Recensioni per
La donna che camminava nella nebbia
di Jordan Hemingway

Questa storia ha ottenuto 15 recensioni.
Positive : 15
Neutre o critiche: 0


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Recensore Junior
29/10/19, ore 09:19

Come posso non amare questa storia?Dammi un paesino misterioso con un segreto e io ci sguazzo!Tra l'altro oggi quando mi sono svegliata era proprio una giornata nebbiosa ,per fortuna sono ancora qui!
Una storia allo stesso tempo inquietante e triste,complimenti!

Nuovo recensore
26/02/19, ore 23:35

Primo classificato al Victorian Age Contest: La donna che camminava nella nebbia di JordanHemingway
Stile: 4/5p
Trama: 4/5p
Personaggi: 3/5p
tot 11/20p
+ Premio Miglior Ambientazione (1 recensione, cumulabile, su una storia a scelta)

Lo stile non ha nulla da correggere, scorrevole, descrittivo il giusto. Tranne per il fatto che usi troppo spesso il punto e virgola, come pausa “a sospiro”, un po' più lunga, in un discorso diretto al posto della virgola (ad es “Coraggio, dottore: me lo chieda.”, “Dottor Bedin: lei crede che esistano eventi impossibili da spiegare per la scienza?”, Anch’io, un tempo, ero della sua opinione: prima di essere mandato a Lières-au-Bois.”, tutti in poche righe) oppure quando la frase dopo è la spiegazione, al posto del punto fermo (“Uscendo in strada mi avvolsi stretto nel tabarro: l’umidità, unita al gelo dell’inverno incombente, penetrava fino alle ossa.”, “I merli e le arcate eleganti del Palazzo della Ragione, sede della congregazione municipale, stridevano se comparati allo squallore dell’edificio accanto: Palazzo delle Debite era un rettangolo tozzo, sormontato da un torrione e circondato da un piccolo cortile dove i prigionieri uscivano a volte per l’ora d’aria, mi informò il tenente Valle mentre ci avvicinavamo. Una prigione per debiti nel cuore della città, il vizio accanto alla legge: la cosa mi aveva affascinato fin dal primo momento che avevo messo piede a Padova.”). Qui ce ne sono due di fila: “si era svegliato con la voglia di darle e aveva alzato le mani sul Ruzzante: quello però non so come era riuscito a parlargli con calma, come si fa con le vacche, e lo aveva fatto tornare a letto senza prendersele: un vero miracolo, sior.” (Nella frase dopo, “Oppure l’operato di un medico abituato a parlare con pazzi e poveri di mente, riflettei.” toglierei il “riflettei”).
In pratica, nella lettera dice: (par 1) la sua storia può essere quella di un pazzo, (par 2) “Anche volendo, non riesco a trovarne una spiegazione razionale”; le due affermazioni andrebbero unite ad es da “Ebbene”anziché “Eppure”.
C'è suspense anche prima dell'incontro tra i due dottori, anche per il corto intervallo di tempo tra questo e la data della lettera.
“nelle lunghe sere d'inverno trascorse davanti al fuoco” stona un po' col tono della lettera.
Ti muovi bene nel secolo, a Padova, anche solo per l'ambulatorio (che non è chiaro se occupa tutto il salotto o una parte), come nei villaggi francesi. Inserisci le fonti storiche, come termini colloquiali, nella giusta dose, come noi facciamo adesso con quelle che non sono ancora considerate tali.
La parlata popolare, distanziata dai toni del dottor Clemente, c'è.
Per le prostitute di Portello: toglierei “il quartiere di”, poco naturale, e “trucco eccessivo” è un po' ambiguo perché allora, se c'era, era sempre eccessivo.
“Un'unica finestra dalla quale la luce grigia del mattino entrava gettando le ombre delle sbarre di ferro sul pavimento sporco. C'era una sola finestra, dalla quale... entrava, gettando...”
“bruma impalpabile” La bruma è già impalpabile.
L'unica “morale” è la crudeltà degli uomini, considerazione espressa bene, ripresa alla fine. Ci sta, già in un racconto gotico (con forme epistolari, più cornici narrative e la fuga intercontinentale di Frankenstein, l'inquietudine nel villaggio e la morte di Adèline come in Janet Collotorto, e ancora Stevenson per la scontrosità di Clemente, come Utterson, che si intuisce appena, sempre di fondo, perfetto) a parte l'inquietudine non deve rimanere altro.
Di Frankenstein c'è anche l'ambizione distruttiva di Ruzzante, già da bambino, di andare oltre i limiti della scienza, qui per la cura alla demenza da pellagra.
La storia d'amore è necessaria perché la morte di Ruzzante aggiungesse tragicità al fuoco ma sembra un po' buttata lì, col bacio, senza premesse, che mitigherebbero la barriera culturale (e un po' anche quella che potrebbe esserci, comunque, per le condizioni fisiche di un prigioniero). L'ho contata in "Personaggi".
La storia è suddivisa bene nei capitoli, con una struttura tradizionale, senza buchi di trama o incoerenze, anche perché Clemente scampa dal crollo perché alla “fata delle nebbie”, come con Ruzzante, piace giocare al gatto col topo. È un tema visto in molte salse, ma sviluppato bene, quindi; qui con la motivazione di un rito druidico, altre ricerche oltre a quelle di Storia della medicina. Complimenti.
“La porta fu serrata alle mie spalle: per un istante mi sembrò di capire lo stato d'animo dei condannati a vita.” Mi piace.
Ho notato sviste come: “Per evitare un contagio in caso di febbri malariche, dico bene? Conclusi secco. (è conclusi)”, “- La superstizione qui è cosa antica, - iniziò,” (la virgola due volte al posto del punto), “Ci sto attento io al m'sieur, non preoccuparti vecchietta” (preoccuparti, vecchietta) e “- Che accade a questa donna? -” (“accadde”), ma se non si sentono non credo che qualcuno torni mai indietro a correggerli.
Ridurrei le note a due righe.
Toglierei: “Quale terribile scena mi trovai innanzi!” per rendere poi l'immagine di Ruzzante più immediata, un colpo. Idem per quello in grassetto: “Se non posso avere lui avrò te. Si mosse nella mia direzione. Le gettai addosso il calcinaccio che ancora avevo in mano e che lei parò con un movimento innaturale.”: è un gesto immediato, di rabbia. Sempre per immediatezza farei: “Le gettai addosso il calcinaccio. Lei lo parò...”.
La storia mi è piaciuta, trasuda un'attenzione all'insieme da tutti i pori. E infatti è anche ben bilanciata tra le sue parti. Si rilegge volentieri. Complimenti ancora.
(Recensione modificata il 26/02/2019 - 11:36 pm)

Recensore Master
24/01/19, ore 16:44

Ciao!
A conclusione della storia, devo proprio dirlo: non mi sarei mai aspettato che la donna delle nebbie fosse una creatura in carne ossa... ma era veramente una creatura in carne e ossa? Inizialmente il mistero pare razionalmente svelato con la storia di Anne, donna sola e priva di mezzi. Ma il prosieguo della storia fonde abilmente la realtà con il soprannaturale, e così questa figura implacabile e misteriosa finisce per assumere un'interessante ambivalenza : su tratta di una donna reale mutata da un filtro, o di una creatura realmente magica?
Quello che sappiamo è che la donna delle nebbie è una persecutrice accanita e inesorabile. Sfuggirle pare impossibile, nonostante i chilometri che si vogliano mettere tra se' e quel paese sperduto della campagna francese. Lei è la signora delle nebbie, e la nebbia è per natura fuggevole e, nelle terre del settentrione, presente in ogni luogo.
Complimenti e alla prossima!

Recensore Master
07/01/19, ore 17:19

L'ultimo capitolo che getta luce sul mistero della donna immersa nella nebbia.
Ma questo finale sembrerebbe senza una conclusione, lo riprenderai prima o poi?

Recensore Master
07/01/19, ore 09:43

Ciao^^
che finale emozionante! Bellissima la storia, inquietante e ottimamente scritta. La nebbia appare veramente come una creatura viva, sinuosa e inquietante, che raggiunge le proprie vittime senza che nulla possa fermarla. La misteriosa donna della nebbia promette vendetta e non avrà pace finché non l'avrà ottenuta, nulla potrà fermarla.
Tantissimi complimenti per questa storia stupenda, che sembra veramente un racconto gotico di altri tempi!