Valutazione del concorso "Nella mia libreria"
Stile e lessico: 9.5/10
Lo stile di questa storia mi è piaciuto molto: è estremamente curato, si avverte tutto il lavoro e l'attenzione che devi sicuramente aver impiegato nello scrivere, ma al tempo stesso lo trovo uno stile molto misurato (ed è una cosa positiva, a mio parere).
Blaise, in questa storia, ha un atteggiamento (perdonami il gioco di parole) estremamente blasé: questo, oltre a sposarsi molto bene con il prompt della storia, si riflette perfettamente anche nello stile e nelle scelte lessicali che hai effettuato. La narrazione e i suoi pensieri hanno un tono che scorre sereno, senza apparentemente alcun picco, eppure è tutto molto controllato e studiato, senza che niente sia lasciato al caso. I termini che hai utilizzato sono interessanti, perché pur non essendo di uso estremamente comune non sono nemmeno di una ricercatezza esagerata: si accordano perfettamente con la personalità e la posizione sociale del protagonista (un ragazzo ricco, appartenente ad un ambiente sociale elevato – nonostante la sua famiglia non sia esattamente un modello di virtù – un ragazzo che ha avuto accesso al meglio, che sta dalla parte dei privilegiati). In questo stile curato e compassato, alcune delle immagini più ricercate spiccano in maniera molto positiva: è come se tu avessi arredato la tua storia con mobili di qualità, ma semplici, per dare spazio a pochi e ben selezionati oggetti artistici, per farli risaltare al meglio, pur senza mai trascurare anche il resto.
Ad esempio, un'espressione come “[...] sino a tingere gli occhi d’indifferenza, e l’anima assieme a loro” mi è piaciuta moltissimo: è colta e ricercata, ma non appesantisce minimamente lo scorrere del testo, lasciandogli comunque molto respiro.
A spezzare poi questo scorrere placido e in un certo senso “freddo” (o indifferente, mi verrebbe da dire), ci sono espressioni molto più concrete, semplici, quasi insolenti (il ripetersi di quel “Daphne, sei noiosa”, o i Carrow definiti idioti, e in generale quasi tutte le battute pronunciate direttamente da Blaise), il che, di nuovo, si sposa molto bene con l'indolente disprezzo di un ragazzo come Blaise. Ed è perfettamente centrato in generale, dal momento che un cambiamento di registro è sempre una buona cosa, quando si passa dalla narrazione al discorso diretto.
In generale, mi è piaciuta molto la struttura della storia, con i dialoghi che in qualche modo, come un ritornello, dettano il ritmo (anche grafico) della narrazione, col ricorrere ciclico di alcuni elementi che danno continuità al tutto.
Se devo trovare qualcosa che non mi ha del tutto convinta (ma si tratta proprio di andare a cercare un minuscolo pelo in un uovo di struzzo) è l'utilizzo del trattino in quelli che, in realtà, non sono degli incisi (come “Li ignorava tutti – lo aveva sempre fatto” e “e lui le aveva rivissute tutte – le labbra serrate, gli occhi imperturbabili”): in realtà, si tratta di qualcosa su cui sto riflettendo soprattutto ultimamente, tant'è che in passato io stessa ho usato questo accorgimento, ma ho come l'impressione che si tratti di un vezzo puramente stilistico ma non del tutto necessario, non so se mi spiego. O forse è solo perché è una cosa che ultimamente mi sembra abbastanza inflazionata e a volte usata un po' a sproposito, quindi ora mi salta all'occhio molto più facilmente. Ma, ti ripeto, si tratta proprio di una cosa piccina, che forse dovrebbe finire più nel parametro del gradimento personale.
In generale, hai fatto proprio un lavorone!
Sviluppo del pacchetto: 9,75/10
A. Moravia – “Gli indifferenti”, protagonista Blaise Zabini.
Direi che anche qui hai fatto un ottimo lavoro. Era un prompt abbastanza preciso, che forse non lasciava troppo spazio alla fantasia più sfrenata, ma tu lo hai interpretato molto bene. Di Blaise in realtà non sappiamo molto, ma quello che hai ricostruito si adatta perfettamente al titolo proposto. Mi è piaciuto, in particolare, come tu abbia costruito la “nascita” della sua indifferenza: “Da quando aveva messo piede a Hogwarts aveva finto di non avvertire dicerie, occhiate, giudizi – sua madre, i patrigni, la ricchezza –, sino a tingere gli occhi d’indifferenza, e l’anima assieme a loro”. L'indifferenza di Blaise nasce come meccanismo di difesa contro pettegolezzi e frecciatine maligne, e a lungo andare si trasforma in una corazza, quasi in un'arma contro la società, perché, se è vero che Blaise non prende parte direttamente alla guerra (né a quella fuori dal castello, né a quella più piccola e meschina all'interno della scuola), non prende nemmeno una posizione contro il sistema di Voldemort. E, come dice gente ben più saggia di me, quando ci si trova in una condizione privilegiata e nonostante questo si preferisce non schierarsi a favore dei più deboli, una scelta la si è già fatta.
Mi è piaciuto molto anche il suo continuo insistere sulla noia: l'indifferenza lo rende quasi apatico, incapace di provare interesse per qualsiasi cosa lo circondi (non per la guerra, non per le torture subite dai suoi compagni, non per Daphne). È estremamente interessante che tu, pur non soffermandoti in maniera troppo esplicita su questo, abbia esteso l’indifferenza di Blaise anche a un ambito diverso rispetto alla guerra: sarebbe stata una scelta forse più banale limitarsi al suo comportamento in guerra, ma estendere tutto anche alla sua vita privata rende il suo comportamento più pregnante, rende l’indifferenza un vero tratto della sua personalità a tutto tondo.
La chiusa, poi, è un po' un colpo al cuore: l'indifferenza di Blaise non è solo raccontata, ma è mostrata nel modo più chiaro e crudele possibile, con quell'addormentarsi senza la minima remora.
Non ti ho assegnato un punteggio tondo solo perché, per quanto riconosco che fosse difficile scegliere una strada originalissima, il prompt mi sembra interpretato in maniera quasi “letterale”. Non ho visto quel “guizzo” in più che mi ha completamente spiazzata, nonostante mi renda conto che con un prompt così esplicito fosse davvero difficile distaccarsi da un’interpretazione letterale. Ma è davvero una sottigliezza, si tratta comunque di una valutazione positivissima.
IC/Caratterizzazione: 10/10
Anche qui hai fatto un ottimo lavoro: Blaise è uno di quei personaggi di cui non si sa praticamente niente, uno di quelli che è stato costruito più dai fan che dalla Rowling. Nonostante ciò, in uno spazio molto breve sei riuscita a costruire un personaggio estremamente profondo e coerente con le poche informazioni che abbiamo dalla saga originale. Oltretutto, ogni cosa, nella tua storia, si confà perfettamente a questo piccolo snob annoiato e imperturbabile, e la cosa l'ho apprezzata molto.
Ad una prima lettura ero rimasta un po' delusa dalla scarsa caratterizzazione di Daphne: è vero che non è lei la protagonista, quindi non era nemmeno richiesta che fosse tanto sviluppata, ma sarei stata curiosa di leggere di più di lei, di questa Serpeverde che cerca di scuotere Blaise e che, nonostante tutto, appare a sua volta scossa dagli eventi che la travolgono. Sarei stata curiosa proprio perché hai costruito un rapporto interessantissimo, che lascia spazio a tante possibilità che mi piacerebbe esplorare. Rileggendo con più attenzione, però, mi sono resa conto che Daphne c'è, c'è tutta, lei con le sue incertezze e il suo mondo che trema davanti all’orrore della guerra, ma è da cercare dietro alle parole e agli atteggiamenti di Blaise. Lui è il protagonista, e lui guarda il mondo attraverso la sua patina grigia d'indifferenza e indolenza, dunque Daphne non avrebbe mai potuto essere più presente in maniera esplicita. Daphne c’è, ma Blaise nemmeno la vede. E tu, pur non discostandoti mai dalla visione opaca di Blaise, riesci comunque a farcela intuire tutto. Considerando che anche lei nella saga è soltanto un nome, e che qui avevi a disposizione pochissime parole, hai fatto un lavoro egregio.
Mi piacciono sempre molto le storie dove il carattere di un personaggio emerge anche dal modo di rapportarsi agli altri: è forse un metodo più complesso di rendere appieno un personaggio, ma, quando la resa è riuscita (e in questo caso direi che è riuscitissima) l’effetto finale è decisamente solido e significativo.
Titolo: 3,25/5
Il titolo, purtroppo, non mi ha convinta del tutto: so che si tratta di un parametro abbastanza difficile, che in effetti ascriverei comunque più che altro alla sfera del gradimento personale, ma cerco di spiegarmi. Mi piace molto il suo significato, questa oscurità che è dentro Blaise, e che al tempo stesso lo svuota di ogni cosa, di ogni emozione, ma la scelta di due termini così semplici mi è parsa un po', in un certo senso, “sbrigativa”. O, più che sbrigativa, non del tutto all’altezza di una storia che invece è un vero e proprio gioiello. Mi sembra non rispecchiare del tutto la profondità e la cura del testo, che pur non essendo mai sopra le righe, è molto raffinato. Diciamo che, da fuori, non mi avrebbe fatto pensare a qualcosa di così curato e preciso, e questo è un gran peccato, perché rischia di non attirare tutta l’attenzione che invece, secondo me, meriterebbe.
Gradimento personale: 4,5/5
La storia mi è piaciuta molto: in generale, apprezzo molto le storie introspettive che vanno a caratterizzare in maniera così precisa e strutturata l'intimità di un personaggio, soprattutto se questo personaggio è secondario e molto poco approfondito dalla trama. Ho apprezzato anche molto che tu sia riuscita a rendere perfettamente l'atmosfera che si doveva respirare a Hogwarts durante quell'anno: l'orrore delle lezioni dei Carrow, le punizioni, l'imparzialità della Gazzetta del Profeta... e il fatto che tu ci sia riuscita partendo da un punto di vista del tutto non obiettivo è estremamente interessante, perché hai ribaltato la prospettiva da cui siamo abituati a pensare a questo momento.
Non ti assegno un punteggio pieno solo perché, in un certo senso, mi è sembrata una storia un po' “frenata”: da un lato capisco benissimo che questa sensazione sia dovuta più che altro all'argomento trattato, e infatti, da un certo punto di vista, l'ho apprezzato molto, ma da un altro lato mi sarebbe piaciuto ricevere qualche “graffio” in più. Mi rendo benissimo conto che non fosse un compito facile, vista la tematica principale, e ci tengo comunque a sottolineare che si stratta di una storia che ho apprezzato molto, e che, a distanza di diverse settimane dalla prima lettura, continuo a ricordare molto bene e con moltissimo piacere.
Totale: 37/40 |