Ciao Francesco, pensavo di aver letto tutte le tue poesie della collana "Vita bancaria" e, invece mi mancava quest'ultima. Senz'altro una delle poesie più drammatiche del lotto, ho provato ad immaginare le sequenze, immaginando il disagio. Anche il tuo, non soltanto per una questione di sostituzione.
Il verseggiare è quasi una tranche de vie verista, perseguita con impeccabile venatura sociologica e credo anche antropologica.
Giovane cassiere: vita buttata. Mamma mia. È pensare che sto' cristiano aveva un posto sicuro; tuttavia questo non è sinonimo di polso sicuro. Il soggetto che non può fare a meno della maledetta droga è spinto da chissà quali motivazioni. Chi si droga, sceglie di farlo.
Si parla di un cassiere di una filiale, come poteva essere un poliziotto o un avvocato.
Ad ogni modo poesia riuscita.
Ti confesso che l'idea di pubblicare opere che si collegano tra di loro per argomentazione personale (in questo caso di tipo lavorativa) ha funziona alla grande, tra l'altro le undici poesie "Vita bancaria" mi hanno permesso di conoscere varie scaglie di te, che si accumulano con altre di altre poesie "autobiografiche" (ad esempio di quando eri un ragazzetto che interagiva in quella Palermo e dintorni che fu)
Ti invito a riprovare codesta esperienza poetica a puntate, ad esempio potresti parlare cioè poetare del tuo matrimonio, dei tuoi figli, dell'Università etc.
Con umiltà di elargisco degli input, tutto qua. :-)
Oggi stai "incassando" qualche recensione dal sottoscritto. :-)
Ti auguro buon proseguimento di giornata. |