Recensioni per
Ester the Bard
di EsterElle

Questa storia ha ottenuto 45 recensioni.
Positive : 45
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
12/05/19, ore 18:36

Quarta recensione Premio per il contest "La magia delle parole - II Edizione"

Ed ecco che passo per l'ultima recensione che hai meritatamente vinto.
Stavolta ad attirarmi è stato il personaggio. Confesso che non lo ricordavo neppure, ma ho notato più volte lungo il mio peregrinare per la sezione questo nome e ho fatto qualche ricerca. Anche stavolta ci troviamo di fronte a un personaggio ex novo, di cui pochissimo, o nulla, sappiamo.
Allora premetto che la storia è scritta bene, come ormai mi hai abituato, e che nel complesso mi è piaciuta, ma ci sono alcuni particolari su cui vorrei porre l'accento (non in maniera negativa, ma su cui confrontarci ecco). A partire dal titolo.
Il titolo di per sé attrae per l'uso dell'ossimoro, ma l'ho trovato un po' artificioso, in un certo senso duro, austero. E' un titolo dalla forte presenza, ma che manca di qualcosa, forse di un po' di musicalità, che ben si sarebbe adattata a un'introspezione basata su un momento forte, profondo, malinconico e delicato allo stesso tempo: la morte del personaggio. Certo è un personaggio che viene subito associato alla figura forte del guerriero, eppure la drabble non fa che sottolinearne la fragilità di persona. Non è una critica, ma è più un mio modo di percepire le drabble in generale. Ho notato che un testo così piccolo lo preferisco quando viene accompagnato da un titolo più musicale, dolce, lungo, qualcosa che in qualche modo arricchisca il testo corto, un'aggiunta a quelle scarse 100 parole. E' una cosa stupida, lo so, e non sempre funziona, ma qui per esempio un primo impatto più delicato lo avrei visto molto bene.
Anche l'incipit è lapidario, ma stavolta colpisce perfettamente nel segno, soprattutto perché è un'ammissione di colpa, un'autoaccusa che il personaggio si autoinfligge nel momento più duro, l'ultimo della sua vita. La ripetizione della negazione nella seconda frase spinge subito il lettore all'interno di quella spirale di disperazione, vergogna e colpa che imprigionano il Dorcas. Mi piace che il suo interlocutore sia un gruppo di persone, perché in un certo modo il lettore può anche mettersi nei panni degli "amici" di Dorcas, e da amico a me è venuto naturale pensare che la colpa di cui si accusa in realtà non è una colpa. Mi è venuto naturale pensare che l'abbandono che lei pensa di aver commesso in realtà non sia altro che il rimorso per non aver saputo fare di più. E' un aspetto interessante. Siamo di solito spinti a metterci nei panni dei sopravvissuti, di coloro che ce l'hanno fatta ad arrivare a fine battaglia, ma mai pensiamo a ciò che provano coloro che non possono più combattere, che la battaglia non sapranno mai se è stata vinta, e che quindi muoiono con l'angoscia del fallimento, di non poter più proteggere le persone amate. Secondo me, e qui si trova l'altro punto di contrasto con il tuo testo, Dorcas sa di aver perso e quella fine, che per un attimo lei abbraccia quando diventa inevitabile, la fa sentire una traditrice. Comunque devo intanto farti i complimenti: adoro quando il testo spinge in una direzione, ma il lettore va nella direzione opposta. Forse sono io, ma più Dorcas provava a convincermi della sua viltà, più si guadagnava il mio rispetto, perché il suo ultimo pensiero non è egoistico, non del tutto, ma va ai suoi amici.
Ritornando al secondo punto su cui vorrei discutere un attimo.
Ecco, tu nelle note dici che lei è stanca di lottare, mi sembra che tu insinui il fatto che lei si lasci uccidere. Allora, non so se ho capito male le tue note o il testo, ma a me sembra che semplicemente Dorcas in quell'attimo che c'è tra il lampo verde che la colpisce e la morte definitiva lei sia divisa tra il sollievo e la sconfitta, tra la pace e la vergogna. Quella stanchezza di cui parli nelle note io nel testo l'ho percepita come quella che tutti provano a fine scontro, ma di cui non ti accorgi mai mentre ancora combatti. Dorcas ha finito di combattere, e prima di morire si accorge di essere stanca, e allora saluta la morte come qualcosa che ha atteso da tempo, una liberazione.
Nella terza frase, quella più lunga, si nota molto bene come la morte significa in realtà non dover aver più paura, non dover più stare lì a guardarti le spalle, sapere se ti sta accanto è amico o traditore, se quello che desideri lo potrai mai avere o resterà solo un sogno. Bellissima è la parte in cui dici che le bacia le mani, mani che nulla pretendono e nulla danno. La morte è l'assenza di vita, nella morte non c'è qualcosa ad attenderci, la dipingi come un buco nero, l'annullamento totale. Ed è la migliore visione per colei che è soppressa da mille impulsi e mille sollecitazioni: guerra, fatica, paura, desideri, perdita, dolore, ancora fatica, nulla esiste. Non esiste più neanche qualcosa di bello, è vero, ma a Dorcas questo non interessa e non ci pensa: ha visto tante cose brutte ed è tanta la stanchezza che la sua mente non prova rimorso per ciò che perde lei. Lei non vuole più pensare, non vuole più provare. L'ultimo pensiero va a chi invece continuerà a sentire, a provare, e quindi a lottare.
C'è un'altra interpretazione che mi è venuta in mente leggendo questa frase, ovvero la personificazione della Morte nella persona di Voldemort. Sappiamo che è stato lui a ucciderla personalmente, e se Morte è Voldemort, allora quella terza frase per un attimo acquista un sapore ancora più angoscioso, perché mi immagino Dorcas prendere, ancora prima che accada, consapevolezza del fatto che non potrà sconfiggere il Signore Oscuro e che quindi è destinata a morire. Con questa chiave di lettura, allora, mi viene più facile pensare che lei in un certo senso abbia combattuto con meno convinzione, morta ancora prima del tempo, e mentre muore l'idea di non provare più dolore è stata la lama definitiva che l'ha trafitta.
L'ultima frase non fa che confermare: ciò che vuole è l'assenza di dolore.
Mi piace anche il riferimento a chi tesserà le sue lodi, perché mi ha fatto pensare come sia facile elevare a eroe o a santo una persona morta. Di lei verranno raccontate le cose più belle, mentre Dorcas a noi, nel suo attimo di vita, si presenta umana, semplicemente umana.
Concludo lasciando qualche piccola considerazione sullo stile, anche se qua e là ho analizzato alcune frasi. Nel complesso ho trovato il tutto improntato sulla schiettezza lessicale e stilistica. Coerente la scelta di usare una prima persona, il tempo presente e una punteggiatura essenziale, che non vuole porre particolari accenti, ma semmai si impone come obiettivo quello di dare un ritmo personale e realistico ai pensieri del personaggio.
Si può apprezzare un lessico vario, che ribadisce il concetto della vergogna e della viltà, un accostamento di termini più elaborati che comunque vanno a caratterizzare il personaggio e che quindi non stonano nel complesso. Anche la struttura sintattica sembra all'apparenza semplice, ma l'ho trovata incentrata sul evidenziare i punti fondamentali. Ho quindi apprezzato l'isolamento degli aggettivi, perché sono loro il fulcro dello stile secondo me. Rassicurante e bella, la morte, coraggiosi i vivi, vigliacca lei che muore. Questo ti ha permesso di dare una netta caratteristica a ogni singolo personaggio, attivo o di riferimento, della drabble. Mi è piaciuto molto.
Una cosa che mi va di sottolineare è il modo in cui hai saputo dare contesto alla storia, nonostante il genere sia prettamente e indiscutibilmente introspettivo. L'associazione centrale di Dorcas al guerriero, i riferimenti al coraggio, al "cantare il mio valore", alla lotta e alla morte non fanno che rimarcare il clima in cui tutto questo si svolge: guerra.
Credo di aver detto tutto. Complimenti ancora per le tue opere, è stato un piacere scoprirti e leggerti.
A presto!

Recensore Master
18/10/18, ore 23:52

Ciao Ester!

Devo dire che il tuo personaggio era forse il più difficile di tutti, perché di lei conosciamo solo la morte.
In aggiunta, il prompt 'Nessun dolore' fa subito pensare all'Avada Kedavra, e l'accoppiata rischiava di portare a una drabble poco originale (questo non vuol dire che non potesse essere salvata dal modo in cui la storia veniva raccontata, ovviamente!)

La tua interpretazione mi ha dunque lasciata a bocca aperta: è struggente, dolorosa, angst, drammatica, cruda.

Ho adorato il concetto di una guerriera che accoglie la Morte a braccia aperte non perché pensa di star morendo per la giusta causa, ma perché non tollera più la lotta, perché la guerra l'ha consumata, corrosa.

Mi ha fatto anche un po' pensare a Harry che si sente sempre in colpa per le altre morti, che si 'flagella' molto più del necessario, molto più di quanto si merita. Ecco, ho immaginato un po' lo stesso con Dorcas, che si consideri peggiore di quello che in realtà è, perché in realtà deve essere comunque morta combattendo [correggimi se invece tu l'avevi vista diversamente], anche se ha accolto la sconfitta quasi con gioia.

Insomma, questa drabble mi è piaciuta molto, sorprendendomi per l'amara impotenza che trasmette, fin dal titolo!

Isidar

Recensore Master
17/10/18, ore 23:45

Valutazione del contest Sfida alle 100 parole – V edizione (vincitrice del Premio 100 parole)

Grammatica: 10/10
Perfetta!

Stile e lessico: 10/10
Lo stile scelto per questa storia è in apparenza semplice: prima persona, tempo presente, sintassi lineare. Eppure, proprio questa apparente semplicità di fondo è la caratteristica più ostica dell’impostazione stilistica, perché il rischio che il testo risultasse muto sul piano espressivo era reale – sono una convinta sostenitrice del fatto che non esista uno stile di facile gestione, ma che ogni struttura celi in sé delle difficoltà. Trovo che tu abbia saputo gestire molto bene l’impostazione scelta: il testo si presenta come un flusso di coscienza collocato in un tempo indefinito, la protagonista dà voce alle ultime sensazioni vissute e a quello che reputa essere stato il proprio peccato più grande – la resa – e lo fa con un ritmo lento, che accelera solo quando la voce narrante descrive il momento della propria morte dal punto di vista emotivo, come se i ricordi fossero così vivi da dover essere messi in fila con rapidità (e difatti il periodo “Quando la morte è giunta […] nulla danno” è il più lungo e l’unico in cui ti avvali di un segno di punteggiatura diverso dal punto fermo e dalla virgola, utile a restare fedele alla linearità della sintassi). La gestione dei capoversi è ottima, perché ognuno di essi isola un’espressione indipendente e indispensabile al significato del testo: di pausa in pausa, l’emotività cresce e assieme ad essa avanza la riflessione della voce narrante su se stessa. Molto acuta e interessante la metafora su cui è strutturata l’intera storia, vale a dire la personificazione della Morte che giunge e trae a sé instillando sensazioni positive – una figura retorica che ha arricchito la “trama” del flusso di coscienza e lo stile stesso.

    • • “Voi, innocenti, lotterete ancora e canterete il mio valore. Io, vigliacca, riposerò per sempre senza alcun dolore.”: la conclusione chiude perfettamente il cerchio aperto da “Ho fallito”, perché spiega al lettore il motivo di quella sentenza in apertura. Inoltre, non so se sia stato un caso o meno, trovo che la rima “valore/dolore” dia grande armonia alla conclusione e al testo in generale, che così strutturato a tratti somiglia a una poesia – sarà l’io narrante che riflette sulle proprie emozioni o anche il lessico utilizzato. È una conclusione, in ultimo, che ho trovato molto efficace e di grande impatto.
Passando al lessico, è questo un elemento di primo piano in una storia narrata in prima persona: è necessario essere equilibrati e coerenti al protagonista scelto. Nel tuo caso, hai scelto un registro medio teso a scegliere le alternative lessicali meno usate facendo attenzione a non cedere a usi arcaizzanti – abbiamo quindi parole come “vile”, “giunta” (anziché la variante più comune “arrivata”). Inoltre, è un lessico che non manca mai di ricordare al lettore che la protagonista è morta in guerra: dal “guerriera” del titolo sino al “canterete il mio valore” della conclusione è un continuo richiamo al contesto bellico (e tragico nel caso di “canterete il mio valore”, che rievoca i toni dei poemi epici). Un lessico quindi più che coerente al tema della tua storia.

Concludendo, non ho proprio nessun appunto da farti in questo parametro: il testo è coerente e coeso sia dal punto di vista stilistico che da quello prettamente lessicale. Ho riletto la tua storia diverse volte per essere certa che non mi sfuggisse nulla, ma dalla prima all’ultima lettura ho sempre avuto la sensazione che la drabble fosse strutturata benissimo in ogni dettaglio. Di conseguenza, oltre ai miei complimenti, non posso che assegnare 10/10!

Titolo: 5/5
Probabilmente, non avrebbe potuto esserci un titolo migliore per la tua storia. “Pavida guerriera” è una sentenza impietosa nei confronti della tua protagonista, così come la tua protagonista è impietosa verso se stessa. Sin dal titolo, infatti, si percepisce tutta la tristezza e la drammatica impotenza su cui si snodano la trama e la caratterizzazione di Dorcas. Sin dal titolo, il lettore sa che leggerà un testo senza lieto fine, senza sconti, senza gioia. Inoltre, il concetto espresso dal titolo è filtrato da una coppia aggettivo-sostantivo per nulla banale: “pavida” è una scelta ricercata, che riesce a trasmettere in contemporanea sia il senso di viltà sia quello di timore che alternative più immediate come “vile” o “timorosa” non avrebbero riprodotto insieme; “guerriera” evoca l’atmosfera bellica e in tal modo comunica dal principio al lettore che la Dorcas protagonista è già la Fenice, è già quella combattente destinata a morire. Come detto a inizio commento, trovo che questo titolo sia perfetto per questa storia, ne riproduce l’atmosfera, ne anticipa la tematica ed è innegabilmente coerente al contenuto della drabble. Sei stata bravissima, 5/5.

Utilizzo del prompt: 5/10
Il tuo prompt era “Nessun dolore”, che hai scelto di inserire in conclusione in maniera un po’ parafrasata (“senza alcun dolore”), tuttavia non ne hai alterato né sminuito il significato, quindi direi che l’inserimento “fisico” del prompt è ottimo. Il concetto espresso in conclusione e veicolato dal prompt è molto forte, perché descrive una morte reputata vile, un limbo in cui trincerarsi per proteggersi dal dolore della guerra; un concetto, questo, che completa la caratterizzazione della protagonista e che è la naturale conclusione delle riflessioni che conduce su se stessa lungo l’intera storia. Per questi fattori, il punteggio non è inferiore a 5/10. D’altra parte, però, “Nessun dolore” non è il filo conduttore della drabble né un elemento su cui si struttura la trama; è un concetto espresso in conclusione che acquisisce valore e significato grazie ad altri elementi, come l’inadeguatezza, la colpevolezza, la sensazione di arrendevolezza provate da Dorcas. Mi è dispiaciuto molto assegnarti questo punteggio, ma pur rileggendo più volte la tua storia non sono riuscita a identificare nel prompt il filo conduttore della drabble né un elemento portante, motivo per cui il punteggio non è superiore a 5/10.

Caratterizzazione e IC dei personaggi: 10/10
L’unico personaggio della tua storia è Dorcas, protagonista e voce narrante. Il flusso di pensieri in cui si articola la storia consente al lettore di entrare in contatto diretto con la caratterizzazione del personaggio, che dà voce alle proprie sensazioni e ai propri sentimenti, a tutto il dolore e la colpa che sente pendere su di sé per essersi arresa. È una caratterizzazione inedita, in genere Dorcas Meadowes viene identificata come una “impavida” guerriera, che non s’arrende mai. Ma in effetti neanche la tua Dorcas si arrende, lei combatte sino a morire – o non sarebbe morta affatto – e questo è segno di grande coraggio e speranza. La tua Dorcas è semplicemente stanca e annientata dall’idea di accogliere la morte con il sollievo traditore di chi ha le mani sporche di guerra e non riesce più a sopportarle. È una Dorcas molto umana, che dimostra tutto il suo valore nell’indirizzare gli ultimi pensieri ai propri alleati, che lei abbandona alla guerra e che la innalzeranno a guerriera nonostante lei in punto di morte riesca a percepirsi solo come una vile, una vile che non ha fatto abbastanza. La tua è sì una caratterizzazione inedita, ma non è incoerente rispetto a ciò che sappiamo dalla saga, perché la Dorcas della tua storia è una Fenice sino alla fine, nonostante sia a pezzi. Inoltre, sappiamo che a uccidere Dorcas è stato Voldemort in persona, dunque non è neanche così assurdo ipotizzare che ad un certo punto lei abbia deposto le armi, almeno dentro di sé, certa che non avrebbe potuto vincere, certa di essere esausta, certa di averne abbastanza di tutto quel dolore. Io credo che tu sia stata veramente molto brava nel riuscire a riprodurre in così poche parole un’introspezione tanto complessa e delicata. Non ho proprio nessun appunto da farti, 10/10!

Totale: 40/45

Recensore Master
14/10/18, ore 17:16

Ciao!
Dato che partecipo anche io al contest, sto cercando di passare a leggere anche tutte le altre storie partecipanti, quindi eccomi qui.
Secondo me, hai dato una rappresentazione del tutto plausibile del personaggio: di certo non era facile scrivere qualcosa su un personaggio di cui, sostanzialmente, non si sa praticamente niente (quante volte viene nominata nella saga, due?), e di certo non era facile farlo in 100 parole. E' chiaro che Dorcas sia una donna valorosa, ma a me sembra del tutto plausibile che, proprio in virt< del suo coraggio e della sua tenacia, il momento della morte sia da lei visto come un fallimento o come una liberazione. Del resto, di lei sappiamo solo che è stata uccisa da Voldemort in persona, dunque è del tutto possibile che per lei la morte sia arrivata solo dopo un lungo, stremante combattimento, dove di certo deve aver sofferto terribilmente. In una situazione del genere, credo sia del tutto normale accogliere la morte come una liberazione.
L'unica cosa, e capisco benissimo che non fosse facile, è che, trattandosi appunto di un personaggio tanto secondario, si fa un po' di fatica a capire chi sia la voce narrante. Senza leggere le note o la notazione dell'indice, almeno, io non ci sarei mai arrivata. E capisco che sia quasi impossibile in 100 parole dare una caratterizzazione pi< profonda ad un personaggio che, sostanzialmente, nell'opera originale è praticamente solo un nome, ma allora forse sarebbe stato meglio inserire in qualche modo il suo nome all'interno della drabble stessa, perché altrimenti tanti dettagli rischiano di perdersi un pochino. Poi, certo, appena si leggono le note ogni cosa va al suo posto, e anzi, mi è piaciuta molto questa sua caratterizzazione.
Poi magari sono solo io, eh, e tutti gli altri sono piu' svegli di me e ci arrivano al primo colpo XD.
In bocca al lupo per il contest!