Valutazione per il contest “Terapia d'urto”
Grammatica, lessico e stile: 14.5/15
• Si sarebbe accontenta volentieri... → accontentata.
• Si portò le mani [...] laccate dal gel permanente... → credo che manchi ‘dalle unghie’, poiché non sono le mani, ma le unghie a essere laccate; di.
• ‒ Il prof mi ha mandata a controllare che non ti fossi persa ‒ [...] ‒ È lì. → siccome non hai messo un punto alla fine del dialogo precedente, è va con la minuscola.
• ... si era stappata a seguito dell’urto... → strappata.
• Cos’avrebbe mai potuto raccontare, della propria vita? → in questo caso ritengo la virgola superflua, togliendola il senso della frase non cambia.
• Era ovvio che sarebbe finita a quel modo... → in.
• ... tutte le classe verbali... → classi.
Io devo farti i miei più sentiti e sinceri complimenti per come, seppur utilizzando la terza persona, sei riuscita a mostrare in ogni sua sfaccettatura l'introspezione della protagonista. I suoi pensieri, le sue emozioni, i cambiamenti d'umore, la sua storia fin qui; tutto è raccontato in una maniera che coinvolge il lettore in prima persona. Viene a crearsi empatia, un legame con Nives: si prova tristezza con lei, si cerca la speranza con lei. Non ci sono mezzi termini per definire il tuo stile: mi ha rapito. Onesto, diretto, sarcastico, capace di raccontare senza filtri e ipocrisie la vita di un'adolescente trascurata e bisognosa di comprensione, di una mano tesa che per una volta le mostri un poco di umanità.
Usi parole mirate a enfatizzare le circostanze, le riflessioni. È percepibile tutto il senso di solitudine, di abbandono, di inferiorità che prova Nives. A tratti, emerge anche una sorta di cinismo, sarcasmo finalizzato a contrastare la mole di emozioni negative. Uno stile che cerca di alleggerire la lettura senza ridicolizzare la situazione. Un'ironia che ho amato e ha reso la storia ancora più unica, distinguibile nel suo genere.
I dialoghi danno vera voce ai protagonisti, rispecchiano le loro personalità e sono credibili. Le metafore che utilizzi rafforzano i significati che vuoi esprimere e il lessico, soprattutto, oltre a essere azzeccato al contesto fornisce ulteriore personalità alla storia. C'è molto del tuo e non esagero se dico che non è una storia che potrebbe scrivere chiunque. Per lo meno, scritte in questo modo, profondo ma frizzantino, ne ho lette poche.
Originalità e trama: 10/10
Partiamo da un contesto scolastico, italiano per la precisione. Si entra subito nelle dinamiche di questa classe attraverso gli occhi di Nives: lei è il tiro a bersaglio dei suoi compagni, quella da ridicolizzare. In completa opposizione, ma forse nemmeno tanto, c'è Greta, la brillante perfettina della classe. Per quanto una situazione del genere possa risultare una storia comune, mainstream, è lo stile che aggiunge originalità e unicità al tutto.
Seguiamo Nives nei suoi alti e bassi durante la routine scolastica. Si passa da uno stato di desolata stagnazione, a momenti di speranza per riuscire finalmente in qualcosa. Da un episodio che potrebbe rappresentare l'ennesimo sasso contro una finestra sull'orlo della frantumazione, a un inaspettato raggio di luce che le permette nuovamente di sognare (a occhi aperti). Tuttavia, come più volte ribadisci, sono castelli di carte campati in aria quelli che crea ogni volta questa protagonista, suscettibile alla minima onda d'urto.
Ogni avvenimento aggiunge significato e valore al percorso di Nives; un travagliato cammino verso la maturazione, la crescita, che la porta infine a fare qualcosa che nemmeno lei, la vecchia lei, si sarebbe aspettata. La protagonista è cambiata, è cresciuta e si è fortificata, non senza soffrire e piegarsi più volte; per ciò ritengo la trama impeccabile e ben costruita in maniera coinvolgente.
Caratterizzazione dei personaggi: 10/10
Vorrei focalizzarmi sulla figura di Nives e della sua nemesi, Greta.
A lettura ultimata sorge cristallina la sensazione che le due fossero sin dall'inizio collegate da un filo invisibile, come se era destino che le loro strade si incrociassero. Così diverse, opposte, ma con qualcosa in comune: un innegabile senso di solitudine.
Soprattutto nel caso della protagonista, emerge con chiarezza sin dalle prime fasi il dolore, la sofferenza che questa emarginazione attuata dai compagni di classe comporta. Non è lei che la cerca (anche se arriva quasi a convincersi che in fondo le piace), le viene imposta dai giudizi riversati su di lei sulla base del suo aspetto, del suo carattere, del suo modo di fare e parlare. È terribile e crudele come venga messa sotto la lente di ingrandimento per ogni cosa lei faccia, ridicolizzata allo stremo, tanto da abituarsi a quella miserabile situazione, ormai insensibile persino a se stessa. È questa la parte più atroce: arrivare al punto di essere insensibile, di non provare più niente, di non considerarsi nemmeno.
Nives è il tipo di persona che definirei troppo buona. Troppo buona per rispondere agli insulti, troppo buona per reagire, troppo buona per prendersi la propria vendetta personale. Un animo che si è lasciato calpestare perché delicato e, forse, fragile. Ma è una fragilità farlocca la sua, perché nonostante tutto è sempre andata avanti, arrancando certo, ma ha resistito e ce l'ha fatta. Per certi versi la si potrebbe definire una sopravvissuta, una superstite di quella giungla che è il liceo. Una protagonista vera.
Molta cura anche nella caratterizzazione dei personaggi secondari, comprese le comparse. I gesti, i dialoghi, il modo di agire, tutti scritti e rappresentati in maniera credibile.
Sviluppo e utilizzo del pacchetto scelto + fattore malizia: 7.5+2/8+2
— Partiamo dall'inserimento del difetto: la protagonista è senza dubbio sbadata, goffa nei movimenti tanto da inciamparsi in una cartella e far cadere un dizionario. Un tratto che ben si allinea con la sua natura introversa e da wallflower. [4/4]
— Passando al sentimento di inferiorità, questo è percepibile sin dalla prima scena, nel momento in cui viene presentata Greta e a lei contrapposta Nives, la nostra timida e imbranata protagonista. Il suo senso di inadeguatezza viene alimentato sia dalla sua poca, se non nulla, fiducia in se stessa che dalle continue prese in giro dei compagni, possibilmente, azzarderei anche da un accennato lato competitivo della stessa Nives. [2/2]
— Dunque, in prima lettura non nego che l'elemento del pacchetto mi fosse passato completamente inosservato, questo perché risalta poco nella narrazione della storia. Ho comunque interpretato che tu abbia usato entrambe le ‘facce’ dell'elemento, aria e cielo, in maniera metaforica, psicologica. Il cielo viene sfruttato in apertura e chiusura di una scena in particolare, quando Nives si trova agli inizi di una fase buia, più buia del solito, ma grazie all'incontro con il professore buono, vede il cielo, l'umore dentro di lei, rischiararsi. Allo stesso modo, l'aria è ciò che meglio identifica il suo stato emotivo: mutevole, privo di fondamenta, in continua balia degli urti esterni. Anche qui vi è la metafora che si ricollega al titolo: lei non ha certezze poiché il suo stesso modo di agire, di pensare, di vivere le giornate, si basa su fragili e suscettibili castelli di carte, talmente instabili da poter essere spazzati via dal minimo soffio d'aria. [1.5/2]
— Senza dubbio il difetto della protagonista le ha attirato la cattiveria più spietata da parte dei compagni ma anche dei professori, uno in particolare. Roba non solo da far accapponare la pelle, ma anche imbestialire. [2/2]
Gradimento personale: 10/10
Io, dopo aver letto questa storia, non sto bene. Non stavo bene mentre la leggevo, figuriamoci a lettura ultimata. È una storia che dà da riflettere, che ti fa entrare nei panni di colei che verrebbe definita l'anello debole, perché nella società odierna funziona così, no? O sovrasti gli altri o vieni sovrastato. Una storia che implacabile suscita emozioni forti nel lettore: amare, di rabbia, di disgusto, di compassione. Mi sono lasciata trasportare e coinvolgere dalla storia di Nives, per un attimo ho persino sperato nel puro egoismo di fronte a una Greta in difficoltà, ma è qui che la protagonista mi ha schiaffato in faccia una lezione che non va mai dimenticata: la gente si comporta bene con te se anche tu ti comporti bene con loro. Nives non era obbligata, non ha mai ricevuto quella famigerata bontà da nessuno, eppure l'ha concessa comunque e ciò alla fine l'ha ripagata. Ribadisco i miei complimenti: è una storia che tratta una tematica di un certo spessore con la giusta maturità, ma anche con una dose di sarcasmo che obbliga letteralmente ad affezionarsi alla protagonista. Per me, almeno, è stato così. Stupenda!
Totale: 54/55 |