Recensioni per
L’ultimo fiore
di swimmila

Questa storia ha ottenuto 13 recensioni.
Positive : 11
Neutre o critiche: 2 (guarda)


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Nuovo recensore
07/05/19, ore 22:55

Ciao, hai una scrittura complessa, ardita, antica e moderna. Io sono un uomo e non ho idea della fatica che fa una donna nel partorire, ma credo che meritereste mille tappeti rossi da parte nostra. Il destino di Oscar è deciso da madame Marguerite, ma in fondo la vita non va sempre così, per fortuna, cioè che le cose importanti le decidete voi ragazze? Ti faccio i miei complimenti e vado a leggere qualcos'altro di tuo. Brava.

Recensore Master
20/04/19, ore 11:21

Ciao Ilaria, questo,come gli altri tuoi, è uno scritto bello e struggente. Ma ancora più profondo, se possibile. Ogni parola racchiude un mondo. I pensieri di Madame Marguerite, anche se obnubilati dal dolore e dalla consapevolezza che non avrà altre possibilità per dare l'erede maschio, una donna lo sa, l'età non è più verde, la salute è cagionevole, sono lucidi e certi. Vuole provare a dare al suo ultimo fiore la possibilità di una vita diversa, lei spera più libera, più " facile", non può essere sicura del futuro, ma conosce il passato, ha visto i suoi fiori piegarsi sotto lo sferzare del dovere e dell'etichetta. E allora gioca a poker col destino, bluffa col caso, suggerisce una soluzione fuori le righe, non vuole sconvolgere quella bambina la vuole solo un po' piu lontana dalla realtà durissima delle donne dell'epoca, cambia sentiero per darle la possibilità di un futuro diverso. Bravissima come sempre, chapeau.

Recensore Master
18/04/19, ore 10:45

Buongiorno, commento al volo, interessante, inopinato punto di vista di Madame J., la sua ultima nata, pare che abbia che perso la sua sesta battaglia, alla lunga vince la guerra con il generale.. Linguaggio raffinato e prezioso, scrivere in seconda persona singolare nelle introspezioni di un personaggio è arduo ma lo hai saputo ben rendere. A presto e buona pasqua JQ

Recensore Master
15/04/19, ore 15:40

Il primo impatto con questo missing moment è inficiato dalla confusione che provoca, perché non è subito comprensibile di chi stiamo parlando.
Con estrema pazienza si continua nel proseguo della lettura e i primi dubbi affiorano.
Perché, durante un parto, Madame Jarjayes ha l'assoluta certezza che quello sarà l'ultimo?
La signora Ikeda non ci informa del motivo per cui Oscar sia stata l'ultimo genito concepito dalla nobile coppia.
Difficile pensare che una donna del Settecento potesse avere questa assoluta certezza durante un parto.
Superato anche questo scoglio irto di perplessità, Madame Jarjayes fa sfoggio del più bieco maschilismo che si possa immaginare.​
Cito "Lo conosci, il sentiero di destra. Dove crescono gli altri tuoi fiori. È un covo di vipere in tulle e merletti. È un abito bianco che stringe sul petto. È silenzio che solca la sera un ricamo. È musica a cui affidi pensieri lontani. È segreto che teme di incontrare uno sguardo. È sguardo che inciampa in un rifiuto sordo. Sono lacrime giuste nel modo sbagliato. Sono fiori che cogli dal seme proibito. Gioie sorrette dal dolore più cupo.
Evidentemente non ha un'alta considerazione del genere femminile,​ genere a cui lei appartiene. Anche Madame sognava una vita maschile, un ruolo militare?​
Perché una donna nel Settecento, o in altri secoli, dovrebbe essere una vipera se vive il suo essere donna?
Madame Jarjayes che insinua il germe di quell'idea strampalata che ebbe il generale è un pò bizzarro.​ Mi chiedo se davvero una madre vorrebbe per sua figlia una vita militare, fatta di rinunce, di fatiche pesanti, di gravi pericoli. Ovviamente mi riferisco ad una vita militare di un uomo del Settecento.​ È questo che Madame avrebbe desiderato per sua figlia, pur di alleggerire il suo sentimento inconscio di colpa per non aver concepito un erede maschio?

Introspettivo, ma forse io avrei usato la dicitura AU perché risulta ermetico comprendere se si parla di Madame Jarjayes o di una madre qualunque.
Per quanto riguarda lo stile, il rischio di trascendere in una sicumera​ speciosa​ e pedantesca è molto alto, perché l'eloquio dovrebbe essere alla portata di tutti. La burbanza è sempre dietro l'angolo, così come il tedio.

Recensore Master
13/04/19, ore 18:26

Cara Ilaria,
Innanzitutto ben tornata fra noi e perdona il ritardo nella recensione ma, quando scrivi tu, pure una breve storia come questa, è sempre bene riflettere, rileggere, valutare, onde risparmiare a te e a tutti la lettura di una recensione banale, fuori luogo o magari fuori senso!
Condivido Lenovo e Reesjordan. È giusto rompere gli schemi sulla" decisione " apparentemente univoca del generale Jarjayes e dell' apparente remissivita' materna . " Dietro ogni grande uomo c'è sempre una donna , anche PIÙ grande ".
Aveva ragione Virginia Woolf, e lei ne sapeva certo qualcosa di grandi donne il cui destino ahimè, era rimanere nell' ombra.
Secondo me prima di partorire la piccola Oscar, le aspettative e i sogni del generale, certamente erano gli stessi della moglie, sarebbe nato un maschio! forse persino il medico di Corte aveva alimentato false speranze ( n.d.r.: quando dovevo nascere io , due ginecologi dissero ai miei genitori: sarà un maschio!, non esisteva ancora l' ecografia....), insomma, Madame Jarjayes non osa comunicare al marito l' ennesima " sconfitta "e comunicandogli che la piccola piange come un bambino, gli offre indirettamente il placet per la successiva decisione che lui prenderà vedendo Oscarina appena nata.
Il covo di vipere e il " rovo" fra le spine della giovane Oscar nella scena finale dell' anime, come giustamente ti è stato detto, esprimono un ' immediatezza di immagine che si fa parola, dietro i tuoi sapienti "colpi di penna".
Non che le donne in quanto tali siano (o meglio erano) necessariamente ed esclusivamente vipere, tuttavia la società le relegava in ruoli subalterni in cui per emergere era d' obbligo ricorrere alla malvagità, la perfidia e l' arroganza non di meno dell' astuzia femminile ben più acuta di quella maschile.
E qui possiamo annoverare Madame de Polignac, Jeanne Valois, Madame su Barry.
In " Lady Oscar " tutte le donne (tranne lei) che ebbero potere e danaro erano anche le più ingegnose, sfrontate e senza scrupoli .
Oscar con la spada , l' uniforme e tutto il coraggio e la fierezza del suo cuore puro è riuscita a dare un senso e un nome a quella parte femminile nobile,soffocata , incatenata dietro i pregiudizi e le contraddizioni di quell' epoca .
Il tuo stile non è semplice, come sai io non sono una letterata, ho studiato latino come credo quasi tutte noi, tantissimi anni fa, tuttavia ho apprezzato molto.
Apprezzo in verità più i contenuti che la forma, se ci sono entrambi è meglio, tuttavia deve arrivarmi qualcosa dentro, altrimenti le mie recensioni sono neutre o nemmeno mi fermo a recensire .
Nel tuo caso ho sentito la " veridicità " del racconto, sebbene sui generis, l' ho trovato , nel suo contesto, verosimile.
Bravissima Ilaria!
(Recensione modificata il 13/04/2019 - 06:34 pm)

Recensore Veterano
13/04/19, ore 14:47

Un “delitto” aggravato dalla premeditazione.
La morte di un “fiore” reciso alla nascita sembra quasi meno bieca se decisa da un padre - eppure, in questi anni, non siamo mai stati teneri con il Generale - ma quando quella morte la decide una madre è immorale.
Più che una donna offuscata dal dolore immane ed indescrivibile delle doglie, mi sembra che ella abbia una reazione lucida ed inutile al morso di una vipera!
Se non fossimo nel 1700 direi che la puerpera, e qui parlo per esperienza personale, è in delirio da protossido d’azoto!
Che la frequentazione troppo assidua di regine, reginette, concubine e giullari alla corte di Versailles abbia inficiato la sua capacità di discernimento? 
Quale madre scambia i suoi “fiori”, la sua prole, per vipere? Quale serpe in seno la spinge ad esprimersi in modo così deplorevole?
Più che il voler risparmiare al suo “ultimo fiore” una vita da vipera tra le vipere - pensiero troppo lungimirante e anacronistico e scelta troppo autonoma per i tempi e per la condizione della donna dell’epoca - Madame Jarjayes sembra voler nascondere un altro fallimento, sembra scaricare la propria colpa, la sua responsabilità di moglie, cioè quella incapacità di generare lillà ma solo rose velenose.
Nella scelta in sé, invece, è proprio lungimirante precursore dei nostri tempi, un’epoca, la nostra,  in cui tutti abbiamo l’abitudine all’alibi morale e a sottrarci a tutto. 
Una Madame Jarjayes che si arroga il diritto di sostituire la “rosa” con un lillà, si sottrae al dovere di essere amorevole mamma per le sue sei figliole, erano sei nonostante la “più piccola” la prediletta “piangesse come un maschio” e magari si arroga anche il diritto o la pretesa all’impunità! 
Alla luce della mentalità dell’epoca -non la mia, sia ben inteso- ella resta “unfit to purpose” come donna ed al contempo rinnega, come madre, il suo proprio ruolo per assumere invece quello di matrigna, questo sì universalmente riconosciuto in tutte le epoche!

Una prosa ricercata e non banale, se non ricordo male questo lo avevo già scritto, ma viziata dal rimirarsi e bearsi di sé finendo paradossalmente - vista la quantità di termini altisonanti usati - col diventare crepuscolare, così come la ricercatezza di vocaboli diviene sfoggio di erudizione fine a se stesso che penalizza e appesantisce la scorrevolezza dello scritto fino a che  la comprensione del testo diventa astrusa.
Quasi una  continua ricerca del colpo ad effetto, un colpo che colpisce il bersaglio troppo spesso e con troppi “coltelli”! Un’abbuffata di vocaboli solenni.


Recensione modificata dall'amministrazione. Evitate di "allungare il brodo" nelle recensioni con inserimenti di materiale vario, citazioni e via dicendo.

Suinogiallo - assistente amministratore -


Alla prossima, 

Minaoscarandré.
 
(Recensione modificata da suinogiallo il 01/05/2019 - 06:16 pm)

Recensore Master
13/04/19, ore 06:53

Ben tornata Ilaria!
Hai scritto un pensiero davvero innovativo: hai attribuito il destino della bellissima bimba dagli occhi di zaffiro a sua madre.
Versione di una storia molto struggente e particolare , insomma una decisione tutta al femminile, con un generale che non fa altro che piegarsi a un destino ormai segnato.
Rinnovo i miei complimenti x il tuo modo di scrivere, sei sempre così "unica e ineguagliabile. "
Un caro saluto dalla tua amica Teresa. Ciao!🤗

Nuovo recensore
12/04/19, ore 12:16

Ciao e bentornata!
Tu hai proprio l'arte di inclinare il piano per cambiare la prospettiva e dare profondita' all'immagine lasciandola vera ma esclusiva.
E' un'arte, non si impara, si ha dentro.
Lucia

Recensore Master
12/04/19, ore 02:56

Cara Swimmila,
Sublime e "innovativamente" eretico!!! Adorabile! Non un' immagine bensì un evento vivo e reale
ricostruito con il solo ausilio della parola. Una parola non fine a se stessa, ma evocazione e rappresen-
tazione di ulteriori ideee e realtà. Termini alquanto sofisticati, perfino singolari, che testimoniano e
confermano la tua encomiabile confidenza con narrazione e parole. Un incanto! Reso ancora più grande
da questo finale, come ho scritto prima, "eretico"... Proprio così! Per una volta il destino di "lady dal
fiocco blu" non è soltanto un diktat paterno per Oscar, ma anche un suggerimento e un fiducioso e
tenero viatico materno. Qualcosa di completamente nuovo, per lei e per noi, ma anche, a guardare
bene tra tratti di matita e testi, non più di tanto. Dalle labbra di Madame Marguerite o dal suo cuore
non sono mai scaturiti parole o pensieri di aperta condanna per il diverso destino di vita riservato alla
più giovane delle sue figlie. Sono tanti i personaggi a lamentarsene e dolersene, ma non lei. Questo
però nulla toglie all' autenticità dell' eterodossia della tua tesi, data la comune vulgata vigente in EFP
e nella stragrande maggioranza delle considerazioni dei fan di Lady Oscar. Racconto breve ma intenso,
che non mancherò di annoverare fra i miei preferiti.
Un caro saluto da L MMXV

Recensore Veterano
11/04/19, ore 23:09

Mia gentile madame la comtesse,
permettetemi di dirvi che siete sublime. Avete descritto questo momento doloroso con un'enfasi ed una proprietà di linguaggio encomiabili.
Dunque, secondo Voi, io sarei stato i parte indotto dalla mia cara ed amata consorte, a scegliere di fare della mia piccola un maschio...in effetti, a ben pensarci...perché no! Marguerite potrebbe avere scelto la libertà maschile, all'obbedienza femminile.
Però, però….sapete, per un poco, almeno all'inizio, ho sperato che steste descrivendo la nascita del mio nipotino……
Vi faccio comunque i miei complimenti,
A presto!

Recensore Master
11/04/19, ore 23:00

Bellissimo!!!
Mia cara, sei bravissima. Mi hai commossa, ed insiame dato coraggio. Il coraggio di quella madre che ha donato la vita, ed in fondo, scelto.
A presto!!!

Recensore Master
11/04/19, ore 16:34

E' interessante il punto di vista da cui parte questa breve storia e, cioè, che sia stata Madame de Jarjayes a suggerire al Generale il destino di Oscar. In questa versione, non è il Generale a partorire l'idea folle, ma è la moglie a manovrarlo come un burattino, nella speranza di dare all'ultimogenita un destino diverso dal suo.
E' anche interessante il parallelo fra musica e parto, fra doglie e note musicali.
Trovo un po' azzardato bollare come "covo di vipere" la nursery dove si trovano bambine molto piccole, soprattutto se la definizione proviene dalla loro stessa madre.
Per quel che riguarda l'uso dei termini, se posso permettermi, una volta scelto un registro, bisognerebbe mantenerlo. Il componimento usa dei termini sicuramente aulici, ma parole come "tignosa", "arronza" e altre che ho notato qua e là non sono eleganti, e, a mio modestissimo parere, stonano un po' con il resto del brano.

Recensore Veterano
11/04/19, ore 16:02

Credo questo sia uno dei tuoi scritti più brevi... ma quante immagini, quante emozioni nelle tue parole. È inutile dirti che mi piace il linguaggio così ricco che usi, ma anche il modo in cui le parole si contrappongono per creare altre sensazioni. La stanza che soffoca per l'attesa di conoscere il sesso del bambino, le note che esplodono, il corridoio atterrito, il fiore sbocciato su terra marcita, le lacrime giusto nel mondo sbagliato, i sobbalzi di un sentiero diverso sotto le ruote dei giorni... la lista può andare avanti, soprattutto quando scoprirò altro rileggendo.

Certo Madame sapeva chi erano le vipere della sua società e da ogni parte si trovano serpi con atteggiamenti velenosi. E lei voleva in parte evitare questo dolore al suo ultimo fiore, anche per l'esperienza che viveva con le altre figlie. E allora il guizzo, forse la follia dopo il parto e l'orgoglio e il cuore feriti in emozioni contrastanti. Piange come un maschio... sono le parole di una donna, di una madre che manda il messaggio al marito, un retroscena inedito, in cui, se il generale non ci avesse pensato, lo avrebbero convinto, portato sulla strada di fare la decisione giusta per proteggere l'ultimo fiore, il più bello.

Nella parte finale ho visto Oscar, rosa, tra i rovi. Non c'era altra scelta per questo fiore ma soffrire. Ha pianto come un maschio da bambina, ha sofferto come donna, vestita da uomo, nell'età adulta.