Ciao cara e perdona il ritardo.
Ho avuto un po’ da fare ed i tuoi capitoli sono pieni ed intensi. Non sono qualcosa da prendere sotto gamba. SI rischia di non apprezzarli a pieno, di perdere sfumature, e sarebbe un vero peccato.
Leggendoti, ho quasi l’impressione di sfogliare uno di testi che portano alla crescita interiore di un protagonista, indugiando sui suoi pensieri, sulle sensazioni ed emozioni in maniera così chirurgica che, quasi quasi, neppure il più bravo psicologo (o comunque un fine conoscitore dell’animo umano) saprebbe fare. Ho avuto una impressione più netta della differenza tra le potenzialità del punto di vista esterno e della prima persona in fase di narrazione. Con il narratore esterno, almeno per la mia esperienza, è come se si provasse ad aprire e chiudere un cerchio. E’ protagonista non il personaggio bensì la storia. Da te, invece, Misty è reale (Ariel è proprio il nome del canon o è una tua scelta? Ammetto che mi piace molto il suono, in ogni caso. Breve e dolce). E’ un protagonista reale proprio perché così sfaccettato.
In questo capitolo, del resto, Aphrodite compare meno, quasi fosse “di passaggio”. Eppure, le sue azioni pesano come macigni. MI è piaciuto il gesto che ha avuto nel coinvolgere Death Mask per metterlo a parte della notizia. L’avesse fatto chiunque altro, quel prendergli il mento per avvicinargli l’orecchio, non lo so, oltre che lezioso sarebbe stato strano. Invece, nel modo naturale che hai tu di dare vita ad Aphrodite, diventa solo un modo particolare di quel singolo personaggio, un modo di agire che aumenta il fascino del dodicesimo custode senza mai sminuirlo. Per non parlare poi dell’effetto della sua azione. Potente l’affermazione al compagno d’armi. Vedi di non tenere la bocca chiusa. Aphrodite vuole che se ne parli. Qui inizio ad ipotizzare a braccio. Perdonami se prendo qualche granchio. Il cavaliere sa che Misty ha bisogno di qualche bella spinta per scrollarsi le sue remore, l’inquietudine che lo ha colto dal suo risveglio. Pretende che gli altri sappiano. Probabilmente, conoscendo l’ambiente ristretto del Santuario (che qui, giustamente, assomiglia un po’ alla dinamica delle vecchie comari di paese… come effettivamente è pure nell’anime, tra l’altro), non vuole tanto dare una cassa di risonanza alla cosa, quanto far sentire a Misty la vicinanza dei suoi fautori. Aphro sa che parecchi cavalieri d’argento hanno stima di Misty ed è sicuro che la messa a conoscenza della cosa non avrebbe fatto altro che rinsaldare il loro affetto e stima (vedi Perseo per gli allenamenti ed Algol che prova comunque a parlare al giovane). Insomma, Misty ha bisogno di un po’ di sana fiducia in se stesso. Oltre che di un “calcio nel sedere” per non tirarsi indietro. Spero in ogni caso di non aver frainteso gli intenti del maestro.
In ogni caso, mi sembra però che, volente o nolente, Misty sarà costretto a buttarsi letteralmente nell’arena, mettendosi in gioco. Niente di meglio che l’azione diretta, soprattutto se sotto gli occhi di tutti, per una redenzione completa.
MI sono lasciata l’inizio per la fine. Ammetto che la scena della biblioteca, tra Misty e Camus, ecco, mi ha fatto sorridere. Perché quei due sono incapaci di comunicare, seppur per motivi diversi. Davvero, so che la scena doveva avere pathos. Me la sono immaginata però come osservatrice esterna. Ho avuto l’impressione che una sberla a testa non ci sarebbe stata male, cocciuti come sono.
Per il resto, come sempre, ottimo lavoro 😊 |