Silvia, una recensione velocissima.
Il tuo proposito è sacrosanto: perché lasciarli a morire nei loro cybersarcofagi della dimenticanza, questi versi? Soprattutto quando sono così spontanei e limpidi insieme, come quella spiaggia lì, anche se in bianco e nero. Le parole si legano le une alle altre con la grazia senza artificio di una nobildonna romana che non ha bisogno del trucco e degli orpelli, e poi 'spezza', a tratti, con lampi della più genuina e dissacrante veridicità (testimone veritiero e unico, diceva Pindaro riferendosi al tempo, in un nesso che in italiano non rende benissimo): insignificante | magnifico | vuoto latente - tanto più incisivo quanto più risulta preceduto da nessi blandi, apparentemente 'tranquilli'. Quanta abilità nel segmentare questi sprazzi di mondo.
Bella la foto alla fine, bello il pensiero, migliore di tante altre pagine tipograficamente arroganti. Qualcuno dovrebbe renderti merito per il fatto che scrivi. Silvia si è alzata dalle opre femminili e, stavolta, ce l'ha fatta. E' una rivincita per la poesia in generale.
Perdona le divagazioni e la non-velocità di questa recensione. A prestissimo, un grande abbraccio. |