Recensioni per
Quella perfetta contraddizione chiamata John Watson
di Koa__

Questa storia ha ottenuto 12 recensioni.
Positive : 12
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master

Questa è la prima volta che leggo qualcosa di tuo, e la prima recensione che ti faccio. Sento una responsabilità grande perchè ho una certa soggezione di te, anche se in senso buono. Spero di dare il meglio. Non starò a fare una parafrasi di quello che hai scritto, ma cercherò di dirti le sensazioni che mi hai trasmesso.
Sto sentendo ora il tema di Goldrake, mentre scrivo. Riesco ad immaginarlo suonato da Sherlock.

Prima di tutto, mi ha affascinato lo stile che hai usato. E' il flusso dei pensieri di Sherlock, ma visto quasi come dal di fuori. Non hai usato una prima persona, ma qui c'è una parte di Sherlock che parla ad un'altra parte di se. Come se si vedesse dal di fuori. Come se ci fosse un qualcosa che gli permette di staccare parte della sua mente e usarla per descrivere le sue stesse azioni. Le frasi sono corte, lapidarie. Mi riportano alla rapidità del suo pensiero, alla incredibile corsa che deve essere per lui la mente. Sherlock è acqua e vento, sempre in movimento, senza riposo, senza riuscire a stare fermo, così come John è fuoco e terra, base solida e fonte di calore.

La scelta di usare la musica è cosciente, ma forse in modo parziale. Nasce dall'incapacità di confessare un sentimento, dal desiderio di farsi amare e ammirare perchè Sherlock gode profondamente nel vedere quanto John lo ammiri, mentre congeda tutto il resto delle persone che gli vanno dietro con vaghi gesti della mano. John è il suo pubblico preferito, l'unico volto che cerca mentre recita il suo ruolo sul palco. Ama sentire le sue lodi e in questa sera che tu ci racconti, suona per mostrarsi a nudo, per farsi amare, ma anche per confessare un amore. Forse non nasce nemmeno volontariamente la confessione, semplicemente viene sulle dita.
E' un momento che ho trovato particolarmente bello e molto forte. Anche il fatto che suoni di spalle e che guardi John dal riflesso del vetro è particolarmente bello: lascia a John la possibilità di scelta, se avvicinarsi o meno. Perchè possono guardarsi in un riflesso, ma in qualche modo si può anche far finta di nulla. Gli lascia quindi la decisione, confessando il suo amore senza dire le parole che lo spaventano. E quando John arriva, si lascia baciare e si lascia amare: cede lo scettro, in qualche modo. China la testa, accetta di far entrare qualcuno nel suo mondo fatto di regole e chimica e matematica. Lo lascia entrare.
Trovo splendido il modo che hanno di trovarsi. Un bacio che sa di tè, ridere e piangere insieme per la scelta di un tema che sembra tutto fuorchè parlare d'amore, ma a quanto pare è il modo in cui lo si suona.

Sono felice di aver scelto questa storia. Volevo un assaggio, senza dovermi immergere in qualcosa di lungo che credo avrebbe avuto bisogno di più tempo per essere compreso e assimilato. Comprendo perchè vieni definita come una dei pilastri di questo fandom. Hai interiorizzato ambienti e personaggi così bene che in uno scritto comunque breve sei riuscita a darmi tutti gli elementi per riviverlo. Dal modo in cui Sherlock si veste e si muove mentre suona. Dal calore naturale che emana John, e il suo modo di amare a distanza. Il riflesso nel vetro. Il ticchettio dei tasti del PC. Elementi sparsi qui e lì, quasi casualmente, che invece dipingono la scena perfettamente, con pennellate da quadro impressionista. Cariche di colore, intense, che con pochi tratti creano un'immagine molto potente.

Non so che dire di più, se non brava. Davvero.

Recensore Master

Ciao! Finalmente riesco recensire anche questa.
Per prima cosa voglio dirti che Sherlock col violino in mano è un mio kink, quindi già il fatto che questa fic sia incentrata su lui che suona per John l'ho apprezzato moltissimo. La melodia è stupenda, l'ho ascoltata e mi è piaciuta veramente tanto, la trovo perfettamente in linea con le emozioni di Sherlock.
La narrazione si concentra in un momento che in sé è circoscritto, con John che fino alla fine neanche si muove e Holmes che passa da un primo momento di smania e frustrazione, al prendere in mano il suo violino e ribaltare quella stasi. Suona, ma in un modo totalmente nuovo, una melodia che è in realtà una dichiarazione d'amore (e non solo). E John ad un certo punto capisce. Anzi, forse aveva già capito in fondo, ma adesso Sherlock lo mette nella condizione di non poter più far finta di niente. Come scrivi tu infatti, lo guarda e lo invita "sfacciatamente", in un modo che John non può più ignorare o travisare.
La trovo una strategia, se così si può chiamare, perfettamente in linea con il personaggio di Sherlock, che ha così tanto dentro di sé, ma non sa ancora bene come esprimerlo, perciò utilizza l'unica lingua che sente di riuscire a padroneggiare. La musica. E la reazione di John non tarda ad arrivare, perché in fondo ce l'aveva sulla punta della lingua quel bacio, ne sono più che sicura.
Bellissima Koa! Complimenti, mi è piaciuta veramente tanto.
Bacetti ^^
MissAdler

Recensore Master

Terza Classificata
Quella perfetta contraddizione chiamata John Watson
di Koa_








Grammatica: 13.8/15

Il testo è pulito e pressoché perfetto. Tolti due imprecisioni opinabili, l’unica penalità che hai avuto è stata quella riguardante la virgola tra soggetto e verbo, questione su cui noi ci siamo già confrontati in altre occasioni. Conosco e accetto la tua decisione nell’utilizzare un certo metodo; in questo caso, però, ho dovuto seguire una scaletta uguale per tutti e agire di conseguenza.
Di seguito, gli errori che ho trovato:

e portandolo al silenzio della strada, che brulica di un silenzio opprimente. → -0.3 “Che brulica di un silenzio opprimente” dovrebbe riferirsi alla strada, ma sintatticamente sembra riferirsi in questo caso al silenzio stesso. Una soluzione sarebbe scrivere “portandolo sulla strada”.
Il tuo sussultare pericolosamente a ogni pensiero che riguarda lui, ti getta addosso una fastidiosa tristezza → -0.8 Ho sottratto la penalità generale per via della virgola tra soggetto e verbo.
Hai un bisogno viscerale di musica e tanto che, respirare, non sembra nemmeno così necessario. → Anche qui l’inciso è superfluo e separa il soggetto dal verbo.
Non ti rendi neanche conto di come l’attesa di sentirti intonare qualcosa, gli stia deformando i tratti del volto → Virgola tra soggetto e verbo
non permetti ad altro ti tormentarti → -0.1 “di” tormentarti
Vibra e s’agitano, i suo occhi → -0.2 “Vibrano” ERRORE ANNULLATO
invitandolo a farlo quel passo che sta per compiere → In questo caso non ho sottratto punti perché credo che si possa considerare un rafforzativo, una scelta stilistica per marcare il bisogno, l’ansia, l’attesa per quel gesto che entrambi vogliono che venga compiuto.


Stile: 19/20

Lo stile è elegante, raffinato, in alcuni punti melodioso e vibrante, come se la musica di Sherlock si propagasse anche sulla narrazione (come, ad esempio, il pezzo in cui descrivi l’effetto che ha su John il vederlo afferrare il violino, o ancora il pezzo in cui esalti le intenzione e i desideri di Sherlock, il suo desiderio di voler essere ammirato, quando parli del suo modo di suonare e della sua dichiarazione). Questo è dato dall’uso personale e sicuro che hai dello spazio narrativo, del ritmo e delle pause, nonché dell’uso che fai della punteggiatura per arricchire e armonizzare il testo.
È difficile sezionare le varie parti dello stile in questa storia, perché proprio per la bravura nell’armonizzare il tutto è praticamente impossibile parlare di un aspetto senza toccare e parlare degli altri, per me. A questo devi aggiungere il fatto che io ho ascoltato la musica che hai inserito: prima, dopo e durante la lettura. La prima cosa che mi viene in mente da dire è che la melodia viaggia su due binari, più una fase mezzana, ed entra in contatto con il testo in due modi differenti: uno è l’emozione malinconica che mi ha suscitato l’ascoltarla e che ricalca l’andazzo libero, reso con periodi lunghi e da una punteggiatura più “semplice e basilare”, e molto introspettivo dell’inizio, un tono soffuso, meditabondo, di preludio, che sembra quasi un monologo solitario che circonda Sherlock; l’altro è il ritmo struggente, l’evoluzione della musica, il vibrare di alcune note ma anche (perdonami, non intendendomi di musica sono tutte impressione che vanno a orecchio e sensazioni, scusa anche il linguaggio per niente tecnico che utilizzo) il ritmo spezzato, un colpo d’archetto a incalzare l’altro, che ripercorre proprio il ritmo enfatico, esaltante marcato di quei pezzi che ti dicevo su, dove la narrazione acquista un ritmo melodioso, più importante, le frasi sono spezzate da punti e fai un uso maggiore di elisioni. Il senso malinconico iniziale di musica e testo, quindi, diventa struggente e rivelatore nella seconda parte, dove c’è un crescendo di vibrati e pause seppure lievi, melodioso, una liberazione di quello spirito che si dimena nell’inizio, prigioniero.
E la divisione tra le due parti – senso malinconico e il crescendo di struggimento – è proprio quella parola: suonare. Posta a capoverso, a un terzo della storia, segna la svolta e il cambio di marcia, una marcia che comunque cresce a ritmo moderato, una consapevolezza a cui il lettore arriva prima del personaggio, proprio grazie alla scelta del narratore in seconda persona. Questo, infatti, è stata una scelta ben ponderata, che si adatta bene al genere introspettivo, e che allo stesso tempo permette al narratore di commentare il protagonista ma dare una prospettiva anche sulle reali emozioni degli altri personaggi.
La punteggiatura, ma anche e soprattutto l’uso particolare di apostrofi, hanno reso il testo un’unica cosa con il brano, da leggere a più livelli e da apprezzare in più modi. Ho apprezzato tantissimo il modo sapiente e distintivo che hai nello spezzare le frasi nei momenti di esaltazione e ammirazione di qualcosa; in questo caso, quando ammiri John che si ferma, o Sherlock che suona, o il loro amore che si palesa. Pause e punti che agitano la narrazione, la rendono palpitante, mentre gli apostrofi utilizzati in maniera elegante, piegando le regole narrative a volte, come quando usi l’apostrofo anche davanti ai plurali, ammorbidiscono i suoni, i passaggi tra le parti delle frasi. Infine, i puntini di sospensione e i punti esclamativi che fanno sospirare, spalancare gli occhi, balzare. Mentre l’inizio malinconico e prettamente introspettivo si accompagna a frasi più lunghe e una punteggiatura più semplice.
Gli altri aspetti che definiscono questo stile sono le immagini visive che fanno contesto e le ripetizioni finali, dove il nome di John non diventa mai di troppo, anzi. Anche le similitudini, pur senza averne trovate di originali o particolari, abbelliscono senza mai rendere lo stile baroccheggiante, un po’ come quell’abbellimento di cui il narratore parla mentre Sherlock suona, che è sempre semplice e spontaneo, mai di troppo.
Il poco spazio dato ai dialoghi chiarisce il taglio prettamente introspettivo dato alla storia, eppure anche se poche le battute rendono perfettamente bene quello che è il modo di esprimersi e le emozioni provate dai personaggi del fandom in questo contesto.
L’unico “difetto” forse sono alcuni dei pezzi di passaggio, introspettivi, che rallentano un po’ l’evoluzione della narrazione nella seconda parte, come se il fluire degli eventi sedimentasse troppo, facendo aspettare un po’ per l’arrivo della nota più alta. Secondo me, l’introspezione dopo “suonare” andava smorzata un po’ da qualcosa che desse respiro e corpo al contesto, che fosse una descrizione in più o poche frasi narrative che accompagnassero il passaggio tra la prima parte e la seconda.


Originalità, Ambientazione e Trama: 13/15

Credo che l’originalità sia data dalla tua predilezione di far correre alla stessa velocità un brano su una musica. Questo tocco multisensoriale stimola e arricchisce l’arte che maneggi. Il testo diventa quasi interattivo ed ermetico, nascondendo in sé un ulteriore magia. Detto questo, ho trovato questa storia ricca di una sua personalità, data da diversi elementi, come la particolare atmosfera che aleggia al 221b di Baker Street, che non vuole stupire ma avvolgere con delicatezza, e il modo in cui la musica acquista un nome solo dopo che Sherlock ha finito di suonare, mentre prima era una melodia fatta da note di sentimento, pensieri turbinanti e palpitazioni di due cuori.
L’ambientazione è limitata all’essenziale, poche coordinate che si appoggiano sulla conoscenza che ha il lettore sull’ambiente in questione per fargli capire in che modo la scena si sviluppa. Ho apprezzato che una parte del mondo esterno venga presentata all’inizio grazie a Sherlock che guarda fuori dalla finestra, e quelle poche battute creano quasi una bolla privata dentro la stanza del loro appartamento. Avrei visto bene qualche accenno in più per aiutare visivamente il lettore, ma nel complesso non se ne sente la mancanza, anche perché le scene si svolgono sempre con quel taglio introspettivo che le fa apparire come lampi, vissuti in prima persona dal personaggio sì, ma sono panni che il lettore può facilmente vestire e provare su di sé.
Non c’è un intreccio particolarmente complesso e la trama si sviluppa in un’unica scena. Ciò non toglie che si possono distinguere bene le tre parti del testo: un incipit che ha il compito di chiarire luogo, contesto e atmosfera della storia; uno sviluppo in cui le emozioni e le intenzioni dei personaggi si rincorrono e si fraintendono per poi ritrovarsi e una conclusione semplice ma scoppiettante.
Per quanto riguarda i generi che hai deciso di trattare, direi che non posso che farti i complimenti: tutti e tre i generi sono protagonisti, e seppure l’introspezione è ciò che spicca subito all’occhio non ha l’effetto di coprire il romantico o il malinconico. Anzi, fa da cornice e da chaperon per gli altri due generi, creando una co-presenza in diversi punti.


Titolo, Introduzione e impaginazione: 9/10

Sono dell’idea che i titoli lunghi funzionino solo con certi tipi di generi, come quelli introspettivi e sentimentali in cui i protagonisti sono i sentimenti e le relazioni tra i personaggi, mentre prediligo titoli brevi per quelle storie che hanno come generi qualcosa di più attivo in cui protagonisti sono la trama e le azioni dei personaggi. Quindi apprezzo la scelta di un titolo lungo, in questo caso. Entrando nello specifico, poi, trovo che questo sia un perfetto per il tipo di storia e sentimento trattato, perché mette subito in risalto un caposaldo della storia, ovvero l’adorazione di Sherlock nei confronti del difetto normale che ha John. Per un uomo logico e razionale come Sherlock, la contraddizione è una debolezza fastidiosa, e per chi fa poi il suo lavoro diventa un’arma per smascherare gli altri. In John, invece, essa diventa un modo per affascinare e confondere la razionalità di Sherlock. L’accostamento di “perfetta” e “contraddizione, quindi, presuppone un certo grado di fascino e venerazione di questo aspetto del personaggio. Ottimo per una storia permeata da così tanto amore.
Introduzione breve per una storia breve. Direi che anche qui hai fatto un ottimo lavoro, perché chiarisci sia la tematica che il contesto della storia, ma allo stesso tempo giochi sulla curiosità del lettore, stuzzicandolo con “un certo sentimento” e dosi bene le informazioni che dai. Inoltre sei riuscita a trasmettere un’atmosfera magica attraverso di essa. Un particolare che ho apprezzato è la sintetizzazione che fai in questo pezzo: “immerso nel caotico ordine che contraddistingue mente e cuore”. Rende perfettamente la stravagante e scoppiettante mente di Sherlock Holmes, che riesce a mantenere una parvenza di ordine e razionalità anche quando è confuso e preda dei suoi dubbi e sentimenti.
All’impaginazione, invece, manca il testo giustificato che avrebbe reso il brano più pulito e ordinato. Anche i rientri dei capoversi mancano, e privano il testo di eleganza. Consiglio anche di non adoperare gli spazi vuoti tra i paragrafi, a meno che non si debba segnalare un salto temporale o un cambio scena o di POV.


Caratterizzazione dei personaggi: 20/20

Essendo personaggi di un fandom, più che la loro caratterizzazione è mio compito valutarne l’IC.
Ho trovato il tuo Sherlock perfettamente in linea con il personaggio della serie tv, e qui rischio di perdermi in sviolinate e lodi. Allora, la prima cosa che ho apprezzato è il modo in cui possiede la scena: non solo la mente vivace, ma anche il suo modo di agire, questo suo fare all’improvviso una mossa che fa sobbalzare tutti, lettore compreso. Ed è tutto racchiuso in quel “suonare” così netto e secco. Sherlock passa dalla malinconia e apatia più totale, questo suo starsene lì, immobile e triste, a fissare fuori dalla finestra, disperato quasi, a prendere vita e prima ancora che qualcuno possa aver capito eccolo lì con il suo stradivari in mano, teso come una corda di violino anch’egli, per suonare e farsi ammirare e mostrare tutto il suo talento, e anche qualcosa di più direi. Altro particolare perfettamente IC che mi ha colpito è nel finale, quando lui cerca di riprendere il controllo e di rincatenare, quasi in imbarazzo, i suoi sentimenti con quel suo verso esitante; eppure eccolo lì, quasi indifferente, con la risposta pronta, sempre perfetta e posata. Mi sembra quasi di vederlo, alto ed elegante, sicuro di sé, eppure con il caos dentro le iridi, felice e scombussolato allo stesso tempo. Così ingenuo, innocente, indifeso pure; ed euforico. Poi ovviamente ci sono i dettagli, quelli che approfondiscono la sua caratterizzazione, come il suo volersi mettere in mostra, il suo desiderio di sentirsi ammirato, di ricevere le lodi di John, ma anche la sua attitudine ad attirare l’attenzione e a fare gesti eclatanti. Infine c’è anche la sua insicurezza emotiva e la sua solitudine, quella certezza atavica e sbagliata che ha di non poter essere amato o compreso, di non essere in grado di esprimere se stesso e di potersi relazionare con gli altri.
E poi c’è John: John che sembra essere il più posato e tranquillo dei due ma che erutta come un vulcano, con questo fiume di parole incontrollate; John che per quanto arrabbiato o concentrato altrove, non può fare a meno di calamitare sempre verso Sherlock, di pendere dalle sue labbra (o, in questo caso, dita); John che non trattiene niente e libera quella sua risata isterica, quasi a rivelare tutta la tensione accumulata fino a quel momento; John che non ha paura di confessare ciò che prova e di dimostrare quel che ha dentro, un John che soffre la normalità e la tranquillità forse ancora più di Sherlock.
Ultimo dettaglio: i dialoghi. Hai la capacità, anche quando le battute sono due stentate, di riuscire a imprimere le loro voci sul foglio. Il loro modo di esprimersi, di muoversi, di comportarsi.
Complimenti davvero per la caratterizzazione dei personaggi, vivi e tridimensionali in questa storia.


Gradimento personale: 4.5/5

È una storia incantevole. Voglio innanzitutto ringraziarti per aver proposto una storia in questa categoria. Era una delle mie preferite e desideravo tanto leggere una storia che sfruttasse l’arte come forma di espressione per confessare un sentimento. E devo doppiamente ringraziarti perché tu lo hai saputo fare in maniera magistrale. Adoro il modo in cui hai fatto cantare il testo, soprattutto con quei volteggi finali che hanno fatto palpitare parole e cuore. Una delle scene che ho più apprezzato è il momento in cui, anche se Sherlock non lo guarda direttamente, sa che l’attenzione di John è tutta per lui, perché John ha smesso di battere sui tasti del computer. Adoro anche il fatto che nonostante le paure e i dubbi e la certezza di non essere ricambiato, Sherlock non si ferma (o forse non ci riesce, e alla fine manda le sue paure e le conseguenze al diavolo) e mi piace l’immagine di lui che osserva John attraverso il riflesso nella finestra.
Per i miei gusti, la parte introspettiva è molto dominante e a volte di troppo, nel senso che alcuni pensieri potevano anche non esserci o potevano anche essere più brevi, ma è un dettaglio che emerge soprattutto se confrontato con la seconda parte, che io ho preferito. Avrei preferito anche più descrizioni, qualcosa che mi permettesse di entrare più nella concretezza della vicenda, e ovviamente questo è un particolare correlato al taglio della storia. Sono gusti, è importante sottolinearlo, che poco hanno a che vedere con le tue scelte.
Per il resto, davvero, ho solo potuto apprezzare.


Punto Categoria: 3.5/5

Per quanto riguarda i punti categoria li hai guadagnati appieno. Non so più dirti quanto ho adorato la commistione tra brano musicale e testo narrativo, quanto tu sia stata brava a far cantare il testo. Più nel concreto, poi, posso solo avere avuto soddisfazioni nel modo in cui, nella trama, il sentimento d’amore che prova Sherlock sia rivelato dalla scelta istintiva e inarrestabile di questo brano. Il bisogno di suonare è partito come un bisogno personale e per se stesso, per poi tramutarsi in una confessione sfacciata che non lascia vie di fuga a nessuno dei due.
Per quanto invece riguarda i punti bonus, ho avuto qualche difficoltà. Sicuramente Sherlock fa una lavoro particolare, fuori dagli schemi, ma qui non lo vediamo in azione, è solo accennato all’inizio. Per questo motivo, non ho potuto assegnarti i punti extra completi. Avrei voluto che il lavoro fosse parte integrante della trama, che avesse una sua funzione attiva, ecco.

Punteggio: 82.8/90

Recensore Master

Ciao!
Eccomi di nuovo qui per lo cambio ^^
In verità, ero partita con l'idea di recensire "Briciole", che ho adorato fin dal primo istante, ma poi l'occhio mi è caduto su questa OS che ancora non avevo letto, l'ho aperta e, naturalmente, ne sono rimasta totalmente rapita *_*
Non credo mi stancherò mai di leggere di John e Sherlock nel modo in cui tu li restituisci sulla carta: così veri, così imperfetti, così perdutamente innamorati. Il tuo stile, così ricco, raffinato, intenso, e adattissimo per indagare (mai verbo fu più appropriato) il pensiero e il cuore di questi due meravigliosi personaggi. In particolare di Sherlock, la cui mente geniale è in grado di risolvere i rompicapi più impossibili, ma non riesce a cogliere tutti i segnali dell'evidente amore che John prova per lui. Semplicemente, non crede che qualcuno potrà mai amarlo davvero, e non si accorge degli sguardi innamorati e pieni di struggimento che gli lancia il dottore ed ex soldato con il quale divide ben più dell'appartamento al 221b di Baker Street. Mi è piaciuto moltissimo il paragrafo in cui il nostro detective comincia a suonare, e John d'un tratto smette di scrivere al computer e riversa tutta la sua attenzione su di lui e sulla musica, protendendosi totalmente verso l'oggetto del suo desiderio, quasi a volerlo abbracciare con l'anima prima ancora che col corpo, accompagnato da una musica che parla di loro e del sentimento inespresso che li unisce (sono rimasta spiazzata nello scoprire che si tratta del tema di Goldrake, ma poi l'ho ascoltato e, come sempre, non posso far altro che darti ragione e congratularmi con te per la scelta). Sherlock non pronuncia – né pronuncerà mai – quel "ti amo" tanto agognato a voce, ma ha un modo tutto suo per farlo, e John non solo lo capisce, ma lo accetta interamente, perché è Sherlock, perché è speciale e perfetto così com'è.
E poi, l'immagine di Sherlock che incatena lo sguardo di John attraverso il riflesso della finestra, per fargli capire che sì, sta suonando per lui e solo per lui, è davvero bellissima e mi ha emozionata nel profondo. Come l'atteso bacio finale, un bacio affamato, travolgente, che lascia senza respiro, umido di lacrime – ma di gioia, per fortuna! – preludio ad un lieto fine di cui in questo periodo sento il disperato bisogno, e quindi ti ringrazio per avermene fatto dono una volta di più. L'angst va benissimo, ma ogni tanto è bene prendersi una piccola pausa.
Ti faccio ancora tantissimi complimenti, hai scritto un'altra piccola perla e io sono felicissima di averla letta :)
Alla prossima!
Un bacione :*

padme

Recensore Master

Ciao cara :) Sono qui per lo Scambio Libero de Il Giardino di Efp!
Era da tantissimo che non leggevo qualcosa di tuo e sono contenta di averti ritrovato, mi sono emozionata tantissimo a leggere questa storia e ti ringrazio infinitamente per questo. 
Penso sia, tra quelle che finora ho letto, la più bella Sherlock/John. Devo ancora leggerne tante e tante altre ma questa è salita in cima alla classifica, una storia poi narrata in seconda persona singolare che di solito non è il tipo di narrazione che io prediligo leggere ma che è stata davvero ben utilizzata e portata avanti magnificamente per tutto il testo. Dall’inizio alla fine. 
È un inizio molto malinconico e oserei dire quasi disperato, c'è in Sherlock una sorta di tristezza che è sfocciata in una difficile accettazione di quella che credere essere la sua condizione: una persona importante nella vita di John ma mai il suo amante. 
Io adoro nelle storie quando il motivo risolutivo è la musica. È stata una descrizione struggente e trascinante, quasi un canto di una sirena, una dolcissima ma dolorosa dichiarazione d’amore oltre che peccato di vanità. 
Bella bella l’immagine di lui seduto vicino alla finestra, in vestaglia, a suonare il violino e a osservare il riflesso di John allo specchio. A sfidarlo, esortarlo, forse in parte pregarlo, in una piccola parte di sé. 
È stato un testo molto molto introspettivo, mi è piaciuto come hai accompagnato per mano il lettore fino alla risoluzione finale, fino al gesto scattante di John che rimescola tutte le carte in tavola. 
Un bacio ingordo come dici tu, un bacio tanto atteso e anelato, anche perché crei questa aspettativa per tutta la narrazione, un crescendo fino a quel punto. Fino a quando le emozioni sono troppo forti e i due si incontrano e scontrano. 
Se non si fosse capito, mi è piaciuto tutto tantissimo e spero di essermi espressa bene e con frasi di senso compiuto. 
Come sempre grammatica e stile perfetto.
Spero di rileggerti presto, davvero :)
Bravissima!

Recensore Master

Cara Koa,
Eccomi qui per la prima delle recensioni che voglio farti. Anzitutto, bello il titolo, davvero. Intenso. Non ti nascondo che è la prima cosa che mi ha attirato della tua storia. A colpirmi piacevolmente è stato il ritmo incalzante che si dipana in tutta la narrazione, con uno della voce narrante particolarmente indicata per un genere introspettivo come il tuo. A questo, si aggiunge la scelta del tema di Goldrake, che fa immediatamente salire alle labbra un sorriso – anche se certo, suonata al violino deve fare tutto un altro effetto – e mi piace come l’acme della musica si leghi alla scena di questo bacio matto e disperatissimo. Watson compare come figura di contorno, ma solo all’apparenza. Hai tratteggiato nitidamente le sue reazioni di fronte alla musica e all’amore/ammirazione che nutre per Sherlock. Il tutto è gestito all’interno di una cornice che, pur essendo sempre molto romantica, non è mai melensa, in nessun punto. Un ultimo appunto lo dedico allo stile: lirico in certi punti, con echi retrò che non mi sono affatto dispiaciuti e alla scelta di un lessico studiato con cura. Insomma, feci bene a prenotarti, ragazza: sei molto brava e questa shot mi è piaciuta molto!
A presto cara, leggerti è stato un piacere (e in bocca al lupo per il contest ^^)
Un carissimo saluto,
Shilyss

Recensore Master

Sono passate tre settimane e io giungo a commentare soltanto ora, ma se non scopro queste perle a sfondo Johnlock in ritardo non posso mai ritenermi soddisfatta.
É sempre bello ed emozionante vedere questa coppia meravigliosa diventare canon in molteplici modi e situazioni nelle ff e qui, dove la protagonista diventa la musica, mi sono piaciuti moltissimo. Il modo in cui Sherlock si dichiara qui é particolare e diverso dal solito, senza l'uso delle parole - cosa che in effetti gli si addice visto che il nostro amato genio a dimostrare affetto con le parole non é molto portato, nemmeno con il suo John - e per fortuna John alla fine capisce, capisce quello che sta cercando di dirgli e soprattutto quanto tempo abbiamo già perso.
A presto e complimenti come sempre,
Signorina Granger

Recensore Master

Ciao, eccomi qui per l'ABC delle recensioni **
Ogni volta io ho paura di ripetermi, cosa che probabilmente faccio.
Da cosa posso iniziare? Ah, sì. Questa one shot è assolutamente fantastica.Come al solito abbiamo non due, bensì tre personaggi: Sherlock, John e la musica. Quest'ultima è una presenza costante, che non si vede ma che ha un ruolo importantissimo, perché è il mezzo che fa trovare i due, il mezzo con il quale Sherlock esprime ciò che sente. A volte dire certe cose a parole è difficile, quindi lui lascia che sia la musica a parlare al posto suo. Ciò che Sherlock sente è così intenso e dolce che mi fa commuovere, in quel suo gesto di suonare per John c'è tutto il sentimento che per lui può provare. John stesso sa che quel frangente è diverso, al punto che, anziché andare via, rimane lì ad ascoltare. E pian piano prende consapevolezza che quello non è un semplice suonare, ma una vera e propria dichiarazione. E' stato un momento particolarmente emozionante quando lo capisce appieno e allora si avvicina. E dì lì inizia appunto la contraddizione, perché John vorrebbe che lui suonasse ancora, ma allo stesso tempo non riesce a staccarsi, non riesce a non rubargli dei baci famelici. Una contraddizione che ho adorato e che ovviamente ha adorato anche Sherlock.
John è troppo dolce nelle sue parole, quando gli dice di suonare tutte le volte in cui non riuscirà a dire a parole ciò che sente. Perché alla fine è vero, Sherlock è speciale, pertanto anche i suoi modi di esprimersi lo sono. Quindo ho adorato pazzamente la scena che mi hai presentato, di una dolcezza e una passione sconvolgente. Credo che ogni parola sia carica di emotività, poi sai che mi piace tanto il ruolo che dai alla musica, che come ho visto anche in Impromptu, qui ha avuto un ruolo importantissimo. E' ciò che permette a John e Sherlock si trovarsi, e la trovo una cosa tanto bella quanto poetica.
Poi, seriamente devo esprimermi sulla prosa? xD
Grazie a te ho imparato ad amare l'uso della seconda persona perché penso che dia un bel taglio alla storia. Poi vabbé, per il resto non posso dire altro se non proprio FANTASTICO.
Non so come fosse prima tale storia, ma direi che hai fatto benissimo a ripostarla con le giuste modifiche, perché secondo me merita.
Inoltre, da amante del genere introspettivo, l'introspezione che dai soprattutto a Sherlock è qualcosa che A M O.
Amo come formuli i suoi pensieri, i suoi dubbi e i suoi sentimenti. E' tutto tremendamente profondo e ben costruito,e io spero vivamente di non risultare TROPPO ripetitiva.
E' sempre un piacere leggere le tue storie, non vedo l'ora di dedicarmi ad altro. Intanto, complimenti per questa, a rileggerci presto!

Recensore Master

Dolcezza, buon giorno. Ovvio che l'ho letta (e riletta ieri) ma fino a metà luglio sarò un po' nei guai, coi tempi.
Senti, non so da dove iniziare... anzi sì.
Ci ho messo un bel po' a riconoscerla, l'hai proprio modificata tanto, ma ad un certo punto ho avuto l'illuminazione- che si potrebbe anche chiamare speranza- per un motivo. Tu non tieni mai nascosto che brano o compositore ci sia nelle tue storie, e solo il fantastico Goldrake mi tornava in mente, per questa occasione. E sì, quant'è bello ascoltare le melodie non propriamente nate raffinate eseguite in modo personalizzato.
Sherlock ha cercato qualcosa di semplice, che quindi andasse più direttamente al cuore che alla mente, e questo lo chiamerei "effetto John". Le parole d'amore sono le più facili e le meno intellettuali che esistano. "Ti amo" è scritto sui famigerati biglietti dei Baci Perugina, eppure nessuna frase articolata farà mai più effetto. Oppure, parla la musica.
Una volta mi ha detto che riconosci le mie storie, e certo anche io quando"ascolto" l'amore fuoriuscire come melodia SO che sei tu, innegabilmente.
Il ticchettio del pc che si interrompe come per non inquinare il perfetto suono del violino è il passagio che mi è piaciuto di più, John che è irretito, che diventa quell'unico spettatore adorante che Sherlock desidera, è struggente. Sherlock che si pavoneggia (in senso buono) per far sì che John guardi lui e pensi solo a lui, dolcissimo.
Il loro bacio è una meraviglia, sa di felicità rimandata, quindi ancora più buona.
Ma ora, fammi dire ancora due cose: auguri a Pri ( io i compleanni li scopro in ritardo) e spero che faccia come me che leggo le rec altrui (infatti ora arriva la domanda!) si merita questa bellezza... ma sono molto gelosa, eh! ^-^ questa di Goldrake l'ho sempre adorata.
E adesso, dammi la Rivelazione, ti prego. Mi faresti troppo felice, e mi fido del tuo capire Sherlock. Davvero credi che la musica triste non fosse per Irene? sono stupida? spero di sì!!! perchè mi rompe troppo che sia il brano più bello della colonna sonora
bravissima, ma lo sai
tua, Setsy

Recensore Junior

La prima cosa che mi ha colpito e che ho adorato di questa OS è stato il titolo, perchè esprime in poche parole tutto ciò che è John Watson: una perfetta contraddizione. Non potevi usare parole migliori.  
Mi è piaciuta molto questa scena così romantica, raccontata in una maniera così lenta da farti assaporare ogni piccolo movimento ed ogni piccola emozione. Questo John che alza gli occhi su Sherlock e attende con impazienza che lui inizi a suonare è bellissimo. Così com'è altrettanto bello questo Sherlock che si sente profondamente emozionato e desideroso di sentirsi speciale per lui. Il fatto che brami il suo sguardo adorante e i suoi complimenti, ma al tempo stesso queste stesse cose lo sconvolgono più di ogni altra cosa. E' tutto assolutamente perfetto in ogni sua sfumatura. 
E John non può più ignorare tutto ciò che Sherlock gli sta facendo capire con l'unico linguaggio che gli è più familiare e lo bacia con passione senza dargli neanche il tempo di posare il violino e l'archetto.
La parte in cui John chiede a Sherlock di dirgli cos'era quella melodia mi ha strappato un sorriso. E non soltanto per le bellissime parole di John, ma soprattutto per la risposta di Sherlock: Goldrake. Mi ha fatto sorridere perchè è una bellissima melodia, ma fino a quel momento si immaginano così tanti compositori, così tante melodie da non arrivare ad una scelta del genere. Ed è una risposta, quella di Sherlock, che ti sorprende e allo stesso tempo lo mostra quasi in tutta la sua innocenza, dandogli una nota fanciullesca adorabile. E' un'immagine davvero dolce e tenera.

Come sempre complimenti, Koa. Un abbraccio, alla prossima. 

Marilia. 

 
(Recensione modificata il 27/05/2018 - 10:26 am)

Recensore Veterano

Grazie, grazie infinite Koa. È bellissima, è un regalo bellissimo❤️❤️ Povero Sherlock, all'inizio soffrivo con lui per questa sua infelicità al pensiero che John non proverà per lui l'amore che invece lui sente per il dottore. E soffre sconvolto dall'amore e dalla tristezza e quindi suona, suona perché suonare lo fa respirare di nuovo e suona per John ❤️ E John si ferma, aspetta di sentire suonare Sherlock perché sentirlo suonare lo fa sentire bene e pieno di ammirazione e.. Amore. Nulla importa quando Sherlock suona per lui, tutte le sue attenzioni sono per l'essere meraviglioso davanti alla finestra che suona avvolto nella sua vestaglia. E Sherlock suona perché vuole che John gli dica quanto è speciale. Ciò che conta è che John s’emozioni e che la tua dichiarazione d’imperturito amore gli arrivi lì nel petto, facendogli galoppare il cuore. Questa frase mi piace tantissimo. Perché regalare un'emozione alla persona che ami è bellissimo😍. John stavolta non scappa anzi si avvicina, lo stringe e lo bacia perché ha visto, ha sentito l'amore di Sherlock ❤️ Suonala tutte le volte in cui vorrai dirmi che mi ami, ma non riuscirai a farlo. Dimmelo, Sherlock. Dimmi cos’è e io lo capirò sempre e mi dispiace di non averlo compreso prima Come si fa a non amare John?? John che dice a Sherlock di amarlo e di suonare questo brano ogni volta che anche lui vorrà dirglielo ❤️❤️ Ti ringrazio ancora con il cuore pieno di felicità e le lacrime di gioia che scorrono dai miei occhi per questa storia così intensa e piena di un amore così puro e forte. 😘 E... Adoro Goldrake ❤️

Recensore Master

Ho amato questa storia nel tuo stato di ieri, l'ho amata oggi, credo la amerò ogni volta che la leggerò.
Come ti ho detto ieri adoro il modo in cui riesci a fondere musica, parole, personaggi, azioni in un unica perfetta storia. E niente sono molto felice che tu abbia voluto pubblicarla. Alla prossima!