Ciao, eccomi qua per lo scambio!
Recentemente, nelle mie girovagate su Netflix, mi sono imbattuta in questo film e devo dire che mi ha lasciato un senso d’angoscia assurda. Angoscia che tu sei riuscita a riportare perfettamente nella tua storia.
Ora, che i pensieri siano quelli del protagonista del film o di un altro personaggio in realtà non cambia molto, infatti credo che in un mondo in cui la tua vita viene determinata da dei numeri sul tuo braccio nel momento in cui quest’ultima stia per giungere al termine chiunque avrebbe più o meno la stessa reazione, che poi è quella che hai descritto tu: ansia, paura, panico. Perlomeno, io reagirei così.
Mi è piaciuta questa sorta di divisione in “strofe”, in effetti per la brevità della flash e per il modo in cui l’hai strutturata potrebbe quasi sembrare una poesia – certo, una poesia un po’ macabra e ansiogena – e devo dire che l’impatto è assai più forte di quanto lo sarebbe stato se avessi scelto una narrazione più discorsiva.
Il conteggio dei minuti all’inizio di ogni paragrafo, secondo me, è ciò che fa entrare veramente in simbiosi il lettore con il protagonista: sembra quasi di essere lì con lui, se non addirittura essere proprio egli stesso, e ci si ritrova a sperare che il tempo si fermi con la sua medesima disperazione perché si sente la vita che sta inesorabilmente scorrendo lontano.
La conclusione è poi, forse, la parte migliore perché sottolinea in maniera assoluta e incisiva come il tempo sia qualcosa che scorre perennemente senza che si possa fare niente per impedirlo e, in più, le frasi sono permeate da una nota di rimpianto – io l’ho percepita così – quasi dicessero «Perché non ho fatto di più mentre ancora potevo?» e l’immagine del sole che cala per non sorgere più l’ho trovata davvero adatta a tutto ciò.
Bene, io ti faccio tutti i miei più sinceri complimenti perché non è facile condensare in un testo tanto breve delle emozioni così forti e tu ci sei riuscita benissimo. Bravissima!
Un bacio,
Ghillyam |
