Valutazione dal contest "Nella mia libreria"
Stile e lessico: 7,5/10
Ammetto di essere stata a lungo combattuta, prima di stilare il mio giudizio su questo parametro. Ho letto e riletto diverse volte la tua storia, perché da questo punto di vista non mi convinceva pienamente, nonostante io non abbia riscontrato errori oggettivi.
Cercherò quindi di spiegarti le mie perplessità, fermo restando che, forse, si tratta di un parere più ascrivibile al parametro del gradimento personale.
Per questa storia hai utilizzato uno stile estremamente semplice e scorrevole, caratterizzato da frasi molto brevi e dirette. Il che, come ho già accennato a qualcun altro, non è necessariamente un male, soprattutto abbinato ad una prima persona singolare narrante: è una scelta che permette molta immediatezza e un contatto diretto con i pensieri del protagonista. E, soprattutto in una storia molto breve come una flash, dove lo spazio per la contestualizzazione e l’approfondimento introspettivo è inevitabilmente poco, la scelta è anche piuttosto saggia. Eppure, leggendo ho come l’impressione che l’immediatezza che dovrebbe derivare da queste scelte non esista, quasi che accorgimenti stilistici e risultato siano in contrasto.
Cedric parla in prima persona, ma lo stile resta un pochino arido, distaccato, quasi stessimo leggendo una pagina di diario. La pagina di un diario molto “cronachistico” e poco introspettivo, ecco. Per riprendere un’espressione tanto cara ai corsi di scrittura creativa, mi sarei aspettata che una prima persona “mostrasse” di più, invece qui Cedric racconta molto. Non tanto a livello di avvenimenti, ma nella narrazione dei sentimenti: le emozioni provate da Cedric sono riportate da lui stesso in maniera molto asciutta, quasi asettica, ed è un peccato, perché le basi per un racconto più spigliato e coinvolgente c’erano tutte.
Questa estrema semplicità e questo distacco rendono tutto un po’ piatto e omogeneo, tanto che, a livello emotivo, ho trovato Cedric piuttosto indifferente: non mi è sembrato di avvertire un cambiamento di coinvolgimento da quando parla della difficoltà dei compiti di Moody o di quando esprime il suo disagio nel rapportarsi ai compagni.
Ecco, essendo il testo molto semplice, forse avresti potuto cercare di puntare un po’ di più sulla personalità, dando anche a livello stilistico dei guizzi che permettessero di rendere un po’ più vivace la narrazione, coinvolgendo così di più il lettore. Mi vengono in mente anche solo dei piccoli accorgimenti di impaginazione: alcune delle frasi brevissime che giustapponi sono proprio dei commenti personali di Cedric, quasi delle affermazioni retoriche o dei discorsi diretti pronunciati fra sé e sé (“Quella notte ho pianto”, “Speriamo in bene”). Separarle dal resto del testo con un a capo ed evidenziandole in corsivo avrebbe dato un po’ più di ritmo e avrebbe dato un tocco più “fresco” al tutto.
Ammetto poi di aver fatto un po’ fatica a capire quale fosse il “tono” che volevi dare a tutta la storia: l’inizio, con la questione del cactus che balla il cha cha cha, mi è parso andare verso uno stile più leggero e ironico, ma poi tutto si è condensato attorno a questioni molto più serie e profonde, che riguardano soprattutto l’introspezione di Cedric. Tuttavia, dopo una panoramica delle sue ansie e dei suoi timori, dopo che Cedric si è sentito quasi costretto a prendere parte ad un Torneo suicida, ci freddi un po’ con quello “speriamo bene”: è un po’ come se quel poco di introspezione che avevi costruito si infrangesse su un registro più leggero e poco approfondito, mi ha spiazzata e un po’ disorientata.
Sviluppo del pacchetto: 8/10
S. Plath, La campana di vetro; Cedric Diggory.
Ammetto che questo pacchetto non fosse semplicissimo, soprattutto abbinato a questo personaggio in particolare, ma sono molto contenta che tu lo abbia scelto.
In questo caso, devo dire che l’idea di fondo mi è piaciuta: la campana di vetro, qui, mi sembra costituita dall’affetto un po’ ingombrante dei genitori di Cedric (e soprattutto di Amos), dalle pressioni che lui si sente addosso, dalle aspettative che lo portano a soffocare dietro la facciata di ragazzo perfetto e sempre adatto alla situazione. È una visione abbastanza originale di Cedric, ma considerando che si tratta di un personaggio che, tutto sommato, rimane abbastanza in ombra (lo conosciamo appunto solo attraverso la maschera che mostra agli altri: Harry non arriva mai a conoscerlo davvero), mi piace la tua visione.
Questa campana di vetro intrappola Cedric con le sue ansie forse immotivate, lo spinge a cercare di essere sempre all’altezza delle aspettative di famiglia e amici, e allo stesso tempo lo soffoca, lo isola, gli impedisce di vivere la sua vita in piena libertà: “ma questa richiesta mi toglie la libertà, mi sento intrappolato pur potendo osservare chi ha una vita serena e piena di scelte!”. Ecco, in questo passaggio in particolare ci ho visto bene il prompt.
Di nuovo, però, mi sembra che anche tutto questo resti un po’ distante. Cedric ci racconta di questa campana di vetro, ma non ce la mostra davvero. Forse avresti potuto calcare di più la mano, mostrare fino in fondo cosa significa per lui dover affrontare tutte queste aspettative, perché così si ha un po’ l’impressione di vederlo da lontano, senza avvertire però davvero la sua ansia, non in maniera concreta.
IC/Caratterizzazione: 7.75/10
Su questo parametro, ammetto di aver riflettuto molto: come ti ho già anticipato, ho apprezzato moltissimo che tu abbia scelto di andare un po’ oltre la maschera di Cedric, che nella saga vediamo solo attraverso gli occhi di chi, fondamentalmente, non si interessa davvero a lui come persona.
Quello che sappiamo dalla voce di Harry e dal comportamento di Cedric è che il Tassorosso è un ragazzo buono e gentile, un gran lavoratore, un ragazzo popolare e pieno di talento.
Mi è piaciuto vedere come, dietro tutto questo, ci fosse invece un ragazzo insicuro e costantemente sotto pressione, un ragazzo che questa fama, forse, non l’ha desiderata davvero, ma che si è trovato a doverla inseguire per non deludere le aspettative delle persone che aveva intorno.
Tra l’altro, per quel poco che vediamo di Amos Diggory, mi pare che anche lui sia discretamente caratterizzato: nei libri Amos è un padre sicuramente affettuoso e presente, ma anche un po’ ingombrante, che carica il figlio di grandi aspettative.
Al tempo stesso, però, alcuni passaggi mi sono sembrati un po’ affrettati: forse, in una storia più lunga, certi elementi avrebbero avuto più spazio per essere meglio approfonditi. Posso capire che un ragazzo bello e brillante possa suscitare invidia, ma a me Cedric è sempre sembrato un ragazzo molto benvoluto dai suoi compagni. Certo, c’è qualche battutaccia dei gemelli (che però non risparmiano mai nessuno), ma viene fatta in clima di campionato di Quidditch, quando comunque sarebbe stato visto come un avversario. E sì, durante il torneo i Grifondoro non sono sempre entusiasti di lui, ma io l’ho sempre interpretata come una cosa più “campanilistica”, perché, appunto, lo vedevano come un avversario del “loro” campione, non tanto perché avessero davvero qualcosa contro lui.
Anche la motivazione che qui lo spinge a mettere il suo nome nel Calice mi è sembrata un pochino forzata: se non vuole perdere l’appoggio dei suoi amici per non crollare davanti alla mole di studio del settimo anno, perché partecipare ad un Torneo che, inevitabilmente, gli farebbe perdere ancora più tempo? Vero è che i Campioni, se non ricordo male, erano esonerati dagli esami, ma per qualcuno che dà tanta importanza allo studio mi sembra una motivazione un pochino fragile.
Sono sicura però che tanti di questi elementi, con qualche parola in più, sarebbero potuti emergere molto meglio, e, ripeto, mi è piaciuta tanto la visione originale ma comunque coerente che hai dato del personaggio.
Titolo: 5/5
Il tuo titolo mi è piaciuto da impazzire. So che di solito si consiglia di scegliere titoli brevi e accattivanti, ma io, su questo, ho gusti un po’ particolari. Forse ad una prima lettura può risultare un po’ strano, ma, almeno personalmente, mi ha subito incuriosita molto. A lettura ultimata, l’ho trovato geniale: il doppio significato dell’espressione, il richiamo all’elemento di Tassorosso, il sottolineare quanto Cedric, nella saga, sia in realtà presentato in maniera superficiale… mi è piaciuto proprio tanto. Bravo!
Gradimento personale: 3,25/5
La storia non mi è dispiaciuta, anche se, credo, l’idea avrebbe potuto avere più potenziale.
In generale, mi piacciono moltissimo quelle storie che vanno a grattare un po’ sotto la maschera dei personaggi secondari, quelli che nella saga vengono presentati solo sotto una luce che non può essere definitiva, e qui tu hai avuto un’intuizione molto brillante. Mi sarebbe piaciuto, però, che tutta la storia avesse il “tono” del titolo, un tono brillante, spigliato, pieno di significato. Lo stile molto semplice e quasi spoglio, però, mi ha impedito di entrare troppo in contatto con i personaggi: più che uno spaccato di vita, mi è parso di assistere ad una spiegazione di questo spaccato di vita, non so se riesco a spiegarmi.
Forse è solo una mia impressione, ma credo che questo tipo di trama avrebbe avuto più potenziale in una long, piuttosto che in una flash, cosa che ha penalizzato un pochino alcuni passaggi e alcune riflessioni, che appaiono quindi un po’ affrettate e poco approfondite.
Totale: 31,5/40 |