Recensioni per
Nel ricordo di Ottaviano
di alessandroago_94

Questa storia ha ottenuto 36 recensioni.
Positive : 28
Neutre o critiche: 8 (guarda)


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Recensore Junior
21/04/19, ore 20:58
Cap. 7:

Giungo con estremo rammarico alla fine di questo racconto breve. Le premesse per scrivere qualcosa di accurato e storicamente ben fatto c’erano tutte (del resto, il Rinascimento è un periodo storico di personaggi davvero molto interessanti), ma, ahimè, questa storia, almeno a mio personale giudizio, mi ha lasciato molto l’amaro in bocca.
Il problema principale di questo epilogo resta l’ambientazione fatiscente: in che anni siamo? Dove? Quanto tempo è trascorso dal matrimonio fra Bianca e Troilo? Non è dato saperlo. La chiusa di questo racconto si apre con la morte di Troilo, di cui non sappiamo proprio nulla. Il diseredato, sì, ma perché chiamarlo ancora in questo modo, quando era riuscito a conquistare le sue terre? D’accordo, l’aveva fatto sposandosi con la figlia di una Sforza (perché, a conti fatti, Bianca è una Riario), ma era divenuto padrone dei suoi possedimenti. E perché quest’odio malcelato e mascherato? Che male aveva fatto il governo di Troilo e Bianca? Non si capisce il motivo di tutto questo odio verso la coppia di sposi. Se era un modo di farci provare pietà o compassione per il loro triste destino, beh, non ci sei riuscito. Anche la morte di Troilo mi ha lasciata piuttosto indifferente, così come la reazione di Bianca e il suo conseguente suicidio. Davvero si era suicidata per la morte del marito? Anzi, ha aspettato di poter far salire suo figlio al governo e, dopo, la disperata (con tanto di enfatizzazione di simbologia: la camera candida, il crocefisso e il sangue da lavare) fine.
Prima del suicidio, con una tecnica già usata altre volte in questa storia, una carrellata di fatti precedentemente accaduti. Stavolta, infatti, parliamo del secondo marito di Caterina, Giacomo. E la morte violenta di Giacomo, per riflesso, la porta a pensare a quella di Ottaviano, il suo (cito le tue stesse parole) “primo e tiepido amore”. Tutto questo tendere al patetico e quasi al melenso mi ha fatto storcere molto il naso e sembra quasi che la morte di Bianca, con questa descrizione un po’ splatter del taglio dei polsi e del sangue da lavare, debba quasi compensare il patetico della prima parte.
Insomma, un epilogo molto blando, che finisce col sangue straziato di questi poveri personaggi, al quale non hai voluto dare un minimo di riscatto. Pare che questa storia voglia rappresentare il lato più cupo e cruento dell’umanità (praticamente, tutti i personaggi protagonisti muoiono nel sangue) e questa narrazione libresca, nel senso più scolastico del termine, non dà affatto giustizia alla tua scelta. Ovviamente, tutto ciò è un mio modestissimo parere personale.
Mi è dispiaciuto lasciarti tutte queste recensioni negative (sia neutre che critiche) e vedere, da come mi hai risposto in privato, che tu te la sia presa e abbia giudicato le mie parole offensive. Ti assicuro che le recensioni offensive sono altre...
Chissà che tu non possa trovarmi in altre tue storie, sperando di non lasciarti altre recensioni negative. Non ho nulla di personale contro di te (neanche ti conosco), e le mie recensioni con tutte le critiche fatte sono state dovutamente argomentate e con il solo scopo di farti notare alcune mie perplessità sorte durante la lettura.
Arabella
P.S.: la storia che tu hai citato di Adeia l’ho letta tempo fa (purtroppo sono rimasta un po’ indietro, ahimè) e non sono ancora arrivata al punto di narrazione del tuo racconto. Comunque, se hai chiesto consigli a lei per scrivere questa storia, temo proprio che, allora, hai deciso di dare a questi personaggi una tua personale interpretazione, magari basata su qualche tuo giudizio personale (mi riferisco ai molteplici e sotto le righe piccoli riferimenti sessuali, ma anche ad altro). Anche questo è, ovviamente, un mio semplice parere.

Recensore Junior
17/04/19, ore 22:06

Anche in questo capitolo, il problema più evidente resta la caratterizzazione dei personaggi. Mi spiace dirlo, ed essere molto ripetitiva, ma il contesto storico è davvero molto nebuloso. Pare di camminare su un tappeto evanescente, non visibile dai più.
Comunque, parto con ordine ad indicarti con più precisione i punti critici del capitolo. Innanzitutto Bianca, la figlia della Sforza, che interviene in soccorso della madre, prigioniera a Roma. Le sue riflessioni nei confronti di Ottaviano, che lei amava, sono comprensibili, ma mi lascia ancora perplessa la questione del matrimonio con Astorre (perché promettere in sposa una figlia già sposata? Davvero, ancora non continuo a capire) e una riflessione più personale, molto intima, nei confronti dell’altro sesso. Mi ha colpito molto la frase “Era sempre stata attratta dal sesso, ma la pudicizia la fermava poco prima dell’amplesso”, più che altro per una incoerenza di fondo. Non credo che sia la pudicizia a fermare Bianca, bensì l’imbarazzo e la paura (era pur sempre una giovane donna che si approcciava a qualcosa di poco conosciuto). L’attrazione per il sesso, soprattutto data la sua età, è legittima (senza contare che aveva, come posso dire, l’esempio della madre... Se capisci cosa intendo) e non mi ha stupito più di tanto il suo rifiuto nel non andare fino in fondo. È giovane e ancora inesperta (sua madre, del resto, aveva tre matrimoni alle spalle. Più i numerosi amanti, ovviamente), dunque la sua reazione è comprensibile e avrei sviluppato la questione meglio, magari non focalizzandomi sul “non desiderava essere come sua madre”. Credo che, oltre, ci sia altro sotto il suo comportamento.
A Roma, conosce Troilo (personaggio di cui, lo confesso, ammetto di non aver mai sentito parlare), tuttavia ho trovato un po’ ambiguo il loro rapporto. Insomma, posso capire la passione improvvisa che si sviluppa fra i due, ma Bianca non era innamorata di Ottaviano e sposata con Astorre? Capisco che il suo vincolo matrimoniale possa giungere dopo aver giaciuto con quell’uomo, ma il suo amore per l’altro? È svanito per sempre? D’accordo, era morto, però è tutto veloce e affrettato, quasi da apparire incoerente. E perché Troilo è un diseredato? Non lo dici, non sappiamo nulla di lui... Quali erano le sue terre che riesce a riavere? Perché era a Roma? Mi spiace risultare a tratti snervante e molto ripetitiva (e soprattutto lasciarti sempre recensioni negative, quando potevo benissimo mollare la storia al primo capitolo, no?), eppure in te scorgo del talento. La tua prosa andrebbe migliorata e rivista, tuttavia la qualità di questo scritto risulta ancora più bassa dalla superficialità degli eventi trattati. Con ciò, non dico che mi aspettavo un trattato storiografico sul Rinascimento, ma un minimo di coerenza e di caratterizzazione. Questi personaggi paiono dei burattini a cui hai strappato i fili, accidenti!, e ora giacciono un po’ vuoti e senza vita...
Comunque, ancora non mi spiego del tutto la scelta di Bianca. Come dici tu stesso, la ragazza si era trovata prima nelle condizioni di giacere con un uomo, sempre da lei rifiutate. Cos’ha Troilo di diverso? Cosa la attrae di lui? Cosa la spinge ad andarci a letto, quando è ancora sposata con Astorre? Pare che tutto quel blocco narrativo sia stato costruito per farli giacere assieme e, dopo, collegarti alla morte di Astorre (che Bianca scopre successivamente). Insomma, non hai spiegato cosa succede tra i due... I loro sentimenti, i loro pensieri non vengono espressi. È un passo importante, soprattutto per Bianca, e non mi spiego del tutto questa incontrollata passione per un uomo molto più anziano di lei (anche se, questo Troilo, appare un po’ strano. Ha capelli e barba bianchi, eppure un fisico molto giovanile... Che sia un soldato? Un mercenario? Questa figura è avvolta nel mistero...).
Comunque, i pensieri di Bianca per Astorre ci descrivono la sua morte. Questa tecnica di “saltellare” (forse non è il termine più adatto. Perdonami questa licenza!) da un personaggio all’altro, seguendo il flusso dei loro pensieri, la adotti spesso e devo dire che non mi dispiace affatto. La morte di Astorre è davvero violenta, così come lo stesso Cesare (chissà se l’ha davvero violentato... Di certo, non fece una bella fine), il quale di riflesso ricorda la sua sposa che violentò durante la prima notte di nozze. Sai, quella scena grottesca del bacio dopo aver mostrato i segni che lo deturpavano non credo che sia mai avvenuta... Cesare fu violento, ma lo fu per scelta. Di certo, il ruolo gli calzava bene ma questa esagerazione non l’ho gradita molto, così come la sua innaturale attrazione verso Astorre. Perché aggiungere questo dettaglio? È vero che Cesare aveva gusti sessuali insoliti per l’epoca (concedimi questo eufemismo), tuttavia aggiungere questa passione... Scaturita da cosa, poi? Dai suoi lunghi capelli? Quella era la moda rinascimentale: un uomo non è femmineo per i capelli lunghi. Sono ben altre caratteristiche a poterlo rendere tale: l’ingenuità, la spontaneità, la spensieratezza e tante altre, mica i capelli lunghi!
Insomma, anche questo capitolo è da rivedere. È tutto un continuo narrare, anche piuttosto piatto e discorsivo. Tu racconti e non mostri nulla: le descrizioni e i dialoghi, elementi essenziali di una narrazione, sono pressoché assenti. Forse, dai troppo per scontato che il tuo lettore conosca tutto suoi tuoi personaggi... È solo una mia ipotesi, perché l’altra che mi è nata è quella di una scrittura un po’ superficiale, per una storiella scritta un po’ come passatempo, quasi con disinteresse. Mi spiace dirti queste parole, e spero che non le giudicherai troppo offensive per il tuo lavoro di stesura e documentazione (che, se c’è stato, poteva essere migliore) e, con le mie parole, non voglio affatto denigrare chi scrive per passione e passatempo. Del resto, lo faccio anch’io e non mi ritengo l’innovatrice della scrittura di questo secolo: le critiche che mi sono sempre state poste le ho accettate e ne ho fatto tesoro. Però, il tuo è un racconto storico: mi sarei aspettata una maggiore cura anche dei più piccoli dettagli, non questo buttare tanti e troppi elementi, quasi decorativi all’interno della storia. Vedrò di riuscire a leggere il prossimo capitolo, perché la chiusura di questo l’ho trovata inadatta (forse è un mio puro gusto personale): avrei chiuso il capitolo con il cadavere di Astorre gettato nel Tevere (magari anche senza quella ampollosa perifrasi sui “grandi eredi dei Manfredi”), senza dilungarmi sulle trattative matrimoniali. Però questa è una mia pura scelta personale.
Arabella

Recensore Junior
11/04/19, ore 20:52

Questo l’ho trovato, finora, il peggior capitolo scritto, dal punto di vista narrativo. Posso capire l’esigenza di dover riassumere in pochi passaggi l’assedio di Forlì, ma ciò non giustifica l’andamento quasi da libro di storia della vicenda. Tutto è condensato in poche e fitte righe, quasi inutili visto che ripetono quasi completamente lo stesso ennesimo concetto, ovvero il crollo imminente delle mura della rocca di Forlì.
Oltre a raccontarci l’assedio, nella narrazione hai inserito qualche piccolo estratto che mi fa sorgere qualche domanda (solo perché non approfondito e messo lì così, quasi per riempire le righe): che parentela lega Caterina con l’Imperatore, chi è Ludovico Marcobelli e quale debito aveva Cesare Borgia con la Sforza? Senza contare i riferimenti, un po’ inutili a parer mio, delle altre città che decidono di lasciar completamente sola Caterina. Forse avresti potuto un po’ approfondire la questione con Firenze (che poi, che vuol dire “madrina di Ottaviano Manfredi”?), però non so sinceramente. Credo che la diplomazia, a quei tempi, fosse un arduo compito, considerata la divisione del territorio italiano e non sei riuscito, a parer mio, a spiegarti con chiarezza, forse per le poche righe o semplicemente perché, nel blocco narrativo dell’assedio, hai deciso di tralasciare e lasciar correre questo importante aspetto, giusto per rendere al lettore ben chiaro il quadro in cui si stava districando.
Come già detto in precedenza, la narrazione non rende giustizia all’evento raccontato. La strenua resistenza di Caterina venne elogiata in tutta Italia e tu non sei riuscito a raccontare il tutto con chiarezza: non appare ben chiaro come, agli inizi, Caterina decida di dormire (anzi, di prepararsi lei stessa una pozione per dormire) e, successivamente, si fa riferimento al suo modo di combattere, che tu non hai mostrato e descritto. Caterina è immortalata sempre in dialogo con Giovanni, il quale sempre comparato a Manfredi e, soprattutto, ben deciso alla resa (come dimostra il fazzoletto bianco che teneva con sé da giorni). In tutto questo contesto, pare il personaggio tratteggiato meglio, poiché Caterina pare quasi uno spettro, vuoi per la fatica dell’assedio, mentre i nemici sono nominati quasi per sbaglio alla fine (soprattutto Allegre).
Insomma, tutto ciò non mi ha coinvolto per nulla e mi spiace lasciarti l’ennesima recensione negativa. Lo faccio per farti un attimo riflettere su quanto scritto e provare a crescere come scrittore.
Per concludere, espongo il mio parere su una frase che mi ha lasciata un po’ perplessa: “Non sarai mai nessuno, bamboccio! Non illuderti per queste vittorie facili, in cui nessuno ha realmente combattuto. Verranno i giorni in cui sarai come le canne al vento, e l’acqua nemica ti sradicherà, portandoti via, verso l’inferno da cui se venuto…”
Innanzitutto, la scelta del termine “bamboccio”. Non ricordo quanti anni avesse Cesare all’epoca, ma non era un ragazzino alle prime armi. Inoltre, che significa “queste vittorie facili, in cui nessuno ha combattuto?” Lei stessa ha combattuto per Forlì, la sua città, e se non fosse stato per l’arrivo delle nuove bocche da fuoco forse, chissà, sarebbe riuscita a spuntarla. L’ultima frase, ehm... Spero di dirlo in modo gentile, ma pare un buffo proverbio zen. Questa fantomatica profezia mi ha lasciata parecchio perplessa e, un po’ in tutto il contesto, suona parecchio ridicola. Insomma, avrei chiuso il tutto con le semplici maledizioni di Caterina.
Arabella

Nuovo recensore
02/04/19, ore 21:36
Cap. 7:

È la prima recensione che scrivo su efp e mi intristisce che debba essere fortemente negativa. Appassionata come sono di storia e di questi personaggi vederli sminuirsi e contorcersi in una gabbia irreale, violenta e deforme come quella, che hai creato, è abbastanza spiacevole. Oltre ad una Caterina sadica senza arte né parte, che di quella vera ha solo il nome, personaggi sottovalutati come Pirovano e Manfredi, altri snaturati, indeboliti e presi in giro come Bianca Riario, alcuni neanche esplorati psicologicamente come Astorre Manfredi e Ottaviano Riario, ho visto scene grottesche, astruse, fini a se stesse piene di decorativismi di cattivo gusto. Il tuo stile non è male, ma spesso diventa pomposo, una superfetazione di espressioni che vorrebbero essere ricercate e di descrizioni sopra la media che però risultano altisonanti e quanto mai zoppe. È una storia che a dirla tutta sa di "tirato via", di qualcosa di costruito e messo su in un paio d'ore senza la giusta indagine e il giusto approfondimento come se questi personaggi invece che uomini e donne in carne ossa fossero stati figurine di carta appiccicate per caso. Spesso usi espressioni fuori luogo come dicevo perché o troppo moderne, o palesi o teatrali (quasi stessimo vedendo una pubblicità di qualche detersivo e non un racconto storico). Detto questo, non nego che tu abbia buone potenzialità ma vedendo le altre tue storie e soprattutto questa ti consiglio di rivedere la tua metodologia, il tuo modo di scrivere e soprattutto la tua punteggiatura, che sembra ugualmente alle parole non avere nessun fine pratico. Non ho niente contro di te o i tuoi lavori, anzi. Spero nel meglio e confido nel fatto che saprai far tesoro delle critiche, che ti invio in questa recensione. Ripeto è una critica mossa non contro di te o in alcun modo la tua persona ma verso una scrittura che penso andrebbe fortemente perfezionata.

Recensore Junior
02/04/19, ore 17:47
Cap. 4:

Rispetto ai due precedenti capitoli, questo l’ho trovato leggermente migliore. Tuttavia, mi sorgono perplessità riguardo al lessico usato e ad alcuni punti non troppo chiari della vicenda. Inizierò dalle parole usate che mi hanno lasciata più perplessa 😄
▪️ Sarcofago
Non sono una grande esperta dei metodi di sepoltura del tempo, ma i sarcofagi sono utilizzati dagli Antichi Egizi. Credo proprio che Ottaviano sia stato seppellito in una bara, se non addirittura sottoterra avvolto in un lenzuolo.
▪️ Scannare e A fettine
Questi due termini te li metto assieme, visto che riguardano il blocco narrativo della morte di Corbizzi. Visto che Caterina sta uccidendo un uomo, trovo che la tua tipologia di lessico sia più adatta ad un animale che sta per essere macellato, non ad un uomo condannato a morte. Anziché scannare, puoi usare semplicemente uccidere e, al posto di a fettine, puoi scrivere smembrato, mutilato.
▪️ Mattanza
Sono rimasta incuriosita da questo termine, non conoscendolo affatto, così sono andata a cercarne il suo significato. È un termine specifico che indica l’ultima fase della pesca del tonno e, per estensione, (cito direttamente dal dizionario Treccani) “nel linguaggio giornalistico, strage, massacro di persone, o delitto efferato”. Come dice appunto il dizionario, è un termine del linguaggio giornalistico. Quindi, dubito fortemente che fosse utilizzato nel Quattrocento.
▪️ Lania
Ho cercato anche questo termine e, qui, i risultati sono stati più evanescenti, visto che mi hanno rimandato alla lingua spagnola. Che cosa intendevi dire, dunque? Una nenia, forse? In tal caso, sarò ben lieta di sentire il significato del termine, se esiste nella lingua italiana.
Queste sono le scelte lessicali che mi hanno lasciata meno convinta. Ti rimando anche a un paio di frasi che non mi convincono molto come “non me ne frega più niente” di Corbizzi (fossi in te, scriverei un semplice “non me ne importa più niente” o “non mi importa nulla”. Il verbo fregare lo trovo decisamente troppo moderno per il contesto) e anche “aprirsi alla sua signora” detta da Caterina (suona un po’ ambigua come frase, visto anche il personaggio). Bastava un più efficace “che il giovane parli” o simili. Caterina è furiosa per la morte dell’amante e dubito fortemente che, in una simile situazione, utilizzi troppi giri di parole. Meglio puntare subito al succo della questione.
In ultimo, ti segnalo anche un paio di frasi in riferimento ai figli di Caterina, come le suppliche di vendetta e rancore dette alla madre mentre si prepara a interrogare Corbizzi (perché vendetta, ma soprattutto, perché rancore? Rancore nei confronti di chi e di che cosa? Non è dato saperlo...) e anche un “lo doveva ai suoi figli”, in merito alla vendetta nei confronti della morte di Ottaviano. Perché lo doveva ai suoi figli? L’amante l’hanno ucciso a lei...
A parte questi punti elencati, il capitolo è scorrevole. Forse mi sarei più soffermata sulla sofferenza di Caterina, mentre uccideva Corbizzi (vendetta o meno, stava pur sempre uccidendo un uomo. So che era ben conosciuta per simili pratiche, soprattutto per vendicare l’assassinio del secondo marito, ma non era fatta di ferro, ecco) e rifletteva sulle sorti del possibile figlio di Ottaviano. Però queste sono mie considerazioni più personali e stilistiche 😁
Arabella

Recensore Junior
30/03/19, ore 21:57
Cap. 3:

Questo capitolo è ancora più confuso dei due precedenti. Il filo logico che hai scelto di seguire per la narrazione è confuso e frammentario. Passi continuamente da un personaggio all’altro, senza mai analizzarli del tutto. Inoltre, essendo in molte scene presente Ottaviano Manfredi ed essendo morto, perché la narrazione procede come se fosse vivo? Pare quasi che sia lui a raccontare alcuni pezzi della vicenda, quando è morto nel prologo.
In questo capitolo ci presenti tre nuovi personaggi, legati anche a Ottaviano e a Caterina. Tuttavia, per la tua narrazione è quasi impossibile capire appieno alcuni punti importanti della vicenda. Perché Ottaviano Manfredi e Ottaviano Riario sono amici? Dove e quando è nata questa amicizia? A quanto pare, il legame fra i due è così forte da oltrepassare il rapporto instaurato con la madre... Senza contare, che la psicologia del figlio di Caterina non è per nulla chiara. Ci presenti questo personaggio che abusa e fa violenza su una prostituta (il fatto che sia figlio della Contessa giustifica in parte i suoi atroci comportamenti, visto che lascia la povera ragazza pressoché agonizzante) e questa ingiustificata violenza viene spiegata attraverso il difficile rapporto coi genitori... Rapporto che tu spieghi e scrivi in poche righe, in cui sono condensati questi litigi. L’odio di Caterina è giustificabile dalle continue violenze ricevute dal marito, ma perché Ottaviano continua imperterrito nel suo orribile comportamento? La madre ne è consapevole? Credo proprio di sì, essendo la Contessa di quelle terre. Eppure, lascia che suo figlio usi violenza su delle innocenti ragazze... Davvero, non è per nulla chiaro. Ci sono troppi punti lasciati in sospeso e non per nulla spiegati. E sono punti importanti. Oppure sono spiegati malamente in poche righe.
Ora però passiamo a Bianca, altro personaggio che ci hai presentato (anche se mi sembra un parolone, però) in questo capitolo. Per quale motivo, essendo promessa sposa ad Astorre, Caterina promette di farla sposare ad Ottaviano? All’epoca, i fidanzamenti ufficiali erano molto difficili da rompere. Mi sembra quasi assurdo che Caterina prometta la propria figlia in sposa, quando è già fidanzata. Che Ottaviano brami di uccidere il cugino, così da divenire signore di Faenza? Perché non metterlo in chiaro, ma, soprattutto, perché non suddividere questo capitolo in capitoli più brevi, in senso di azioni narrative, così da rendere il tutto più chiaro al lettore?
Forse hai deciso di usare questa tecnica per far collegare tutti i tasselli al lettore, ma ti assicuro che metti più confusione che altro. Del resto, stai trattando di una vicenda che ha basi molto evanescenti, dando tutto troppo per scontato.
Non so con quali tipi di lettore sei abituato, ma tutto questo capitolo pare essere costruito dal nulla ed essere un’accozzaglia di elementi mal messi. È proprio un brutto collage, davvero.
Mi spiace lasciarti l’ennesima recensione critica, visti i gradimenti che ha avuto questa storia. O sono molto esigente, oppure questi lettori si accontentano di poco 😅
Volevo farti un ultimo appunto sul linguaggio usato. Alcuni termini li trovo molto moderni per il periodo trattato. Ora, non dico di scrivere i dialoghi in italiano rinascimentale, però un minimo di coerenza col periodo trattato non sarebbe male.
Arabella

Recensore Junior
22/03/19, ore 21:45
Cap. 2:

In seguito al prologo, non del tutto convincente, ho deciso comunque di continuare a leggere la storia per vedere come proseguiva e, stavolta, mi duole di doverti dare una recensione critica. Però parto con ordine e ti elenco tutti i punti che non mi hanno convinta per nulla, della stesura di questo primo capitolo.
Di Caterina Sforza conosco le vicende principali così come, anche, gli aspetti più pittoreschi del personaggio storico (mettiamola così 😁) e mi spiace nel vedere come tu l’abbia descritta... Sai, dalle tue righe pare che traspaia un certo odio per la sua figura... Forse, sarà solo una mia impressione 😉
La descrizione del rapporto sessuale col ragazzo del postribolo è ai limiti dell’osceno, purtroppo. Dalle descrizioni, Caterina pare una vera e propria tigre (soprannome che si era guadagnata, all’inizio, solo per avere mostrato il suo sesso 😉. Nulla toglie che, in seguito, venisse usato come riferimento per la sua vita privata. Mettiamola così 😁), tanto da lasciare molti segni sul povero ragazzo. Inoltre, durante questo amplesso si mette addirittura a bestemmiare e imprecare. Peccato che le battute dette da Caterina suonano quasi ridicole, rispetto alla descrizione precedente. “Caprone” non è di certo un insulto così forte. Insomma, se era davvero così arrabbiata poteva anche non trattenersi, come in effetti ha fatto 😉 Così da mostrarsi davvero paurosa ai suoi occhi. Non solo per i segni che gli stava affliggendo, ma anche per la violenza verbale delle sue parole. Del resto, possono essere più letali di una spada 😉
Sempre continuando a parlare dei riferimenti sessuali presenti, la battuta di Ottaviano, riferita ad un ricordo di Giovanni, l’ho trovata pessima e di cattivo gusto. A quanto pare, entrambi i due uomini tenevano molto a Caterina e avevano instaurato, anche, una competizione nel tentare di averla per sè. Ora, davvero se intendevano avere una sorta di esclusività con questa donna, ci sarebbero andati a letto subito dopo il loro rivale? Molto ma molto squallido... Sarebbe stato più realistico un confronto fra i due, in cui Ottaviano si vantava, volendo, della notte trascorsa, più ciò che hai deciso di proporre.
Inoltre, non è ben chiaro il contesto in cui si svolga tutta la vicenda: non tutti sono grandi esperti del Rinascimento. Se Caterina la si può conoscere, anche solo per sentito dire, chi sono Ottaviano e Giovanni? Lavorano per lei? Non si capisce, non vi è detto nulla su chi fossero, prima di capitare sotto l’influsso di Caterina. Vi sono solo vaghi riferimenti al Moro per Giovanni. Il resto è un nulla assoluto, in cui un lettore inesperto non riuscirebbe a districarsi. Senza contare, che i personaggi non sono per nulla tratteggiati. Vi è solo questa competizione (definita addirittura “maratona sessuale”. Uhm, un po’ esagerato...) fra i due uomini e il riferimento a Caterina, di Ottaviano, come “bamboccio sessuale”. Davvero, tu credi che una persona di quell'epoca si sarebbe espressa in un simile modo? A parte che, usando proprio quel termine, pare lo abbia usato solo per poter trarre il massimo piacere possibile dai loro rapporti sessuali, quando, invece, sembra essere stata molto presa da lui. Insomma, ti contraddici più e più volte, sembra che il tutto sia stato scritto senza una logica alcuna. Non mi riferisco agli aspetti più storici della vicenda, su quelli non tocco troppo, non essendo una grande esperta, ma proprio all’incoerenza che affligge questi personaggi, al non sapere cosa li guidi, cosa li tormenti... Questo capitolo pare una brutta accozzaglia di scene di sesso, pure scritte male. Non offre nulla al lettore. In fondo, già si sapeva dell’amore di Ottaviano per una donna...
Vedrò di provare a leggere qualche altro capitolo. La storia è breve e mi spiace doverti lasciare recensioni negative, avendo visto che le altre sono ricche di complimenti e tutti sono rimasti molto colpiti ed entusiasti della storia, ma troppi punti non mi convincono 😅
Spero di non essere risultata troppo crudele o sgarbata. Lo faccio con le più pacifiche intenzioni.
Arabella
P.S.: Anche per questo capitolo, ti consiglio davvero di guardarti le regole della punteggiatura e, se in futuro deciderai di scrivere altre fic storiche, documentati sul linguaggio da usare. Non credo che “scopato” fosse un termine all’ordine del giorno. E, comunque, se anche fosse, ci sono molti sinonimi che renderebbero molto meglio sulla carta. Copulare, fornicare, persino fottere... Davvero, il termine da te scelto non si può proprio leggere, soprattutto in una parte del narratore, neanche di un dialogo 😕

Recensore Junior
20/03/19, ore 19:39
Cap. 1:

Quando ho letto la trama di questa storia e il periodo in cui era ambientata, ho provato un vero guizzo di gioia se non dopo aver cominciato a leggere le prime righe di questo prologo.
Partiamo proprio dall’incipit, dalla presentazione di Ottaviano Manfredi di cui il lettore non sa proprio nulla. Ora, a meno che una persona non sia esperta e appassionata di questo periodo, dubito fortemente che possa ricordarsi della famiglia Manfredi. Di certo, non rientra tra la rosa di più note come gli Sforza, i Medici o i Borja.
Non mi dilungherò eccessivamente su grammatica e sintassi, anche se usi in modo improprio le virgole. Ti consiglieri di starci attento e rivederti un attimo le regole della punteggiatura. Anche il lessico andrebbe un attimo rivisto. Quel “trivellato” ed “ehi” suonano decisamente impropri rispetto al periodo storico.
Inoltre, tutta la scena descritta è basata su una forte incoerenza. Ottaviano viene definito, dal narratore stesso, un forte e valido soldato. Come può, allora, lasciarsi trovare così impreparato non tanto dalla scorta armata, descritta come armata fino ai denti ma dal viandante con la roncola? Se è davvero così esperto, ed essendo le imboscate nei boschi ad ordine del giorno, trovo surreale che non si faccia giusto due domande e stia lontano, se non tanto dalla scorta, dal viandante. E infatti, si fa disarcionare come un povero allocco...
Successivamente, il nostro Ottaviano viene ferito a morte, più e più volte (senza contare i colpi inferti con la roncola). Come giustamente dice il narratore, le ferite sono mortali e colpiscino gli organi interni. Ora, come può sopravvivere così a lungo, tanto da far giungere il prete che è stato risparmiato dalla carneficina? Di certo, è evidente che tutta la scena è stata scritta per la confessione finale di Ottaviano sulla donna amata. Peccato che si perda in credibilità. Questo Ottaviano, prima fa la figura del soldato inesperto e alle prime armi (d’accordo, è da solo e con un prete, per giunta, però tentare di sviare da quelle persone armate? Che poi, neanche un’arma si era portato?) e dopo si trasforma in un uomo dalla resistenza invidiabile che strappa, in punto di morte, il suo amore per la propria donna. Ora, il tutto sarebbe stato più credibile se Ottaviano fosse morto subito, per le gravi ferite riportate e il conseguente dissanguamento, e se tali confessioni si fossero svolte nella sua mente, in punto di morte.
Arabella