Cara wIly ♥
Questo testo è particolarmente toccante. Credo che per me lo sia perché molte delle cose che ha vissuto Helen le ho passate anche io, e mi sono rivista nelle domande che la tua protagonista si fa, ma anche nelle battute che le rivolgono gli altri, in quel “sei come tua madre” che sa quasi di condanna e che si riferisce a una relazione mal gestita da parte di due adulti tanto tempo fa che ha avuto strascichi e conseguenze che si sono protratti fino a ora. L’ho rivista nelle amiche di un tempo che chiamavano irrimediabilmente l’altra e in mille altri riferimenti che hai messo in questa shot davvero intensa. Quando ero un po’ Helen anche io, immaginavo storie (da quando ho memoria immagino storie) dove la mia versione sfigatella della tua protagonista si ritrovava improvvisamente davanti alla sua versione adulta e finalmente risolta, e scopriva che quell’incertezza tremenda in cui viveva era finalmente finita. Che tutto era diventato come deve essere, come la società ci impone debba essere. E invece non è così, e forse lo capisce anche Helen, o lo capirà, che le sue parole sono quelle di tutti coloro che passano una fase di incertezza e quell’incertezza, quando più quando meno, ci attanaglia proprio quando ci sentiamo isolati e strani.
La storia è intensa, ben scritta e molto interessante. Rivela cose vere e le interpreta non con toni di commiserazione, ma con una forza sottesa. L’analisi che Helen fa di se stessa è cruda come sono crude le riflessioni degli spiriti più intelligenti e anche se la chiusa della tua storia ha tratti cupi, con quel velo che è meglio rimettere dov’è, con quell’analisi che, dopo aver scavato nell’anima della protagonista, viene nascosta di nuovo nel suo petto, nasconde una grande, grandissima forza. L’introspezione del personaggio è gestita in maniera adulta, senza vezzi né spiegazioni accessorie. I vari indizi sparsi nel testo aiutano il lettore a ricostruire le vicende di Helen, ma lasciano il dubbio interpretativo su altre, consentendo un grado di immedesimazione enorme. Corretto anche dal punto di vista formale (ok, sono stanca, ma non ho notato un solo refuso), colpisce per la sua intensità. Qualsiasi sia l’evento che lo ha generato, incanalare emozioni e sensazioni sulla carta è una catarsi che libera lo spirito, te lo dico per esperienza personale.
Spero che Helen torni in altre tue storie e che scopra di condividere la sua alterità con tante altre persone e finisca per sorridere di se stessa e delle sue magnifiche imperfezioni. Perché i personaggi perfetti in letteratura e nella vita vera sono tremendamente noiosi.
Un caro abbraccio, grazie per queste tue righe che mi hanno veramente toccata in profondità (sono stata tante delle cose che hai scritto e ne ho sofferto e ritrovarle qui è stato, anche per me, un balsamo catartico) e… niente, sei bravissima, lo sai? ^^
P.S.
Questa vecchia canzone, ascoltata nel tragico post laurea e post “voglio cambia’ lavoro” mi fa ancora venire i lacrimoni ogni volta che la vita bussa prepotente: è “What’s up” dei 4 not Blondes e l’incipit è questo: “Twenty-five years and my life is still//Trying to get up that great big hill of hope/For a destination…
È perfetta per Helen, non credi?
Un caro abbraccio e continua a scrivere così,
Shilyss ^^ |