Recensioni per
La città maledetta
di alessandroago_94

Questa storia ha ottenuto 16 recensioni.
Positive : 14
Neutre o critiche: 2 (guarda)


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Recensore Junior
18/05/19, ore 23:01

È sempre difficile scrivere storie del genere. E no, non mi riferisco alla violenza e alle tematiche presenti in questo racconto, ma alla malattia psichica da cui è affetto Matteo, e di cui noi non sappiamo neanche il nome. Comunque, innanzitutto procederò con ordine e, come lasciatoti detto nella mia ultima recensione, sono voluta passare a leggere qualche altra tua storia. Stavolta cambio genere e recensirò questo tuo dittico, diciamo: La città maledetta e Smerigliatrice angolare (che ho letto erroneamente per prima e, dopo aver letto che era il seguito di un’altra storia, sono andata a cercare il seguito).
Di noir in questo racconto c’è poco o nulla: il protagonista ha sì un carattere auto-distruttivo (su questo punto tornerò in seguito), ma la corruzione del sistema legale e politico di cui il protagonista è vittima, non viene affatto analizzata. O, perlomeno, in maniera blanda e superficiale.
Innanzitutto, il mistero su ciò che faccia Matteo alle malcapitate che incontra è chiaro fin dal primo paragrafo: il riferimento ai guanti, puliti per non lasciare alcuna traccia, suggerisce già al lettore che cosa effettivamente faccia Matteo. E gli effetti dei farmaci che prende (per quale motivo li prende, poi? Non è dato saperlo, non viene specificato. Non sono farmaci per l’insonnia, come ho dedotto inizialmente, ma dei tranquillanti, credo) fanno aumentare il dubbio, che diventa praticamente una certezza.
Di Matteo non è chiara la professione: è uno psicologo o uno psichiatra? Si tratta di due figure diverse tra di loro e i suoi pazienti abituali fanno propendere per la prima ipotesi, mentre il fatto che, forse, questi presunti farmaci riesca a procurarseli da solo, per la seconda. Anche questo dettaglio non è specificato.
Inoltre, non è dato saperlo neanche dall’approccio professionale che utilizza con Mauro. Innanzitutto, alla prima seduta, questo tono amichevole da parte dello psichiatra/psicologico non credo proprio che sia professionale. D’accordo il darsi del tu, per permettere al paziente di liberarsi ed essere più a suo agio, ma, oltre a questo approccio ambiguo, ho trovato davvero scandalosi i pensieri di Matteo sugli omosessuali, che cozzano di gran lunga col sentimento che scaturisce verso Mauro in un giorno. Ora non venirmi a dire che Matteo ha un evidente disturbo mentale e questo giustifica il tutto, ma che cosa ci ha visto Mauro in Matteo? Lui, paziente, lascia la propria casa con la TV accesa e segue il proprio medico curante e ci fa sesso?! Se Matteo ha la giustifica della malattia mentale, Mauro non può avere certo quella della bonarietà e pacatezza. Perché sarà pure omosessuale, ma non credo che sia stupido.
Ritornando alla vicenda più strettamente investigativa (passami il termine non proprio specifico), Matteo non è che sia prolisso di dettagli. Queste donne che lui uccide, da quanto traspare, sembrano essere davvero numerose e, oltre ai servizi che lui ascolta alla TV (messi appositamente per noi lettori per comprendere cosa faccia effettivamente Matteo la sera, quando incontra queste donne per strada), non è dato sapere nulla su indagini, sospettati e varie inchieste. Davvero la polizia trova dei cadaveri sulla battigia, col medesimo modus operandi e non ha qualche sospettato? Magari, più che mostrare dei blandi servizi sul ritrovamento, potevi mettere delle inchieste con gli interrogatori di familiari e amici delle vittime, così da far comprendere al lettore che, sì, c’è un serial killer in circolazione, ma non è il protagonista. O, almeno, il lettore non lo sa ancora e lo scopre con più gradualità. Che poi, la maggior parte di questi assassini sono sessualmente deviati: Matteo uccide solo donne e fotografa persino i loro cadaveri. Vuoi farmi credere che le strangoli e basta? Che non si diverta un po’ con loro, prima o dopo la morte? Del resto, lui afferma di essere in cerca di un amore vero che queste donne, con le loro parole sbagliate, dimostrano di non sapergli dare. Tuttavia, sarebbe stato più coerente col disturbo mentale attribuito al tuo personaggio che queste donne venissero violentate e poi uccise, se non, addirittura, uccise e poi violentate. Un altro dettaglio, sempre riferito al suo modus operandi, sono le fotografie. Lui le tiene nel telefono, con la possibilità di poter essere, anche per sbaglio, scoperto? Sarebbe stato più credibile che le foto venissero trasferite su una chiavetta, piuttosto che rimanere alla merce di tutti nel suo telefono.
Della psicologia di Matteo, come precedentemente accennato, non mi è chiara l'evoluzione del suo pensiero. Nel corso della seduta con Mauro, passa da pensieri aberranti sugli omosessuali, nella sua mente prende pure in giro il suo paziente, affermando che uno non può, dal giorno alla notte divenire omosessuale, (tuttavia, scoprire di amare il proprio stesso sesso, dopo un’esistenza da eterosessuale, non è così assurdo come potrebbe essere e accade più di quanto si possa credere) e, infine, è incuriosito e folgorato dal suo atteggiamento impacciato, tanto da credere che lui sia la persona a cui dover destinare il proprio amore. Questo passaggio è poco chiaro e ambiguo. Matteo sarà un malato mentale, ma ancora non riesco a spiegarmi come possa ritenere da un giorno all’altro, prima fastidioso il suo paziente e, dopo, semplicemente adorabile. Ancora più ambiguo è Mauro, che segue il proprio medico curante in vestaglia e lasciando la propria casa incustodita. Evidentemente, il sesso e le pillole devono averlo fatto rinsavire perché si sarà accorto che il suo medico curante non ci sta con la testa e decide di chiamare la polizia. Sulla chiamata i tempi sono mal gestiti: intercorre troppo tempo fra Matteo che si accorge di non aver il telefono, sale in camera a controllare e Mauro che riesce a parlare con la polizia. Che poi, se ha avuto il tempo di prendere il telefono, perché non prendere anche le chiavi della casa e della macchina, prendere l’indirizzo e fuggire abbastanza lontano da Matteo ma abbastanza vicino dalla casa? Invece no, bisogna scrivere la scena della morte di Mauro, il tutto per far morire anche Lucia (forse l’unico personaggio coerente in tutta la storia) e fare tutto quel teatro con Alex e i pensieri da matto del padre.
Insomma, se intendevi scrivere un noir non ci sei per nulla riuscito. È chiaro fin da subito cosa, effettivamente, faccia Matteo e ho trovato il rating rosso persino esagerato per il modo blando in cui le scene sono descritte. Bastava benissimo un rating arancione, se non addirittura giallo, visto che gli unici riferimenti velati agli omicidi sono le acque rossastre a causa della morte più violenta di Massimo.
Su Alex non mi esprimo fin troppo (anche perché so già di che cosa si macchia), ma i figli di assassini hanno una predisposizione genetica e, credo, se vivono in un ambiente sano e assistiti dalle adeguate figure professionali, non ereditano la pazzia dei genitori. Tuttavia, non sono così sicura che certi sintomi di perversione violenta si manifestino in così tenera età.
Comunque, su Alex ti darò un giudizio più completo in Smerigliatrice angolare.
Arabella

Nuovo recensore
03/12/18, ore 15:45

Premetto che questo racconto è veramente scritto bene e la trama è quasi perfetta, la sola cosa che mi ha lasciata perplessa è il fatto che, quando uccide l'uomo, cambiando modus operandi e la firma il giornalista fa riferimento al killer, ma potrebbe trattarsi di un altro assassino. Non capisco come possano attribuire quell'omicidio al medesimo killer