Recensioni per
Four.
di PathosforaBeast

Questa storia ha ottenuto 26 recensioni.
Positive : 26
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
02/07/19, ore 23:11
Cap. 4:

I tuoi brani sono sempre una sfida impegnativa per trovare l’interpretazione più coerente con quanto tu scrivi.
Intanto, parlo per me, ma penso sia per la maggior parte di chi ti legge, c’è una prima fase, immediata, in cui si gusta la preziosità e la ritmica successione delle parole che tu scegli con cura per esprimere il tuo messaggio.
A volte ci si trova ai confini con il testo poetico, perché fai sfumare tutto ciò che è contingente e legato alla concretezza di una situazione per farci sollevare ad un livello in cui ciò che scrivi è adattabile alle varie situazioni umane. Non siamo più solamente di fronte a Mycroft Holmes ed al suo difficile passato familiare ma ci troviamo di fronte a delle espressioni che hanno il timbro dell’universalità, quindi, della poesia.
Queste caratteristiche le ho trovate soprattutto nel punto in cui ti servi dell’efficace reiterazione della parola “sotto” per delineare un quadro di struggente tragedia familiare. E qui ridiventa difficile identificare esattamente il “cosa” abbia portato a tutto quel dolore. Evidentemente, la “bambina che cantava e ora non c’è più” è Eurus, la folle sorella di Mycroft e di Sh, il cui posto in famiglia è stato segnato da due fatti tremendi, che hanno aperto, agli occhi ed al cuore dei suoi parenti più stretti, un abisso d’orrore.
Come abbiamo potuto vedere (e soffrire) in TFP, la sua infanzia è stata marchiata da due atti davvero impensabili per una bambina. Prima c’è stata la sparizione misteriosa di “Redbeard”, cioè di Victor, l’amico inseparabile del piccolo Sh, fatto di cui, molti anni più tardi, si è scoperta la terribile verità.
Poi è successo l’incendio di Musgrave, sempre opera di Eurus, che ha distrutto la casa avita degli Holmes.
Sullo sfondo di questi accadimenti drammatici, ci fai percepire con chiarezza la presenza del piccolo Sh, travolto da ciò che ha colpito i suoi affetti e le sue certezze. Ma tu riporti tutto al sentire di Mycroft, figlio primogenito, investito per questo suo ruolo, da parte degli adulti, di una schiacciante responsabilità nei confronti dei due fratelli più piccoli, soprattutto di Sh, il più fragile, il più sensibile.
Eurus è stata allontanata dal nucleo familiare ma Mycroft sa cosa le è stato riservato e, in più, sente, con angoscia, il peso schiacciante del dolore del più piccolo e dei suoi familiari che lo ritengono un ragazzo forte e responsabile.
Ma tu descrivi efficacemente le sue paure, i suoi sensi di colpa, il suo essere umano e bisognoso d’affetto. E si staglia, sinistro, alla fine del pezzo, il numero quattro che, significa il vuoto di una tragica assenza, che ha portato lutto e dolore. Sì, perché, ora, Eurus non c’è più con la famiglia ma la sua mancanza incombe drammaticamente sui suoi cari.
Un brano, questo, che scende davvero in profondità, con eleganza stilistica e credibilità. Brava.

Recensore Master
15/06/19, ore 21:32
Cap. 3:

Hei ciao^^
Rieccomi a recensire questa racconta. Ammetto che questo drabble mi ha lasciato un po' senza parole con la sensazione di non sapere troppo cosa dire. Adoro a dir poco la scelta del pov. Per il resto, come sempre, la presenza di Victor mi suona come 1 sirena d'allarme nella testa. Qui è ancora tutto da scrivere "dovrete solo vivere per scoprirlo" e magari noi lo scopriremo leggendo, o magari no.
Complimenti di cuore per l'originalità.
Baciux, Béa

Recensore Master
12/06/19, ore 13:35
Cap. 3:

Ciao, ti ritrovo sempre con moltissimo piacere e come sempre mi prendo un attimo per lasciarti una recensione quanto meno sensata (o almeno ci provo, ecco). Sono sempre molto impressionata, ogni volta che ti leggo, dalla quantità di dettagli che riesci a inserire in ogni singola storia che scrivi. Sono tutti precisi, mai casuali e soprattutto mai banali e spesso sono anche difficili da cogliere. Altre volte invece riescono con precisione a dire tutto, tutto quello che c'è da dire e che magari altri autori (me compresa), direbbero in fiumi di parole. Sono le caratteristiche delle drabble, di quelle storie tanto brevi in cui è necessario racchiudere un pensiero, un concetto ma anche un intero mondo dentro a una singola parola. E tu l'hai fatto divinamente in questa piccola storia. C'è un passaggio in particolare, che non cito perché io non cito mai pezzi delle storie, in cui Mycroft guarda le foto dell'ultimo Natale in cui erano tutti e cinque. E basta questo a far capire tutto, epoca, ambientazione, collocazione nel quadro generale della serie... Quel tutti e cinque significa che qui c'era ancora Eurus, e da quello che leggiamo subito prima, comprendiamo anche che Sherlock è il bambino felice e gioioso di sempre e che Victor è il suo inseparabile compagno di giochi. Sono tutti piccoli dettagli che tu regali come se fossero delle altrettanto piccole perle, ma che ho amato davvero tantissimo e che mi sono divertita un mondo a trovare.

Oltre ai dettagli c'è anche Mycroft. Uno dei personaggi che tornano più spesso in tutti i tuoi lavori. Preso sempre in epoche differenti, più o meno lontano nella serie, più o meno grande o ragazzo che sia. Qui è giovane, molto giovane. Non abbiamo la sua età precisa, ma considerato che è sette anni più grande di Sherlock abbiamo una vaga idea di quanti anni potesse avere quando Victor Trevor è morto. Quindi è un ragazzo, di certo molto intelligente ma soprattutto particolare. Il modo in cui guarda le fotografie della sua famiglia lascia intendere non tanto che ha capito quello che sarebbe successo, perché io penso che nessuno (nemmeno un cervello come il suo) avrebbe mai potuto prevedere una cosa simile. Solo Moffat, forse... Quello che traspare è un forte senso di malinconia, che quasi stona se si pensa che è un ragazzo di quanti? Dodici? Forse tredici anni? Al massimo quattordici? Un ragazzo giovane che prova già malinconia per un fratello che è lì, che ha degli amici ed è anche molto felice, ma che non lo è con lui. L'incapacità di Mycroft di essere il buon fratello che vorrebbe la si vede tutta lì. Sappiamo che Sherlock è una persona passionale e da quello che si intuisce il suo legame con Victor era davvero molto forte, quasi esclusivo. Ma Mycroft si sente comunque tagliato fuori, sente che suo fratello gli sta scivolando dalle dita e che non sarà più come loro due quando erano più piccoli. Una malinconia che nella serie Mycroft ha è che è anche molto forte e che non mi aspettavo di trovare in un bambino di questa età. Ne sono rimasta stupita e coinvolta. Naturalmente mi è piaciuto, come sempre il tuo Mycroft sa piacermi. E ti rinnovo i complimenti, perché questa raccolta è proprio bella.

Koa

Recensore Master
12/06/19, ore 10:05
Cap. 3:

Ti confesso che, questa volta, è stato più impegnativo cercare di interpretare correttamente il tuo messaggio. Spero di non aver scritto una serie di inesattezze.
Infatti, l’immagine che hai scelto per corredare il testo, a differenza dei testi precedenti, non mi ha aiutato granchè nell’interpretazione del tuo pensiero. Mi ha comunicato un senso di leggerezza, di pace, anche se l’interno di quella finestra rivela, forse una stanza buia. Null’altro.
Allora ho letto più volte le tue parole e, sì, vi ho trovato la stessa atmosfera di quiete, serenità ma il tutto assediato da un’ombra di tristezza.
In tutto ciò poni la figura di Mycroft, come sempre ritratto, da te, con una connotazione precisa e sicuramente IC. Infatti, anche qui, come nella prima storia di questa tua raccolta, rendi protagonista un “iceman” che non è davvero come vuole apparire agli altri, soprattutto per quanto riguarda il legame con Sh. E pure il Mycroft dei Mofftiss è sicuramente protettivo nei confronti del fratello e sinceramente preoccupato da qualsiasi elemento esterno possa spingerlo nella tragica spirale dell’autodistruzione o in situazioni criminali dai possibili esiti drammatici.
Metti in risalto un suo elemento caratteriale che risponde in pieno alla sua metodicità, alla sua precisione, alla sua chiara attitudine a riportare l’ordine e l’equilibrio in ciò che lo riguarda.
Quindi ho trovato significativo e coinvolgente il suo sistemare le foto di famiglia, quasi che quel semplice gesto possa avere il potere di mantenere sotto controllo la realtà.
Ciò soprattutto per proteggere quel fratello la cui nascita, evidentemente, ha illuminato di sensazioni interiori nuove ed inaspettate un assetto familiare forse troppo restio a dare spazio all’emotività ed all’espressione aperta di slanci sentimentali.
Ora tu fissi un momento in cui prevale il buio della stanza e l’immagine di serenità, rappresentata da quel ramo fiorito, appare quasi irraggiungibile.
E spunta un nome, Victor, che, ogni tanto riemergeva spesso nel mare grande del fandom con varie interpretazioni riguardanti la sua caratterizzazione e che ha trovato una sua precisa identificazione, grazie alla S4, nell’amico d’infanzia, cui Sh era legatissimo, fatto sparire da Eurus, gelosa del fratello.
Evidentemente anche Mycroft prova un senso di malinconia che, comunque non raggiunge il picco di travolgente follia della sorella, nello scoprire che le attenzioni di quel piccolo, che stringeva “impacciato” ma felice tra le braccia, ora sono dedicate, attraverso la sua vitalità e la sua voglia di vivere, ad un’altra persona.
Quasi come un presagio descrivi il riordinare le foto di famiglia, gesto reverenziale di Mycroft che vuole, attraverso la ritualità di quei gesti, conservare il più possibile la parvenza di una famiglia che possa difenderli dal futuro.
Ma lui guarda quel ramo fiorito da una stanza buia, rassegnato a prevedere che, il proteggere Sh dalla vita, non sarebbe stato un cammino agevole.
Come di consueto, emerge netta la tua capacità di condensare, in poche, preziose parole, una gamma di sentimenti e di situazioni che davvero dilagano sulla pagina in un crescendo d’emozioni in cui anche chi legge è coinvolto.
Un’altra delle tue piccole ma rare gemme che mi ha regalato dei bei momenti di riflessione.

Recensore Master
15/03/19, ore 21:46
Cap. 2:

Ehi, rieccomi^^
Ti ritrovo con un'altra storia breve ma intensa, con un piccolo Sherlock e un Myc dolce e protettivo. Un quadretto che adoro e purtroppo non molto frequente nelle ff. Mi piace moltissimo quando si parla del rapporto tri i fratelli Holmes. Hai nominato Eurus e hai fatto benissimo. Nomini anche un altro membro della famiglia, scelta azzeccata direi per contestualizzare bene il tutto. Ff molto triste, ma altrettanto bella. Complimenti
Béa

Recensore Master
13/03/19, ore 09:55
Cap. 2:

Ciao, sono davvero felice di ritrovarti con delle nuove storie e in particolare con questa raccolta. Come sempre, ogni tua produzione (o quasi) è dedicata al personaggio di Mycroft che sembra proprio essere tra i tuoi preferiti. Di certo è quello a cui hai dedicato molte attenzioni, molte di più rispetto agli altri. In ogni sua declinazione, ovvero adulto, bambino, ragazzo... ci mostri quella che è la tua idea del personaggio, un personaggio filtrato sì dalla tua visione, ma perfettamente in linea con quello che conosciamo. Spesso ne esce un Mycroft tormentato, dilaniato dai pensieri, convinto di essere mostruoso e orribile, un Mycroft con molte più ombre di quelle che non sembrano in un primo momento. Ovviamente però la declinazione del personaggio dipende dal periodo in cui lo ritrai, quello adulto è più incline a lasciarsi andare e a farsi amare dopo essersi tormentato a sufficienza, quello adolescente o bambino, invece, è leggermente diverso. Si suppone sempre che quel Mycroft, quello adulto, abbia subito un'evoluzione piuttosto netta e che ciò che è diventato sia frutto delle scelte che ha fatto proprio in questo periodo della sua vita. Dopo Victor e Eurus e i fatti tragici che sono successi, si ha la sensazione che Mycroft abbia preso decisioni forse troppo grandi per un ragazzo della sua età. Quel che è certo è che ne ha portato il peso da solo per tanto tempo. Tu gli dai un appoggio, all'inizio. Questo zio Rudy, si suppone essere stata una figura importante nella sua vita di ragazzo, colui che l'ha indirizzato verso una carriera o un certo modo di pensare. Per quanto non se ne abbia la certezza, perché lo zio Rudy viene soltanto citato, trovo comunque la tua proposta convincente. Diciamo che è verosimile che sia accaduta una cosa del genere, ed è un filone narrativo che ho già trovato in altre tue storie simili a questa. Tutte ambientate dopo i fatti di Eurus e tutte in cui Mycroft si ritrova a dover prendere una decisione importante, decisione che naturalmente riguarda uno Sherlock che ormai sembra essere diventato tutto il suo mondo.

La storia parla di fratellanza, di sentimenti, di protezione. Questo Mycroft si ritrova a non saper bene come comportarsi con il fratellino, uno Sherlock che non dorme bene la notte, che è giustamente spaventato e che è evidentemente sotto shock. Uno Sherlock che sembra trovare conforto soltanto in Mycroft e non in altre figure come mamma e papà. I genitori vengono a malapena nominati, segno che in loro nessuno dei due ha trovato l'appoggio necessario e qui ce ne sarebbero di cose da dire, perché questo è un aspetto della serie che sinceramente fatico ancora ad accettare, ma va beh... non voglio intasarti la recensione di osservazioni su mamma e papà Holmes, perché altrimenti non ne usciamo! Quello che mi sento di dire è che ho amato questo tuo Mycroft, questo Mycroft che sente di voler ricoprire da quel momento in avanti il ruolo di scudo. Un ruolo che lo porterà a proteggere il piccolo Sherlock da tutto e da tutti e, anche, addirittura da se stesso. Ma ora tutto questo è lontano, appartiene più a quel futuro a cui nessuno dei due qui sta ancora pensando. Per il momento ci godiamo questo momento di tenerezza, questo rincuorare, questo voler parlare con Sherlock senza obbligarlo a nulla, ma soltanto facendogli capire che c'è e ad esserci è un Mycroft bellissimo, protettivo, sensibile... un Mycroft che cambierà con il passare degli anni e che sarà inevitabilmente diverso, forse compromesso (per citare le sue stesse parole, dette in merito a Eurus), ma che per ora non si trattiene dall'essere tremendamente umano e dal fare cose bellissime come abbracciare il piccolo Sherlock o scompigliargli i capelli.

Stupenda, insomma. Così come lo sono tutte le altre tue storie del resto. Ha toni dolce e amari al tempo stesso, parla di una tragedia, ma non la racconta direttamente, quanto in modo lontano. Sembra invece come una scottatura fresca e che fa ancora male, ma che già la si percepisce come appartenente a un altro passato. Uno che ormai è stato lasciato alle spalle. C'è tutto questo nella tua storia e molto di più, soprattutto un rapporto tra fratelli che subirà tanti alti e bassi e uno Sherlock che toccherà il fondo, ma che qui è soltanto all'inizio.

Bellissima e basta.
Koa

Recensore Master
13/03/19, ore 00:54
Cap. 2:

Intensa, drammatica, rassicurante. Queste sono le primissime impressioni che ho fissato così, senza filo logico, lasciate dalla tua ff.
Un pezzo, questo, che, secondo me, è dotato di una grande forza espressiva che si concentra in fugaci immagini, in attimi che tu sei riuscita a fermare grazie al tuo stile così immediato, senza filtri di strutture narrative troppo articolate.
Mi sono quasi sentita ai confini tra il racconto e la poesia, dove tutto è più libero di esprimersi e così si trova la forma migliore per descrivere la forza dei sentimenti. In più, come di consueto, arricchisci il testo scritto con foto che non sono puramente decorative e fine a se stesse, ma racchiudono l’essenza stessa delle tue parole. Qui c’è uno scorcio su quelli che sembrano i particolari di un’antica armatura di cui fa parte, appunto, lo scudo ed è significativo anche come si presenta l’immagine che hai scelto.
Infatti, più che forme chiaramente definite, si tratta di un gioco di luci, ombre e colori che, però lasciano un senso di preziosità, di vicinanza e, perché no, anche di calore. Almeno queste sono le sensazioni che mi hanno provocato ad un primo sguardo. E, per me, queste caratteristiche le ritrovo nel tuo Mycroft, alle prese con il dramma familiare che ha segnato la sua vita, quella di Sh e dei suoi genitori e cioè la pazzia di Eurus.
Un quadro tragico che richiama le terribili scene viste in TFP. Il maggiore dei fratelli Holmes ha su di sé una responsabilità schiacciante, imprigionato com’è, fin da ragazzo, tra dei genitori evidentemente inadeguati, uno Sh indifeso e travolto dalla figura inquietante della sorella che lo ha fatto oggetto di un affetto soffocante e dall’esclusività innaturale, che sconfina inesorabilmente nella follia.
Ci presenti con tenerezza ed affetto quel bambino di quattro anni, attraverso gesti teneri che ricercano sicurezza e conforto nel fratello più grande, come quell’abbandonarsi ai suoi abbracci e, bellissimo, quel suo voler sentire, con il palmo della mano, il battito rassicurante del suo cuore.
Ci parli di un grande amore tra fratelli, in un contesto familiare spaventoso, che vede il più grande erigersi a difensore e davvero “scudo” per il più piccolo, il suo “cacciatore di draghi”. Un aiuto lontano arriva dalla voce di zio Rudy, ma poi la comunicazione termina, le raccomandazioni risuonano nella notte, unica ancora di salvezza per chi deve occuparsi del più piccolo, ma non sono ovviamente sufficienti per confortare chi, appunto Mycroft, non può cedere a lungo alla disperazione. Il suo pianto è sconsolato, certo, ma poi ecco la lucida coscienza di doversi occupare di Sh e sono proprio i suoi gesti, affettuosi e rassicuranti, che riescono a scalfire gli incubi del minore che, finalmente, si confida con lui, dando un volto ed un nome alle sue più profonde paure (“…Eurus è strana…”).
La tua è una caratterizzazione dello Sh bambino molto coinvolgente ed efficace nel mettere in risalto la sua sensibilità ed il suo assoluto attaccamento al fratello maggiore.
Complimenti, davvero, per questa piccola, grande ff.

Recensore Master
13/02/19, ore 22:30
Cap. 1:

Hei ciao^^
Innanzi tutto grazie perché non avevo idea di cosa fosse un haiku e ora lo so, quindi infinite grazie per avermi insegnato una cosa nuova. Adoro i componimenti brevi perché lasciano un enorme spazio al lettore, e questo più che breve è brevissimo, quindi potrò pensarci e ripensarci e avrò sempre interpretazioni nuove, tutte giuste e tutte errate.
Davvero grazie per questo capitolo. Ora mi segno la raccolta e la seguirò con molto interesse. Tra l'altro Mycroft è uno dei miei personaggi preferiti.
Baci, Béa

Recensore Junior
05/02/19, ore 23:34
Cap. 1:

Singolare, piacevole, unica. Riesci sempre a stupirmi, a lasciarmi senza parole e senza fiato.
In te le stelle brillano, e cambiano, e tornano a splendere.
Grazie.

Recensore Master
04/02/19, ore 15:58
Cap. 1:

Ciao, volevo assolutamente leggere questa tua nuova opera perché l'idea che hai avuto mi è piaciuta subito. Una raccolta legata a Mycroft e al numero quattro... l'idea è originalissima e quindi mi ha incuriosita davvero. Così come la scelta di aprire con un haiku, componimento che mi ha sempre affascinata, ma nel quale io non mi sono mai buttata. E su questo mi permetto di fermarmi un attimo e di consigliarti di aggiungere il genere "poesia" perché, così com'è la storia sarebbe da segnalare dato che una storia (o un capitolo) deve avere come minimo 90 parole, ma il genere poesia, a cui gli haiku appartiene, è invece scevro di ogni regola (e te lo dico perché potrebbero segnalartela e sarebbe un peccato se succedesse).

Ma a parte questo hai fatto secondo me un lavoro davvero ottimo, ritengo difficilissimo scrivere in questo modo. Riassumere tutto quanto in quella che, ora della fine, è una singola frase in cui devi praticamente dire tutto quanto. Tu riesci a farlo, dandoci anche la possibilità d'interpretare anche in maniere diverse ciò che hai scritto. Personalmente, e non so quanto la mia idea si avvicini alla tua o a quella di altri, ci ho visto una descrizione piuttosto precisa di quanto Mycroft si senta perduto. Il riferimento alle stelle è non soltanto legato alla luce che esse fanno, ma anche al loro guidare, il fare più che altro da mappa per i naviganti o i viaggiatori. E Mycroft sente che tutto muta, persino loro da una stagione all'altra il cielo è sempre diverso, ma lui invece non lo fa mai. La sua oscurità resta sempre uguale a se stessa, lui rimane sempre uguale. L'oscurità è un qualcosa di viscido, di orrendo che non guida, non aiuta nessuno... il che mi porta a credere che si tratti di un Mycroft dopo la quarta stagione, ovvero in un periodo molto delicato e nel quale è corretto ritenere si sia perduto in se stesso.

Come dicevo anche prima, non so quanto corretta sia la mia visione, ma mi piace sempre tentare d'interpretare ciò che l'autore intende e lo è stato anche questa volta.
Koa

Recensore Master
02/02/19, ore 15:06
Cap. 1:

Appena aperta la pagina della tua ff mi sono sentita come una persona che visita una mostra d'arte e si trova di fronte ad un'opera che, in un primo momento, le lascia dei dubbi sul suo reale significato.
Allora, almeno io, di solito, faccio così, si fanno due o tre passi indietro, poi ci si sposta a sinistra, a destra, di nuovo più vicino. E non si stacca mai lo sguardo da ciò che si ha davanti. Si cerca, cioè, di cogliere la prospettiva giusta per comprendere pienamente il messaggio che l'Autore vuole trasmetterci.
Così è stato per me nei confronti del tuo gioiellino, minuto ma finemente inciso. Ho cercato, nel leggerlo più volte, di avere il giusto punto di vista per non perdermi alcun particolare.
Ho fatto tesoro, ovviamente, di quanto scrivi nell'introduzione, e quindi spero di non scrivere cose troppo lontane dal senso che hai voluto dare alle tue parole.
Mycroft, dunque, ed un altro personaggio. Greg o, forse, Sh. Non importa, per ora, perché il mio interesse è concentrato sul significato delle poche parole che mi devono raccontare qualcosa. Ovviamente, trovo il concetto di "punto di vista", importante e degno di rispetto: anche nella vita reale una determinata cosa o situazione è misurabile, o meglio, dev'essere misurata da più punti di osservazione. L'altro POV, qui, potrebbe essere, per la sua apertura all'accettazione di cambiamenti e necessità di adeguare i propri passi a nuovi percorsi esistenziali, quello di Grreg ma quello che conta è che, chi ha il buio dentro, è Mycroft. Mycroft che si porta dentro le ombre inquietanti di un passato irrisolto, di situazioni castranti sia dal punto di vista delle scelte personali sia per quanto riguarda i sentimenti.
O perlomeno intuiamo che, dietro all'algido "iceman", ci debbano essere rapporti familiari certamente non protettivi e rassicuranti. Cosa che, senza dubbio, vale anche per Sh.
Perciò ecco il buio che costituisce, al tempo stesso, un'angosciante realtà interiore ma anche una protezione contro ciò che non si vuole ricordare.
Quindi queste sono le riflessioni che sono scaturite dalla lettura di questa tua interessante proposta il cui sviluppo m'incuriosisce e mi attrae.

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