Ciao Cin!
Il capitolo sa di vacanza, profuma di leggerezza ma non rinuncia a far pensare. Geniale l'idea di "accontentare" Dean, realizzando quel suo sogno che, qualche volta, esprime ad alta voce nella serie e che, nella tua “versione” appare come una rivendicazione arrabbiata e sentita, anelata come non mai. Dean vorrebbe un po’ di serenità ma vive la tragica consapevolezza che per lui, per loro, non ci può essere un attimo di respiro. La frustrazione lascia come sempre lo spazio all’azione e Dean accantona di nuovo il suo “spazio” di libertà. Forse, proprio in quel momento, Sam matura il progetto di regalargli la sua "sabbia tra le dita". E organizza tutto nel dettaglio, dall’inganno per farlo smuovere dal bunker, alla sorpresa con tanto di benda sugli occhi fino alle camicie in puro stile hawaiano! È un capitolo che ti delizia perché si pone un po' come un episodio di "rottura", apparentemente avulso dal racconto principale ma in ogni caso sincero, a tratti divertente, a tratti molto intimo. Fa parte di quei “cameo” della serie…mi ricorda un po’ gli episodi che li portano in viaggio nel tempo o nel mondo dei cartoni animati o della fanfiction ma in particolare ad agire in scene di vita quotidiana, come il lavoro da operaio di Dean, quello da tuttofare di Sam, o quando li vediamo affaccendati nel prendersi cura di un cane o di un bambino…insomma…la normalità. Quella normalità che, nella loro vita straordinaria, diventa un’impresa eroica, l’eccezione da ricordare. Se la meritano e, come afferma Sam, ne hanno bisogno “È solo un pomeriggio e lui ne ha bisogno dopo quello che ha passato. Noi ne abbiamo bisogno dopo quello che abbiamo passato.” rispose, e c’era forse una nota di triste amarezza nel suo tono. Condivido quell’amarezza, costruita giorno dopo giorno, battaglia dopo battaglia, in una continua rinuncia a cose semplici, ad una quotidianità che non possono permettersi. E in questa storia c’è parecchia routine “casalinga” (anche nei capitoli precedenti). Qui la introduci presentando “quadri familiari” ben caratterizzati: Dean convalescente che si fa “stracciare” a poker da Maggie; Jack che va alla posta come qualunque ragazzino a cui viene affidato una commissione; il previdente Castiel che fa il pieno all’Impala e pensa alle birre ghiacciate…c’è una sorta di “umanità” ritrovata, loro avvezzi a mostri di ogni tipo, sempre ad un passo dalla morte, pronti a salvare il mondo, presi a pianificare una gita! Poi mi metti lì quella frase, pronunciata da Sam con le migliori intenzioni e mi riporti alla realtà che, per Dean, è fatta di un recentissimo passato di sofferenza indicibile. Lui ricorda. Sam, involontariamente, gli fa rivivere le atrocità subite:
Per un attimo risentì quei colpi violenti contro il suo viso o il suo corpo, le risate appagate dell’arcangelo che lo sottometteva alla sua potenza, la vita che gli scivolava via dal petto mentre Micheal gli ripeteva sadico “Goditi il viaggio!” E qui sei davvero grande!
Uno: “la vita che gli scivolava via dal petto” è un’immagine potente, gli sta prendendo l’anima, lo sta sfinendo, prosciugando...è semplicemente perfetta!
Due: non so come tu faccia a cogliere dieci secondi di un Dean disperato, annientato allo specchio e…a farlo tuo! Lui cerca di prevalere sull’arcangelo e questo lo schernisce dicendogli “goditi il viaggio!” e tu…riesci a trarre lo spunto per tessere una storia o comunque ad inserire quei pochi istanti in un racconto, dando loro un “senso”, un seguito, un peso specifico che gli autori non hanno saputo sviluppare! Straordinaria!!
E intanto io…mi “godo il viaggio” dei “quattro moschettieri” al mare! Mi gusto lo stupore commosso di Dean,un tenerissimo Jack alla scoperta di un granchiio e le domande “alla Marzullo” di Castiel sul significato delle camicie sgargianti! La risposta di Dean arriva schietta, spiazzante, smascherando la fatica di un’esistenza complicata, esplicitando ancor meglio quel desiderio di “normalità”: “Solo per provare ad essere per un po’, quello che non siamo stati per un intera vita. Niente cacciatori, niente angeli, niente nephilim. Solo ciò che siamo in questo momento, con queste stupide camicie: persone.”
Sprofondo i piedi nella sabbia come Dean e non posso che dargli ragione quando si immagina il suo paradiso personale proprio così. Assaporo la sua felicità e la felicità di Sam nel renderlo felice. Ed è empatia allo stato puro per chi ama i personaggi così aderenti a quelli “originali”.
Concludi con un altro “quadro familiare”, loro due, sul cofano dell’Impala, a sorseggiare birra e a svelare verità scomode, come spesso accade. E “il non detto” di Dean prende forma, tra un sorso e l’altro, tra un titubante suggerimento di chiarimento di Sam e la faticosa spiegazione del maggiore. Sam è mortificato ma Dean non vuole che questo suo “aprirsi” (che tanto gli costa…), rovini quel momento perfetto. Vuole solo che quel sleale “Goditi il viaggio!” diventi uno sprone a “godersi” ogni minuto con suo fratello, con i suoi amici, un pomeriggio da uomo libero e… persona normale. Nessuna apocalisse da sventare, nessun arcangelo da combattere…solo loro, sull’Impala, a bere birra ghiacciata, con i piedi immersi nella sabbia, lo sguardo divertito su chi ormai considerano fratelli e verso un mare che sa di infinito e di pace. Arriverà il tempo del ricordo, di affrontare ciò che ha vissuto. Ma farà male. Dean lo sa. E non vuole stare male. Non su quella spiaggia. Sam lo capisce. Lui aspetterà e, quando Dean deciderà di parlarne, lui ci sarà. Come sempre.
Grazie Cin perché mi hai dato un po’ di quella sorta di “quiete dopo la tempesta” (adattando!) che, per come ci stiamo conoscendo, sai quanto vorrei regalare ai due bros, convinta che il prodigarsi e il lottare per il bene vada premiato…sempre, Resterà un sogno, ne sono consapevole ma… è bello sognare!
Al prossimo capitolo! |