ancora di più il suo rapporto con la gemella Sefta: non possono stare insieme ma non possono neanche lasciarsi del tutto, perché non vi è "costanza" senza "distruzione".
Uno esiste perché esiste l'altra e viceversa.
Si completano nella loro insofferenza.

Mi è piaciuto e dispiaciuto il fatto che gli dèi, dopo questa esperienza, abbiano iniziato a vedere il mondo e gli umani in maniera differente.
Mi è piaciuto perché alcuni hanno cambiato atteggiamento - alcuni invece sono rimasti non dico indifferenti all'accaduto, ma hanno continuato a "comportarsi da divinità" nonostante tutto.
Mi è dispiaciuto perché mi sono chiesta: doveva succedere proprio tutto ciò affinché gli dèi cambiassero almeno un poco?
Certo, se non fosse successo nulla del genere, forse tutto sarebbe rimasto uguale per chissà quanto altro tempo… però davvero, è una domanda che, dopo aver letto quest'ultimo capitolo, non riesco a togliermi dalla testa.

Concludo dicendoti questo: magari ritieni questa storia imperfetta sotto diversi punti di vista ed io non sono nessuno per farti cambiare idea, anzi, è giusto che tu come autrice ti poni determinate domande riguardo i tuoi lavori.
Però… potresti anche trovare un migliaio di difetti su questa storia ed io troveró sempre un migliaio più uno pregi che me la faranno sempre amare.
Perché potrà anche avere delle imperfezioni, ma non sono state queste ad avermi impedito di amarla e godermela fino alla fine.
Mi hai fatto provare emozioni molto forti e mi hai fatto pure innamorare di un dio, quindi… grazie.
Grazie di cuore per questa incredibile avventura, ne sentirò la mancanza e se dovessi vedere una volta ogni tanto le visite aumentare tutte in una volta, quella sarò sicuramente io che, presa dalla nostalgia, sarò tornata a rileggere tutti i capitoli.
Alla prossima e grazie ancora,

Jill ~

Recensore Master
15/05/18, ore 09:00
Cap. 4:

Alla fin fine, è stato tutto un immenso rito d'iniziazione. Difficile intuire se persino Puésigath ne avesse predetto la portata fin dal principio.
E se le morali solitamente smorzano l'intensità di una storia, la infantilizzano e rendono retorica, Arket parla con tanta enfasi e tanta eleganza da ottenere l'esatto contrario.
L'impressione è di vittoria, anche se in fin dei conti c'è amarezza per un pandemonio che forse non aveva ragione d'essere... e non solo a causa degli dèi. Alla fine lo stesso Arket comprende di aver causato un disordine immenso, tale che una piccola anima mortale non dovrebbe permettere di addossarsi, ma invece che sentirsene in colpa, abbraccia la consapevolezza e la scaglia contro gli dèi. E loro pagano il prezzo della propria sopravvalutazione. Credo sia la prima storia che leggo in cui le divinità concludono con l'essere effettivamente sconfitte... perché questo accade. E non perché vengano sconfitte materialmente o spiritualmente o che altro: semplicemente, si autoproclamano sconfitte e se ne fanno una ragione. Certo è una riflessione che vale solo per alcune di loro, dato che un paio della combriccola semplicemente torna punto e a capo ad agire così come aveva sempre fatto lol.

Come tu stessa sottolinei nelle tue note, è un racconto con delle problematiche, tutte limitate in realtà alla questione formale: non formale in senso di prosa che, invece, come già ho detto, è molto buona e necessita solo di qualche piccola rivisitazione (es. anche in questo capitolo: “...un dio troppo distante dalle sue pene. Gli dei, tutti quanti, stavano guardando, partecipando alle sue pene” = piccola ripetizione), ma estetica, d'impaginazione. Hai ritenuto che la divisione dall'uno all'altro punto di vista fosse troppo importante per relegarla a meri stacchi d'impaginazione o espedienti tradizionali e, nel tentativo di ovviare alla cosa, ti sei affidata ai colori, una possibile, rozza modalità per aiutare il lettore. Il problema, come già abbiamo sottolineato, è che toglie eleganza visiva a un racconto che invece di eleganza ne ha molta.
Personalmente, ti consiglio di non abbandonare la cosa, di non dire “è andata così: ora resterà un piccolo file tra i tanti”, perché questo è un bel racconto, dal sapore mitico e dal potenziale professionale. Consiglio semmai di pensare a un valido medium per esprimere le cesure su cui insisti. In poche parole: bisognerebbe relegare a ruolo d'esperimento la sola impaginazione di questo racconto e non il racconto in sé, perché è bello e merita tutta la considerazione del caso.

Alla prossima!