Il capitolo si apre con ciò che John dice sul blog che ha deciso di “riportare in vita”. Espressione, questa, che ha un grosso peso perché rievoca momento epici, anche se tristissimi, del passato di lui e Sh.
Hai trasmesso, attraverso le sue parole, una grande energia di ricominciare, evidentemente alimentata dalla concreta e meravigliosa presenza di sh accanto a lui. È tornato il blogger battagliero e fedele testimone degli straordinari esercizi intellettivi del consulting con i quali molti casi intricati sono stati risolti. Persino l’ultimo, il vero “final problem”, che ha coinvolto tutti i personaggi in maniera sconvolgente e drasticamente risolutiva di determinate situazioni.
Alla voce carica di determinazione e voglia di ricominciare di Watson fai seguire quella de “Los Errores”, caratterizzata dalla giusta soddisfazione di aver portato a termine positivamente un impegno gigantesco e pericoloso che li ha messi in luce positivamente, anche dal punto di vista giornalistico.
Ma, come bene sottolinei tu, è una vittoria venata di malinconia e di incertezze.
Sky non ce l’ha fatta a tornare con loro, Grey, nel passare il testimone di capo carismatico a Fox, si sta accorgendo che ciò che lo lega a quest’ultimo non è solo la volontà del maestro di trasmettere il suo sapere al discepolo.
Tra di loro ha davvero preso forma un legame particolarmente intenso che , però, vista la sua intensità, rischia di destabilizzare ulteriormente il precario equilibrio di tutti. Così, in un silenzioso accordo, i due decidono di “insabbiare la verità sotto strati di bugie”.
Dal punto di vista strutturale trovo molto efficace l’inserimento di brani del blog di John che, dal nostro punto di vista di lettori, riassumono tutto ciò che è successo.
Leggendo quei passi, in cui Watson presenta le vicende ed il ruolo dei vari personaggi, mi sono resa conto con che razza di lavoro io mi sia imbattuta da quando ho aperto la pagina sul primo capitolo.
Infatti, già emergono, non banali ed umanamente connotabili nella realtà, gli intrecci della trama con i ruoli di ognuno, da “Los Errores” a Sebastiana, da Moriarty a Sh, da Mycroft a Molly, Lestrade, Harry…
Permettimi di complimentarmi con te, e non a chiusura della mia recensione, ma durante il suo svolgimento, perché non voglio assolutamente che passi in secondo piano, per una mia distrazione, il tuo ruolo di Autore di un pezzo davvero imponente come costruzione e qualitativamente molto apprezzabile.
E questa riflessione è nata, come ho detto sopra, dal “riassunto” che Watson pubblica sul suo blog, intermezzi che hai posto come valida voce “del coro”,
sai, quello delle tragedie greche, di cui potrebbe benissimo, in quanto unico componente, esprimerne l’essenza.
Sì, perché la tua storia ha l’imponenza, sia strutturale sia dal punto di vista dei sentimenti e delle passioni che l’animano, delle grandi storie, quelle che hanno costituito le rappresentazioni più indimenticabili di un modo di pensare e di considerare la realtà. In poche parole, hai scritto qualcosa d’importante, secondo me.
In quanto ai personaggi, ne ho ammirato costantemente la tridimensionalità verosimigliante, ed IC per quanto riguarda chi abbiamo visto anche nelle Stagioni BBC, con cui occupano il loro ruolo.
C’è un piacevole sguardo, più o meno ammiccante, su varie coppie che animano la storia con il loro relazionarsi: ovviamente Sh e John, indiscutibile, unica entità, Mycroft ed Anthea, Grey e Fox, Mistica ed Anthea, Molly e Greg…
E, aggiungo soddisfatta, Greg e Mycroft.
Infatti, come hai scritto nelle tue Note finali, non hai voltato le spalle alla Mystrade, pairing che trovo personalmente ben assortito….
E l’hai fatto quasi in punta di piedi, ideando, genialmente, persino un bacio che Lestrade doveva “consegnare” ad Holmes, in un momento particolarmente carico di energia e desideri non espressi.
La tua storia si chiude con l’affermazione di quel grande amore che ha seguito passo passo tutto il percorso degli avvenimenti e cioè quel legame unico tra Sh ed il suo John.
Desidero extrapolare una frase in cui, secondo me, è racchiusa tutta l’essenza di ciò che Holmes e Watson provano l’uno per l’altro: “…Tu non hai riso di me, hai riso con me…”.
La pronuncia Sh, ma il concetto espresso vale anche per la marginalità sociale in cui John era confinato dopo il suo forzato congedo. Holmes, per lui ha costituito il riscatto, la possibilità di un futuro. Lui, per Sh, ha rappresentato l’accoglienza, la fiducia, la stima e la perenne disponibilità a sentirlo parte inscindibile da sé.
Una grande storia d’amore, anche questo, ma non solo.
Ciò ho trovato nel tuo racconto. Complimenti. |