Gli esperimenti sono sempre una bella cosa, così come le storie scritte di getto. Ma poi si deve lavorare di lima e fresa, altrimenti quello che ottieni è un cesello in un blocco sbozzato. Che va benissimo, eh: da qualche parte si deve pur cominciare, se vogliamo battere strade a noi ancora sconosciute. Ma la fretta gioca tiri mancini, ed ecco che una buona storia con un buon titolo resta un po' zoppicante.
Il problema di questa storia non è tanto il suo essere al di sotto delle cento, pardon: novanta parole richieste dal sito o un'impaginazione creativa; il problema è duplice: da un lato abbiamo un cuore tirato in mezzo e dall'altro c'è una confusione di punto di vista.
Il cuore appare in quell'unica frase sugli occhi e sui sentimenti, il perno della vicenda sono gli occhi di Rigel, più che i suoi sentimenti per Kyoko, che restano in secondo piano rispetto all'asse visivo, che resta preponderante in tutto il componimento, come se fossero gli occhi a dire al cuore di Rigel che quella è Kyoko. Ma allora che senso ha tirare in ballo Shoko?
Qui Rigel di Orione vede Kyoko - la Saintia Kyoko - sovrapporsi ad Eris, e ci sta, ché Eris sta occupando indisturbata il corpo della ragazza (sì, abbiamo una dea squatter che ci vuoi fare?). Però, da come la metti giù tu sembra che Eris e Kyoko siano entrambe presenti in scena, ossia che ci sia una persona chiamata Eris ed un'altra chiamata Kyoko. Non si afferra la sovrapposizione dell'una sull'altra (io non l'ho afferrata e non credo di essere una lettrice della domenica).
E, per come l'hai messa giù tu, sembra che sia stata Kyoko la silver e non Rigel: un "dei tuoi anni da Silver" avrebbe chiarito il concetto senza essere pleonastico.
Forse, con un numero di parole maggiore di quelle da te impiegate, avresti reso un quadro più chiaro e un punto di vista chirurgico al lettore che s'affaccia a questa storia.
La seconda persona narrante è accattivante come il canto di una sirena, e prima o poi ti viene la voglia di provarci; ma, come la voce delle sirene, nasconde calappi che uno non si aspetta e devi forzare la tua testa a pensare come se stessi fisicamente parlando al personaggio in scena. Invece, spesso chi sceglie la seconda persona opta per scrivere in prima persona, coniungando in seguito i verbi.
Vedi questa bandierina bianca come un incoraggiamento ed un incitamento a raddrizzare la barra del timone. |