Cara Arya,
Lo specter Pharaoh è forse uno dei personaggi che ho apprezzato di più all’interno della tua raccolta di shot. Emerge in maniera netta il desiderio di libertà del ragazzo, costretto a esercitare di nascosto un’arte che lo esalta e lo rimette in pace col creato. Le responsabilità che gravano sul suo capo si sommano a una serie di norme antichissime cui il ragazzo non vuole sottostare. In questa condizione di sofferenza, la possibilità di diventare uno Specter appare anche a me come la sola liberazione che questo personaggio poteva possedere e a cui era possibile aspirare. Molto evocativo il sogno, che ricalca alla perfezione il mito egizio sul passaggio delle anime nell’aldilà egizio. L’ho trovato incredibilmente accurato, così come sono stata felice di sapere che l’arpa, tanto cara a Pharaoh, sarà la sua “arma” per giudicare i morti. È come se una parte della sua umanità, legata al ricordo di sua madre, venisse con lui, non trovi?
Rispetto alle altre storie, dunque, quella di questo specter ha un che di liberatorio che mi piace molto. Non c’è un senso di dannazione, piuttosto il dono di una libertà che ha il prezzo di non poter vivere nel mondo di qua, ma è già qualcosa. All’inizio del capitolo ti segnalo solamente due piccoli refusi [è] quando lui suona/ Nessuno [potesse]… che ovviamente non hanno pregiudicato la lettura della storia.
Anche in questo caso, il tentativo di dare un passato e una storia agli Specter si è rivelato interessante. Perdonami per il ritardo con cui sono passata e a rileggerci presto, cara! Un saluto,
Un’infreddolita Shilyss |